Critica Sociale - anno XLI - n. 17 - 1 settembre 1949

CRITICA SOCIALE 379 la concezione comunista e J.a cler-icale, per rigettare quel lacero straccio adorato di libertà repubblicane, fatto sven– tolare da una ribalda schiera di pittoreschi Gavroches in una ormai lontana e dimenticata primavera, nel pozzo del– l'utopia intravista e non realizzata, dei generosi impulsi fiac– cati, delle promesse inadempiute. Ora sta semplicemente pre– valendo la concezione clericale. E' possibvle arrestarne il fa– tale cammino? Certo antiquato anticlericalismo, malato di petto, vorrebbe crederlo. Ma non può far nulla: perchè il clericalismo, tumore maligno delle religioni, non si vince con un prefisso negativo, ma con una vigorosa rinascita reli– giosa, con aria di riforma e un po' di pulizia morale nelle cose di Chiesa e in quelle di Stato. Se qualcuno osasse but– tarsi su questa terribile strada! L'anima italiana è ricca delle necessarie virtù, capace di riscosse... No, non si può proprio affermare che siamo vicini a un risveglio della ·vecchia e profonda anima italiana. Non se ne scorge alcun segno. Chiesa e ,Stato rappresentano oggi, nell.i raggiunta unità dovuta all'azione assorbitrioe deHa prima, l'immane rnllo compressore che incolla un nobile popolo al suo vezzo più ignobile: il cornformi-smo accidioso e vilmente canzonatorio, da cui esala @<lordi. spirito eadavere, che i migliori vorrebbero sotterrare mentre i più vi tengono per interesse,, per calcolo, per inerte e inveterata abitudine: Per questo, L'Anno Santo che si prepara avrà per simbolo non la Croce, ma il torpedone, e le sue innumerevoli sagre e i suoi canti passeranno sulle nostre piaghe senza sanarle e gli altari tripudianti non benediranno a lungo che le nostre colpe. Guroo CERONET'l'r' La morte di Dio nel mondo· contemporaneo Se a chi osserva con occhio di storico le trasformazioni in atto nel mondo contempor-aneo non è difficile scorgere come al decadimento dell'idea borghese deJ. progresso sia succeduto l'aV'Vento della fede proletaria ne1 comunismo, arduo è invece rendere esplicito· il significato delle vicende attuali delle vere e proprie confessioni religiose. Il fatto più appariscentè è la caduta in disuetudine deJ.le pratiche religiose, massime nei centri urbani. In nazioni, ad esempio, quali la S.vezia o l'Italia, pure assai differenti per grado e forma di civiltà, si ,rileva, dalle statistiche, che il numero dei praticanti è irrisorio di fronte a quello di co– loro che, per conformismo e incoerenza, continuano a di– chiararsi protestanti, cattolici-, ecc. Sarebbe interessante, a questo proposito, indagare, fondandosi su osservazioni nu– merose e tipiche, se la diserzione dalle pratiche religiose, che oggi non è -più limi.tata soltanto ai ceti colti, ma si è diHusa fra gli strati popolari, sia accompagnata da un mag– gior dilagare dell'immoralità in confronto ad epoche pre– cedenti ed in condizioni ana-Ioghe {quando ·cioè sL possa considerare eguale il peso di quegli altri fattori sociali: si– tuazione economica, regime politico, istituzioni giuridiche, ecc., che possono avere influenza sul· comportamento morale dei popoli). Quello che è certo, comunque,. limitandoci a considerare la situazione de!].a nostra civiltà, è che il Cristianesimo ha perduto da secoli la sua fecondità culturale, si limita a man– tenere un certo conformismo esteriore e tradizionale nelle grandi masse ed agisce spesso come cieca ed ostinata forza di, conservazione politica e sociale. Gli stessi uomini più colti e sinceri della Chiesa sono coscienti di questa situazione e cercano nobilmente di far rivivere il cristianesimo nella so– cietà. In Italia, ove l'intolleranza e il conformismo dei mi– nistri del culto, nonchè l'indifferenza degli intellettuali agli studi religiosi hanno impedito che si formasse l'abitudine alla discussione dL questi problemi, è tanto più opportuno che gli studiosi laici e gli studiosi cattolici « liberali ~ ri– volgano particolare attenzione, come storici, sociologi, giu– risti, moralisti e filosofi, ai fatti della religione e del Cri– stianesimo, poichè questi si ritrovano alla base della ci-viltà BibliotecaGino Bianco occidentale e soprattutto perchè la storia e la situazione pre– sente d'Italia sono intimamente connesse con lo spirito del cattolicesimo e con l'organizzazione politica della Chiesa. L'attuale « crisi della civiltà», che non può non essere anche crisi del cristianesimo, offre la migliore occasione affinchè in Italia si. approfitti della libertà esistente per inserire nella eultura e quindi a poco a poco nelle masse i temi della di– scus·sione r.eligiosa. Consci di questa esigenza riteniamo di dover segnalare lo studio di Karl J ung « Psicologia e reli– gione» opportunamente tradotto a cura delle Edizioni di Comunità {1948).. E' un saggio denso, scritto con la profon– dità, la vasta col.tura e il briUante stile che contraddistin– .guono il celebre psicanalista di Zurigo: esso si attiene al metodo dell'osservazione, se pure di quella particolare « os– servazione » che consiste nella interpretazione dei sogni. Grande .è il contributo che può dare la psicologia pratica, raccogliendo larga messe di materiale empi-rico, al. chiari- . mento de!Pesperienza religiosa e dell'evoluzione dello spirito umano. L'osservazione ci dimostra che una buona parte de– gli avvenimenti psichici (prescindendo dal problema filosofico del libero arbitrio, al quale tuttavia la psicologia può arre- , care utili dati) non è un'invenzione libera dell'uomo. « Certe idee - dice I'A. - compaiono quasi' dappertutto e in tutti i tempi, e possono persino formarsi spontaneamente, indi– pendentemente da migrazioni e tradizioni. Esse non sono opera -dell'individuo, che anzi le subisce, ma si impongono alla sua coscienza». La -religione è appunto un'esperienza di questo tipo, l'osserva11za di precetti e la sottomissione a « un'essenza o energia dinamica non originata da alcun atto arbitrario della volontà ». Bisogna riconoscere la realtà della psiche, anzi, che que– sta è « la madre, è il soggetto, è la possibilità del. Conscio medesimo. Essa va tanto oltre i limiti del Conscio, che que– sto può essere facilmente paragonato a un'i,sola nell'oceano. Vi sono dei fattori ignoti che formano ciò che noi chiamia– mo la parte inconscia deJ.la personalità». A proposito della obiezione idealistica (che infatti fu avanzata anni fa da Francesco Flora, in una stroncatura di Freud), secondo .)a quale sarebbe assurdo fondare tutta una psicologia sull'in– conscio, cioè su ciò che non si conosce, il Jung, a,vveduto com'è dei fini e dei limiti della scienza, dà la sua risposta dal -punto di vista empirico in cui egli si pone e senza quindi addent,arsi nel problema filosofico: « Il concetto di Incon– scio - egli dice - non è che un'ipotesi. fatta da noi per co– modità», per spiegare certi fatti dei quali non riusciamo a trovare le cause neUa vita cosciente, individuale o inte– rJndwiduale. L'A. ip.raticando que1l'analisi dei ,sogni che è caratteristico metodo della psicologia del profondo, si è convinto che i medesimi ricavano il loro contenuto e il: loro signi.ficato dal– l'Inconscio e ne dimostrano la realtà e l'autonomia, per mo– do che èssi devono essere considerati come fonti d'informa– zione in mei;ito aHe tendenze che premono dal sottosuolo della coscienza. Egli, in particolare, per studiare il problema dell'esperienza religiosa si è valso di quarantasette sogni che presentano motivi di speciale interesse a questo rigu_ardo (nel saggio di cui ci occupiamo egli si riferisce principalmente all'analisi dei .due sogni più importanti). Ci conceda il lettore almeno un accenno al me'todo·di interpretazione dei sogni applicato dal J ung. Egli stesso, com'è del resto evidente, non si nasconde .i pericoli di ar– bitrarietà di questa particolare « osservazione» sçientifica. Prendere il sogno per quello che è, « moltissima prudenza nell'introdurre nella spiegazione elementi estranei al sogno stesso», considerare un sogno come elemento di una serie, poichè « vi è probabilmente una c(!ntinuità nei processi in– consci », questi sono i suoi canoni. La «Voce», frequente fenomeno nei sogni religiosi analizzati dall' A. e in quelli dellle tradizioni isacre, ad esempio, ha carattere di a,lterità, di autorità e indiscutibilità, tanto che « non la si potrebbe in– terpretare altrimenti che come la: conclusione necessaria di argomenti consideràti e ponderati attraverso un lungo pro– cesso inconscio ». L'ipotesi della realtà e dell'autonomia dell'Inconscio di J ung, se, trasportata sul terreno filosofico, pone un proble– ma su cui. non vogliamo 'qui intrattenerci, non contraddice • tuttavia alla logica scientifica. Noi, che sulla scorta dell'an-

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