Critica Sociale - anno XLI - n. 7 - 1 aprile 1949

148 CRITICA SOCIALE che essi hanno seguito fin qui c'è un'altra via per cui si compie un'azione consapevole e costruttiva e si at– tua qualcos~ che può soddisfare i loro diritti ed in– teressi. Ecco perchè noi sentiamo con tanto impa– ziente desiderio la necessità dì affrettare l'unìfica– z;one de 1 le forze socialiste per la costituzione di un più grande partito che possa esercitare quell'attrat– tiva che. per la divisione delle forze socialiste de– mocratiche in vari nuclei; anche il nostro partito, che è certamente fra essi il maggiore ed il meglio orga– nizzato, e dotato di un più chiaro programma, è im– pedito di esen'.itare. Perciò vale poco, anche come semplice molto <li spirito, la domanda rivoltaci in un articolo di rivista, se noi diamo maggior importanza a Romìta o all'America. Non è Romìta che noi ri– cerchiamo, ma quella situazione per la quale tutti ~oloro chf' aspirano a lottare per attuare, con un'a– zione organica e continua, una parte sempre mag– giore di socialismo nella nostra vita nazionale e inter– nazionale, non siano trattenuti dal venire a lavorare e a lottare con noi dall'incertezza della scelta tra i divers-i aggruppamenti che si contendono il diritto di rappres_entare il socialismo genuinamente autono– mo e democratico. U.G. M. E ORA? ( a -Patto Atlantico concluso) Dell'ades'ione italiana aJl Patto Atlantico ~'è un aspetto in– ternazionale e e'è un aspetto interno. Circa il primo, sono stati da noi accennati, e a più· ripre- , se, gli elementi negativi, involurivi, insidiosi. Essi riguar– dano rispettivamente: una pace mondiale che nop voglia reggersi ancora una volta soltanto su rapporti di potenza; la democrazia europea posta dinnanzi agli oneri ed ai rischi di un riarmo; la distensione internazionale blocèata dall'ir– rigidill)ento in due schierament'i ormai in diretto contatto, e infine quello stesso concetto di « terza via internazionale», mirante sulla costituzione di una pacifica e aperta Federa-· zione Europea, anzichè sull'inserimento totale i!) uno dei blocchi in contrasto, eh'era sino agli ultimi tempi concetto cardine della politica estera del P.S.L.I. Questo aspetto in- ' ternazionale del Patto Atlantico, bisogna aggiungere, è tan– to più preoccupante in quanto -rivela a chiare note una no= stra situazione di inferiorità diplomatica a cui ci ha fatto pervenire una politica estera che, scartando ogni altra solu– zione, pur rispondente alla giusta preoccupazione della mi– gliore «sicurezza», è andata af fannosame nte sollecitando - l'inclusione dell'I~alia nel sistema atlantl.co. E' palese infat– ti che non saremo chiamati affatto a negoziare su piede di parità un accordo di- così grande importanza e di così 'gravi Impegni, ma semplicemente a fi'rmarlo; che -l'apparire tra le potenze fondatrici del patto atlantico sarà una mera lustra, perchè meno di tutti, abbiamo contribuito al suo concreta– men~o, rinunciando ai chiarimenti, alle garanzie ed alle ri– serve di cui altri paesi, anche minori del nostro, . si• sono preoccupati; che 11 dibattito parlamentare - che avrebbe dovuto concernere un'abtorizzaz:one a trattare - si è tra– mutato in un dibattito di pura e semplice adesione, cioè, in ultima. analisi, irr un dibattito che già prev.iene quello di ra– tifica. Tutte queste ragioni - unitamente a quella, princi- . pale, per cui noi dubitiamo che, con la nostra adesione, si sia operato effettivamente e nel miglior modo per la « si– curezza> del nostro Paese - hanno suffragato la nostra nota opposizione al Patto Atlantico in sede congressuale e - con necessaria coerenza - in sede direzionale. Ma, per quanto riguarda quest'aspetto internazionale del Patto Atlantico, da .troppe pa,nti - fuori e dentro itl Par- BibliotecaGino Bianco tito - si osserva che ogni discussione al riguardo è ormai sorpassata e resa sterile giacchè, si voglia o non si voglia, ci si trova dinnanzi aC:un « fatto compiuto>. E poichè eco– sa fatta capo ha», dicono costoro, fateci il santo favore di non parlarne e di non discuterne più. (O di discuterne solo in sede congressuale, dove appunto i•Itrovarv'i di fronte ad un fatto cnmpiuto renderà vana ogni discussione, come avviene per una critica puramente retrospettiva). Tuttavia, anche se l'adesione dell'Italia al Patto Atlanti– co dovesse· considerarsi ormai un irrevocabile e fatale « fat– to compiuto» e definitivo lo schieramento de<!nostro Paese in un rigido blocco di potenze, resta invece in tutta la sua interezza il problema concernente l'altro aspetto del Patto Atlantico: quello interno. A questo riguardo sorgono interrogativi gravi e severi. Quali saranno - o rischieranno di essere - le conse– guenze interne del Patto Atlantl.co, tenuto conto del parti– colare nostro equilibrio delle forze politiche e sociali? Qua– le deve essere di fronte a queste prospettive e a questi pe– ricoli il comportamento di un parrito socialista che non in– tende certo associar31 alla manovra cominformista? Quali direttive deve assumere e quali garanzie procurarsi, quando esso condiY'ide le responsabilità di governo? Questi tre problemi sono immediati ed urgenti, poichè comportano un orientamento che non può essere differito. Ii pretesto di dovere attendere il responso del congresso stràordinario sarebbe uno schivare responsabilità che vanno subito affrontate. Esse assumono ormav una importanza, an– che agli effetti dello schieramento interno del nostro par. ti-to, che non esitiamo ad anteporre al problema - in certo modo ormai retrospettivo - se dovevamo o meno dare il nostro avallo, quale compartecipi al governo, alla inclusione ' dell'Italia nel Patto Atlantico. Invero, è soprattutto daJlla risposta- che si dà a queste tre domande che si dimostra se il P.S.L.I. intende mantenere le sue posizioni e la sua linea e serbare fede, pur nelle circo– stanze presenti, ai motivi ideali della scissione che gH ha dato vita, o se preferirà,_ sospinto dai pretesti della « neces– sità delle cose »: della « fatalità di dovere subire le logiche conseguenze», di « mantenere 1Ja solidarietà con l'Occiden– te», lasciarsi attràrre fuori dell'orbita del socialismo dalle lusinghe di una « politka atlantica » nella sua applicazione, interna. Frvnte alle involuzioni reazionarie. · La prima conseguenza interna del Patto Atlantico sarà il pericolo di una Involuzione <ld regime democratico verso un regime· autoritario, repressivo, di « qtato forte». L'in– sufficiente assestamento democratico, le manovre e le insi– die cominformiste, la paura della borghes,la, la pressione di cricche reazionarie, certe nostalgie fasciste in via di riatti– vazione, la sopravvivenza nella burocraz!ia, nell'amministra– zione e nella stessa polizia di certi metodi che speravamo superati per sempre, sono tutti fattori che favoriscono questo processo regressivo o degenerativo che può compro– mettere di nuovo una democraz!ia che non si è ancora con– solidata. E' ancora forse prematuro asserire che torneremo ad es– sere aduggiati dalla tabe militarista e nazionalista - ben– chè certe impulsive dichiarazion[ del Ministro Pacciardi ci siano sembrate assai poco rassicuranti - ; ma è già in atto un comportamento della polizia che non può non essere preoccupante, per il ripetersi di eccessi che non si possono spiegare che con ùn deliberato intento intimiditorio e tal– volta addirittura terroristico·; ma già s[ parla di severe leggi antisciopero, destinate !? reprimere le troppo facili velleità agitatorie, e che dovrebbero preyedere quella discri– minazione fra scioperi economici e politici, praticamente im– possibile sul terreno delle contese sindacali, e che è sem– pre stata il cavallo di Troia per l'adozione di misure anti– operaie; ma già si torna a vociferare, e non più soltanto in circoli notoriamente reazionari, della necessità di met– tere fuori legge vl Partito Comunista, che costituisce una grossa avventura, carica di incognit~ per 1Jostesso metodo democratico. Il discorso del ministro Scelba a Siena, non a caso collegato con la firma del Patto, non è affatto tran-

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