Critica Sociale - anno XXXIX - n. 17 - 1 settembre 1947

CRITICA· SQCIALE 309 \ A. . proposito di riunificazione Bisogna anzitutto sgomberare il terr-eno da un paio di ~ofismi; altrimenti è difficile intenderci. li primo sof1sma c0nsiste nella identificaz1one· fra due cose e~erogenee, e_conomica l'una e 1deologica l'altra. Che ciascun pa-rllto che si denomi na classi sta o marxista presuma, ,con la J?iù perfetta. c onvi.nz•ione (quando è m buona fede) d1 essere la bussola migliore del1a e.lasse 1avoratnce, nulla d'i male; purchè -l'esposizione de-lle bussole .sia fatta liberamente e senza trucchi e la classe lavoratrice possa scegl~ere altrettanto libe– ram-ente quella che in un dato momento ·crede la buona, libera di cambiarla tutte le volte che crede di essersi ingannata nella scelta. Ma da questo ufficio di orientamento della classe alla id-entificaz-ione di questa col partito, vi è di mezzo un peccato di super– bia dal quale si deve emendarsi. Naturalmen.te non parliamo di coloro per cui qu-e– ·sto no~ è un er,rore, ma un sofisma e un mezzo cj.e– magog1co .per conseguire non già l'unità della classe_ lavoratrice, ma l'arrotondamento del loro partito con l'apporto d•i altri partiti o frazioni di .partito, di cui ,essi sar,ebbero il nocciolo e l'avanguardia. Per co– storo il fine da conseguire è tale e così nobile che non vi è mezzo propagandistico, per quanto igno– bile sia, da ripudiare, .se serve a quel fine. ·Parliamo quindi di coloro eh-e compiono questa identifica– zione per er.rote di prosJ]ettiva. Quante volte non si è sentito dire da ottimi e valorosi compagni rimasti nel P. S. I.: « io sono_ sulle vostre posizioni, voglio come voi che il partito socialista sfa democratico au– tonomo -e indi.pendente, ma non ho aderito alla -~cis– sìone ,del partito perchè sarebbe la scissione della classe lavo-ratrke ». Qualc1mo andava anche più in là nell'aberrazi@ne: « meglio i,n gaJ,era cOIÌ,comunisti eh~ _lib-ero senza di loro »; •e non, intendiamoci. per sp1r1to grettamente e sup'Ìnamente fusionista, non per simpatia v,erso l'ideologia e i metodi stali~iani, ma per un sincero terrore di portar-e la scissione nel– la classe lavoratrice. Questi compagni facevano (e fanno!) confusione fra -.classe e panito che (l'abbia– mo detto) sono entità .et-erogenee. Ma questo sofisma ·implicava anche un piccolo ricatto. Sii diceva: « chi si stacca dal partito vuole e det,ermina la scissione anche nella classe lavora– trice». .Ergo: o rimaner-e nel partito a qualunque costo, o trad-i-re i lavoratori .scompaginandone l'organizzazio– ne sindacale. E molbi sono i compagni che, pur con– d,ividendc;> le nostre idee, pur s,entendo il nostro stesso disagio morale, hanno acc~ttato il sofisma cò– m-e un assioma ed hanno subito il ricatto come un rjmperativo della ~igenza unitaria della class-e lavo– ratrice. Tutte le volte che, da cinquant'anni, una crisi, un travaglio chiarificatore nel partito ha fatto presenti– re una scission-e, sii prospettava la situazione .come fossimo alla vigilia di un « mille e non più mille » del!a classe lavoratrice. Tuttavia le scissfoni nei par– titi avvennero perchè non potevano non avvenire, perchè -era logico e onesto che avvenissero. E dopo di·esse non avvenne mai il caos previsto dai gufìi e da-i superstiziosi del « mi!Le e non ,più mille», e il sole sii levò come tutti gli altri giotni (fors-e anche un po' meno ne_buloso) sull'unità sindacale dei lavo– ratori. I .quali, se subirono deUe sconfitte c@me quel– la, gravi-ssima. che prese iJ nom,e grottesco ed etero– clito di faS1cismo; le subirono non per le scissioni nei partiti, ma forse perchè queste non avvennero o fu– rono tardiveJ le subirono ad ogni modo per i loro spe;cifici ,errori, per la scelta sbaglfatissima di ùna data bussola, che e-sclud-eva con la violenza e con la frode tutte le altre che avrebbero avuto il diritto di pr.esentarsi al i::ollaudo. Comunque, anche dopo il 13 g-ennaio l'unità della classe lavoratrice rimase inal– terata, come era nella logica e come era da preve– dersi. Il secondo sofisma, che· ha qualche analogia col primo- e nel quale, con una prot-ervia che fa cascare le braccia, cadono anche molti nostri ami,ci, è quello BibliotecaG·inòBianco d'tl.deriti_ficare la classe lavoratrice con gli operai, che chiamano allegramente « class-e operaia» ben sa,pendo ,che gli operai non sono una classe, ~a un g_ru.ppo di categorie sindacali ne./>l'a classe. Questa so– fistica identificazione è anch-e ptlù pericolosa della prima, perchè tende a disorientare tutti i' lavoratori operai compresi. rin quanlo se a questi si fa creder~ che SCèmo la <;lasse., implicitamente i non operai, che s<;>no1) maggior numero, s.e ne sentono fuori o, peg– gio, se ne sentono i cadetti. Questo, sì. è un sojd.srna che, a giuoco lungo, può portare delle brutt-e sorpre– se nello spirito unitario della classe lavoratrice. Co– munque, anche la cosidetta « classe òperafa » che ,p,er le condizioni SJ?e.ciali ainbi-enlali del suo la~oro _po– teva essere la più esposta a s-entire ripercussioni nel proprio _seno del travaglio dei partiti socialtl.sti, ri– mase muta anche dopo .Ja divisione del P.S.I.U.P. in due ·partiti, d 1 imòstrando così quale error,e massiccio e quale grossolano sofisma sia l'identificazione di qualsiasi partito grande o piccolo ,con la classe. . E ventiamo alla « unificazione » delle forze socia– llste. Alcuni p,erò, con malizia o senza, parlano di « riuniiicazione », ueJ senso che nel P. S.I.U.P. erava– mo uniti, che il 13 gennaio ci siamo divisi e ,che ora chia.ri.to quaJ•che piccolo• malinteso, superata con I~ buo ne o con 1e cattive qualche in compati ,bilità di ca– ratte~e fra le persone che sono atl verti.ci (questi com– ~ag~1 non sanno vedere che le persone ,e i persona– I,1sm1,sempre ,e dap_pertutt.o) non si tratterebbe d'al– tro <;he di_ tornare. ad unirc,i: tutto come prima ... o quasi! « R1un1ficaz1011,e ». 0-ra ·l'idea sarebbe di una' semplicità c.ommovente, se la premessa della precedente unione dei socialisti nel P.S.J.U.P. fosse esatta. Ma eravamo noi socialisbi democratici veramente uniti nel P.S.I.U.P.? Vi -era– vamo lutti, questo è vero, ma era ,come non ci fos– se· nessuno, perchè eravamo tutt'altro che uniti. Era– vamo mescolati coi comumi.sti e comuuistoidi di mar• ca staliniana in modo tale che non si poteva saper bene dove finivano .i socialisti •e dove -incominoiava– no i comunisti, nel cui- apparato e nella ,cui politica generale noi eravamo incastrati e diluiti. In quel partito eravamo mescolati ,in una torbida -emulsiòne, neJ.la quale i componenti eterogenei tendevano, come in tuUe le emulsioni, a naturalment-e separarsi per poi riunirsi secondo le affinità e le simpatie chimi– che. E che senso poteva avere il cosid.etto « patto di unità d'azione·» coi comunisti prima d<i. ,conseguire l'unione e l'unità di pensiero fra i socialisti? E que– sta umità di pensiero socialista come poteva conse– guirsi, se l'apparato non ci consentiva di riconoscer– ci neppure fra di, noi? Ed ecco d primi benefici ten– ta bivi 'di riunione - ,per reaU affinità - dei socia– Jist-i nelle tendenze organizzate nel· partito: ~ Critica S0cia1e » e « Iniziativa Socialista», quelle tendenze calunniate come apportatrici di scisma nel campo proletario, ma che furono il principio di quella au• tentica e sola possibile unificazione dei socialisti. che ebbe )a sua logica -e necessaria attuazione colla costi– tuzione del P.S.L.I. Perchè - SJlrà un paradosso. ma non un sofisma - la sciss'ione del 13 gennaio è stata il più serio e positivo irrizio, dal dopo guerra, di uni– ficazione delle forze socialiste in un grande partito democratico autonomo e indipendente, sia all'inter– no sia nei rapporti internazionali, non ostante la sba– lorditiva de!Jibera di Zurigo. E la nostra azion-e uni– liì.catrice continua nello stesso stile, sorretta dalla co– scienza di ·essere utile all'idea e al movimento socia– lista. Utile anch-e, e specialmente, a.Ila classe lavora– trice, se il nostro socialismo essa vorrà prendere co– me guida e bus·sola. E vorremmo che questa nostrà azione unificatri– ce si ripercuotesse anch,e a favore del P. C., verso il quale dov•rebb'ero polarizzarsi tutte quelle sue forze che attualmente si trovano dhlocate, e come -in tra– sferta, nel P.S.I. Questa avrebbe dovuto essere la lo– gica d.i « Quarto Stato » e di « Compiti Nuovi »; ma se questa riunione delle forze comuniste non .è avve– nuta contemporaneamente alla nostra, meno che me– no avverrà adesso che ha un grave e difficile compi– to da assolvere: tenere incapsulata, imbonire, taci– tare, Jµsingare, ten·ere lontana dalle tentazioni quella parte deri.nostri compagni che è rimasta nel P.S.I .. in modo che non sentano il richiamo della foresta. Ma

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