Critica Sociale - anno XLI - n. 13 - 30 giugno 1949

CRITICA SOCIALE 291 Chiuso a Parigi Credia mo ch e il .termine « distensione »- eh~ è sta– to il più usa.to per definire, prima il clima in cui è sorta la confere nza Idi Padgi dei ,qwattro ministri ,de– gli Esteri, e ,poi i risultati a cui essa ha, ,portato, pur attraverso .speranze esagerate e ,disillusioni strada facendo, non sia, fuori ,di un linguaggio diplomatico di convenienza, ,quale potrebbe essere riferito ai sor– risi odi Viscinski e in g.enere alla co11dia,lità e all'as– senza delle consuete intemperanze da par.te degli uo– mi-ni idi Stato ,presenti, il più idoneo .ad esp rimere la nuova ,situazione internazionale, almeno dal punto di vi-sta poliUco, che è ,poi quello che -conta maig– giormente. Di fatto, una distensione politica tra i due mondi non c'è, se per distensione si debba in– tendere un sia pu r parziale riconoscimento dall'una e dall'altra :par.te delle ,rivendicazioni dell'avversario e del ,suo hu on ,d iritto ,a seguire la .sua linea per con– to suo, .senza ,che ci :sia, il ,pericolo di giungere quan– do che ·sia alla rottura. Nemmeno ,è giusto il ter– n:i,ine, ove lo si voglia in.tendere nel senso che, giun– ti ad un ,punto cmciale sulla strada delle ostilità « fredde » o1tr,e il quale non ·sarebbe stato possi·bile far altro che impugnare le •armi, si è ad un certo punto addivenuti a,d un compromesso. Tale ,non ci sembra il senso dei risultati della conferenza di - Parigi. Con il ,che non ,si vuol dire che essa debba essere intesa in. ogni caso come ,un pieno fallimento: ma ,che non ha dato, ,dal .punto· ,di vista politico, nulla di ,più di quanto era logi-co attenidersi. Essa in .sostanza ha consa,cr-ato una situazione •politica che non può essere modificata, per.chè basata su diver– genoo tali ,da .non poter essere superate in un accor~ do o in un trattato. Questo è un fatto del quale sem– bra , piuttosto ,difficile poter dubi.tare. Quel che ac– cor.di o trattati possono invece sanzion.are è piut– tosto una svoUa nella .tattica dei contendenti, che può far.si oda aggressiva a.Uendista, con effetti natu– ral mente notevoli sull'economia e sulla -sta•bilità del– la situazione internazionale. In questo senso si può quindi dire che risultati la conferenza di Parigi ne ha avuti, e tutt'altro che trascurabili, ove si vada un po' addentro nella let– tura ,del comunicato e non si trascuri di considera– re .gli .avvenimenti, o alcuni sintomi 1 di avvenimenti, ' che si sono avvertiti in -questi ,giol'ni e che durano tuttora. Il risultato positivo più evidente è l'accordo per l'Austria. Ma oltre a questo, e non meno imiportanti a parer ,nostro, anzi più fertili di sviluppi futuri, ci sono gli aiccor-di ·per maggiori scambi economi<Ci. Questi, in sè limitati, acquistano importanza se sono collegati ·con le notizie che giungono dall'Amierica, dell',atteggiamento dei circoli finanziari, con Baruch in te·sta. E, ,conseguenza di questo atteggiaimento nuo– vo, la rinnovata baldanza da •parte r.ussa, ,con le an– nesse .sp1eculazioni sulla crisi econ.omica che stareb– be .per spingere la politica ameriocana su una strada nuova, e ,che, a dire il vero, sembra faccia un gran– de piacere ai russi. I .quali sembra non considerino che, ov,e un evento di questo genere si verificasse, se cioè l'America dovesse allargare i suoi mercati nelle zone orientali, non già per raggiungere una ef– fettiva distensione attraverso gli ·scambi, ma unica– mente per evitare una crisi al suo interno, ciò non andrebbe senza un rafforzamento delle forze della reazione nell'Amedea 1,tessa è, a più o men.o lunga sca,denza, in Europa, e che, in definitiva, poichè le crisi non sono eterne, e l'America, se anche non riu– scisse ad evitare la sua, cosa che è ancora da pro– vare, riuscirebbe indubbiaimente à superarla, con o senza la ,guerra, molto meglio di quanto stia facendo I-aRussia stessa al suo interno e soprattutto all'inter– no ,dei ,paesi satelliti, il gioco ·potrebbe costare anche molto caro ai russi stessi. Come già una volta la BibliotecaGino Bianco spr.egiUJdicatezza e l'abilità nel doppio gioco minac– ciò \!_icostare loro ben c aro, a i tempi felici dell'ac– co11do russo-tedesco. In -fon.do ad un atteggiamento quale è quello dei s_ovieti ci non ,ci ,può essere che la convinzione della guerra inevitabile e la speraìnza di approfittare degH eventuali travagli altrui ,per sce– gliere il momento migliore per dichiararla. Questo può essere il senso délla politi•ca antieuropea della Russia sovietica, il solo -senso che ad essa si possa dare. Come è il solo senso ,che si possa dare al pa– lese rallegramento dei russi .di fronte all'ev,entuale, molto eventuale ma ,che essi anticipano ,col desiderio, profilal'si di una politica non europea ,dell'America, politica ,che non avrebbe dell'isolazionismo altro che l'apparenza esteriore, ma ra,p,presenterebbe di fatto un modo per rfsolvere i problemi econqmici e po– liUci runericani nel senso più lontano, non diciamo dal socialismo, ma da quel moder·no « progressivi– smo » che ha improntato l'azione degli Stati Uniti , negli ultimi anni e specialmente dopo la ·vittoriosa elezione di Truman nel dicembre scorso. Risulta quindi, per tutte queste .considera~ioni, ,che, come di-cevamo, non si ,può certo parlare, almeno per ora, e crediamo per molto ancora senza voler fare i ,pessimisti a tutti i costi, di distensione. An• che a voler considerare, ,per esempio, le dichiarazio– ni di Viscinski nella sua intervista alle Jzv.estia, co– me aventi uno scopo unicamente propagandistico, nell'intento cioè ,di mostrare che .il cedimento inidi– s-cutiliile della Russia s-u alcuni punti nei confronti degli alleati è H frutto, non di paura o di necessità, ma di un raffinato calcolo, che può consentire alla Russia di trarre ,da una politica- di attesa del male degli altri il maggior possibile beneficio. Ciò che in realtà non è, poi,chè i suoi guai li attraversa, e sono più rilevanti anche se le notizie che ne parlano han– no la sordinia, di quelli degli alleati e .dell'America in particolare. Il campo -di A<gramante non è certo quel– lo dell'Occidente ,ma quello de'll'Orien.te, dove il- ti– tismo impera e prospera e dove l'economia, non solo è in crisi, ma non ha riserve che le consentano di risollevarsi da sola. E' doveroso aggiungere, a questo punto, che, con– siderata co-sì la -situazione, anche le illazioni che si erano tratte sull'effetto del Patto Atlantico come stru– mento di ,distensione internazionale appaiono, se non proprio del tutto ingiustificate, in linea di principio, almeno alquanto pTemature. Può da-rsi che il Patto AU,antico abbia contri,buito, in quanto segno .di una politica •di fenmezza da ,parte dell'Occidente, aod in– /durre i russi a mutare per qualche tempo il loro at• teggiamento tattico, ma ci pare evidente, per tutto quello che si è ,detto, che la caratteristica dominante della loro azione è data dal loro attendismo, dal fatto che in sostanza essi non sono in ,grado oggi di affrontare la .guerra, ma sanno .che daU'altra parte questa volontà non c'è, nemmeno con il Patto Atlan– tico. Il loro gioco è quindi molto più sottile di quello che sarebbe se si .tr,attasse di un semplice cambia– mento ,di rotta per un.a paura contingente. Ad ogni modo, comunque si '!_ogliano interpretare i fatti re– centi, resta valida la nostra opposizione al Patto Atlantico, poi•chè essa rigua11dava, non tanto il Patto in sè, ma la sua estensione all'Italia, e soprattutto la politica estera .che l'Italia ha svolto per arrivarci. Ora è evidente anche per quelli che cred·ono con perfetta convinzione che il Patto Atlantico sia il · maggior strumento della «migliorata> situazione in terna2!ionale, .che l'ingresso in esso dell'Italia, in quelle condizioni, non c'entri ad ogni modo per nulla. Tutte le osservazioni fatte finora riguardano, non soltanto la conferenza di Parigi, ma anche la situa– zione generale. Tuttavia vale la pena di esaminare, sia pur molto brevemente, più da vicino il trattato conclusivo nei suoi due punti, per quanto si riferi-

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