Critica Sociale - anno XXXIX - n. 22 - 16 novembre 1947

434 CRITICA SOCIALE tre insinua in loro il dubbio che sostenendo i partiti minori essi disperdano inefl\::acem~nte ,Je lor<? _forze: E invece i ceti medi speravano m una pol11,tì,ca d1 rkostruzione: fondata sulJa collaborazione ed i· sa– cr.ifici di tuNi; s,peravano .sulJa eff.icienza di:mocra- · tica .del governo e deI(o Stato per effettuare m con– creto una profonda trasformazione che reaHzzasse Je loro esigenz e di giustizia socia,Je congiunta alJa ilibertà politi.ca· ,speravano su un nuovo assetto dello Stato e della sbcietà italiani, che eliminasse antichi e recenti· iprivilegi, secolari. depressioni, tradiz-ionaili e1sclusioni.... ' Non ,deve far mera,viglfa quindi (ma deve tuttavfa ess,er ,preso ,come un s,egna•ledi allarme) il dup,]ice. fe– nomeno a cui assi-stiamo nei ce 1 !i· rne:di: ·da un lato il deluso aNontanars·i di molti dalla V'ita,politica, per. tornar-e a riinchiudersi ne,!loro gukciardiniano «,par-– tictJlare » (e che ci.ò facciano person,e -che sono ·state in prima fila nel.J'antifasc-ismo, durante .la re-si~tenza;· neJ;a guer•ra partigiana, negli· organi. popo'lari dopo J,a liberazione, è amaro); d'altro laito Ja si.tuazione di cr,isi e .il .disagio in cui.' si· tr-ovano esponenti d,ei ceti medi, si.ano essi aderenti a ,partiti poli.Ud con i quali si trovano .in di,sa,ccordo, sfano incapaci di ·trovare partitLipolitici v,erarnente risponden•!i ai: loro i.deadi. E quàndo ad una situazione di relativo orientamen- · to sùèoede una: situazione di sbandamento dei ceti medi non si -sa dove ,si ,pos~a andar,et a finire. Il: fa– vore ,per De Gaulle i-n Francia non è che una del,le mani.festazioni ,possilbiH.. GIULIANO PISCHEL ~contin:ua) Il dramma · della .bieticoltura italiana Pi1bbli'cldamo molto volenni,eri que•sto s,C'rifto de i/ nosll'o compagno prof. Pa,qanJi, sul qual,e richiam.ia.– rnio l'alten:... lOne dez' nàstri letfori, per il mo -lt&p./ice ·z1ntereisseche e15sopres~nta. Mentr,e spiega in modo mo,fto. chiatro cmchei per z' p:rofanJi zm asp,e'cto tfCI'IJi· , c·o-e,conomico de,l'la bieti coffur a, a cui è con:rnesso un <JJSpetloimpo,riante d, el.la n-ostra ec10nomi(IJnazio· nafe, esso c'i dà una prova palmaire deMa Urusiioll!e di oo,/oro che ancora s.i ostinmw a proclamare eh&, la– sc-iando alla libera ini:fiativa' dei p,ri-vati la possib1i– lità di ~ icercare il loro massimo vantag.tfio., si vien,e a tutelare nel mi,glior moido anche il p•ubb1Uco i,nJie– resse. Lo scr1!to del Pagall!i p,resen,ia ino,Ure· grandie· i-n· teresse per la dimos,fra:zfone fi'nale ddl'impo·rlanza che una ra.z,110\llX.llle· so,ruzicmei del problfema die1Dla 'cll!i– tm·a può avere non solo pe'r l'econo'mia nazio'np,le, ma anche per alleviare [a· gmvitò. dz1 uno dei p 1iù ur– ge.nti probiiemi delle nostre ,campagne: quello de-I b.I'IQjcciaiz.taPo. E' Siinto'{Ilaiic-a qwefs1fa,co,ilndde,11JZaeh-e anche in questo, come in iall!N altri casi, si v·e'J'ifica tra g:M, i1I1Jfene1ss,i generavi, e1 quenli deMe categorie più misere' deiia · classe lavo.ratrice. E' una ,nuovà prova deilfa e,satlezza del-fa vislo111emarxi·sta, sercondo c111i, difcndendn i propr,i 1inte,ressi e le prop•rie ragion-i di vita, il proletariato dife'nde dall'ego,ismo cap,ita– U.s-tico i, li zntere-ssi di tutta la so'Cie.fn.: LA CRITICA SOCIALE La produzio,111ed:i zucchero. Alla ,comprensione del problema bieticolo italdano è necessaria questa premessa: vi sono var,ietà di bietole ad alta produzlione d:i raddci, · ma con basso tenore zue1ch:e~ino e vii sono vairietà ad aito tenore zuccher:rio, ma con b~s,,, peso di radk1. Più le- ra· dici sono gro.sse, più il tenore zuccherino è basso, e viooversa. Sembra •che •non sia genetfoamente .pos– sibile ,combJnare insieme i due fattori della mass.i– ma ,produttività d( zucchero, cioè ].'alto peso deHe radici e l'alto tenore zuccherino. C:fre rnedi,e dii riferimento .possono essere le se– guenti: . . BibliotecaGino Bianco _, da un ettaro dj bietole che pi;oducono ql. 400- 500 di radici, ,con una ricchezza zuccherina del 15 1 %, si r!cavano da 60 a 67,50 qrnintali di zucchero; - da un et.taro, invece, che produca ql. 230 -260 di radici con una ricchezza del 20'%, si ricavano .da 46 a 52 quintali d1 zucchero, Ne der 3 va che oggi, da circa 135.000 ettari colti– vati a bietole (a tJnto ·assomma l'investimento me– dio itallano) si ricava, con •bietole acl alto titolo ma a basso peso, tanto zuc1..he,ro quanto se n.e potrebbe ricavare da appena 100.000 ettaro investiti a bietole ad alto peso di rartci l ::;. basso titolo. In conclu– sione ognlii anno drca un oorzo de1la su,perfloie in– vestita è inutilmente ~acri 1 ;cata ad una direttiva tec– nica errata e. contraria agli interessi dell'agricoltura e del Paese. Osscrvazi-one tanto più grave in quanto 1· terreni iin cu~ si ,co1t1va la hietola sono fra i più fertili <li tutta Italia. Da: Silo sorgere (intorno al 1900) a tutt'oggi la b!cticoltura italiàna ha percorso a r,i.– troso aa wa del progresso; è c!ioè ,regredita, raggiun– gendo la cospicua perdita di circa 15 quintali di zucchero ,per ettaro, giacchè le bi-etole ptù prolh.ztti– ve sono state vfa v!ia sostitudt~ oòn vadetà p,iù ric,cJJ.e (in ,;1fre r,ercentuali, cioè apparenti), ma meno pro– duttive. La compITTernsdone dei ,dat[I dferti.ti è fondamentale, indispensabile, al fine d1 ev ita re l' equivoco in cui per lungo tempo semb1 ano esser caduti agricoltori e recndci, ,per taceire deg~ orga,n,i govi:rnativi preposti al .progresso tecnico clell'agricoltura. Man mano che 1L'1ib,riidazd.one e aa 15,ezfone portavano a varietà più ricrhe (da 14-15 fino a 2l 1 -2l e anche più di zuèche· ro per· 100 di rad: ce) ~i credeva di marciare- sulla via -del miglioramento, perchè si trascurava di con·– siderare che Fa!tro fattore (il peso delle radici) an– dava scemando -in tal misura da non compensare i,! vantagg,'.o f\rrcGato dalla maggior ricchezza dei- suc– chi. Alla resa dei ·conti l'agricoltoFe' ricava dalle bie– tole oggi ,coltivate .una cifra infe,riore, perchè, seb· bene il· prezzo a1 quintale sri.aelevato, il numero dei quintali p,rodotti è mollo scarso. « Ogni provve'dim~nto che miri a s,tilmolare l'l ,bie– tico/t,oré a produrre biefole a pi'ù alto teno~e ZU()che– rin,o deve ritenersi ,provvido per una ,più razionale intensificazione• d,el[a ,co'ltura e per i,l ,consoIJidamento del:l'tl.ndustria ». Questa è una delle. tante affermazio– ni e11r.ateche si sono fatte tln tema di ·l>!ietrlcoHura.E' un'afferruaz 1 .on-e che precisa in modo inequivocabile gii csclu51ivi interess' industriali. Meraviglierà quin– di -apprendere che la togliamo tale e quale da una volum:nosa pubiJlicazione venuta alla luce nel 1934, a cura deL'Asso,ciazione Nazionale Bieticultori, assò– criazfone sorta per Ja tutela degli ,j,nted'lessiagr',ico:lliJ n contrasto a qtreUi industriali sostenuti daH'Unione Zuccheri. Ta 1e Hhea· programmatica della nostra bie– tic:ultara non è stata mad. liberamente scel,ta dai pro– duttori 'l.gricoli; è stata piuttostò imposta dagli e– venti, .i qhali hanno sempre assunto la forma e la so– stanza concreta di rnteressi esclusivii dell'industria. Acccttandoh, es,ponendola anzi come propria, l'As– sociaz;_one P.iet)cultur1 ha forse dato sempli,cemente una nuova prova di quella debolezza . d'azrlon.e che tanto aspramente è stata crHicata da tutti -coloro che hanno saputo ,veci.,re, atti aveI.'so le liormulazioni ap- · parentemente ;progressiste, il danno reale arrecato agli ùnteressi dell'agricoltura e· del Paese. L'industria preferisce le bietole ad alto titolo zuc– cherino per ragioni diverse. Il loro valore non giu– stifica - tuttaYJia la perdita -eh.e ne. dedva all'agricol• tura e all'economia del Paese, che vede sottratti ad altre_ cl!!Hure importantissime i moliti ettari in, ip,iù ·di terreni ottimi ,che occorre investire a bie tola. Si tratta, ia sostanzà, ,per l'industria, della più rapii.da e meno cost.osa Iavorazione delle bietole a succo più ricco e più puro (sono minorii i residui). Questa e– ·spressione generica significa 3Jtresì: campagna sac– carifera più breve, attrezzatura più ridotta in fatto d,.i sili e di piazzali, ,minor movimento di materia pri– ma, dii.iresddl!li e dii,sottopr0dot!ti, minor impiego di materiali atti all'estrazione dello zucchero e così YJia; insomma più ridotto costo di produzione dello zuc– chero. Tutte ragion:ii ,che hanno tl,I Joro peso, senza dubbio, ma che certamente, a ,calcohi fatti, non. giu– ·sfi,fdcano, ,}len-,chènon Li e quivalgono, d sacrifici im• posti all'agricoltura e alla collettivù.tà.

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