Critica Sociale - anno XLI - n. 18 - 16 settembre 1949

394 CRITICA SOCIALE Nazionalismo, cosmopolitismo e gli allogeni dell'U. R. S. S. Chi si ricorda delle conferenze di Zimmerwald e Kiwtal durante ia prima guerra mondiale sa che, alle sue origini, il bolscevismo - aJ:lora l'ala sinistra del marxismo - era essenzia'1mente internazionalista. Le due conferenze infatti erano indette da quelli che volevano mantenere inalterata ,la grande parola d'ordine della solidarietà internazionale ddla classe operaia di fronte a/1,le ,tendenze di _quei socialisti che, con. più o meno ragione, -sostenevano la necessità di difen– dere il loro paese. E quando il bolscevismo, dopo l'insurrezione dell'ottobre r917, prese il potere in Russia, l'inno nazionale introdotto neJ.l'antico imJ?ero degJj, zar f.u -l'Internazionale, e il motto tuttora iscritto ndHo stemma dell'Un-ione Sovietica è l'im– petuoso appello dei maestri fondatori della teoria marxista: Proletari di l'uNo il mondo, unitevv! L'attiwtà del Komin– lern prima e del Kominform oggigiorno si svolse, del resto, sotto il vessi-Ilo della solidarietà internazionale de!Qa classe lavoratrice, ma _con la variante che, poich~ l'U.R.S.S. è la patria dei lavoratori, i suoi interessi di Stato sono di per sè gli in!Jèressi della classe lavoratrice del• mondo intero. L'a11stromarru1110 e le tieorie bolscroiche sulle nazionalità. Tutto ciò non ha impedito che al-1'-internodell'U.R.S.S. cer– to nazionalismo si facesse strada col tempo, dopo la spari– zione dei vecchi capi bolscevichi. Questo naziona,1ismo ebbe dappr:ima il carattere d'un nazionalismo sometico, che com– prendeva l'ass-ieme storico del vasto impero multinazionale che gli zar lasciarono in eredità ai balscevichi. Il giovane Giuseppe Dugashvil-i, meglio conosciuto oggi sotto i,J nome di Stalin, fu infatti il promotore, in seno al partito bolscevico, di una politica nazionale, che .trasformava l'ant-ico impero coloniale russo, che aveva sottomesso al suo dominio non soltanto polacchi .tedeschi, li"tuani, lettoni, estoni, finlandesi e ucraini, ma anche numerosi popoli asiatici d'origine turco– tartara, ·georgiani, azerbaigiani, ed altre stirpi orientali, in una specie di federazione, che doveva lasciare ai singoli po– poli in questione un'autonomia culturale assai vasta. L'idea di riconoscere un'autonomia culturale e ammini– strativa a popo1i raggruppati in uno Stato che ha una mag– gioranza linguistica e nazionale diversa dalla loro (come in Italia l'Alto Adige tedesco e la Va-I d'Aosta francese) fu propugnata la prima volta dall'austromarxista Otto Bauer, nel suo famoso libro sul problema naziona,1e nell'Impero~au– stro-ungarico nel 1910. Bauer aveva indagato i diversi fe– nomeni del nascente nazionalismo dei gruppi etnici che egli definiva « nazioni nascenti senza storia». Ve n'erano pa– recchie ·di queste nazioni nascenti nell'Impero austro-ungarico, e ve -n'erano ancora di più in Russia di questi popoJ.iche non riuscivano ad assimilarsi al popolo più numeroso al quale erano congiunti e che a un oerto momento storico sv:ilup– pavano una coscienza nazionale propria. In- georgiano Du– gashvili s'interessava di tali questioni, e l'unico viaggio all'e– stero della sua vita lo fece a Vienna, dove, in compagnia di Bukharin, studiò la teoria di -Bauer e. le condizioni na– zionali dell'Austria-Ungheria, per scrivere poi un libro sugli analoghi problemi in Russ1a. Comprendendo l'importanza della forza centrifuga che i nazionalismi nascent[ potevano acquistare al momento della decomposizione del potere imperiale, Stalin ed i suoi amici - che non -rimasero tutti suoi amici fino alla fine dei loro g-iorni - .t-rasformarono quindi l'impero di tutti i Russi in una specie di Confederazione internazionale. Così almeno è la teoria. In pratica ,le cose non andarono sempre così lisce. La stessa patria_ di· Stalin, la Georgia, dovette essere con– quistata con ne armi e vide due anni dopo una sommossa importantissima, benchè senza èSito, poichè la forza delle armi - e del-la poli'Z'ia - sovietiche era schiacciante. Nel famoso libro del Kravchenco v'è un capitolo, troppo poco os– servato, nel qua,le l'autore ,racconta come da giovane « Kom– ·somol » è chiamato alle armi ed invia,to nelle regioni de1fa frontiera verso· !'Afganistan, dove gli indigeni sostenevano una accanita, disperata e inutil~ resistenza ai Russi che, BibliotecaGino-Bianco benchè in veste ri;oluzionaria, non facevano a-ltro da q~I che avevano fatto tutti i conquistatori coloniali prima cli loro. Ciononostante, non si può negare che la politica staliniana d'autonomia culturale per le minoranze ebbe dei successi, spe– cie nell'oriente dell'impero sovietico. I Rus9i. rappresentati<> in Asia il progresso « occidentale », e nei primi anni del N– gime molte inizia.tive venute da Mosca contribuirono ad aumentar-e -i:ù livello d'istruzione di questi popol1, servendosi i colonizzatori bolscevichi-, per la loro propaganda, delle rispettive lingue locali, ,tra cui alcune divennero solamente a,llora -lingue scritte. Chi ha vissuto dappresso le agitazioni di una minoranza linguistica, può capire facilmente come l'a tdHeranza e lo sviluppo delle lingue delle minoranze nazio– nali dell'U.R.S.S. siano stati un .fattore importante, che ri, sparmiò ai di,ttatori di Mosca molte difficoltà, spede di ce– ratere psicologico, ne-Ile terre lontane della Crimea, del Catn– caso e de!aa Russia asiatica -in generale. Awtonomìa nazionaJe, ma centralismo win,rnmìstm:ivo. Ma l'emancipazione dei popoli «nascenti.» e delle mino– ranze nazionali di Ru~sia non poteva naturalmente far sparire gli effetti del famoso « centralismo democratico » che regge il par-lito bolscevico e che si traduce, neJ.lo Stato, in semplice dittatura del partito e dei suoi servizi speciali. Tutti san– no che J,a rappresentanza distinta che l'O.N.U. accordò, nell'euforia della vittoria comune sull'hitlerismo, alle repub– bliche deJ.la Russia Bianca e dell'Ucraina, non ha affatto mo– dificato il centra,1,ismo rigido chè in realtà regge i-1 paese, dalle sue frontiere occidentali fino a Vladivostok. Vi s'ag– giunge che la_teoria del « soèialismo in un paese» si traduce nei fatti in un'autarchia, che necessariamente restrnnge gli orizzonti spirituali e causa quindi una, supervalutazione del proprio ambiente nazionale, che non poteva non stimolare Ja rinasc-ita cl[ sentimenti nazionalistici. H nazionalismo sovietico non è d'oggi. Ma nei suoi mizi prevalse la teoria della federazione di nazioni distinte e l'e– saltazione nazionalista si ri-feriva quindi al-la patria sovie– tiica. Sotto questa copertina rimase nascosto il fatto che gli animatori e reggenti del regime erano e rimasero rusSIÌ o russificanti ; a cominciare dal georgiano S-talin, dal suo con– nazionale Beria e da'1 polacco russificato Vischincki. Non è d'oggi l'esperienza che gli allogeni assimilati alla mag– gioranza facilmente diventano 1 più feroci ni1ziona1isti. La guerra d'aggressione contro la Finlandia, il patto Sta– lin-Hitler e poi la guerra che Hitler impose a•I suo alleato della vigilia sono i fatti storici che contrassegnano, in mas– sima, la rinascita ct,el nazionalismo russo. Le decorazioni nuovamente crea-te ne'.• corso della guerra non evocano più la rivoluzione, ma i fedeli servitori deJ.l'imperialismo rusM> d'altri tempi, come Suvorof, e il ruolo dell'elemento russo come predominante nello Stato sovietico si fa di più in plù palese. Una campagna co,itr-o l'In,toernazionahsmt7. Esteriormente quest'evoluzione è entrata orma1 m umt fase d'involuzione totale dell'internazionalismo proletario d'una volta, <li quei tempi lontani in cui Lenin in Isvizzeia rimproverava ai « sodai-patrioti » i loro concetti borghesi sulla nazione e-sul legame che la classe o)?e:raia av-rebbe con essa. Una campagna sfrenata contro il cosidetto « cosmopo– Iitismo » s'è in.fatti scatenata da qualche mese in qua nella stampa sovietica. Per non lasciarci nel dubbio l'organo dei cosidetti sindacati wv-ietici TRUD ha spegiato recentemeTI– te di che si tratta. «Cosmopolita, dice l'organo sindacale russo, viene tbl greco, poichè « cosmos » vuol dire univetso e « politis ». cito tarlino, oioè « cittadino deJ.l'universo »; un uomo• che ri– getta l'amore per il suo popolo e il suo paeS'e ... » E l'edizione del 16 marzo deù Bofrcevik v'aggiunge che i,J «cosmopolitismo» è nell'epoca dell'imperialismo < l'arma delle iene imperialistiche neHa loro loUa per la dominazione mondiale». La conclusione è che bisogna combattere il co-– sidetto « nichilismo nazionale», cioè che bisogna esal-tare _la propria fierezza nazionale. E non solamente i,Jsemp1ice senti– mento d'orgoglio. o coscienza nazionale, ma bensì < la pro, prietà della -scienza, della tecnica e dell'arte sovietiche nd mondo, ,la priorità della cultura russa nell'ambito della Unione Sovietica>.

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