Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 17 - 1 settembre 1946

266 CRITICA SOCIALE perialistica (nonostar1te l'annessione degli Stati balti– ci e di altri svariati territori), guidata solo da amore· di pace e di giustizia e, nei riguardi dell'Italia,. da sollecita preoccupazione dei·nostri diritti ed i~teres– si. Con questi opposti settarismi non si serve la cau, sa, non diciamo soltanto ·dell'Italia, ma della verità, , della giustizia e della pace, che·debbono essere le 1 mi– re supreme della nostra azione. Quale sarà il risultato. del dibattito parigino si può facilmente prevedere, massime dopo il rigetto dei modesti ritocchi che la delegazione italiana ave– va chiesto si apportassero al preambolo del trattato. · Si direbbe che le Grandi Potenze abbiano il timore che ogni piécolo mutamento, anche solo di forma, possa turbare quell'equilibrio in cui si è faticosa– mente composto, per il momento, il cozzo degli op– posti appetiti di espansione e di potenza, che è il fatto saliente della Conferenza della pace. Si può di– re cl:ie,se colpe noi abbiamo, non di queste paghiamo il ~o con le gravose condizioni che ci vengono im– po·ste, ma del fatto che l'Italia continua ad essere, sventun\tamente, anche dopo la cessazione delle osti– lità, uno dei principali campi in cui continuano a trovarsi di fronte i due conglomerati di forze che si contendono il dominio dell'Europa e del ~ondo. Soprattutto delle lòro mire e gelosie noi facciamo le s_pese.E' un sale sparso a condannare ad una lun– ga sterilità una térrà già tutta ingombra di mac.erie. Quando e come potremo rialzarci da siffatta rovina? Occorre a que.sto intento una saggezza e un in– tuito, di cui purtroppo non abbiamo dato prova sin qui.· Nessuno poteva pretendere che da un giorno all'altro si mutasse una situazione piena di grovigli e di ostacoli, ma bisognava almeno dimostrare di ave– re qualche idea precisa ed organica ; e invece:.. Il Partito democristiano rimane per ora silenzio– so, nell'assenza del suo capo, ma forse il silenziò gli giova a preparare l'attuazione di quella· parte del _ programma èhe è spe.cificamentè sua. I partiti di si– nistra avrebbero dovuto profittare di questa battuta di atltesa per discutere tra loro e cercar di concorda-· re un programma di azione comune. Si trattava di sperimentare, alla stregua d~i fatti; l'efficienza. di quell'unità d'azion_e che i comuniti vorrebbero rafl forzare sino alla formazione di un partito ·unico e che la Direzione del nostro partito dichiara di voler mantenere e tradurre in forma precisa Ma niente di questo si è faVtci; e forse non si è fatto perchè man– cavano le· condizioni pet' farlo. Quart>o S,tato attribuisce al rallentarsi del patto d'unità d'azione che i partiti proletari siano stati so– verchiati dalle forze della democrazia cristiana. E' strano che l'idea di un'intesa socialcomunista contro la .democ;razia cristiana ci venga da · compagni che ci hanno ripetuto fino alla noia la necessità di una cordiale intesa fra tutti i « partiti di massa ». Ma, anche superando .questa obiezione preliminare, l'os– servazione di Qum-~o Stato non ha consistenza. Se vogliamo riferirci ai risultati elettorali, è certo che un'alleanza ··non avrebbe migliorato ma peggiorato le risultanze per i partiti di sinistra. Sono centinaia di migliaia gli elettori che guardano con simpatia al · movimento nostro, perchè. espressione di schietta ·de– mocrazia - rispettosa dei d_iritti di libertà individua– le- nella sua struttura e vita interna e nei suoi pro- \ grammi di ricostruzion!'! della vita nazionale e inter– naztonale,. ma appµnto per questo non avrebbe vo– tato per una lis·ta socialcomunista. Se J?Oi vogliamo ri– ferirci a quanto è avvenuto a,11 1 indomani delle ele- BibIiotecaGino Bianco zioni, occorreva, a rende_re possibile l'intesa auspi– cata da Q. S., che ci fosse accordo tra socialisti e comunisti di fronte a una dissenziente opinione del– la democrazia cristiana. Ma abbiamo visto a quale paralizzante compromesso si · è dovuti addivenire sulla questione degli aumenti salariali, sulla quale era sostanziale a.ccordo tra i democristiani e noi e dis– senso dei comunisti. Abbiamo visto che sulla que– stio ne de lla laicità (aconfessionalità) dèlla scuola, che n.oi ritene·vamo urgente difendere, i comunisti ci hanno lasciati soli alle prese con fa democrazia cri– stiana, dichiarando che il problema li lasciava indif– ferenti. E vediamo ora quant9 è diverso l'apprézza– mento nostro e quello dei comunisti sull'atteggia– mento _dell'Italia a Parigi, che noi riteniamo saggio e utile mantenere. sciolto da ògni vincolo con altri . Stati, e i comunisti vorrebbero invece istradato sul solco della politica russa. Come si· può in tali cir– costanze parlare di un· vincolo di alleanza per il trionfo di ,un programma comune? ' La situazione, a volerla guardare in faccia schiet- -tamente, è ·oggi questa. Il partito comunista ~i muo– ve e prende iniziative, ma senza previa intesa col . nostro partito e pare che intenda il patto' di unità co– me impegno da pavte nostra a seguirlo· per tutte le vie per le quali esso volta a volta liberamente si po– ne; e sembra non accorgersi che questo suo atteg– giamento finirà, un giorno o l'altro, per .rendere im– possibile il mantènimento del patto di unità. Dal canto suo il ·Partito Socialista, non volendo porsi contro il partito cvi si sente affratellato dà! comune carattere di partito proletari~ e non potendo se– guirlo nelle azioni che esso inizia, in quanto non le consideri rispondenti alla situazione ,e alle esigenze del momento e agli interessi del proletariato e del paese, ha finito per cadere in uno stato di inerzia, dal quale è necessario si scuota al più presto, per ini– .ziare un'organica azione, secondo le proprie diret- Àive. (1). Non si può .più andare avanti indefinitamente col blocco dei licenziamenti, che sgrava, o quasi, da ogni peso le industrie che più lav<:>ranoe guadagnano e · (1) li difetto del patto di unità d'azione che· vincola at-. fualmente il F'. ·s: ed il P. · C. consiste, per quasi comune consenso: quanto al contenuto, nella sua estrema generici– tà; quanto alla forma. nel suo carattere pernia~ien/,q, che sin qui ha costretto il nostro P,1rtito talora a collaborare col P. C. anche quando (come i recenti avvenimenti han di- , mostrato a luce meridiana) questa. collaborazione è obbiet– tivamente impossibile per profonde divergenze di vedute e si risolve quindi per noi p.ella rinuncia ad una politica so– cialista; talaltra, come denuncia U. G. M., a cadere in uno stato di incertezza e di inerzia. Si aggiunga che tale ca– rattere di permanenza. trovando la sua consacrazione positiva nelle Giunte « permai:ienti » d'intesa costituite in tutti i gradi dell'organizzazione dei due partiti, anche i più periferici,. offre modo. ai «fusionisti» di perseverare in' una pratica del patto dì unità d'azione, che ha come obiet– tivo natural.e quella « fusione;» che dopo il <:;ongresso di Fi– renze dovrebbe ,ritenersi· definitivamente sepolta .. Come annuncia l'« Avanti!» del 25 agosto, la Segreteria del Partito, confoonemèrite i3I mandato ricevuto dal èqn 0 gresso di Firenze, unitamente ad una Commissione all'uopo designata, lavora alla con,dq§ione di un nuovo patto di uni– tà d'azione col Partito CoJnunista, patto che - nella sal– vaguardia dell'autonomia ideologica e po'itica dei due Par– titi - realizzi la loro coriltinità d'azione su « .obiettivi pre- cisi e concreti » · E' tanto vero che la forma attuale del patto favorisce i maneggi fusionisti,. clie a· tli!e .anriilhcio la quinta colonna, la quale vorrebbe inchlotlare il P;ittito Socialista al carro d_i!nteressi che_n~n ~oll~ nè italial;ii nè socialisti, s\ è pre– c1p1tata. dal· « pr.es1dent~ » !le! Pa#itito per cercar d1 ìmpi:-, dire la revisione del iiaHo L... cofflè si ricava da un igno– bile comunicato,· diramlHb a11a stlimpa, in cui la maggio- •

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