Critica Sociale - anno XXXIX - n. 22 - 16 novembre 1947

CRITièA SOCIALE 429 Lay-0ro, si ave:va perfettamente ragione, nel senso che 11.01nori vogk.amo nè dobb iamo ,c ostituire una ,co•r•• r~nte della n~tu_ra stessa di quel.le che -compiono nel Smdacato un az10ne esclusivamente e prevalentemen– te di colore politico, del colore cioè del J,oro Partito magari ,p_r<?po_rzion~ndoal.Ja convend,enza politica 1~ opportui:11ta d1 suscitare o ,prorogare o evitare le lotte ~mdaca!1 e J,a forll?-a e il gra_do ~i tutela da dare agli mteress1 dehle varie categome d1 lavoratori. Ma ave· vano perfettamente ,torto, a nostro parere, tutti colo• ro che mterpretavano que,J proJ,>osito in senso asso– luto, arrivando all'assurdo di proporre che la nostra corrente si annu!Ji a1 punto di non richiedere una propri.a rappresentanza nei Consigli Direttivi e neHe ~greterie dei Sili/-dacati, anche quando ne avessimo, m base alle nostre forze numeriche, Ja ,possibilità e il diritto E 'evidente ,che eliminare l'interferenza dei Par– titi non vuo1 dire annullare de correnti sindacali al· , meno fin quando si concepisce il Sindacato ,in 'uria forma democratica dd struttura. E' possibi,le arrivare , alle elezioni senza liste di corrente o con liste unita– rie formate es,clusivamente dj tecnici o di organizza-– tor.i. « apol~tici »? Ne1Ja situazione ,pqlitica di oggi, a nostro avviso, non è poss1bHe e sarebbe una sempli– ce finzione: sotto etichette di vario genere si arri– verebbe ad ,ingannare i Javoratori, pdù di quello che non si possa fare con liste qualificate per quelle che sono. Chi non ricorda il trucco delde denominazioni nelle ultime elezi-0ni del,la C.G.I.L.? L'una si chia– mava dell'« Unità sindacale», l'a,Jtra deJ « Pane e La• voro per tutti», e così via. -Lo scopo nostro deve es- •sere di smascherare questi inganni e di costringere ogni ,corrente a rivelarsi per quel,la che veramente è. E dòbbdamo cominciare noi a qualificarci per queHi che siamo; e poichè abbiaqio un pensiero sindacale che si differenzia da quelilo degli altri, è necessario che ci ,distinguù,amo anche sotto forma di corrente, se n0n esiste altro mezzo, e penetr-iamo in tutti gl,i organismi sindacaJi, a,1 centro e alia ,periferia (Le– ghe, Camere del Lavoro), per cercar di determinare quotidianamente, nel limite delle nostre possibilità l'azione sindacale, seéondo d. nostri ,concetti, se li riteniamo i •più idonei a tutelare gli interessi del,la classe lavoratri"ce; operando in modo da prevenire gli avvernimenti e non limitarci a registrarne le conse– guenze, con una critica che, seppure giustificata, r.i– ,mane tuttavia sterile. Solo in ta1 modo si potrà ,pen– sare di portare in seno ai Sindacabi. un nuovo con– tenuto e una nuova anima, in modo che l'auspicata unità! si trasformi da elemento puramente formale in elemento sostan:z,iale, Nel momento ,presente noi ,pen– siamo che non esdsta altra via ,per agire nell'interesse dei lavoratori. Se poi, contro J.a nostra volontà e nonostante i nostri sforzi, si arriv.erà ugualmente. alla scissione sindaca-le, anche in taJ caso noi pensii.amo di poter raccogliere l'eredità solo i,n misura del ipeso; ,delle funzioni, delle responsabilità che avremo assunto nel– l'organizzazione attuaJe. Non crediamo dtl, poter rac– cog,liere i frutti senza aver seminato, e nemmeno che possiamo attendere passivamente che dal caos presente sorga, per forza automatica delle cose, un periodo di nuova luce. PAOLO CAVEZZALI Trent'anni dalla rivoluzione russa Pubb'licJziamo mo,lto v,oiront!'eri, traducendo dal Volksrecht, questa lu,0ida UIIXl.ri's,i della rivohJz,ion.e russa dovuta alla pen1111 di Jln compagno· si/avo che vi<lJe nellla s.v.!(izera tedesca. Di fronte alla ricorrenza del' trentesimo anniver– .sario della rivoluzione russa, amici ed avversari de– vono ,concordare nel- ric onoscere che il 7 novem– bre è una di quelle ·date de.I.la storia mondiale che fanno epoca. Noi siamo alieni dalla tendenza d;i. attribuire ec– cessiva importanza a certe ,personalità o a certe da– te, ma ancor oggi rie.che.ggia in noi l'eco di quei. giorni lontani, e benchè da allora J.'umanità sia stata ancora sommersa da una marea di sangue·, di sudore e di ,lacrime, rimane rl,ncontestabile il fatto che l'ap– peL!o di aJlora rivoJ.to « a tutti » risuonò ,come ap· pello alla pace ed alla libertà. Ma questo passionale trasporto di aHora non ,ha fatto ancor sì che queste parole si traducessero in realtà. Non soltanto ,non si .è riusciti a mutare ili mondo, ma lo stesso sviluppo degli eventi in Russia ha ,preso una via che a nessuno era dato allora in– travvedere, e molte cose che oggi esistono nello Sta– to Sovtletico sono non solo estranee a noi viventi, ma a-nche alla maggior parte dei ,protagonisti deHa rivoluzione di allora. Vogliamo quindi approfittare di questa ricorrenza per. ,compiere_ un seru,o esam~ d:i,,quello che è avvenuto .in questo mterva~lo e 4egll svi,luppi che è venuta assumenclo la rivoluzione russa. I. Noi cominciamo ogg,i. a ,comprendere lentamente che la rivoluzione russa,. per potente che sia stat~ in se stessa, non costituisce ,che ~na sola ,par~e d1 un ancor più :potente ,processa di trasfor!11az1ç,ne. Gli storici •ed i ,politici, specialmente se d'mdir1zzo marxista, quando tenta~o di tratiegg~are_ il -pi:ofllo del,la rivoluzione, non r1e~cono a toghers1 d9:~li oc– chi la forma della rivoluzaone borghese, e, p!U spe: cificamente ,della grande rivoluzione francese. Gh stessi teorici e ,politici ,comunisti non fanno ecce: zione in questo modo di vedere: •in questi trent'ann~ sr è infatti di'battuto, senza fine, ,i], problema se -01 ibliotecaGino Bianco .. si trovava in Russia nell'« anno 1793 », nella fase de& « Termidoro », o non .piuttosto dn que!Ja del 41 bonapartismo» .. Ma mentre ,proseguivano queste dà.scussioni, Ja rivoluzione, sia in Russia sia fuori ded suo.i confini, ,generava continuamente nuove for– me -che non si lasciavano ricondurre in nessuno di tali schemi. Sempre pdù ampio si faceva l'ambito di nuove trasformazioni: guerra e guerra ,civile nel mondo orientale; sommovimenti ed dnquietud•ini nei BaJ.cani; ecc. Tutti questi movimenti dimostrano, ciascuno se– condo le ,proprie specifiche condizioni, un voHo di– verso, ma hanno -in comune alcund tratti essenziali. Vi sono ,cioè dei ·paesi che sono stati conquistati tardivamente da1 ,capitalismo, nei quali anzi. questo non crebbe come forza endogena, ma vi venne im– portato dal di fuori ed apparv-e qaindi dop_piamente come nemico, sotto l'aspetto sociale qua-le sfrutta– tore, e sotto il'aspetto nazionale quale straniero. Esso penetrò in mezzo ad una struttura sociale totalmen– te diversa da quella del,l'Euro.pa: giungendovi in ri– tardo, vi apportava i ,più •modernà. e spregiudicati metod•i e vi creava imprese gigantesche, immediata– mente accanto alle ,prìmitive ,capanne dei contadà.ni. Fecer,o in conseguenza difetto quegli strati mediani delda piccola bor,ghesfa e ,dei piccoli e medi indu– stria,H che rendono così compHcata J.a struttura so– ciale dell'Europa. Ma fece del .pari difetto l'audace ed indipendente imprend-itore, che costruisce Ja ipropria impresa sul suo diretto rischio e sulla sua diretta rl,niziativa. Le industrie sorsero invece per artificiosa iniziativa dello Stato, in base a interessi di ,potenza ,politica o mdJ-itare. Venne quridi a man· care la grande borghesia Hberale e Ja pi.ccola 1 bor– ghesia democratica, ,che nell'Europa Occidentale fu– rono in grado di accompagnare per un certo tratto i,' cammino r.i.volu21ionario del proletariato. Non ap· pena questo fu abbastanza forte si trovò a dover Jot– tare. contemporaneamente ,contro l'assolutismo dello Stato e contro quello della borghesia, mentre nelle rivoluzioni dell'Occidente Europeo - quanto meno in Inghiwterra ed in Francia - l'assoluti.smo venne abbattuto da1 proletariato e dalla borghesia _insieme, ,per ipoi lasciare queste due classi l'una d1 fronte all'altra in. una nuova osbi.dità.

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