Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 18 - 15 settembre 1946

CRITICA SOCIALE 297 Ma non occorre, dicevo, insistefe su c10. Molti sono i di~. fetti che stranieri e fratelli del No·rd volentieri riscontrano nei meridionali. ·Ma qmesti ultimi, a bilanciare i.difetti han– no deNe grandi virtù, diveriu~e proverbiali. anche se .Jo ~mar– rimento della sconfitta e della indigenza ha potuto farle ap• pari re sommerse in-una ,cJilagante corruzione. -Prontezza d'in– gegno, e senso dell'equilibrio che mantiene istintivainenté !on• tani da ogni tstreinismo, ·parsimonia e sobrietà infin,ite, ac– coppiate id m;ia sconfinata adattabilità e ad una rassegnata tenacia contro le avversità, hanno fatto sì che questo popolo, attraverso millenni, resistesse, in condizioni che· forse altri nen avrebberò. superato. Richiamato al senso della respon- - sabilità, reso arbitro. del .proprio destino, il· méridionale sa- prà assQ.ivere i coinpiti che gli saranno affidati. • . Nè voglio omettere un rilievo·di attualità .. I risµltati del– le ·u•ltime elezioni hanno smentito l'altra diceria che i me– ridionali siano ·supino strumento nelle ·mani del clero. Per lò meno, non lo sono .in misura maggiore della gran ·massa del· ' le altre regioni. Infatti chi esamini la statistica delle ele– zioni del 2 giugno nota che alla Democrazia Cristiana è andato il 27,37.% dei suffragi nel Nord, ed if 26,58 per cen-, to nel Mezzogiorno e nelle ·isole. I partiti socialista e co– munista non hanno avuto qui i voti ottenuti al Nord; ma non .va trascurato che altri partiti, i quali avevario dato un I rapporti fra Chiesa e Stato nella futura Costituzione Gioya. innanzi t~tto pr~cisare quali siano i rapporti tra !I soc1ahsmo marxista dei nostri giorni e il Cristianesimo e la ·pratica della Chiesa cattolica romana. ,' Sono tre gli_aspetti di questi rapporti, ognuno con con- tenuto diverso; cioè: . , a) l'aspetto economico, in cui vi_. ·èantitesi; b) l'aspetto sociale, in cui ·v'è parziale. convergenza; e) l'aspetto spirituale e religioso; iri cui si ha estra- neità ed agnosticismo. . . . , a) Sul .terreno·_economico, l'enilnciazione cristiana dih ferì ~adicalmente, sin da)l'origine, da quello che dove:va es– sere ti contenuto della dottrina· socialista. Quando il Vangelo, le cui parole- non vogliono avere u·n v:1Iore transeunte ma eterno; suggerisce. ai ricchi : ciò ohe · v1 avanza, date ai poveri, sanziona un prinncipio permanen,. te di disugùaglianza e la persistenza in aeternùm dello stato d! povertà; e qiJando, nel Sern:ione della M:ontagna. annun– e1a--aU:e turbe: « Beati i pov,eri in ispirito, perchè a loro spetta il regno dei Cieli», con quell'espressione in ispirito ./ afferma che allo stato. di pÒvertà occorre aggiungere la ap– pagata rassegnazione, perchè i poveri si r.endano degni a, · compenso· di ciò che era -loro negato in terra, del mo~do ultraterreno dei beati. · ~ Ora. è chiaro che tali principi non possono accordarsi con quelli ~he sono a fondamento della_dottrina' sqcialista, spe– cie dopo l'insegnamento di Marx, il quale esplicitamente af– fermò che le disug,uaglianze sociali e la povertà ·sono in funzione dìretta di un sistema economico fondato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione. la quale non è eterna ed è anzi déstinata a sparire in virtù di condizioni e di forze già attualmente presenti e operose; e ai poveri (ai proletari) rivolgeva. l'ini;itamento non alla rassegnazio– ne, ma all'uniòne. delle, lor,o forze per affrettare la scom– parsa di. .quell'assetto da cui nascono la disuguaglianza e la povertà. ' . · . · Marx stesso affermò l'accennata antitesi néì termini cru– di che gli sono propri : « I _principi sociali del Cristianesimo predicano la vigliac– che-Fia,, il. disprezzo di sè, l'abba_§samento, la· soggezione, l'u- . miltà ..., ma il. proletariato eonsidera il suo - coraggio; la fiducia in se stesso, l'indipendenza, .il sens@ di dignità per sonale. come qualità ben più necessaria del suo ·pane quo- · tidiano. _ · , «'I principi sociali del Cristianesimo sorno.dolciastri, quel– li del prole.tarfato sono rivoluzionari» (1). L'antitesi accennata è rimasta immutata anche se · di fronte al movimento di .organizza,:ione~ e di ascesa· delle classi lavoratrici per opera de) socialismo, la Chiesa, per non perdere terreno in mezzo alle prime e pur persistendo nélla sua opposizione al secondo, c0ll'énciclica Rerum No– 'UIWUm di papa Leone XIII ·consentì il sindacalismo Òpe– ra_io cristiano e favorì le riforme di contorno ad alcune (l) Gesamtausgabe, Abt,. I,_ Bd. 6., p. 278. BibliotecaGino Bianco contenuto ed un indirizzo nettamente laicò ai /oro program– mi, hanno richiamato nel Mezzogiorno un -larghissimo. se- guito intorno a loro. · Il prete, quindi, non domina incontrastato; larga pure è · - l'influenza dei ceti ;ntellettuali, di quei· ceti medii, cioè, che una più ·realistica 1 :. tica del partito socialista potrebbe con- .durré alla ·coscienza precisa della )oro appartenenza alla clas- se lavoratrice, ed attrarre alle idee più avanzate e conse- guenti di libertà, di democrazia. ·1 Ma questo andava detto di sf1Ìggita, potend_o essere ,og~ getto di urio studio a· parte. Quel che .ya affermato, per gli sviluppi che da queste premesse possono trarsi, è che l'aspira~ zione .all'autonomia è divenuta un'ansià dt liberazione per· tutte le, miglio.ri coscienze meridionali. finora è apparsa ti– mida, espressa a metà sotto forma di inconçluifente. richie– sta di Jegislaziorie speciale, negli scritti di studiosi e _diuo– inini politici, perchè involgeva un capovolgimento istituzio– nale che essi paventavano; oppure è scoppiata tumultuosa e violenta nei propositi dei separatisti siciliani. Oggi finalmen– te è convinzione generale che essa, senza intaccare l'unità dell'Italia, sia la via maestra attraverso cui giungere alla· soluzione dei nostri problemi. · GIUSEPPE TOLINO rivendicazioni del lavoro. Nel .nocciolo del problema, essa rimase e rimane una forza di conservazione, che difende il diritto padronale e non vuol ·saperne di collettivismo (2). Nell'ultima sua manifestazione. papa Pio XII, parlando n- 24 geri_naio a datbri di lavoro e' a prestatori. d'opera, riaffermava ché « la pacificazione sociale non puè:, otte– nersi ·con la rimozione pura e semplice di uno degli ele– jllenti in contr:J-st_o »,. che « nemmeno con . .Ja organizzazione · collettivistica si può -pensare realmente rimosso il dissidio», e· che « l'organizzazione profèssionale e il sindacato ·sono ausili provvisori, forme transitorie; il loro fine è il col– legamento. e la soliclarietà de.i datori e prestatori di la– voro, pér provvedere insieme al bene comune e ai bisogni .dell'intera comùnità >>. - , Non _è quindi probabile c_he ~i trovino punti di ac– cordo· sulle soluzioni radicali alle quali il partito sociali- . sta tende. · ' . b) Sul terreno sociale è più facile accordarsi intorno a riforme che, pur girando solo. attorno al problema essen– ziale, valgano a migliorare la condizione dei lavoratori. • Così.. il principio dell'uguaglianza naturale di tutti .gli uomini in quanto sono tutti· « figli dello stesso Padre» - ciò che co1>tituì_una vera grande rivoluzione quando aeco– munò l'origine del patrizio a quella dello schiavo - e il ·prindpio della , solidarietà umana espressa .così altamente nel monito di Cristo: « se tu· devi andare a render grazie al tuo Signore e nel frattempo il fratello ha bisogno del tuo ausilio, e tu posterga l'omaggio al Signore e corri ad .aiutare il fratello», trovano nei socialisti piena adesione è(2) Affatto erronea è fa concomitanza che certi socialisti vol– lero --e forse taluni voglion~, ancora - frovare fra ·comuni.:.. smo cristi&nO e sociali&mo, •stabilendo un rapporto di deri– vazi.one di questo da quello e fondandosi per questo sul se– guente passo del racconto evangeli,co. di Luca (v. 45): . .« Vendevano (i seguaci degli ·apostoli a. Gerusalemme) le lore proprietà e i loro beni, e ii· ricavo della vendita lo distribui– vaho a tutti, dando a ,ciascuno secondo i suoi bisogni~- Quella concomitanza negò con ragione ed annullò - padre Se– meria, 'quando, in una conferenza, ebbe a dire: · '« Ed ora, rifacendoCi 3.1 èomùnismo dellii Chiesa gerosoli- mitana, osserviamo che esso differisce per tre capi .dal. coÌlet– tiv,ismo vero e proprio, che i marxisti e, in genere, i socialisti scientifici vaghel;lgerebbero pel futuro: a) era un semplice a– duna.mento in comune di danaro, non organizza7;.ione colletti~ va dei lilezfi di produzione o degli stru,menti _del lavoro; b) era iiE'eramente prescelto .nell'ambito· stèsso della piccola società cr.istJana, la quale def resto, nei priinordi, non era infatti. che una Società privata nella g!ande e vera società pubblica, nello Stato. Quel comunismo rassomiglia assai più .al tipo del co– munismo monastico che a quello del còmunismo marxista ». E concludevca il facondo barnabita: « Nel cosidetto socialismo della primitiva cop:mnità cristia– na cil Gerus·alem~e; noi ci troviam0 ·dinanzi, non ad un mo– vimento o 'giuridic~ O ~ociale di ~economia vera e 'proprià, cna ad un ·moVimento di carità, libero quindi come è libera sempre la virtù», ..... « inteso piuttosto· a s·ollevare le reali mi– serie, -che ad attuare una chjmerica .ugq.agl_ianza ». (GIOVANNI SBMERIA-: VentiCinque anni di storia del cristianesimo nascente. Roma, Federico Pustet, 1905, pp. 130 · e 144),, -

RkJQdWJsaXNoZXIy NjIwNTM=