Critica Sociale - anno XXXIX - n. 10 - 16 maggio 1947

CRITICASOCIALE 177 La crisi della civiltà dopo la seconda guerra mondiale Interessantissimo è lo scritto che segue il quale fa parte di un volume di prossima pubblicazione de,/ compagno Fritz Slernberg, UlilO dei più autorevoli e– sponenti del partito sociaUsta austriaco: Le consta– tazioni e le previsioni che egli fa colpiranno certa– mente l'attenzione dei nostri lettori e potranno dar hlogo ad uua discussione, per. la quale noi offriamo sin cJ:ora le nostre co/Ònne. c. s. La crisi profonda che paralizza l'insieme della cul– tura occidentale è un fatto. che è appena necessario descrivere in_ particolare. Come. fatto esso è reperi· bile ovunque. Esso. si manifesta nella scomparsa di una vera attività creatrice• in pittura, in musica, in letteratura, in tutti i paesi, così in Europa centrale e occidentale come in Russia, in Inghi:terra, _in Ame– rica. Es$o si traduce anche in una degel).e-raz.ioae-di cui nazismo e fascismo non sono stati elle forme partico'.armente acute, degenerazione ·di un insieme · di valori culturali forgiati durante parecchi ..secoli, ma anche del sentimento umano in generale. e delle norme della mora:ità. Prima della prima guerra mondiale, quando i Tur· chi impo~ero agli Armeni un trasferimento generale di popolazione, tutto il mondo civile alzq una tem· pesta di proteste contro questa ricaduta nella ,bar– barie. Dopo d'allora, la decadenza d'ei sentimenti u– mani ed il declino delie idee umanitarie si sono a– vanzati a un punto tale, che la deportazione forzata di i:nilioni di uomini dopo l'ultima guerra arriva ap· pena a commuoverci. La crisi dell'individuo non è che una parte della crisi più "asta che è diventata• se'mpre più evidente durante gli, ultimi trent'anni, .e non può essere com– presa se non mediante una spiegazione dei fattori de– cisivi di quest'u'.tima. Quali sono dunque le cause di questa crisi? Se i fatti sono universa'mente cono· scinti, 1e cause sono infinitamente meno chiare ,e non sfuggono a vari ecquivoci. . La crisi deua civiltà occidentale è parallela alla distruzione del capitalismo in vari settori vitali del mondo, e alla comparsa di nuove forme di società umana. Essa si è approfondita al tempo stesso in cui si sono aggravati gli ant:.gonismi sociali nei ~ettori in cui sussiste tuttora la produzione capitalistica, e al tempo stesso in cui acquistano ampiezza i conflitti politici internazionali fra i centri capitalistici ed i settori già distaccati dal capitalismo. Questa potente trasformazione, nella quale la mag– gior parte di noi fa la parte più di oggetto che di attore, ha preso forme essenzialmente div.erse da quelle del passaggio d·a1 feudalesimo al capitalismo in· Eùropa, ma anche forme totalmente diverse da quelle previste da Marx e da Enge's, quando essi a• nalizzavano le leggi dello sviluppo capitalistico. Come ogni sistema feuda'e, quel:o dell'Europa era caratterizzato dalla preponderanza della produzione agricola; dai 4,/5 ai 9 /10 della popolazione viveva– no de:I'agri co'tura, mentre la classe feudale traeva le sue rendite dallo sfruttamento di milioni di con– tadini costretti al' lavo_ro forzato sulla terra dei si· gnori. Occorsero al capitalismo centinaia di anni per e– vo'versi all'interno dei quadri di questa sociefà. feu– dale, e questo .processo era ancora incompiuto alla vigilia del!a seconda guerra mondiale; anche all'a– pogeo del capita'ismo Si potevano vedere dappertut• to sopravvivenze del capitalismo feudale, come la casta deg i Junkers prussia)li. lJ capitalismo, dopo essersi sviluppato iry.var1o modo nel'.a sua lotta con· tro il feudalesimo, e diventato infine il modo di pro– duzione dominante. Ma es•o non ha distrutto com· pletamente il sistema feudale; i due sistemi sociali hanno potuto C'Ontinuare a coesistere. Perchè que· sto? Perchè in mezzo a tutte le contraddizioni che opponevano i due regimi esisteva un e'emento comu– ne: erano basati entrambi sulla ~tratificazione della società ill classi .e sullo sfruttamento delle masse popolari. Sotto il regime feudale la classe superiore era costituita da proprietari f0ndiar1. In -:lasse infe· riore da contadini e da lavoratori agricoli senza ter· ra; nel sistema capitalistico i capitalisti e gli im· prenditori si sono aJ:eati allo strato dirigente feu· d:ale. mentre i contadini e i lavoratori dei campi, da parte loro, si trovavano rinforzati da milioni di pro– leta.ri delle città, il cui numero si era accresciuto con un r itmo straordinario. La transizione dal -feudalesimo al cap.italismo si è svolta ad un tempo per evoluzione e per rivoluzio· ne. Ma anche quando il processo prendeva un aspet– to rivoluzionario, 'come in Francia, esso non era che l'espressione tardiva di una trasformazione econo– mica cominciata due o tre secoli prima. Siccome questa trasformazione si è compiuta in modo gra· duale e irìsensibile, è impossibi:e tracciare una li– nea di demarcazione precisa fra la cultura borghe· se e la cultitra feudale. Il capitalismo ha sviluppato le -industrie e, con es– se,- le città. Per la prima volta nel'.a storia del mon– do veniva ad .essere creata una forma di produzio· · ne abbastanza intensa perchè la popo'azione delle città diventasse più numerosa di quella de:la cam· pagna. E nelJ.e città la cu-:tura bcrghese si sviluppò e, posta come era in ambiente feudale, si sforzò di conquistare e assimilare i migliori e:emcnti della cultura feudale. Lo sbocciare di questa cultura cit– tadina coincise anche storicamente col sorgere del· !'indi vidualismo. . . . Quando si esamina quella transizione dal feudale· 1 simo al capitalismo, risulta evidente che il pai·saggio dal capitalismo ad ogni nuova forma di società se· gue, e non può che seguire, una strada de: tutto di· versa, perchè le nuove forme sociali cli produzione non si sviluppa1rn all'interno del capitalismo nello stesso modo in cui era nata l'industria capita'.istica all'interno del sistema feudale. E una nuova classe dirigente di lavoratori non compare per allearsi al· le antiche (proprietari fondiari e cap:talisti). L'idea di una classe superiore dirigente presuppone che ci sia una classe inferiore· diretta. Ma il s0cia:ismo con· siste principalmente nel sopprimere lo sfruttamento· e, con esso, le classi sociali. Questa è '.a ragione per la qua!e il socialismo non può crearsi nel quadro del capita1ismo; il massimo realizzabile in regime capitalistico è un certo insieme di precondizioni ne– cessarie allo stabilimento di un modo di produzio· ne socia'ista. . I fondatori del socialismo scientifico, Carlo Marx _e Feçlerico Enge'.s, hanno perfettamente ('<Hnpreso perchè il periodo di trasformazione che vedrà la di· struzione del capitalismo sarà essenzialmente diver· ' so da quello che ha visto la scoJDparsa del feudale– simo. Essi hanno costantemente cercato di indagare e descrivere le forze che, in seno al capitalismo, lo condurranno alla sua distruz:one finale e realizze– ranno Je condizioni de!la vittoria socialista. Da una parte_ essi hanno visto la realizzazione di queste con· dizioni ne:lo sviluppo delle- forze produtt2ve, dal· l'a:tra in un approfondimento degli antagonismi so· ciali che giungeranno al punto in cui le classi infe– riori che eraho per Marx e Engels ~oprattutto i la· voratori, faranno croJ:are il sistema cap~t:dstico e si impadroniranno del potere. Nelle loro analisi Marx e Engels hanno sempre messo l'accento decisivo su'l'accrescimento e !o svi– luppo delle forze pr,oduttive. Una p'elra di p~rago– ne del loro pensiero era l'ipotesi che il passaggio dal capitalismo al socialismo si produrrebbe dapprima nel paese più avanzato o sviluppato dal pun~? di vi– sta industriale. Partendo da questo centro p1u _avan– zato, il proces~o di trasformazione soda 'e si ~sten– derebbe alla periferia più arretrala. Marx e l•,ngels non hannu fornito molti particolari su'lo syil~ppo di questo processo. Ma moiti pu~ti so_no.ch1ar1. In primo luogo essi pew·avano che 11cap1tal1smo euro– peo sarebbe stato distrutto prima. del!~ lor~ morte; cento anni sono passati dall'epoca m cm essi vedeva- ,,

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