Critica Sociale - anno XXXIX - n. 20 - 16 ottobre 1947

384 CRITICA SOCIALE re la rinuncia al veto contro ,l'ltaJfa (che con ciò si si riconosceva assolutamente ingi.ust)f.icalo). da.J_voto favo,revol1e deUe a:tre Potenze ai, suoi c_l:en•t~ orienta– li, quasi che l'appar~enenza ~ll'Or:gan_1zzaz1one non fosse _più, come sanciscono gh a_r!1-co·!1 2 e. 4, ,escl~– sivamente condizionata alla quahta do Stati sovram,, aman·li della pace, capaci di soddisfare _g.liob~·ù.ghi statutari e disposti a farlo, ma, al conlrano, al gmoco di sottili manovre e rapporti di equilibrio. Questo svantaggio che caratterizza l'O.N.U. in con– fronto della defunta S.d.N. sembra esser fonte d 1i maggi.ori, consegue~ze ché non tu(ti i v~ntaggi _e i perfezfonamenti eh e_ss~ r>resenta m altri .~a!D_PI.e impedire quindi ogm nsu.tato -concreto. Gl m.1•z1d:el– la seconda Assemb:ea generale, attualmente in corso, non dànno motivo a meglio spera,re .per :1,'avvenir-e. Vedremo se sarà diverso il seguito. Ma ,purtroppo ii.I bandolo ii questa shuazfone non può es.sere che Jluo– n delfO.K.U., in una risistemazione dei ra,l}·porti. fra Potenze anglosasson,j. -e U.R.S.S. ,che presupporrebbe · un avvi..-ir_,amento dei rispettivi regimi e conseguente mutamento dello spirito a cui s'inform a .J.a:],o ro po– litica. A meno 'di avere il coraggio di abol-i.re , o di restringer~ radicalmente, i'L diritto d.i '1/etò, ,pa ssan– do oltre ad ogni ostacolo che si tentasse di fra.ppoi:re a qqe~!!l nl'Ct>ssari:a !'i.forma della Carta del:e Nazioni' Unite. Con ·tutte le oons-eguenze che taJie abolJzione. o ,limitazione radicale, del veto porterebbe neces– sariamente con .sè. ANTONIO BASSO Per l'indipendenza della Magistratu~a A qnanto scrive il Testa, che è un .magistrato, nel– lo scritto che segue non ci sentiamo di a_dèrire inte– ramente; sentiam,o anzi di -di ssentire i .n punti sostan·. zwli. Egli v-ede e pone .il( p •roble.ma in, termini ,che anche a noi paiono, esatti, m a si vllu de, a paiier no– stro, pensando che .esso possa essere risolto mercè il sentimento della legge « nella sua astrattezza, ,che è la sua maestà!», il quale « è capace di neutralizzare ne-/ magistralo gli effetti de/,[a sua particofore conce– :-ione politica. e si.nanche di distruggerne l'esistenza stessa». Se così fosse non soltanto in alcuni .casi par– ticolari (magari anc:hei numerosi), ma nella genera– liLà dei casi, evidentemente z'I problema de 1 1a indi– pendenza deMa magistratura non sar'ebbe sorto, o non sarebbe per .lo meno apparso .così importante e gm- . ve da suscilare le ansiose· preoccupazionii degli uomi- nr paN!ic.i e di quanti sv preoccupano che nella vita dello Stato sia assicurato un retto. funzionamento del– la giustizia. Perciò, pur disposti ad attribuire il più alto va.ore alle forze morali che· agiscono nei/la vita sociale, e perc-iò, nel .caso particolare, a fare il mas– simo assegnamen/o sul sentimento de-Ila legge nei ma– gistrati, che coin.cide-co,n la loro consapevo./etza· del– la propria funzione e del proprio dovere, noi rite– niamo che altre misure o,ccorra attuare perchè l'in– dipe.ndenza deUa magistratura sia veramente garan– tita, Nonostante, questo fondamentale disse,nso: a.ccoglia· mo ben vo-Pontieriinelle nostre co./onne l'ar·ticolo del Testa, perchè ri.teniamo necessario dib'attere, ins;ie– me coi tanti dl'tri problemi della nostra vita n.azio" na.'e, anche quello che egli tratta, di importanza ve. ramenle essenziale i,n ogni ordinamento politico, ma in mod,o parti.colare in una democrazia effetliva e· integ:ral•e, quale noi mz1riamo a costz'.tuiire. Ci augu– riamo qwin,dz1che lo, scritfo del Teisrta,per l'rimpor– lanza dert'argo.mento .che tratta e per -la nobiltà di i· spirazione corn cui lo tratta, susciti in altri, magi– strati, avvocati, studiosi di problemi politici, il de– i;iderio di, portare il contributo del loro pensiero e della foro ansia di reale i;, s'incera giustizia. LA C. S. Ad ogni crisi ministeriale, nelJa distrib11zione· dei diversi portafogli, fatta .spesso nel colore pittoresco d·el mercato delle lfac.che, non è fra le meno deside– rate quella del Ministero di Giustizia. Non è certo BibliotecaGino Bianco per ,pubblicnre periodicamente la Gazzetta Ufficiale nè per prov.vedere al trattamento dei carcerati, che pure sono fra i compiti di quell'amministrazione; ma, evidentemel)te, .per prendere ii,n mano la magi• stra tura. Questo inter-esse contrasta, in modo abbastanza stridente, con un supremo principio costituzionale che, per rendere possibile un'applicazione della leg– ge uguale pe,r tutti, compresi ri ,parti ti al potere. ri• conosce l'indipendenza all'ordine giudiziario. Nè qui possono sorgere equivoci. Non si tratta del dovere per dii qualsiasi agente dello Stato deve tenersi lon· tano dall'ingordigià del denaro o dalla compiacenza verso un amico o dal desiderio d'una donna. Si tratta, invece, del potere attribuito solo ai magistrati., e non ad altri, di prendere le loro decisioni in base alla legge, interpretandola a fil di logica e d'equità, re· spingendo qualsiasi inf lu~nza direttamente od indi– rettam1mt,e proven:i.ente dal .potere esecutivo cen- trale. · Questa influenza, però, è in contrasto ,col ,principio costituzionale solo sul piano astratto-giuridico; ma sul terreno pratico i magistrati, per un complesso d'inferiorità, non l'hanno mai potuta o voluta con– trastare con una resistenza sufficiente a, respingerla in misura apprezzabile. La magistratura ,italiana di oggi non è altro che una delle eredità. dello Stato •storico, che fu unificato ne1'1'800 con lo spiirito. semi• liberale della illliziativa regia e ,che fu consegnato irti· mediatamente a'! fascismo, appena gli interessi con· servatori della sua base ·si sentirono in pericolo. Lo Stato storico ha proclamato costi1uzionalmente la li– bertà e, come sua garanzia, l'indipendenza dei giu– dici, ai quali ha dato l'inamovibilità e qualche altro segno di rispetto esteriore; ma. subito, ha eretto, nel Ministero di Giustizia, un apparecchio tutorio che, intromettendosi intimllmente nella carriera e ne-I trat– tamento economico e nei servizi ausHiari di essi, ha ·avuto il compito di smussare ed aU'occorrenza str,1to– lare ogni loro azione che, .sconfinando oltre i limiti assegnati, urtasse gli interess1 dei partiti al potere. L'apparecchio ha sempre svolto coscienziosamente la sua mansione ed è riuscito, med-iante un'opera, len– ta, lunga ed accorta, ad inculcare nell'ordine giudi• 'ziaPio il rispetto per i.1 potere ,centrale. A onor del' vero, non si può dire che tuttii. i magi– strati, più o meno a seconda dei temperamenti e del– le preferenze individuali, si siano sempre sentiti a completo ,!oro agio in una così incomoda po– sizione. Anm, sono molti tra essi che, essendosi H· !usi sulla con.clamata loro indipendenza, quando vengo110, o prima o poi. a contatto con la realtà, sfo– gano la, -loro delusione in lamentele steFil•i.;-e non so– no molti quem che, adattandosi, si d·ilettano col maso• chi.stico piacere di stuzzii.carsi Ja piaga con le loro stesse dita. Quale che sia l'opinione al riguardo, rimane però -certo che i magistFa,ti, oggi come oggi, attendono tut• ti dalla Costituente la maggiore ind·ipendenza pos· sibile, molti la sollecitano in comitati ed assemblee, ed alcuni si' sono ta'.mente insuperbiti da pretendere di rinchiudersi in una casta intollerante d'ogni con– tatto con gli aJtri poteri dello Stato. Il gua-io è ohe. la· maggioranza di essi non riesce a cqnce.pire l'indi– pendenza che c<;>meun'elargizione dall'alto o come un miraco 1 o operato a seguito d'invo,cazione per virtù dello Spirito Santo. Troppo grava il peso d'una tra.– dizione secolare di rispetto e d'impotenza di fronte al potere centrale e perciò solo un'esigua minoranza è disposta a concepire e ad attuare il disegno di pren– dersi con le sue proprie mani quello che le spe1ta. EiiJpure si tra,tta, non di imporre a Montecitorio un principio rivoluzionar~o. ma d,i. far valere sul--J:er– 'reno pratico un vecchio. prin,cipio costituzionale: re– spingendo intransigentemente, con si-ngole resistenze individuali coordinate e solidarizzate in un'unica re• sistenza collettiva, qualsiasi dnfluenza dall'a,lto che c:omprometta l'applica zione di' _tutta la legge, a inco– minciare dall'ullillla nor.ma rego'.amentare, che· vuo– le l'assistenza de1 ,c ancellier e ad ogni' udienza, e a finire al promovimento dell'azione penale per qual– siasi notizia di reato interessante il potere centrale. L'tlmpresa non è affatto difficile nè audace. Perchè l'apparecchio tutorio. anche funzionando a, .pieno rendimento, non trova in se stesso la forza d'impor– si, ma solo n,ell'acquiescenza e nella tolleranza della

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