Critica Sociale - anno XLI - n. 17 - 1 settembre 1949

CRITICA SOCIALE 377 oscillante fra il 6 ed i-I 7%; di fronte all'impiego in titoli fondiari garantiti dallo Stato, che produco– no tra il 6 e il 6,7' 0 ,I,,; il capitale investito in immo– bili ad uso abitazioni civili, nei casi più favorevoli, renderebbe al netto dal 4 a,I 6'%, Ma, in fondo, c'è un altro ,peso morto. L'iniziativa privata liberista non avrà nessuna convenienza a costruire rapidamente un ingente numero di locali d'abitazione - anche se le condizioni economiche del Paese Io consentissero e se la nostra attrezza– tura industriale lo- permettesse - poichè verrebbe a creare co-ntro di sè un elemento che ora manca al mercato: la concorrenza. Padrona del mercato, si può essere sicuri che ricostruirà, ma « ... adelan– te » e « con juicio- », a ritmo graduai-e e a lento respiro. - Lo conferma, se fosse necessario, L'uigi Einaudi, con il gustoso esempio del venditore di vacche al– la fiera. « Per lui ci sono sempre troppe vacche. II suo ideale è la scarsità» (op. ci,t.'pag. 7). La situazione, quindi, può essere riassunta nei se– guenti termini: Fi,nita la fase di· congiuntura, senza che interven• ga_una nuova svalutazione monetaria,. il, che non è probabile, il ritmo delle costruzioni non potrà ave• re alcuna sensibile ripresa, ma potrà anche rallen– tare. Per persuadersi che questa amara previsione - nella quale il « blocco » e Io « sblocco » non hanno nulla a che vedere - risponde purtroppo alla real– tà, basta tenere presente: 1. - che i possessori di redditi e sopra redditi di congiuntura hanno quasi esaurita la domanda di abitazioni ad alto prezzo e che tali redditi sono in fase decrescente e destin@ti a finire; 2. - che il reddito degli italiani probabilmen– te non aumenterà. Roberto Tremelloni ha scritto su queste colonne: « Gli anni meno fa.ciii del dopo– guerra ec0nomico non stanno forse alle nostre spal– le, ma davanti a noi» (Critica Sociale, 1 - 16 Ago– sto 1949). Si deve quindi dubitare che nel nostro Paese possa ve·rifi-carsi nei rprossimi anni up aumen– to di redditi reali a favore delle classi meno ab– bienti; e che da queste possano partire incentivi concreti alla ripresa edilizia: domande e non bi– sogni; 3. - che i canoni di af_fitto lib-eri non sono sop– portabili neppure per le categorie a medio reddito, pur avendo esse necessi tà urgente cU una casa: e questa dura impossibili.là - vera contraddizione in termini - r ende saturo il mercato. A questo punto anche l'uomo del'la strada si do– vrà domandare come mai - e perchè - Maggioran– za democristiana e Governo vogliono lo « sblocco dei .fitti ». . •Certo non è sufficiente giustificazione il .filantro– pico motivo (il motivo non è sempre ragione) di regalare molti miliardi ai padroni di casa, spre– mendoli dalle già · esauste riso,rse degli inquilini, visto che nè « blocco » nè « sblocco » giovano a ri– solvere la crisi edilizia e a dare una casa a coloro che non l'hanno. E allora? EMILIO BON0 Leggete e diffondete il quotidiano del P. S. L. I. L'UMANITA' BibliotecaGino Bianco Vigilia d'Anno Santo Questo articolo, C'!ltn,e ,risulta da quello che vi è detto iu pri,ndpio, ci è stato mamdato circa qu.attro 1itesi fa e non ~ .sotato svn qui pubblic~to per mcmccmizadi spazio. I!,sso, come i lettori vedranno, non sola non ha perduto nulla di quella che si chiama attualità, ma ne ha oozi ·ricqu·istatauna mag– giore per l'emanazione, successivamente a·vvenuta, del de– creto deJ S. Uffizio e ·u cons~guente nuovo tentativo• di far sen'Ìre la relig_wrve clOmi? po,tenk (diremo anzi: prepotente) s,trumienta nelle fotte politiche' e sociali. Non va trascurata la coincidenza per cui, a breve distanza di •tempo, si sono avuti il decretò di scomuniica, la stipulazione del Patto A tla.11- tico (so9nato strumento, per i ceiti pfatocratici europei, ronche di energica poli,tica mterna) e l'atteggiamento più rigido delle organizzazicm,i padronali. La C. S. Un anno è trascorso dalla vittoria di aprile, il 1950 è alle porte, e l'invadenza cattolica si è spinta, coi mezzi meno de– gni, così profondamente innanzi neHa vita italiana, da far dubitare che u11equilibrato giudizio non pecchi, verso essa, ili eccessiva indulgenza e non tradisca, in fondo, un dispe– rato zelo di, giustifica,re, a rischio di conhaffarla, una real– tà ·,senza attenuanti. Se interroghiamo serenamente la nostra cosci~nza,' essa rivelerà un turbameNto profondo. Non v'è nulla, infatti, che più offenda una coscienza libera e rdigiosa a un tempo, quanto ~I vedere aggiogata la ùibertà al carro d'unà ,religione la quale, nell'atto di farne scempi\(), sempre pltl si palesa come l'infelice simulacro di se stessa. ·Se allora la nostra coscienza prova un senso di nausea invincibile, si potrà ac– cusarla di « mancanza di obiettività» o, peggio, di ,~intol– leranza faziosa»? Una coscienza umiliata non cerca di trar– ne cinicamente vantaggio daHe vergogne altrui, ma di quel– l'onta si sente dolorosamente partecipe e vi. si consuma come in un incubo. Perciò la sua protesta ha finconfondibile ac– cento della sincerità e deUa: consapevolezza. Di fronte a-lla disarmante purità di questa proteS.<\, nòn v'è accusa che regga. Una delle caratteristiche che· più colpiscono, nelì'ltalia odierna, è la completa assenza di umiHà nel clero, rifiesso evidente delfa sua crescente influenza politica. Il clero non si,sente del tutto sicuro (l'anticlericalismo violento dei co– munisti ha sollevato forti correnti d'odio in parecchi strati ])Opolari), ma prova ih piacer~ ineffabi.Je, da quasi un secolo non più gustato, della p-0tenza. Per il ministro di Cristo non. può esservi nè sicurezza nè potenza sulla terra; tuttavia uno Stato democratico ha il preciso dovere di garantirgli la sicurezza e di non lasciargli neanche un milligrammo di potçnza. -Che fa invece lo Stato italiano? Dà al clero la ver– tigine dd potere politico - questa eterna debolezza degli uomini - e lascia che, a causa di ciò, crescano l'odio e il mailcoratento, e la nazione si copra d'una muffa particolaris– sima e. ben nota, d'una muffa clericale in cui gli, ideali si colorano di verde bottiglia e le prospettive si deformano,. 'nonostante ·che l'occhio vi si affisi con volontà disperata.· Forse qualcuno non .ha dimenticato le gravi parofe de: Ministro cattolico dell'Interno, al'l'indomani della damoro– sa vittoria di aprile. Ebbene eg1i fu, in quell'istante, « tutti loro». Alto e basso clero furono percossi come da una sca– rica elettrica. Una potente personalità qualificava di «'cial– troni » una parte cospicua di, cittadini italiàni : era l'apic~ del trionfo! Le ,proteste sollevate dal discorso passarono, come acqua sotto i ponti, e il Ministro mantenne la sua ca– rica e nessuno se ne stupì. Sì, tàle fatto avrebbe avuto un seguito di, precipitose dimissioni, in qualche paese meno sordo e arretrato del nostro in fatto di rispetto della libertà e della cortesia. Ma in Italia, dove, dopo un certo tempo, le escandescenze d'un fanatico hanno -lo stesso suono d'un innocente belato, la gravità delle cose di interesse generale è inversamente proporzionale alle reazioni suscitate negli spiriti migliori, col ri~.1ltato d'una perfetta fusione di « so– lidarietà ministeriale » e di faccia tosta, purtroppo. Consideriamo con quanto sfoggio di patetico· eloquio il Supre)Tlo P~store ha determinato l'inserimento delle sue ;pe-

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