Critica Sociale - anno XXXIX - n. 17 - 1 settembre 1947

306 CRITICA SOCIALt tura, nega loro ogni facoltà di esistere. Diciamo di più. Se anche qualcuno amasse illudersi che tra il regime di ieri e quello di oggi ci sia una sostanziale differenza, resterebbe tuttavia il fatto che essa non è determinata da una libera e con– sapevole scelta che abbia fatto il popolo di quel paese, ma dal_la circostanza 'che esso è ,caduto dal– l'influsso di uno Stato che seguiva una determi– nata direttiva all'influsso di un altro Stato che segue una direttiva diversa. Nessuno potrebbe dire che questo sia il caso anche dell'Italia. Certo, questa non è retta oggi da \ID governo che possa pretendere di esprimere realmente lo spirito democratico da cui è stata ani– mata quella rivoluzione cht ha aiutato gli alleati a raggiungere più rapidamente la loro vittoria. Appunto per questo oggi c'è in ,Italia una irre– quietezza de1lo spirito pubblico, quella irrequie– tezza da cui è logico sia tormentato chi non vede una realtà consentanea al proprio desiderio, per il cui avvento ha lottato e sofferto. Comunque, questo dissidio tra le speranze di ieri e la realtà di oggi non può in nessun modo diminuire ~l pre– gio di quell'impeto di sentimenti e di eroismi con cui si è cercato che la realtà fosse diversa da quella che è; non può quindi intaccare il diritto dell'Italia ad un trattamento affatto diverso da quello che possono meritare quegli Stati e po– poli che fino all'ultimo hanno sorretto, con l'azione dei loro governi:, con le forze dei loro eser~iti, quella politici!, che voleva porre lej sorti di tutta l'Europa, possibilmente di tutto il moml6, s0tto l'impero del nazifascismo. 1 Noi non intendiamo tanto dolerci dell'ingiusti– zia co=essa ai danni dell'Italia. Possiamo, vo– lendo, trovare qualche conforto nella reazione. che su tanta parte dell'opinione pubblica mondiale ha prodotto la nostra esclusiqne dall'organizzazione delle Nazioni Unite; possiamo tr,ovare conforto anche nella sperunza: che l'atto odioso compiuto contro di noi possa essere cancellato n.ell'a,ssem– blea plenaria delle N. U.; possiamo anche in un'al– tra speranza trovar conforto, che cioè l'enormità del torto che ci è stato fatto valga a suscitare una benefica ed efficace reazione contro quell'in– sulto ad. ogni principio· di democrazia, che è nel-· l'ordinamento dell'0.N.U., più odioso assai di quello che era nel .Covenant della Società delle Nazioni, perchè in q1:(esto almeno il diritto di « veto » spettava in ugual misura ai piccoli e ai grandi Stati, in quello invece si è introdotta una iniqua differenza tra i diritti dei piccoli e dei grandi Stati, dando anche ad uno solo di questi la facoltà di rendere nullo il voto unanime di tutti gli altri, piccoli e grandi, mentre una minoranza, , . anche cospicua, di piccoli Stati non infirma me– nomamente, col suo dissenso, le deliberazioni che si11nostate eventualmente prese in danno di. questi. Più che il trattamento iniquo fatto al nostro paese ci duole tutta la situazione politica di cui esso è ef fetto e segno. Noi riteniamo che l'atteg– giamen.to della Russia sia determinato anche dal ~alcontent o suo per la politica italiana, che le sembra gravitare verso il così detto blocco occi– dentale; ma soprattutto che esso sia ;una· delle BibliotecaGino Bianco tante mosse con cui si tenta di scompaginare il giuoco dell'avversario (che non siamo noi) e di mantenere sospesa una situazione che non si vuol vedere consolidata in una forma che si sospetta contraria ai propri interessi. Ma si rende conto la Russia e si rendono conto coloro che nei diver– si pae$i si fanno eco deUe sue voci e paladini delle sue aspirazioni quale è l'effetto di questo atteggiamento? I popoli hanno bisogno urgente di trovare tutte le possibilità di rinascita e di cer– care e tentare tutte le vie per le quali essa p~s– sa compiersi. L'America offre loro gli aiuti post UNlNRA, i prestiti, tutto un sistema di interventi che deve trovare la sua concreta espressione in quell'armonica coordinazione e denuncia· di biso– gni cui si è dato nome di Piano Marshall. E' evi– dente che, come è stato detto ormai più volte da noi e da altri, non si tratta di un atto di filan– tropia che l'America faccia ·verso di noi e a cui noi abbiamo l'obbligo di corrispondere con un sen– timento di gratitudine che possa portarci anche ad una qualsiasi forma di asservimento politico verso chi ci dà i suoi dollari o le sue merci. No, si tratta di un oculato atto di previdenza da par– te dell'America, la quale ha bisogno che l'Euro– pai viva e prqsperi perchè tutto l'apparato pro– duttivo dell'America possa continuare a funzio– nare regolarmente e non sia arrestato da una crisi simile a quella che nel 1929 ha messo in serio pericolo tutto l'organismo èconomico degli Stati Uniti. Non quindi ,dalJ.l'accettazione e attua– zione del piano Marshall può venire una limita– zione alla nostra indipendenza o il rischio che essa possa essere compromessa; potrà ven;irci. in– vece dal :fatto che gli er:r:on politici di coloro che vogliono rappresentare un· contrappeso alle mire egemoniche dell'America contribuiscano a gettar– ci nelle braccia di questa come nel solo porto nel quale noi possiamo trovare la salvezza della 'no– stra vita e dignità e il riconoscimento dei nostri diritti. E tanto più noi potremo incorrere nel pe– ricolo di non poter difendere, come vorremmo, la nostra indipeRdenza quante più forze siano, da una politica di sospetti o di ripicchi, sottratte · a quel blocco europeo che solo dalla sua compat– tezza può aver speranza di mandar deluse tutte le aspirazioni di egemonia, di asservimento, che a suo riguardo può ;nutrire l'America. Potremmo dire, concludendo, che dell'atteggia– mento che la Russia ha assunto (e fatto assume– re agli Stati costretti ad essere suoi satelliti) tan– to oggi nel Consiglio dell'0.N.U., quanto ieri di fronte alla proposta del piano Marshall, possono provar piacere soltanto coloro, uomini e partiti, che desiderano di dimostrare che per gli Stati europei non può esserci salvezza che nel mettersi sott'ò le ali dell'America; e dovrebbero invece sen– tirsi addolorati e preoccupati proprio coloro che auspicano una concordia europea a difesa dalle mire e dagli urti degli opposti blocchi, anzi do– vrebbero sentirsi contrariati, primi tra tutti, pro– prio coloro che si cullano, Q fingono di cullarsi, nell'illusione che salo la forza della Russia sia capace di assicurare la pace al mondo sotto un regime di schietta democrazia. U.G.M. •

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