Critica Sociale - anno XLII - n. 1-2 - 1-16 gennaio 1950

2 CRITICA SOCIALE a interpretare e soddisfare le esigenze del Paese, quali almeno sono ~sp:esse dalle forze parlamentari. Ci vuol qumd~ qualche se~o da cui appaia la mancanza d~ un. accordo fra potere esecutivo e potere !eg1slahvo, accord_o che sia pertanto necessario ~esta1;1~are. I si– stemi seguiti in passato per r1stab1hre questo accordo furono, o lo scio~lim~~to ~n~icipat~ della Camera dei Deputati e l 1mm1Ss1çme di nuovi elementi nel Senato che era allora di nomina regia, o una dimissione del Mini– stero con le conseguenti modifiche più o me– no a.:Upie, che gli permettessero di essere pi~ fedele interprete del pensiero prevalente nei Parlamento. In questo caso invece non c'è stato niente di simile e la crisi è pertanto costituzionalmente ingiustificabile e può anzi rappresentare, come è stato già osservato due mesi addietro, un pericoloso attentato alle norme costituzionàli. In realtà questa anormalità costituzionale non è un· fatto nuovo. Anche Giolitti ricorse in certi casi all'apertura di una crisi, senza che si fosse manifestato alcun dissidio fra Go– verl;).o e Parlamento. Il più delle volte ritenne opportuno di trarre in disparte la sua per– sona per non impegnarsi nella soluzione di qualche difficile problema, nel quale si sarebbe potuto trovare in contrasto con la maggioran– za parlamentare, dinnanzi alla quale inten– deva ripresentarsi più tardi, in condizioni di pieno prestigio, dopo che qualche altro par– lamentare (Fortis, Luzzatti, Facta) si fosse prestato a levare le castagne dal fuoco per conto suo. In questo caso però le circostanze sono state diverse da quelle che ispirarono la prassi gio– littiana. Nell'occasione in cui il deliberato del– la Direzione del P.S.L.I., per un gioco che si riteneva utile ai fini della polemica intern a di partito, invitava la propria delegazio.ne a ritirarsi dal governo, De Gaspe ri dovette ri– correre· all'espediente dell'interinato per non essere costretto ad allontanarsi· dalla formula governativa che egli intendeva e intende di seguire, contro una tendenza che già esisteva nel suo partito e che si è fatta più aperta dopo il ritiro dei ministri socialdemocratici dal go– verno. E' infatti nella memoria di tutti la di– scussione svoltasi recentemente nel Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana, in cui un gruppo notevole della sinistra di quel par– tito affacciò a chiare note la domanda di co– stituzione di un Ministero monocolore per li– berarsi da ogni interferenza di rappresentanti di altri partiti, i quali possano cercare di mo– dificare la rotta politica che la democrazia cristiana intende seguire. La preoccupazione appariva in realtà ingiustificata, perchè i col– laboratori non avevano mai esercitato nes– sun'azione per indurre la democrazia cristia– na a deviare dalla linea che intendeva di se– guire, tanto è vero che non avevano fatto nulla, ad esempio, per impedire la progres– siva clericalizzazione della scuola come della pubblica assistenza in tutte le sue espressioni; non avevano fatto nulla per dare una diversa fi,sionomia ai progetti di _legge presentati dai BibliotecaGino Bianco Ministri Segni e Fanfani, i quali, se hanno subìto qualche modifica, non fu per azione che sia stata svolta nel Consiglio dei Mini– stri, ma per effetto della discussio:fie parla– mentare, la quale non è però del resto riusci– ta, come di solito avviene nelle discussioni · parlamentari, a mutarne in nessun ·punto so– stanziale le linee direttive. Ad ogni modo, quella frazione di sinistra non è riuscita a prevalere nel dibattito del Consiglio Nazionale, se anche la parte più combattiva di essa rimane ferma nelle sue posizioni; sicchè De Gasperi ha potuto oggi ritenersi autorizzato a tornare alla formula che aveva applicato all'indomani del 18 apri– le e a cui aveva dichiarato di rimaner fedele, in perfetto accordo con gli allora uscenti mi– nistri socialdemocratici, nel momento stesso in cui questi abbandonavano i loro posti nel governo. Lo sforzo quindi che compie oggi l'uomo a cui era inevitabile fosse riaffidato l'incarico di comporre il nuovo Ministero è di costituirlo con la stessa fisionomia che aveva quello che subì un'incrinatura due mesi ad– dietro. Quando queste pagine verranno sotto gli occhi dei lettori, probabilmente i fatti avran– no già mostrato se l'intento che De Gasperi si. propone sia stato o no raggiunto. Oggi è chiaro che tutti coloro che collaborarono fino ai primi di novembre sono vivamente de– siderosi di rinnovare la collaborazione, ma debbono tener conto di forze che essi stessi hanno contribuito a suscitar~. De Gasperi de– ve dimostrare che la collaborazione degli al– tri partiti, da lui vivamente desiderata, non impedisce alla democrazia cristiana di con– tinuare a procedere per la sua via; i leaders degli altri partiti chiamati alla collaborazio– ne, e specialmente quelli del P.S.L.I., debbo– no dimostrare che, se essi tornano al gover– no, lo fanno per portare qualche loro ispira-:– zione nella azione che il governo dovrà com– piere. Di ciò gii esponenti maggiori del P.S.L.I. hanno assunto impegno solenne nel recente congresso di Napoli. « Potremo porre condi– zioni dure, ha esclamato l'on. Saragat, per– chè sappiamo di essere un alleato necessa– rio ». Veramente le condizioni che apparvero votate alla chiusura del congresso sembrano talmente vaghe e inconsistenti che uno dei più diffusi giornali illustrati potè intitolare << Collaboreranno per niente » l'articolo, inso– litamente ponderato, col quale commentò i risultati del congresso napoletano; e un altro periodico illustrato, Il Mondo, in un articolo · che contiene una acutissima analisi della si– tuazione del P.S.L.I., concludeva con la di– chiarazione di non provare nessuna meravi– glia che quel congresso non avesse saputo prendere una posizione in difesa delle :fina– lità, del socialismo democratico. Durante il congresso, nel quale, diversamen– te dalle previsioni di molti, il problema della unificazione passò in seconda linea di fronte a quello della partecipazione al go'\Terno, si erano ascoltate voci profondamente discor– danti, come quelle degli on. Preti ·e Treves;

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