Critica Sociale - anno XLI - n. 17 - 1 settembre 1949

370 CRITICA SOCIALE Con queste osservazioni non intendiamo toglie- .re ogni importanza all'Assemblea convocata nella capitale alsaziana. Riteniamo anzi che hl solo fatto della sua convocazione abbia grande importanza: è segno di una esigenza che viene dalla forza del– le cose ancor prima che dalla consapevolezza degli uomini, la quale speriamo si desti e susciti un desiderio fattivo pvoporzionato alla gravità della situazione cui occorre porre riparo. · In' questa prima sessione dell'Assemblea ha avu– to particolare rilievo la discussione tra la tesi li– berista e la tesi pianificatrice sostenuta :dai so– cialisti. Il cozzo delle due opposte tendenze è ora viV10anche neM'interno dei singoli Stati ; non po– teva non palesarsi anche in questa. assise interna– zionaJe, dove peraltro, per le rag-ioni che vedremo tra poco, poteva ragionevolmente attendersi che la tesi liberista dovesse apparire sorpassata e mes– sa: in disparte dalla forza di recenti avvenimenti che regolano ormai, almeno per alcuni anni, l'eco– nomia euTopea. Possiamo i~fatti anche renderci conto, fino a un 'Certo punto però, che in certi settori della politica economica di singole nazio– ni anche ad un ministro socialista paiano transi– toriamente preferibili le direttive liberiste, quan– tunque appaia ovvio che, se queste veramente deb– bano essere attuate, sia preferibile affi.ldarne l'in– cari-co a chi può attuarle in piena corrisponden– za coi suoi principi teorici, tanto più quando un · partito socialista abbia accolto l'offerta della par– tecipazione al governo con l'esp<li,citoproposito e alla dichiavata condizione di attuare direttive so– cialiste· di ·politica economica. Ma nei rapporti eu– ropei come si può pensar di parlare di" liberismo mentre è in corso di attuazione il Piano MarshaU e mentre è g·enerale la sensazione che occorre man– tenere in vita l'O.E.C.E. ,anche dopo il 1952, se non si vuole che sull'economia europea si abbatta una crisi di quelle che possono avere effetti disa– strosi per qualche decennio 1, E,videntemente nes– suna coordinazione tra le economi:e dei diversi paesi è po,ssibile se per ciascuno di essi non c'è un Ente (che può essere il Governo, o può essere quafohe Istituto o Comitato da esso delegato) _che 8ibbia la funzione di dirigere l'economia del suo paese secondo gli impegni che questo ha assunto nell'accordo intervenuto con altri paesi. D'81ltra parte sarebbe . eccessIVamente ingenuo ispirarsi oggi alla dottrina dei fisiocrati o dello Smith, che era panglossiana anche ai suoi tempi, secondo cui è lo stesso stimo!fo deill'interesse privato che con– duce alla miglior salvaguardia anche del pubbEco· interesse. Per giunta assistiamo ogni gjorno .allo spettacolo, che sarebbe veramente ddfoolo se non fosse segno di tutto l'equivoco in cui si svolge la vita pubblica, allo spettacolo cioè di fiera riven– dicazione de11e necessità di rispettare scrupolo– samente la libertà in materta di economia da par– te di quegli stessi che hanno invocato ieri sovven– zioni statali alle loro aziende pericolanti o inette ad offrire pvofitti proporzionati ai desideri, talo– ra smodati, degli imprenditori, e che sono pronti a chiedere domani la protezione di nuovi o ina– spriti dazi doganali. Anche per questo la tesi liberista appare oggi veramente anacronisti<ca, mentre un dirigismo eco– no-mico (usiamo, pure la parola, sebbene la cosa che essa esprime appaia screditata dalle applica– zioni poco prudenti o poco fortunate che sé ne BibliotecaGino Bianco sono fatte), condotto con senso di equilibrio e co11 una acuta valutazione delle circostanze in cui esso deve essere attuato e delle difficoltà che deve af– frontare e vincere, appare una imprescindibile ne– cessità, pur con tutti i rischi e gli inconvenienti che esso offre. L'esperi~nza 'storica dimostra poi che la coordinazione economica inte rnazionale, che ha per necessario pr.esupposto una economia.pro– grammata anche neH'interno delle singole nazio– ni, è condizione fondamentale per attuare q uella più intima unione anche politica necessar.ia ad evitare molte ragioni di conflitto e ad assicurare l:!,i popoli gli immancabili benefici di una pace più sicura. Si ricordi che in Germania l'unificazione politica del 1871 fu preparata ld:allo Zollverein, e che anche in Italia il primo preludiq, sul terre– no dei fatti, all'unità nazionale fu il tentativo (1846-48) di lega doganale fra Stato pontificio, Regno di Niapoli, Regno di Sardegna, promosso da:l Papa quando riteneva anc·ora possibile l'avve– rarsi del sogno n~oguelfo. La necessità di giungere al più presto al tra– guardo sopra accennato appa,re più che mai evi– dente di fronte agli avvenimenti di· questi giorni. Nonostante le speranze da molti concepite in se– guito al Patto Atlantico e che noi ·auguriamo ardentemente di non veder deluse nonostante l'at-· teggiamento di opposizione da noi assunto, assi– stiamo in questi giorni al manifestarsi di sintomi che non sono ceTtamente tali da alimentare rosee speranze. Nonostante che sia impegnata in Cina, dove la partita non può dirsi vinta definitivamente e richiede pertanto ancora una vigile attenzione, la Russia non dimostra di tendere neppure: in Europa ad una distensione, che si poteva ritenere almeno temporaneamente necessaria per lei. Non crediamo -che abbia neppure la più lontana inten– zione di scatenare per ora una guerra, ma certo, ora che pare aver ripreso interamente in mano le redini della polit~ca della Rumenia e dell'Unghe– ria, che -ad un certo momento sembravano sfug- . girle, ha iniziato un atteggiamento di sfida vio– lenta alla Jug·oslavia e, se anche spera di vincere la partita suscitando una rivoita interna contro Tito, senza bisogno di far marciare le sue divi– sioni, non può nascondersi che ogni rivolgimento nel settore nevralgico dei Balcani può essere scin– tilla da cui sorga un incendio ben vasto. Se si pensa che ciò avviene mentre non è an– cora iniziata l'attuazione di quelle misure neces– sarie a rendere _operoso il Patto Atlantico, e men– tre in Francia esso suscita il ridestarsi dello spi– rito militaresco che potrebbe anche agevolare la vittoria di De Gaulle e del suo partito) e mentre in Belgio e in Germania le forze socialiste, le sole veramente adatte a svolgere un'azione per il con solidamento della paice, sono tagliate fuori dal Governo nel qua[e in Belgio esercitavano e in Germania avrebbero potuto esercitare un'effica– cia altamente benefica, e mentre in Inghilterra i laburisti si trovano alle prese con le difficoltà su– scitate dalla lotta col dollaro e dalla inasprita opposizione conservatrice, e insite del resto nel– l'ampiezza stessa e nell'audacia del loro program– ma economico-sociale, è giocoforza concludere che ci troviamo di fronte ad una situaz1one che può divenire da un momento al:l'altro veramente preoccupante. U.G.M.

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