Critica Sociale - anno XL - n. 20 - 16 ottobre 1948

,..., · CRITICA SOCIÀLE 469 principio informativo della legge. L'applicazione della legge è certamente delicata e le sue norme dovranno essere perfe:· zionate.: ma lo spirito della legge non deve essere· abrogato. I pericoli a cui si allude possono essere, se non eliminati, ridotti assai dalla vigilanza· ,degli interessati, ora che la stampa è ridiventata libera e può denunciare le ingiustizie e le immocalità che l'applicazione della legge potrebbe an– cora permettere. E' di una ingenuità... sòolàstica l'affermazione del 'facca– ni: « Non si abbia timore di fidarsi dell'incentivo de11"inizià-· tiva privata, purchè questa si svolga, beninteso, in regime di libera concorrenza». Ma quando si è avuto, in realtà, un regime di libera con– correnza? Ma quando maf si è riscentrata la: logica premessa cli tale aff~mazionc e cioè )'eguaglianza di condizioni ali i;,unto di part~nza? Ma sempre vi sono stati interessi preco– stitui.ti (quelli de.\le aziende già nate); ma.sempre si è visto - nella vita real~ - che i capitali di speci,1)azione (impro– duttivi) si sono impadroniti del governo di imprese produt– tive,; che le imprese forti ha1mo limitato la creazione di nuo– ve imprese, che si sono opposte alla adozione di nu·ovi pro– cessi ·tecniç_i, che hanno comprato brevetti per lasciarli inÙ– tilizzati, c,h'e hanno limitato la produziqne costitt,tendo car– telli _o·coalizioni. Sempre si è viste l'intervento di industriali sùlle banche, con l'acquisto delle azioni, per govetnare le banche stesse e per attrarre quindi. alle loro industrie tutti i capitaii di cui le banche dispongono, E tutto ciò col ri– sultato definitivo di avere un subprodotto contro l'interesse generale o nazionale. . Oggi i\ mondo si allontana dalla cqncezione ·atomistica della società e va verso una concezione -organica, per cui tutti i problemi sono valutati in funzione dell'utilità pub- blita: il problema della produzione industriale (si possono ,forse escludere le pr9(!uzioni di lusso) viene considerato sot– to il punto di vista sociale; anche la produzione agricola ·· a,;sume un ·carattere di servizio pubblico. Oggi si giudicano con criteri assai diversi da quelli teorici del principio ciel secolo persino il diritto di sciopero e il diritto di serrata, quando questi possono danneggiare seriamente l'economia nazionale; ed è sotto questo punto di vista organico che·. il fenomeno della disoccupazione non è· più un problema di beneficenza, ma un problema sociale che l'iniziativa privata non sa e non può risolvere. Al dubbio espresso da alcuni che la disciplina dei nuovi impianti potrebbe .essere· socialmente nociva, perchè le nuo– ve invenzioni e le· nuove tecniche verrebbero ostacolate, si 1mò rispondere che vi è in Italia un organo statale, il « Con– sigliò Superiore delle Ricerche>, che aiuta, che incoraggia . tutte le nuove iniziative utili e il cui parere vale perfetta– ménte per ottenere·· i finanziamenti necessari per le ·nuove imprese. · Ai nostri giorni si assjsfe a un pullulare indiscriminato di imprese·: i nuovi ricchi (milionari I) tentano 'di investire i loro capitali in nuove industrie, pur che promettano divi– dendi cospÌcui: e così andiamo ver&o il pericolo ili u~a nuova crisi. E' utile che lo Stato sorvegli questo abnorme germi– nare di imprese: è ·già un male· che la legge attuale per– metta il sorgere libero -di nuovi impianti se il' loro valore non supera i cinque milioni di capitale 'e se non impiegano più di trenta operai; ma l'abrogazione integràle della legge sarebcye anche un errore peri~oloso. GIO\WAN I :ragionamenti del l(oestler ,, . Lo scritto che qzti 'p11bblìchìamosi r-iferisce al discorso, ri:volto agli uomin~ di « sinistra», te1111to in (lmerìi:à dal -11otosmtt01:e Koestler, riprodotto ne « L',&manità ~ del 5 e· 6 giug.no sc01:'so./{ disto-rso di Koestler mirava ·a scal– ::are una serie di sofismi intellettua/i,stici, prima ancora che di pregiudizi politici, che, s(?condo l'oratore, impedwan,o agli uomini di sinistra americani di. seorgere tutta la _pc-rtata_del 1,erico/0 còm1inista, confinando la, loro aziot1e in. mi equi– voco,· di èz1i Wallace costituisce il più clamOt'oso ue-mpio. ·c<>ntroalc11,nedelle tesi di Koestler p,lhm,iz;;a; con acu– tezza d'ingegno e con fertilità di arg·oment·i, il nostro colla~ boratore,. e, /benchè egli si fase-i talora portare lontano dal– l'ar.gotnmto, n·11,llaabbia,111-0 vol·uto togliere al s110 am,piv scritto, Crediamo non d sia bisogno di spiegare com(! su · pareCl!hiedelle sue àffermaziot,i ci troviamo in disaccordo· e come su molti giudizi dovremmo fare delle, risef'lle. La sua stesitr. co1'1cezionedel' socialismo o delle nuove esigenze del wciaÌìsmo s'approssima talo.ra a_spunti. anarchici: e al ri– g·11ardodovremtmo aprire tutta 11,iadiscussione, perchè, ove 11011 · si praielti, saltando gli ostacoli, 1,el futuro dì una so– cietà lwern dai éontrasti di classe, il suo i.dea/e dì piccole ed omoge-11eecomunità collegate da un vintolo federativo ci sembra soluzione non idonea a sorreggere la presente realtà di risc.lÌtto dalla oppressione, e:.dalja deP.re,,ssìone, della classe lav&atrice. 'Senza pretendere di postillare lo scritto del 11ostro collaboratore ,di osservazioni, di ;i.serve, dii spunti polemici, lo pubblichiamo Perchè il lettoré stesso troverà uel/e idee del nostro -Caffi lo _spunto. Per rnneditare tesi e per riscontrare criticamente 'la validità o meno di parec– chi co11cetti o per ponderare le nostre stesse r.rspensabilità, presen,ti e passate. LA C. s. « Questo mio discorso è particolarmenté dir~Ho agli uo-· mini di sinistra.-Per i ''Babbitt di destra" non ho niente da dire. Non abbiamo linguaggio cQmune >. Sono pertanto i « Babbitt di destra» che negli Stati Uniti ·bliotecaGi o. Biarico d'America detengono tutta la dir.eziooe dell'~pparetchio- sta– tale, nonchè di quello finanziario, industriale e - 11011 ul– timo per importanza - quello ,dell'« 1mbottimento dei cer: velli» con la grande stampa, la 1 radio, il cinema, ecc. I « Babbitt di sirtlstra » ,dovrebbero in qualche,modo costi– tuire un'opposizione. Ora tutto il discorso di Koestler che senso avrebbe· se non di mirare a persuaderli dir desistere da. ogni opposizione alla -politica attualmente esplicata da Wa– shington e dai circoli dirigenti della plutocrazia? Che ciò non sia esplicitamente formulato suscita i primi sospetti pei riguardi, non de.Ile sincere i'ntenzi~ni di Koestler, ma della .coerenza con cui egli- connette gli « scopi lontani :i, (il socialismo) con gli « scopi vicini»: « o vi sarà una Pa.,,: ,Americana nel mondo ·o -non vi sarà nessuna pace». ·cosi co;;;e stanno le cose - ed annuendo alla concezione cl'un ·«pericolo mortale» costituito sulla potenza staliniana quale; blocco impermeabile e quit)di suscettibile ·d'essere at– taccato è distrutto• solo dall'esterno - una. Pa.,,: Amer·ican,1 non può essere attuata che in seguito ad una terza guerra mondiale. Ora è comune opinione che per i popoli europei tale _guerra significher/1 - indepr-ecabilmente __,:. fannienta- m_ento totale. _, ~«Non sp~cherò il mio tempo ed il vostro per mostrarv-i cl1e la politica della "pace, ad ogni costo" non conduce alla pace, ma alla guerra». La considerazione che 'gioverebbe aggiungère è che una politica della « pace ad ogni costo» non è mai stata se– guita -. e neppure abbozzata - èlaglioStati moderni. Ed in particolare tutta l'azione diplomatica, di «compromessi», d'alleanze, di preparazione bellica svolta dalle Grandi Po– tenze - compresi, ·ben inteso, gli• Stati Uniti d'America e l'U.R.S.'S. - dal 1926 al 1939 è stata 'proprio il contrario di tale politiça. Tutti perseguivan~_. non già la- pace, ma il precario prolungamento d1 rapporti quasi pacifici (le forme di antagonismo ch'e oggi sono qualificate « guerra fredda» non entrando in linea di conto) e non già « ad ogni costo» ma, al_ più ridicolo «minor costo> possibile: cioè senza il I , ✓

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