Critica Sociale - anno XLI - n. 7 - 1 aprile 1949

CRITICA SOCIALE 147 si cerca di dare la massima possibile soddisfazione.· Lo ha detto lo stesso ministro Scelba nel suo discorso di Siem1.d·i· ques'ti giorni, in cui ha proclamato che « dovere delle classi diri~enti e padronali è quello di « elimina~e rapidamente le cause di conflitto e di « accogliere largamente, prevenendole anche, le le– « gitt-ime richieste dei lavoratori. Dovere delle clas– « si dirigenti, ha conti1mato, è altresì quello di com– « piere i necessari e doverosi sacrifici delle indila– « zionabili rinunzie, perchè la solidarietà nazionale « non sia una vana espressione e perchè la miseria « e la fame abbiano a scomparire». Ora possiamo chiedere al governo se, dato che le classi dirigenti hanno certamente mostrato sin qui (e crediamo non ci sia bisogno di dimostrarlo) di non sentire questo loro dovere, ci sia stata da parte del governo un'azione coraggiosa ed efficace per in– durle all'adempimento di esso. Quali proposte di riforme sono state infatti presentate alla Camera_ che impongano alle classi abbienti i doverosi sacri– fici per alleviare la sofferenza degli altri? Non vo– gliamo fare lunghi ragionamenti in proposito, perchè si tratta di problemi presenti all'attenzione di tutti. Nel campo assistenziale, dove pure esiste la possi– bilità di .coraggiose iniziative, mature ormai nella coscienza di tutti, non è stato fatto assolutamente nulla di organico. Quetl'opera di pianificazione, ché del resto è reclamata dalla nostra stessa adesione al piano Marshall e che è il solo mezzo col quaie si può assicurare un'attività produttiva corrispondente alle necessità nazionali e tale che impedisca il sa– crificio del Iegittimo pubblico interesse a qualche il– legittimo interesse particolare, non è stata neppure iniziata, an7'i viene continuamente impedita dalle pressioni che sopm il govierno continuano a fare gruppi di affaristi interessati. E la « riforma agra– ria», che era considerata, già all'indomani del1a li– berazione, come una delle opere più urgenti a cui doviesse açcingersi la r:estaurata democrazia, si è sin qui ridotta alla presentazione di un progetto di legge sui contratti agrari, che non contiene nessun accen– no di provvedimento a vantaggio del bracciantato a– gricolo, cioè della classe di gran lunga più svientu– rata e misera di coloro che partecipano alfa coltiva– zione del!a terra, anzi di tutto il proletariato del no– stro Paese. E non c'indugiamo a discutere del carattere che hanno le poche riforme proposte dinanzi al Parla– mento, che_ anche quando mirano ad eliminare al– cuni effetti dolorosi dello sviluppo capita1istico, han– no un carattere che potremmo chiamare regressivo, perchè intendono di riportare la nostra economia ad una fase ~uperata, il cui ritorno o è impossibile, o è anacronistico e dannoso. Merita invece che qui si accenni anche alla cura affannosa con cui la Democrazia Cristiana cerca di mettere uomini suoi in tutti i posti dove si maneg– giano leve di comando, di qualunque importanza esse siano. Con questo sistema si viene creando il fon– .<lamento di un regime totalitario, come attesta elo- quentemente il fatto che ad alcuni posti, anche di alta responsabilità e di suprema importanza per i giù gelosi interessi della nazione, si pongono uomini che non ha11110 altro titolo che l'appartenenza al par– tito prevalente e non sono· additati da nessuna pre– parazione spe~ifica che essi abbiano per il compito loro affidato. Possono attestare medici di ogni par– tito e di ogni parte d'Ita_lia quale delusione abbiano provato quando sono andati a Roma, dalle supreme autorità ....competenti, a proporre problemi e a BibliotecaGino Bianco chiedere direttive per la più efficace tutela di quel sommo bene nazionale che è affidato alla loro cura, la salute del popolo. Accanto a ciò merita di essere ricordata anche la larga generosità con cui sono nuovamente immessi nell'organizzazione dello Stato fascisti che ne erano stati allontanati, mentre ancora non è stata resa giu– stizia a,d antifascisti che furono allontanati dalle am– ministrazioni delle Ferrovie e delle Telecomunicazio– ni per motivi politici, che appaiono evidenti da molti indizi, anche se furono mascherati - come è noto - con la motivazione di scarso rendimento o si– mile. Contemporaneamente si è lasciato creare uno stato d'•animo per cui l'aver partecipato al movimento par– tigiano che, per quanto certamente contaminato da violenze delittuose, è certo l'unico fatto con cui l'I– talia si è riscattata dalla vergogna di aver per venti– trt anni rassegnatamente tollerato il regime fascista, sia considerato come un delitto. E se a questo può contribuire notevolmente l'avversione che nel'l'anìmo del paese hanno .suscitato contro di sè i comunisti, che dettero il massimo contingente al movimento par– tigiano, è certo che il governo non ha pronunziato una parola per impedire il diffondersi di questa ini– qua persuasione, che ha finito per porre nel novéro dei criminali anche persone che furono animate da una nobilissima fede e seppero con eroico coraggio affrontare il supremo martirio. * * * Quest'analisi che abbiamo fatto in parole povere ma chiare non può evidentemente essere contestata da nessuno. Ora non c'è dubbio che di tutto quello che è stato fatto e si sta facendo e di tutto quello che si è trascurato e si trascura di fare la respon– sabilità non può non ricadere anche sul nostro par– tito, per effetto della partecipazione al governo, no– nostante che debba apparir chiaro alla mente di tutti che le forze nostre non sono tali da consentirci di dare un'impronta diversa all'azione del governo. D'altra parte il partito non può nel Paese assu– mere un atteggiamento di aperta e f~rma critica per non aver l'aria di mettersi contro i compagni che sono a:l governo; questi alla loro volta sono stretti dal dovere (che, a differenza di qualche loro collega, sentono in misura eccessiva : il caso Lopardi ne è la prova) della solidarietà ministeriale. E così fi– niamo per essere paralizzati, salvo alcuni i quali sfo– gano il loro makontento per questa situazione in quelle forme di accusa all'opera dei compagni, che talora possono dare l'impressione di lotta subdola, di colpi mancini. Ora da questa situazione occorre uscire. O i com– pagni nostri che sono al governo sentono di avere la forza per imprimere, almeno in qualche parte del– l'opera ministeriale, direttive conformi alle nostre finalità. o noi dobbiamo affrontare coraggiosamen– te e risolvere, nel prossimo Congresso, il problema della permanenza al Governo . * * * Certo la situ;izione potrebbe mutare e l'efficienza dell'opera nostra sensibilmen'e crescere, se noi riu– scissimo a sottrarre al seguito dei comunfusionisti una parte di qnel proletariato che è andato sin qui ciecamente dietro la foro guida, ma ora comincia ad aprire gli occhi. Una gran parte di costoro è condot– ta, dalla delusione patita, a trarsi in disparte, rinun– ziando ad ogni partecipazione alla lotta. Dobbiamo noi rinfrancarla e mostrare che oltre alla via errata

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