Critica Sociale - anno XL - n. 20 - 16 ottobre 1948

404 CRITICA SOCfALE __ _:__~_;:__ ____________ _ Dunque, primo punto fermò d,a stabilire nel nostro· di– scorso è che l'attuale organizzazione politica, non solo deve essere da noi difesa perchè possiamo vivere e sviluppare~ ma deve essere perfezionata secondo i nostri ideali. Non basta quindi la semplice statica difensiva: occorre la dina– mica perfezionatrice .. E' questo il punto focale della que– stione, quello sul quale non ci siamo conipresi con Marmi– roli, quello sul quale, forse, non riusci~emo mai ad inten, derci con i fautori della, attuale masturbatrice collaborazio: ne governativa. Occorre chiaramente stabilire quand0 i so– cialisti debbono o possono partecipare a im Governo borghese. Mi sembra che sia innanzi' tutto da respingere la te.si , aprioristicamente anticollaborazionista, come superata da!Ìa storia, dalla realtà, e, sbprattutto, per quel cht!-vedremo, con– trastante con i compiti che sopra abbiamo fissati. Secondo me, noi dobbian;o o p.ossiamo, rispettivamente, partecipare a Governi borghesi solb in due casi. Il primo si verifica quando vi sia minaccia di un regresso politico verso forme di" involuzione reazionaria, quando cioè l'attuale de– mocrazia sia minacciata da forzf: autoritarie di destra o di sinistra, la cui vittoria rappresenterebbe la morte di ciò che per noi non è perfetto,. ma rappresenta, data la situazione del memento storico ed il rapporto fra le forze politiche, economiche e sociali, quanto di meglio· si possa ottenere. E' il caso dei ~ompagni francesi,. Senza di essi nessun Go– verno democratico può formarsi e vivere. Il loro passaggio all'opposizione segnerebbe la vittoria di De Gaulle o di Tho– rez. In tal caso, sì, compagno Marmiroli, non si fanno que– stioni teoriche, nè si sbandierano demagogici programmi ri• voluzionari. In tal caso, si chiede solo di difendere con t'utte le forze le trincee della demo~razia «borghese>. Se non fosse un non senso direi che si cessa di ,essere socialisti per essere solo democratici. E, costi quel che costi, si spara sui nemici della democrazia, chiunque essi siano, come ha fatto Moch, che io approvo, come Serrati e Nenni, con cui non. ho nulla di comune, non vollero che si facesse nfl 1922, co-. stringendoci a rifiutare una collaborazione al Governo che forse ci,' avrebbe ·salvati dalla ·catastrofe ,di' 'cui• ancoryu• biamo, le conseguenze. Il secondo caso in cui' può essere consentita, perchè-utile, la partecipazione a governi borghesi, si verifica allorchè il rapporto di forze fra i partiti della coalizione governativa è tale per cui l'uno· non può governare senza l'altro,, talchè sia possibile ottenei:e, in cambio· della collaborazione, l'at– tuazione di un programma che consènta un'efficace tutela degli interessi della classe lavoratrice e rapp~esenti una ga– ranzia di evoluzione dem~i-atica, verso formé più progre– d.ite: insomma; quando la cbllaborazione permette la crea– zione di un clima più favorevol allo svi'luppq del socia- lismo. E' il caso dei compagni- belgi ed olandesi. :1 In Italia i1on si verifica attualmente alcuna di queste due • ipotesi'. Non la prima, perchè contro l'attÙale regime, senza dubbio conservatore, ma. non reazionario, non si profira al– cuna minaccia totalitaria. Nessuno, credo, può seriamente pensare che un'insurrezione comunista, non appoggiata dal– i'estero, abbia possibilità di riuséita. L;unico pericolo ·po– trebbe venire proprio da parte dello stesso partito _domi– nante, qualora per un qu,1.lsiasi motivo; od in difesa di inte– ressi estranei al Paese, esS'o·tentasse di trasformare fa vit– toria de~ocratica del 1'8 aprile in una dittatura di persona .,.o di casta. Non ·credo che vi sia alcun pericòlo nè alcun indizio di tutto ·ciò. E' certo però che se un simile pro- getto fosse concepito dalle consorterie vaticane ·che guidano l'azione democristiana, la nostra collaborazione sarebbe betj ridicolo ostacolo alla 'riuscita del irrogetto. Si vet:i~cherebbe anzi, allora, uno di quei _pochi €asi in cui il social'ismo, ne– mico di ogni violenzll,, dovrebbe fare appello allé masse per dUendere con la ;violenza la democrazia tradita. Nè esiste l'altra condizione, quella, cioè, per cui non sia possibile alla dem_ocrazi~ cristiana govern~re senz~ di noi, ·· i'nquantochè è pacifico che, con la maggioranza assoluta con-– quistata nelle ultime elèzioni, il partito di De· Gasperi non ha bisogno· del ·nostro appofto, nè al Governo nè al Parla- 1 inento, per mantenersi saldamente al potere. Ciò significa che la nostra collaborazione non ·può essere data in €ambio di alcunchè di utile alla nostra causa, pèrchè le transazioni . .i fanno nelle procedure dubbie, non· in quelle il cui esito BibHoteca· GinoBianco è sicuro come accade a"De Gasperi con 307 giudici sistema– ticamente ed aprioristicamente a lui favorevoli. Ora, è chiaro che la democrazia di Scelba, nemico degli slj.Ps, e quella di, Gonella, asservitore della sc_uola al clero, non è la nostra:, anche se è sempre pfeferibile, mille volte, all'oppressione fascista o alla democrazia popol;1re di Tito. E' evidente del pari che, non essendo tale democrazia cleri– cale minacciata da nulla di peggio e non avendo noi la pos– sibilità,. per mancanza di .forza adeguata, di darle maggior impulso mercè la nostra {;Ollaborazioµe col partito domi– nante, il nostro compito non è quello di difenderla, ma di far capire al Paese che, se è possibile stare anche peggio di così, e purtroppo lo sappiamo, è anche possibile fare dei passi avanti sulla strada della civiltà e del progresso. -Ecco ciò che intendevo ~ffermando che tocca a Scelba ed alla sua « 1 Celere » difendere la « iua » democrazia, che non è la nostra e, notisi, non è nemmeno quella di Pacciardi e degli eredi di Mazzini, nè dei 'liberali che hanno dimenti– cato l'insegn(lmento di Cavour. Il nostro posto non è al Vi– minale a reggere il sacco agli es~onenti della conservazione sociale e del pregiudizio clericale, ma alla tribuna paTlamen– tare, contro <;li. essi. Non all'opposizione per distruggere la democrazia, ma per farla sempre mig}iore, ossia più .utile alla nostra caµsa e, più adatta al nostro sviluppo. Perchè è bene notare chè-la' nòstr·a partecipazione al Go– verno uccide proprio la democrazia che si pretende di di– fendere. Infatti, la democrazia è il Governo della maggio~ ranza attuato nel rispetto dei diritti delle minoranze, in modo da permettere a queste, ponendo in luce gli errori della maggioranza, di diventare a loro volta tale. · Perchè ciò possa attuarsi, è necessario che le forze in lo'tta siano entrambe democratiche ; che il coUoquio si svol< ga, cioè, fra chi parla lo Jtesso linguaggio. Orbe~e, in Ita– lia, contro una màggioranza ,,g9vernativa democratica non esiste, all'opposiziòne, una Ìnmor.anza dervocratica, talchè, quando il popofo sarà chiall'!ato nuovamente alle urne, dovrà risolve.re press'a poco .lo stesso angoscioso problema del 18 aprile: fronte o antifronte?, dittatura o democrazia? Salvo. pochi iniziati, nessuno sarà in grado, allora, di dire che dif– ferenza es(stà precisa.mente fra democristiani, socialisti, libe-· rali e repubblicani che hanno colla,borato fra loro, accollan– dosi 1e stesse responsabilità e confondendosi gli uni ton gl.i a,ltri. Non Sarà suffident,e dire, allora, che -11011 si era p'ac- . cordo su questo o su .quel problema e che se si fosse stati da soli si sarebbe fatto ,così e c~sì. L'italiano medio, pur– troppo, con la solita, talvolta cattiva, faciloneria, dirà o penserà: Finchè non c'era di meglio da fare èhe mangiare (notisi il verbo!) nello stesso pi;itto, erano tutti d'accordo;, ora si fanno la forca· l'un con l'altro, perchè c'è la possi– bilità d, andare da soli alla greppia (tipica ).larola italiana), E' fin da ora che bisogna indicare al Paese che, secondo · noi sono gli errori dell'attuale maggioranza e· quello che far~mo noi se fossimo al suo pos.to . Dopo, sarà. troppo. tar– di. Se la fotta dovesse: a~cora s volgersi, senz_a possibilità di altra alternativa, fra De Gasperi e. Togliatti, noi non po– tremo fare aemi;neno da terzo incomodo. • •Dunque, all'oppo~izione; non per distruggere la democra– zia, ·ma per perfezionare la· «loro» democrazia. !ti che modo? Il disèòrso sarebbe troppo lungo e mi porterebbe fuori tema. Penso, però, che_ un p~rtito socialista' abbia sempre quache cosa da fare all'opposizione, contro una mag– gioranza, non solo borghese, ma addirittura confessionale. Se non vi è nulla da fare, se è impossibile stare al,l'oppo- . sizione, se il ·nòstro còmpito 'non p_uò,essere che quello. di fiancheggiafe al Governo la· D.· C., si abbia allora il co~ag– .gio di ·tirare le cprfseguenze, catastrofiche ma logiche, da tutto ciò. Si dica cioè thiaramente ehe la lotta di classe còl sistema democratico· non è, possibile e che essa può es– sere condotta s0lo con i metodi del Cominform, e che quindi ha ragione· Nenni. Si éessi -insomma di chi~maici socialisti, si abbia il coraggio di sparire da)la scena, per lo meno come eredi dèl p'ensie~o-socialista. Io mi rifiuto a tµtto ciò. Io cre– do che esistano possibilità. è mezzi di lotta. Io credo a,lla vit– toria del socialismo nella democrazia e nelle libertà E' questo un inconsulto atto di fede? MASSIMO PUNZO

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=