Critica Sociale - anno XLI - n. 18 - 16 settembre 1949

CRITICA SOCIALE 395 C'è stato un povero imbecille che prese alla ,lettera qua.1- che brano dei testi marxisti che si divulgano nell'Unione Sovietica, un professore di filosofia di nome Kedrov. Egli ha voluto anteporre il legame internazionale della classe ·lavorat!'ice a,1. ,legame spirituale delle nazioni. Si capisce che Kedrov è stato giudicato non soltanto in qualche rivista, ma da una delle Corti d'inquisi-zione ideologica che fanno la pioggia e il bel tempo nell'U.R.S.S. La « Li/le'7'aturnaia Gaseta» di Mosca ci ha poi spiegato che Kedrov aveva avuto l'inaudi-ta !)retesa di dire che il carattere internazio– nale della lotta di <:lasse non devesi sacnificare, a meno di cadere nel· pregiudizio borghese dell'indipendenza nazionale nello sv,iluppo del pensiero filosofico. « Questo è un mani_– festo nichilismo nazionale, ci dice la Gazzetta detta letteraria, che trova veramente inaudito che si possa opporre l'elemento classista a quello - intangibile - della nazione. Rinascita del iwzimwJi.stmo russo. Il nazionalismo -rnsso, che da tempo rendeva l'atmosfera nell'Unione Sovietica irrespirabile allo straniero che vti cade– va per casaccio, è quindi ormai eretto a dogm.,__Non c'è che una nazione superiore di !}er sè stessa a tutte le altre, la nazione ru-ssa. Lasciartdo a parte qualche differenza di stile e .vocabolario, questo nazionalismo, prettamente pic– colo-borghese, fanat:co, esclusivo e autarchico, non si di– stingue sostanzialmente da quel .fanatismo nazionalista che fu il fondo <lelll:'vociferazioni del fascismo italiano e del nazismo tedesco. D'altronde, essendo di fatto .il rm;so l'ele· mento dirigente dell'appa,rato governativo ed economico della Uruone Sovietica, non poteva non succedere i,1clivornio ideo– logico tra russi e allogeni. La guerra aveva provocato alcuni conflitti gravi ;tra ·a ·nazione dominante e quelle « federate». I tedeschi del Volg.1, costituiti in repubblica autonoma, furo– no deportati prima che potessero tradire la patria sov4etÌCa. ·Un milione e mezzo di taf\t,a-ridella Crimea e alcune popola- zioni del· Caucaso ebbero la stessa sorte dopo -la riconquista del territorio sovietico. Si sa che dei dàssidenti asiatici del regime sovietico, che, come tutti i popoli colonizzati, pensaro– no con esagerata semplicità che i nemici dei loro nemici do– v-rebbero essere i loro amici, sono ar.rivati fino in Itali,a. Que– sti avvenimenti fecero « sparire » alcune delle piccole nazio– nalità de.Jla Confederarione sovi-etica, senza che vi sia stato molto chiasso attorno al-la loro emigrazione nell'infinito. I tempi, certamente, nor. si prèstavano a molti commenti, poi– chè' quasi allo stesso tempo circa dodici mi•lioni di tedeschi della Ge11maniaorientale, deHa Cecoslovacchia e d'altri paesi dietro il sipario di ferro, furono costretti a lasciare aa loro terra e a partire verso l'ovest. Gli spazi vuoti così creati furono presto colonizzati da russi, l'elemento più fidato dd regime. Pare che rure una parte sostanziale dei- lettonà, li– tuani ed estoni, nuovamente incorporati nell'U.R.S.S., siano spariti dai loro pa<si rispettivi e che le tre repubbliche bal– tkhe abbiano oggi un aspetto p.iù russo di quelle· che mai ab– bi-ano avuto sotto g,h zar. Ma rimangono an,ora molte minoranze nell'U.R.S.S., che, benchè, leali duraute _la guerra, mostrano in questi ultimi .tempi - secondo -la stampa di Mosca - velleità nazionali «inammissibili». Vi sono, p-e-resempio, gli ebrei che non hanno colonizzato, come da loro si aspettava nel 1936, la fredda foresta vergi'1e del Biro-Bidjan suL1a frontiera delle due Mongolie. E da allora eccoli trasformati in... cosmopo– liti, cioè nemici· della nazione russa, .la prim'a e l'unica del mondo. Bene inteso, non siamo ancora arrivati a sentire accuse antisemitiche apertamente formulate. C'è sempre la legge che proibisce l'antisemitismo. Ma, come per caso, i nomi dei letterati o sCÌ'enziati accusati di «cosmopolitismo» che si pubblicano specie suUa « Li.'eraturnaia Gazeta » sono ,n maggioranza d'origine ebraica, o se il rnsmopolita in questio– ne scrive sotto un pseudonimo - come Stalin, che non firma i suoi d-ecr-e,ticol nome di Dugashvili -, iii foglio moscovita non manca di aggiungervi il nome di famiglia. onde sottolineare l'origine etnica del pensatore. Frattanto, l'UJJ1cogiornalino satirico dell'U.R.S.S., il « Krocodil », di– segna i suoi «cosmopoliti» - servi dell'im!}erialismo ame– ricano - con quel naso tipico che anni fa si poteva studiare nell'immonda stampa antì,semi,ta dell'hitlerismo. Non è questo un nsveglio antisemita, ma bensì una cam- BibliotecaGino Bianco pagna contro le influenze estere che potrebbero svegliarsi in seno a popolazioni che per la Ioro storia, la loro religione e la loro lingua hanno legami oltre frontiera, e eh-e l'autar– chia nazionalista russa non vuole tollerare. La stessa Gaz– zetta Let:eraria precitata si scagliò quindi .ecentemente con– tro alcuni ingenui scrittori in materia di poesie folclor,isti– che dei popoli turcÒmanni e usbechi deH'Est. Non bisogna parlare dell'influenza dell'islamismo, deHe lingue turche, del– l'interdipendenza culturale tra i po!)Oli mussulmani, poichè ciò potrebbe destare un giorno delle correnti irredentiste. Si oppone quindi ,lgli ingenui che hanno parlato delle loro indagini letterarie e linguistiche d) sacrosanto obbligo di far risaltare ovunque e ognora ,la preminenza del « grande po– polo russo», il « fratello maggiore dei popoli sovietici». In onore del « fratello maggiore » non è dunque più le– cito parlare delle connessioni delle culture turco-tartare col mondo islamico, 11911 è più permesso ,ricercare la ve– rità. Bisogna che la verità storica sia trasformata anche qui nel senso di sostituire i conquistatori .russi dei territori a– bi-tati dagli allogeni come l'eterno loro ispiratore spirituale. L'autarchia si esre11t.lequindi non solamente ag!,i affari ·pri– vati, proibendo alle donne sovietiche di sposare degli stra– nieri - troppo «cosmopoliti», probabiilmente -, ma pu~ ai concetti di politica nazionale. Ciò che dimostra che Stalh– Dugashvili non ha mai ben capito quello che apprese a Vien– na; e che dopo 30 anni di governo ritorna semp-licemen-te, benchè con vocabolario cambiato, alle tendenze di russifica– zione dello zar•ismo, dal quale già da qualche tempo la Rus– sia sovietica aveva ripreso tutti gili obiettivi d'espansione ter– ritoriale e politica. RODOLFO REVENTLOW Per il marxismo o contro il marxismo? Un gran numero di intellettuali, p.rogressisti ha aderito, dal 1945 in poi, al Partito Socialista. Essi aderirono al mo– vimento socialista sia per ragioni etiche sia per ragioni di interessi. Hanno riconosciu,to che solo il socialismo demo· cratico rappresenta gli interessi degli intellettuali, e vedono nel Partito Socialista il garante delie libertà spirituali. Questi neofiti ceti intellettuali non hanno avuto finora occasione di conoscere l'ideologia socialista. In molti casi essi conoscono il marxismo solo dalla polemica antimarxi~ sta o dalla bocca dei dogmatici e dei demagoghi comunisti. Difficilmente conoscono l'opera del socialismo scientifico e non sanno perciò quante idee del. marxismo siano state as– sorbite da altri settori dell'attività intellettuale. Vediamo dunque con piacere che questi giovani intellettuali parteci– pano con molto interesse alle discussioni sul marxismo. Al– cuni di essi, senza conoscerlo profondamente, ripudiano il socialismo scientifico, ritenendolo superato. Spesso credono persino di aver fatto una sco!}erta, mentre in realtà non fanno altro che portare argomenti contro il marxismo; ar· go.menti che, malg-rado il loro uso frequente, non sono più persuasiv-i-. I lavoratori socialdemocratici e la vecch1a « intellighen– zia» socialista sono stati educati nello spirito marxista. In questi ceti regna anche attualmente una forte fede nel mar– xismo. Questa fede non corrisponde al carattere scientifico dell'ideologia marxista, ma è un fatto p·olitico reale; pro"· prio questa fede ha rafforzato il nucleo socialista nella sua resistenza al fascismo: questa fede immunizzò spiritual– mente i socialisti contro la propaganda fascista, ed essi ri– masero fedeli al Partito del Socialismo libertario anche nei momenti più difficili. Desta dunque meraviglia il fatto che molti operai si sentano diffidenti ascoltando discussioru cri– tiche sul marxismo? Hanno sentito tante volte dalla bocca dei loro antagorusti borghesi e fascisti che il marxismo è cosa da tempo superata, che diventano diffidenti e inquieti quando sentono le stesse cose nelle discussioni_ del proprio

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