Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 17 - 1 settembre 1946

284 CRITICA SOCIALE ' sto che ve l'hanno· tratto « con le mani impedite» due ga- gliardi compagni di viaggio dalle bande rosse sulle uni– formi nere, dal viso placido dj chi compie una consueta prati-ca d'ufficio. Meglio essi, del resto, che non chi vi poneva troppa convinzion~--- Suo merito invece è_ di non avere sprecato quell'anno di confino, in un ozio sterile e querimonioso; d'aver di– pinto col pennello e con la penna quel paesaggio e ·quella esistenza; d'avercene dato un «documentario» d'impareg– giabile valore. Può dar•si che le molte· figurine, tra comi– che e maligne, tra vociferanti ed assorte; che le piccole av– venture svarianti !.'uniformità di quella vita « lontana alle vie dei duri mortali travagli» siano entrate nella espe– riénza dell' A. per altra via da quella che separa Le case di Gagliano di sopra e Gagliano di sotto. Ho !'impressione che quella messa di Natale, in cui il misero don Trajella finge d'aver dimenticata a casa la predica, e legge in sua vece la lettera del soldato che è in Abissinia (ben più com– moverite) sia bellamente costruita. E sarà o non sarà: ac– caduta a Grassano quel1a recita della Fiaccolà sotto il mog– gio, che offre occasione al Levi di fare un'acuta osserva– zione d'arte: che cioè la sincerità professionale di quei guitti e la disposizione tragica di quel pubblico, ricondu– cono alla originale temperie . il dramma che il D'Annunzio ha bensì intraveduto, ma poi intorbidato o dissipato col suo verbalismo prezioso e rettorico_ Ma comunque l'esat– tezza cronologie.i poco importa: ciò che ha valore è la so– stanziale sincerità di quei momenti vissuti. * * * Sarà bene che leggano questo libro quanti studiano ii problema meridionale: e a sentire i programmi e a leg– gere gli articoli, essi non sono pochi_ Lo leggano. perchè è un bel libro:· da meditare e da ammirare. · Intanto è da fare' subito una precisazione. Data l'alta percentuale d~i contadini nella composizione di quelle po– polazioni, il problema meridionale (dice il Levi) è essen– zialmente un problema di contadini. Ma di contadini, non quali conosciamo qui nella pianura padana, inquadrati nei loro sindacati e quindi operanti sulle. proprie condizioni, bensì isolati e indifesi, o difesi soltanto dalla loro silen– ziosa, passiva, ma impenetrabile diffidenza verso quel va– go e vario potere che li opprime ed avversa, e che per • loro è lo Stato iclentificato col suo centro. Quelli dli Roma,... Così, mentre è opinione comune che sia compito dello Stato di risolvere le difficoltà tecniche, economiche, sociali. cul– turali e via dicendo, è proprio -lo Stato !.'oggetto della loro diffidenza. Così sono, così furono, per le avverse vicende della loro storia, se pure hanno una storia ,loro.· O. forse non sono essi stessi :foori della - storia?·· · Un particolare fuggitivo fa intendere quello che con ciò il Levi vuo1e significare. Molti contadini di... Gagliano, })anno combattuto sul Carso, in Abissinia, in Ispagna. Tor– .nati, non ne parlano: la cosa è passata; tanto meglio! ma non li ha interessati. $e di combattimenti parlano, se una modesta (anzi, crudele). e,Popea ~alugina_ nei discorsi lorò; è intorno alla lotta del brigantaggio. Essi sentono che quella guerra, con la quale i contadini difendevano la loro antistorica esistenza, li riguardava più ché quel1e imposte da quelli ,d; Roma. . Come risolvere questa difficoltà pregiudiziale? Sgom– brando •dall'animo dei contadini la diffidenza contro lo SJato. nel quale e sul quale debbono sentirsi operanti, creando uno Stato di tal foggia; che dia loro il senso ,d'es– sere appunto uno « stato contadino»: cioè un aggregato di comuni rurali, cellule vive e fecoIJde di. ogni superiore ag.-– gregazione. Tessuto di infinite autonomie che naturalmen– _te « non potrà esistere senza l'autonomia delle fabbriche, delle scuole,' delle città, di tutte le forme della vita so– ciale»· (p. 230). Non c'è che di.re: la tendenza alla polve– .rizzazione dei tessuti statali è indubbia. Abbiamo comin-· dato dalle regioni periferiche: stiamo passando alle cen– trali · Arriveremo ai comunelli rustici? « Io sono l'Italia grande ed una». Oh, -ironia carducciana: che canteresti oggi? · Ma quali che siano i" rimedi suggeriti_ resta che il pro– blema non è soltanto di economia o di tecnica, di sfrutta– mento capitalistico o politico, di razza o di consuetudini. E' anche tutto questo: ma .è soprattutto un probl_ema psi– ·cologico. ijuovi y_tati psicologici creano attività nuov_e, nuove .condizioni di vita, che alla lor volta creano stati d'animo nuovi. L'azione crea la conquista, la conquista dà luogo alla azione. Tutto sta a rompere l'equilibrio funesto della inerzia e della sfiducia. Usando un'immagine d'at– tualità, .diremo che ·anche qui si deve tendere a enucleare . BibliotecaGino.Bianco. da quell'inerte passività: descrittaci dal Levi, l'energia ato– mica che vi è latente; ·Naturalmente senza bombardamenti. * ~ * Ma come aprire queste chiuse anime « ove non si entra senza una chiave di magia»? (pag. 20). Nel Purgato,-io• di Dante sono due )e chiavi che ne aprono la porta: la bianca dell'intelligenza e la gialla, ossia l'aurea, della carità. Que– st'è in senso figurato la magia che l'A. ha adoperato: ·ma vi è anche una magia in senso proprio: vi è il dominio d'una concezione esistenziale nella quale i confini tra natu– rale e soprannaturale, tra umano e ferino si spostano, si– confondono. L'A. torna più volte su questa co1.1cezionè, « magica» dell'anima .del contadino lucano. Con questo ma– gico senso si accorda, .con una contraddizione· solo appa– rente, l'eccessiva fiducia nell'opera del medico. A un certo punto (pag. 206) avvief\e una specie di rivoluzione perchè le autorità hanno fatto tardare l'.àrrivo del dottore, vincçi.. lato dalle norme dei confinati politici, ad una lontana mas– ~eria ove un infermo muore. Sarebbe morto ad' ogni modo : -ma intanto i contadini sanno che al poveretto sono -man'– cate quelle arcane formule, che sono le ricette; i riti pro– piziatorii della anamnesi, quei filtri iniettati nelle vene con le siringhe: cose tutte che sono richieste e pregiate, non _ in quanto derivano dalla scienza, ma perchè appaiono più misteriose e quindi più valide: dei segni e delle formule cabalistiche· che usano i semplici stregoni. · Anche giovò al Levi, per accostarsi· all'anima dei « suoi · contadini»· la. çondizione di confinato. Anche lui dunque, benchè appartene.sse per cultura e classe economica ai « ga– lantuomini », anche lui era un oppresso dello Stato : « C'e qualcuno a Roma che ti vuol male! ». Ciò costituiva una specie di ~olidari età sociale fra essi e lui. Pare che il. Levi intenda significare che basti che venga chi sappia parlarè · una parola intelligibile alle coscienze loro, ·perchè essi sì muovano a seguirlo. In_ tal senso ha, valore di simbolo la lugubremente comica immagine d'un infermo, quale si pre– senta alle pTime pagine: « Il malato era sdraiato iri terra, -vicino all'uscio_ su una ·specie di barella, tutto vestito, con le scarpe e il cappel!,o » (pag., 20). Chi dirà' all'infermo: « Sorgi e cammina »? · Di queste pennellate descrittive 'è ricco tutto il lavoro: avvertiamo nello scrittor e il pittore. Qualche volta avver– tiamo anche nel path.os del sociologo, il sorriso dell'umori– sta. E una crudele beffa al podestà· Magalone è l'appari-. zi,one, a chi entrà in una piazzetta, d'una delle più cospi 0 cue « opere del regime». Un enorme .pisciatoio, testimqnio malinconico della raffinatezza settentrionale (Ditta Ranzi - Torino) perfettamente inutile là dove ogni funzione or– ganica si compie in cospetto della innocente natura! Li– bero primitivismo, di cui g;li emigrati sentiranno la nos stalgia tra i troppo lucidi arnesi americani (pag. 92). Ma basta. La caduta di Addis, Abeba (dieci anni fa, e sembra un secolo) libera l'A. dal confino: ed egli torna con un intimo rincrescimento ai .luoghi usati· e alle usate compagnie, sorprendendo yerò in se stesso un senso di di: stacco che segna· l'erosi_one che la tenue vena di quell'anno .di solitudine già cominciava ad operare in lui_ ENRICO CARRARA ·A,bb'iamo a dr.s,po,sizio™\ il volume « Memorie di una Socialista », Idi A111g-e-Uca Balaban.off, i:l cui prez– zo di copertirocr è di L. 300. Sen,sib"ile s,conJio sarà; ap– P.'lioaw agir Amz1ci ,e,d agU abbonati. di Crrti:ca So-– èìale. Abbiamo pubblicato: HAROLD G. LASKY 11 Bàttaglione segreto (Un esame ·dell'atteggiamento ·comunista verso il par– tito laburista) " ,P.rezzo L. 20. GrusEPIPE FARAVELV L.a Democrazia Soci al i sta Prezzo L. 15. ValgPnp.pe,r en'tramlN lre1 facilita.zio.n,i, g1'à d•i-sposte ·per gli alfl'li Il()'stri; oipUiSlcol-i, di umo sconto de,[ 25'% per prtdinario.n.11di oltr.e 10 copre. 0 - Direttore: UGO GUIDO MONDOLFO Redattore respons:: ANTONIO GREPi>i Autorizz.: Allied Publications J:I. C. N. 288 - . 10-8al945 ' . - Tipografia Pinelli - Milano - Via Fa-rneti 8 '·

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