Critica Sociale - anno XL - n. 21 - 1 novembre 1948

CRITICA SOCIALE 491 tutti fatti abbasta1iza · açcertatf; l'afflusso di disertori dal-· l'esercito sovietico d'otcupazione in Germania, ma anche di– ret,_tamente da Mosca (come recentemente il capitati.o Kry– lov) basterebbe a confermare che certe fessure sono aper-te n"el monolitico blocco dove « il 99 e mezzo per cento vota per l'unica lista ufficiale, mentre il rimanente mezzo per cento si presume sia a letto con l'influenza». (L'aspra insi– stenza del comando sovietico per espellere da Berlino gli Alleati potrebbe avere per motivo principale l'ansia di tu– rare o almeno di nascondere queste « fa:lle»). Non v'è dubbio neppure che in Polonia, in Cecoslovac– chia, in Ungheria, in Romania s'addensino odm per il bru– tale sistema di governo imposto da Mòsca. In Francia, co– me in Italia, sembra poco verosimile che il partito comu– nista possa contare ancora su un aumento notevole delle sue schiere e della sua influenza (6\. Tuttavia sarebbe_ d'una imperdonabile sciocchezza trarre auspici di qualche serietà da tali minuscoli stiHicidi, mentre perdurano la stagnazione economica e l'inerzia politica delle Nazioni umiliate ma più che mai avviate al cretinismo <lei « sacri egoismi »; con .Je aperte purulenze della Germania, della -Spagna, della Grecia, le incertezze della tutela amed– cana, l'aspettativa di catastrofi che non siamo assolutamente in grado nè di prevenire, nè di scansare, nè di fronteggiare. Con giustificato sussiego Koestler ci avverte che « vivere e morire per una causa perfetta è un lusso concesso a po– chi». Quindi invita tutti i « Babbitt di sinistra» ad arruo– larsi senza riserve menta-li nel compatto esercito anticomu– nìsta. « Il totalitarismo russo. è. nero:· la sua vittoria' signifi– cherebbe la fine della nostra civiltà ... La democrazia ameri– cana non è bianca, ma grigia». E siamo di .h1tto cuore dispostj a non fare gli schizzinosi, ad accettare -la « mezza verità» per non perderci in una « menzogna totale» (anche se in sede di logica sia molto difficile concepire questa adesione della mente ad un «vero» che si sa essere per metà. « falso>>; ma dai casuisti gesuiti si troveranno ·certamente m0tivi di indulgenza per menzo– gne che non sono « menzogne totali»). Senonchè, in un passo precedente, esaminando il secondo errore:-« quello delfa ricerca dell'anima », strettamente con– nesso aÌI'« errore numero sette» - quello appunto della « causa perfetta» - Koestler ci ha proposto b!J esempio, che ha suscitato· in noi .le pi_ù scoraggianti riflessioni. Egli attribuisce agli eretici « della ricerca dell'anima» questò presunto rag~onamen_to degli anni 1939-1940: « Non abbiamo alcun diritto di- combattere i piani di Hitler per lo ster– minio ·dr sei mÙioni dì ebrei, fino a quando in Amèrica i negri non godranno'di assoluta parità con i bianchi,:. ecc.». Ora due fatti sono disgraziatamente certissimi. L'uno è che sei milioni di ebrei sono effettivamente periti nelle camere a gas, nel ghetto di Varsavia ed in altri luoghi. L'altro è che «noi» de'tti « Babbitt di sinistra», ci fos– simo o non ci fossimo preso « il diritto di combattere i piani di, Hitler», avevamo come armi• di combattimento che 'cosa? Degli articoli più o meno veementi, stampati nella « New Republic ~, e nel « New Statesman and Nation », e che probabilmente non hanno mai turbato l'animo di un solo esecutore della Gestapo. Chi poteva- fare qualcosa per sal– vare almeno una parte delle vi~time (e ciò è stato più volte (5) Per finirla con le · vicen.de~ di Mosca, del 1812 e di Sta– lingrad nel 1943, n_otiamo un particolare che in ambedue i casi accentuò la situazione di « superiorità » russa. La mi– naccia che più spaventava lo zar Alessandro e soprattutto i suoi nobili, era che Napoleone promulgasse l'abolizione ·della servitù della gleba. !Ifa. l'autocrate che aveva ristallilito la schiavitù a San Domingo, ben si g1,1ardò di sfoderare a pro– fitto delle plebi russe queste « ideologie della Rivoluzione ». Cosi vi sono indizi che se, invece della bestiale procedura di sterminio adottata eia Hitler e Rosenbel'g nelle conquista- - te provincie, si fosse palesata qualche velleità di sistemarvi un regime normale, un ,pochino « superiore 1> ( cioè meno eoercltlvo) di quello sovietico, la situazione avrebbe potuto essere rovesciata. Senonchè ciò avrebbe implicato una reale « superiorità» dell'ordine nuovo nazionnl-socialista, il che· era assurdo ipresumere. (6) Salvo se De Gaulle o De Gasperi s'inge~nas$ero a pro– vocarlo. ibliòtecaGino Bianco detto) éra la Casa Bianca - suprerrio seggio della « grigià:. semi-verità - semplicemente facilitando con tutti i mezzi l'immigrazione dei proscritti .. Ma ciò non fu· fatto; non !o vollero i « Babbitt di destra » con i quali « non abbiamo lin– g1,1aggiocomune»; non lo seppero imporre i « Babbitt _.di sinistra»." Forse perchè perdettero tempo « cercando l'ani– ma» o « ila causa p-erfetta »? O" non piuttosto perchè in ques,ti atroci combattimenti essi sono sempre ridotti alla par– te di mosche cocchiere? E che l'inesorabile procedura della lotta fra «grigio» e «nero» consisteva ieri nel lasciare in un primo tempo i carnefici eompiere fino in fondo la loro opera, in un secondo tempo, unire la colma misura delle loro nefandezze con le devastazioni di una guerra «totale», ed infine, a mo' d'ipote~i,_vendicare la memoria di innumerevoli vittime nelle «grigie» assisi, di Norimberga. Così domani, quali che siano le decisioni o le esitazioni dei « Babbitt di sinistra», la lotta .contro il comunismo avrà avuto per prima fase gli accordi di Yalta e di Potsclam con, i quali nel modo più esplicito i popoli di Polonia, Cecoslo– vacchia, Romania ecc. (e quindi l'individuale destino <\'un Petkov, d'un Maniu, e di un J;i.n Masaryk) erano abbando– nati al'la mercè di Stalin; la. seconda fase potrà essere una guerra con bombe. atomiche o mezzi ancor _più perfezionati, certamente non senza confuse lotte civili in tutti i Paesi d'Europa, n~ senza clistrnzi6ne di molte città e moltissime vite umane. In ultimo, fra le rovine e le erranti larve dei pochi superstiti si celebrerà il definitivo trionfo della civiltà, o piuttosto della «semi-civiltà» sulla nera (o rossa) bar– barie. . * * * Nella sua gr.ande opera •di storia contemporanea, Polibio di, Megalopoli mostrava ai suoi concittadini greci che unica « scelta » ragionevole era la rassegnata accettazione della Pax Ra-mana in tutto l'orbe della civiltà ,,.;editerranea._Ri– teneva inutHe ogni· ·considerazione sul « nero e grigio» o sulle « mezze vetità » e « totali menzogne», perchè non cer– cava attenuanti o scappatoie ad una situazione in~luttabile, creatasi in seguito a molte accumulazioni di errori umani, ma anche in seguito a « giochi della fortuna» contro i quali non vale nessun umano --volere. Polibio non fingeva- di credere che con la distruzione di Cartagine e di Corinto, con l'asservimento di tutte le comu– nità elleniche all'ingordigia di proconsoli e pubblicani si « salvava la civiltà»; nè, per -fortuna' sua, poteva prevedere i flagelli ancora peggiori che durante più di un secolo dopo la sua morte non avrebbero ces;ato · di colpire la Grecia e l'ellenizzato Levante. Se qualcosa si _salvò della civiltà ellenica, ciò avvenne per l'opera poco appariscente, condotta quasi nell'ombra, in di– sparte dalle spettacolose gesta della « grande politica» o della « politica di. masse;, da persistenti -comunità: sette re– ligiose, scuole filowfiche, umili municipi come la Cheronea di Plutarco, « fratellanze artigiane», consorzi di mutuo soc– corso fra compaesani -o correligionari. Lo fu perchè non cessò mai il fervore di « educaré », di trasmettere e pro– pagare un certo patrimonio di « superiore umanità»- (ed il piccolo episodio della «umanizzazione» di un giovane patri– zio romano, proprio per avere avvicinato l'esule Polibio, in– dica la possibilità e le vie d'un tale influsso esercitato anche sul « saevus victor »). Se fosse lecito immaginare una « Pax .-1111ericat1a » in– staurata con quasi sovrumana perspicacia e· sublime probi– tà - con tutti n tésori di inventività, pazienza, oculatezza, generosità che appena basterebbero per dare -all'Europa oc– cidentale, come alla Cina (e all'Italia ecc.) un razionale assetto federativo, combinare l'unificazione economica con le più larghe- autonomie politiche e «culturali», eliminare i Franco, i Salazar, i martirizzatori della Grecia ecc., r11ssi– curare gli stessi popoli annessi a Mosca_ ed anzi irresisti– bilmente «attirarli» con l'esempio di una civiltà realmente prospera ed «elevata», e come indispensabile -complemento immaginare una Europa guidata da uomini risoluti al– l'irrevocabile abbandono di tutte le meschinità « nazionali » e d'ogni gretta ossessione di «sicurezza», realmente 'appas– sionati per quella civiltà da cul per ora non sanno che at-

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