Critica Sociale - anno XL - n. 20 - 16 ottobre 1948

468 CRITICA SOC,IALE che sono mo.Jlo .PiÌI progredite di quanto si scrive– va àl tempo dei miei libri sulla cura della tuberco– losi. Oggi il Sanatorio riceve tutti., La sua denomi– nazione di Ospedale sana.toriale è più adatta. Ma o che riesca a. fare accogliere i• soggetti in primo pa– lesamento, o che vogliamo trovare il « rischio as– sicurativo » secondo la prima stesura della legge ... (quod ne11s averla/), noi non ,possiamo pensare che il malato esi!a clinicamente guarito se1nipre,, o, :me– glio, << silenziato ». Nell'un caso e nell'altro, chi lo ha sulle braccia? i~ medko condotto; chi sorveglia il difficile periodo del ri•cupero in lavoro, previa o non ,previa la colonia ·di rieducazione, con o sen– za i dovuti speriméÌ1li di educazione psichica? il me– dico condotto; e n.on è po.co a d~rsi. Ed in qtresto difficilissimo lavoro i l Dis pensario può' aiutarlo, sì e no, perchè prima di qualsiasi modificazione' .pneu– modiafani_ca possono, e anche .per lungo tempo, ·es– sere indicative le crisi preepifaniche, metaboliche, distoniche, diste1,miche, dis,peptiche ed anche ·dis– psichj.che, ,che non si valutano se non si conosceva · ben.e il malato prima, e che, a guardar questo in po– , chi minuti sotto i ra,ggi, o altrimenti, non si rileva– no certamente. Il medico condotto che ha in pratica il suo. soggetto vede subito che sta. crollando, anche quando ben aJ.tri còlleghi che non sfan:o i giova-1;1i medici del Dispensarjo farebbero 'lè diagnòsi più acrobatiche. Fu molto. detto sul. valore positivo· o negativo del– la diagnosi ~di ambulatorio (e il D.ispensario è .pure un ambul<atorio); e giurare su codesta diagnosi è al– tamente pericoloso. E' la sorveglianza domiciliare che può· a,pportare elèmenti altrimenti irraggit.1,_n,gi– bili. E la sorvegltanza domiciliare è il medico. con.– dotto. Volerne sostituire l'opera significa creare una condotta medica nella condotta medi'ca. Questo va– le per qL)alsiasi ,denominazione o atteggiamento for• m·a1e che prender(! l'•assistenz·a sanitaria dei poveri nei .Comuni, quando la palingenesi apocalitti<ca « ec• ce nova facio omnia» avrà partorito i nuovi istituti sanitari. Poh;hè aUa fine ci vorrà sempre Jlh •medi– co che si occupi dei poveri del- Comune è dei ser– vizi comunali di) sanità alla periferia. Questo ·po– ver'uomo dovrà fare tutto nel çampo almeno della cura, e nessuno -potrà fare niente, in questo cam– po, senz.a di --lui. Bi,sogn·erà a,dun:que « ,potenziarlo.». L'organizzazio- 1re a:iititubercolare (chè ·dov1·à• bene esi.stèrne 'una degna di questo ·nome) richiederà molte cose che e– gli già fa, guidato dal senso umano di cµi è fatta la sua vita, e dal buon senso extraburocratico ..che hanno quasi sempre coforo che si accorgono di do– ver fare da sè. Ma. que,ste cose, che gìà fa, dovran– no· ess~re fatte alla_ maniera di una qual~he· genia-. le i:iorma çhe ~m11>orti scritturazioni jl meno possi– bile assurde. Ora, il medico condono non è semrpre in condizioni fisiche, economiche e psicqiche- di perfetta letizia, e s_e ha l'impressione di essere con~ dannato ai lavori forz.ati a vita, non segue, non comprende, qon fa.· Si rientra nel concetto di ade– guàre il lavoro aU'uom-0 o l'uomo al lavoro, nella qual cos'a tutti siamo d':3ccordo. 'Poichè noi dobblamo fare la maestranza. -antitu– bercolare del presente, cerchiamo di dare al medi– ,CQ condotto un lavoro eh~ .possa fare: Visto -che senz.a di lui non si può. Non si può fare senza mae– stranza alcun lavoro, anche se sian molti coloro che ' . vogÌiono dirigere e coinand_are. Qui occorre .chJ .ese– .guisce; ed il medico condotto, non- ancora invasato, dalla folli•~ di questo tempo di saccheggio·« .arraffa– ·re quanto più denaro è possibile», è capace di fare, e d'istr-uire il popolo. · Ricordare· che quest'ultiuÌo ufficio; se ben fatto, può, an,che da solo, ,diminuire la morbilità in discre– ta misura. Questi rilievi sooo banali e ·da me fatti in. .vario ·tono fin ·dall'e,poca i<11cui• mi sorrideva il pen~;ie-· ro di far-sopravvivere l'antica Ass.ociazione. dei me– dici condotti sotto• la denominazione e con lò scopo della' lotta contro la tubercolosi. Multa renascentur · quae jdm c.tcidere. GIOACCHINO BRECCIA BibliotecaGino Bianco. Per una· dis~iplina degli impianti industriali Il settimanàle « L'Industria Lombardll, » .nota che la Gom– missione Perma1Ìente Industria e Commercio, della Camer.a si è dimostrata favorevole alla abolizione delle norme vi– genti sui nuovi impianti e ché « l'orientamento dei gruppi parlamentari concorda con quello degli ambienti ministeriali per una completa abolizione di questo inutile vincolo"· P~r ora, le norme vigenti sareboero state prorogate (su propo- ;ta Corbino) sino al 31 ottob~e 1948. - Probabilmente; senza apparire, le norme verranno abro– gate e cesseranno in base a semplici circdlari ministeriali; co11nascosta soddisfazione dei neo-industriali italiani. Il problema è importante e coinvolge tutto un criterio di politica produttiva. Una disciplina sui nuovi impianti in– dustriali è necessaria, sia dal puntd di vista delle possibilità · di pianificazione, sia dal punt.Ò di vis'l!a.degli interessi na- zionali. · Già per il Sud, il D. L. 14· dicembre 1947 ha esentato dall'obbligo della preventiva autorizzazione -i nuovi impianti industriali ; e questa eccezione può èssere giustifiçabile per il fatto che si deve favorire l'industrializza2ione del Sud e delle nostre grandi isole. Ma la regola non deve essere abro– gata per il resto dell'Italia, che ha una att_rezzatu~a indu– striale considerevole, delicata e, in tnolti settori, più · che sufficiente- per il mercato di consumo. · 'N' otiamo subito che «disciplinare» _non significa « impe– dire»_; ma· significa ·giudicare e decidère ·caso per caso.. La : legge sui nuovi impianti (1933) 11011 intendeva cristallizzare le situazioni <li allora,· nè assicurare monopoli, nè contra– stare .energie ntJove l! perfezio1{amenti tecnici ; ma intendeva « adeguare, l'attrezzatura industr.iale della Nazione alle con– dizioni economiche generali ». Ricordiamo che, dopo l'altra « gn1nde guerra" e prima ·<lei'1933, una crisi pericolosa ·aveva scosso l'economia indu~ striale italiana e aveva. fatto cadere la soprattrezzatura che si era andata crendo nel dopoguerr;i c~n inteqdimenti pi spe= culazione e con criteri pazzeschi. Numerosissime aziende in– dustriali (automobilistiche, chimiche, metallurgiche, ecc.) so– no state trav.olte dalla « crisi »: · e •le conseguenze furono .sopportate dalf economia nazionale, clalle 15anche. e dalle clas- •si lavoratrici. La l.egge''del ·1933tentò di evitare per l'avve·– nire le funeste conseguenze della· libera iniziativa, superan– do in tal modo il coneetto ·dell'economia capitalistica. La ·disciplina non ostacolava p~r _nulla l'iniziati,va :privata ·~che anzi proteggeva dagli. assàlti clella conco1're111.a speculativa), ma voleva evitar.e l'ìnflazione industri~le che ro~ina capitali e uornini. ~ · Che- questa ·neces-sità disciplinatrice. sia natttr.ale · (astraert– do dalle interpretazioni liberistiche o vincolistiche) lo dimo– stra il fatto che tutte ie Nazioni '-intervengono ora a rego– 'lare ·Ea favorire, a eontr-olla~e o a vietare) la- produzione in– dustriale: -regolamentazione che deve tener conto de.i .Pro– blemi immediati e dei problemi futuri della -Nazione.· Quando la re~ponsal;>ilità e la funzione di una ·azienda importante, o ,li un gruppo di aziende, interessario anche ~Itri eleme1iti produttivi -:-- oltre l'imprenditore - è natu– rale che possa e debba intervel)ire lo Stato: è non sol6 pei· .reprimere e condannar~. ma soprattutto per prevenire: pre– venire le pazzesche i_niziativeche si tramuterebbero in «;Pèr- . dite economiche » per la · Nazione. · Da ciò il criterio di disciplinare nuovi impianti. ./ . *** Su « L'Industria Lombarda» Emiliò Taccani ·ha sostenuto _j;;_ necesstà di abolir~ ogni disclplina sui nuovi impianti in– dustriali e ha ricordato tutte .le « fesserie > .che la legge del 1933 ha permesso durante il· passato regime. Siamo d'accordo nel rilievo che nell'applicazione della legge vi sono state e vi posson@ essere interferenze politiché, corruzioni, errori : ma non mi sembra che tutto. -ciò p0ssa e debba infimiare •I , '

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