Critica Sociale - anno XXXIX - n. 15-16 - 1-16 agosto 1947

CRITICA SOCIALE 291 piò a que~to. proposito, e in modo clamoroso, uria mteressanhss1ma polemica già all'inizio dell'anno 1893, quando, durante la discussione det bilancio dello St~to. nel Rei.c.hstag, i leaders dei vari partiti b_org_hes1,rimproverando ai socialisti Ja loro vellei– ta. d1 non _fare altro che « l'arte facile della critica» ha~no chiesto di indicare 'qua:!e fosse il concret~ < P~ano regolat~re » di quella futura so.cietà, che la soc1al~emocraz1a vuole sostituire all'attuale asset– t~ sociale e quali le misure e i provved_imenti prati– ci che avrebbero 1ovuto co1;1durre a questa mèta idea– le. Purtroppo, le r!spost~ dei leqders socialdemocrati~i non furono convincenti. Lasciamo da parte l'infeli– ~e, se pur sc4erzoso, tentativo di Bebel di mettere in imbarazzo l'avversar_io e ,critico più agguerrito il ca– po del centro ~atto!Jco, con una insidiosa do~anda: < •ebbene, e voi come vi rappres,entate Ja resurrezio– ne dopo la morte e la v,ita eterna che la vostra Chie– sa predica già da secoli,pure s~nza esibire alcuna pr~va? » Ma an,che la seria argomentazione formula– ta lil propos ito dai p iù autorevoli rappresentanti del socialismo scientifi.co non può assolutamente essere ritenuta so ddisfacente. « Finchè Roi siamo ancora la minor~nza e dobbiamo lottare con voi, non c'è alcu– na ragione per noi di presentare i nostri piani._ Que– sto lo far,emo quando H potere sarà nelle nostre ma– ni: e aHora i nostri piani saranno chiariti in modo esauriente», diceva Bebel. El aggiungeva-che ,con– trariamente agli utopisti, ohe cer,cavano di ;edur– re con una dettagliata descrizion,e della futura socie– tà, i seguaci' de·J socialismo scientifico •non •devono ri– correre a simili inutili ,costruzioni di- ,chimerici ca– stelli in aria, giacchè « no.i conosciamo con esattéz– za le leggi dell'evoluzione, in forza delle quali l'at– tuale ordinamento sociale, spingendosi sempre più avanti nello sv,iluppo e nel perfezionamento, va si– multaneamen_te incontro alla sua rovina », e, quindi, occorre non imporre alla vita piani e progetti, ma sol,tanto -seguire la naturale tendenza dell'evoluzione storica verso la società socialista, che « verrà da sè ». Di aRalogo tono furono le argomentazioni svolte du– rante questa discussione polemica anche da W. Lieb– necht e da altri rappresentanti deHa social-democra– zia tedesca. Ma uguale ostinata riluttanza ,a discutere il problema in parola caratterizza, del resto, pure i socialisti· degli altri paesi. Basti ricordare G. Sorel. Per quest'ultimo (v. il suo arti-colo: La crisi de 1 I So– cid/Nsmo s,cientifdco » in « Critica Sociale», 1• maggio 1898) i .piani di ,costruzione_ socialsta sono utopie e stupidaggini » aHo stesso modo dei fala'nsteri di Fourier » e del romanzo di Bellamy. Sotto il pretesto d,ell'impossibHità di estendere la osservazione emp!– rica a fatti non ancora comparsi, Sorel non solo di– chiara utopia ogni ·disegno parti.colareggiato di pro– gramma massimo, ma ritiene troppo esteso anche il programma minimo, perchè alcuni suoi elementi « superano quello che noi possiamo dire di .sdentifi· . co nelle questioni sociali ». E perciò Sorel racco– manda di « rinchiuersi nei limiti prosaici del reale, del fattibile, delle riforme immediate » e di cercare « se neJ. cambiamento che noi vogliamo attuare im· mediatamente si riscontrino ,certe qualità proprie del socialismo». Solo tale discussione è feconda, perchè, < ispirata al vero. s,pirito marxista», essa• « corrispon– de alle vere esigenze della scienza sociale». L'intrinseca contraddizione logica di simile ragio– namento è evidente: difatti, come si può giudicare che date riforme immediate abbiano o non abbiano carattere socialista, se non paragonando ciò che esi– ste ·a ciò che vogliamo che esista nell'avvenire, cioè il reale all'id,eale? Dunque, un certo piano ~ella s~– cietà futura un preventivo concetto dell'ordinamen– to futuro -• per quanto generico e nel limiti razional– mente possibili per la pr,evisione scie1;1tifka - i_s~– .cialisti devono averlo anche per decidere qual! ri– forme immediate sono ,capaci di orientare l'evo1u-= zione sociale verso il regime socialista, per agevolar– ne ed affrettarne ,l'avvento. La razionalità di questa tesi non può essere negata. E se ciò nonostante nel pensiero socialista europeo prevalse una ten~enza contraria ad essa, questo si spiega.,col fat~o che 11so– cialismo scientifico, trascinato dalla reaz10ne contro il socialismo utopistico, ha sopravvalutato la fun– zione creatrice della cosidetta logica obbiettiva de l'evoluzione stor1ca .. Il principale compito del socia– lismo ·scientifico - osserva giustamente V. Cernov, B1bll,0teGa uino bianco n!)to_ socialista russo è diventato, infatti, quello d1 rivelare ,1e tendenze naturali di sviluppo dell'at– tuale assetto economico e di dimostrare che la futu– -~ società verrà come l'inevitabile risultato dell'ulte– riore spontaneo svol,gimento di tali tendenze. II. . Tale è la fonte originaria di ·quella indifferenza per 1 programmi CO$truttivi, cioè per i problemi della via che ,conduce al so.cialismo, ·,la quale si riscontra co- ·me abbiamo visto nel pensiero an·che ,degli uomini della statura di Bebel, Liebknecht e Sorel. Ma que– ~ta avversione all'i.potesi preventiva - che costituis-ce 11;1tanto_ l'e.lemento necessario di ogni indagine teo– r~C§I _scient~flcamente_ costrut_tiva e di ogni ,creativa at– t1v1ta pratica - spmge poi a conclusioni addirittu– ra inverosimili i seguaci minori ed i gregari del marxismo, i quali in generale hanno il difetto di at- . ·taccarsi a singol.e frasi dei maestri. Basta ricordare quanto• spesso .anche oggi, per esempio, da una nota frase di Carlo Marx ,che « comporre programmi per l'avvenire è agire da reazionari» si cerca di trarre la deduzione che ii' socialismo uscirà già bello e pronto dal grembo materno del capitali smo: è una inter,pretazione quanto mai ,cer-velloti.ca di una frase occasionale, scritta in ,circos tanze spe.ci ali e a scopo particolare,· alla quale frase, del resto, si possono contra-ppor,e altre frasi dello stesso Marx, quale quel– la ,per esempio, che « il so.cialismo vuole non solo interpretare il mondo, ma cambi arlo» , frase questa molto più ,conforme all'essenza, a.no spirito attivo e dinamico della' dottrina sociaHst a. . Per dimostrare quanta confusio_ne d'idee regni in questo campo non sarà inutile aggiungere che lo stesso Bebel, alcuni anni prima della surricordata polemica. in un fascicolo Unsere Ziele (« I nostri fi– ni») difend,eva un'-opinione diametralmente opposta. << Il piano dello Stato futuro, affermava allora Be– bel, deve essere elaborato e definito in tutte le sue ,parti antici,patamente, prima ,che si cominci a costruì. re », giacchè « nel momento della costruzione sareb– be troppo tardi iniziare le dis cussioni -teoriche ». Come vedete, in queJI' ,epo.ca Bebel persino esage– rava alquanto le potenzial i poss ibilità, della previsio– ne scientifica, giacchè una dottrina sociale non può dare la possibilità di descrivere con precisione e concretezza l'organizzazione e il funzionamento del regime finale « dn tutte le sue ,parti », ma solo di aL· bozzare uno schema generico avente un valore P.ram– mati,co di una « ipotesi di lavoro». E questo crite– rio razionale è accettato, per esempio, dalla menta– lità empirica dei socialisti britannici, i quali dànno tanta importanza ai problem\ costruttivi, pur essen– do giustamente convinti che la futura so.cietà non sarà mai fotograficamente identica a quella oggi ipo– tetkamente ideata come probabile. « Io non sono co– sì ingenuo - dichiara in proposito il noto studioso gildista Cole - da non capire che 1a storia procede in modo ben diverso. Noi formuHamo e pre.cisiamo concretamente le nostre idee, non nella speranza di trapiantarl,e integralmente dallà testa nella vivente realtà prat ica, ma perchè soltanto le idee nettamente formul ;i.te e concretamente ripensate sono ,capaci di arrecar e un effettivo aiuto ali'edificazione ,di un nuo- vo mondo migliore ». ' Ad ogni modo, quali che siano le sue ragioni, ri– mane indubbio il fatto ,che la mancanza di un pre– ventivo « piano regolatore» costruttivo costituisce una delle pr1ncipali cause per ,cui i socialisti, dopo aver conquistato il potere_ hanno dimostrato, tanto in Russia, quanto in Germania, uguale incapàcità pra– tica di iniziare senza indugio, e in modo razionale, una -riorganizzazione dell'ordinamento economico– sociale, la quale veramente meritasse di essere •battez– zata con il nome di « costruzione socialista». Analo· ga influenza negativa, ,come si sa, fu esercitata in ambedue questi casi anche da un altro fattore: l'im– maturità' deHa classe operaia. S'intende ,che, in dipendenza della diversa con– giuntura eco'nomico-sociale e politico-culturale di o– gni paese, questi esperimenti si sono svolti in modo differente e hanno avuto diversi risultati, ma a noi in questi mòmenti importa soltanto stabilir,e· che so– prattutto dàl_le suindkate due ca~se vie_ne d~termi– nato l'istruttivo fenomeno che tali esperimenti, mal-

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