Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 13 - 1 luglio 1946

198 CRITICA SOCIALE propositi e programmi che noi.! hanno mai ·avuto prin– cipio di attuazione, come è avveuuto, ad esempio, per i proclamati provvedimenti finanziari. Occorre gente che taccia e lavori, e lavori cou ponde– rata meditazione delle conseguenze che i loro atti sa– ranuo per produrre, rendendosi conto che occorre insie_ me prudenza e audacia, pniclel!za nel valutare le diffi– coltà e uel predispon·e i mezzi per affrontarle e supe– rarle, audacia nell'azione quando l'opportunità dell'a– gire appaia evicleute e siano apprestati, in misura ade– guata, i mezzi occorrenti. Disgraziatamente i partiti (fatte poche eccezioni) non hanuo avuto l'accorgimento cli pensare a questa suprema esigenza nella scelta dei candidati; nelle stesse liste nazionali (a cominciare da l!uella del nostro partito) non si è avuto cura cli met– tere prevaleutemente nomi di gente tecnicamente pre– parata e competente. Ma tuttavia molte felici eccezioni ci sono, in tutti i gruppi: auguriamoci che costoro sei.Jtano tutta la responsabilità che viene loro eia sif– [atto privilegio e con l'intensità del devoto entusiasmo e del proficuo lavoro sopperiscano al difetto degli altri. M:a è soprattutto il programma sul quale bisogna in-, teudersi, dòppio programma da svolgersi parallela– mente,: ' della Costituente per la redazione della Co– stituzi'oùe, del Gove~·no per l'adozione di tutti i prov– vedimenti che occorrono per risolvere i problemi del– l'approvvigionamento, dell'edilizia, della graduale ri– pr,esa di una piena attività produttiva nel campo indu– striale e ag.ricolo, delle comunicazioni, degli scambi all'interno e con l'estero, del 'l'iordinamento delle pub– bliche amministrazioni co.u_ graduale rinnovamento della burocrazia, dell'equilibrio finanziario e della sistema– zione monetaria, di una radicale riforma del ·sistema tributario, e così via : complesso pauroso di paurosi problemi, la cui moltitudine e difficoltà non deve àepri– mere, ma deve anzi sòllecitare ed esaltare la nostra volontà d'aziohe. Ad additare la soluzione di molti fr.a questi problemi noi abbiamo già recato il nostro contributo, e nuovo e più speciifico contributo ci apprestiamo a dare. Fac– ciano altrettanto gli altri, a cominciare dai nostri com– pagni delle altre frazioni, sospendendo le velenose dia– tribe intestine, come noi abbiam fàtto in questo periodo in cui l'unità del partito (la quale a noi, '.5Ì, sta vera_ mente a cuore) è stata ed è l'esigenza suprema. * * * I Disgraziatamente, mentre tanto peso di lavoro e di difficoltà grava su noi, la colpevole indifferenza od osti– lità straniera per le nostre sorti minaccia, sotto la spinta di ingordige imperialistiche e di delittuosi con– trasti egemonici, gravi' pericoli sul nostro cammino. Le dolci parole con cui Inghilterra e America hanno rico– nosciuto il nostro apporto materiale e morale alla. vit– toria coJitro il nazi-fascismo e, soprattutto, lo sforzo eroico col quale abbiamo voluto e saputo liberarci da oo-ni sospetto di solidarietà con le vergogne e i delitti, .all'interno e all'estero, del ·regime totalitario, sono ora dimenticate: c'è ora solo l'amaro - al)J.aro di tosco - delle deliberazioni che si stahno meditando e in parte wno forse già prese. Inghilterra, America e Francia, rhe pure dovrebbero sentire l'interesse, oltre che il do– vere, di aiutare i primi passi di questa nuova demo– crazia, sembra quasi che vogliano impedirle di consoli– ·c1arsi e si rendono fin d'ora complici degli iutrighi co'n cui le forze monarchiche tenteranno di profitta,re della nostra svéntura, la cui responsabilità risale al fascismo e alla tramontata dinasti-a, ma dalla frivola opinione pubblica viene facilmente attribuita a chi ha in mano il po_tere nel momento in cui suona l'ora segnata per la pena degli altrui errori·e delitti. E sembra (che insi– piente e iuefficace maestra è la storia!) che non ricor– dino e non vogliano neppur pensare che dalle delusiopi italiane (artatamente esagerate dai nostri nazionalisti d'allora e in gran parte inconsistenti) successive al trattato di Versailles è nato il fascismo con tutta la sequela cli complicazioÙi internazionali; che ,dal tp.9clo BibliotecaGino Bianco balordo con cui si e cercato di impedire l'impresa ita– liana in Etiopia, per-semplice difesa di posizioni privi– legiate e senz,a nessun senso di solidarietà internazio– nale, e si sono poi minacciate le sa11zioui senza assu– mersi il ,rischio di a,ttuarle, è derivato il « patto d'ac– ciaio", con tutti i successivi svilnpp_i che hanno inco– raggiato la Germania all'aggressione della Czecoslovac– chia e della Polonia. Si vuole ora che la rinascita. cli torbide (ma cui gli avvenimenti darebbero facile e co– modo pretesto) agitazioni nazion,aliste accendano ancora una volta in Italia la favilla che porrebbe fuqco alle polveri per una nuova conflagrazione mondiale? t<: questo lo spirito di pace e di solidarietà iuternazionale che anima nella loro politica estera i nostri compagni laburisti? Oh persistenti spiriti di Lord Disraeli, di Joe Chamberlain, di Churchill! E la Russ'ia? Inutilmente gli amici dell'Unità si in– dustriano di esaltare il contegno italofilo di Molotoff a Parigi. Può darsi che la Russia abbia ri.nuhziato alla Tripolitania per ottenere che l'Inghilterra rinunzi alla Cirenaica, che essa propugni la partecipazione, almeno, dell'Italia all'amministrazione delle colonie che furono sue; può darsi che abbia preso posizione contro un ingiurioso e pesante proluhgame;nto della « tutela » al– leata in Italia e abbia ridotto al mh1imo la sua domanda di riparazioni, certo meno gravosa del rimborso di spese per l'occupazione militare anglo-americana-polacca. E di ciò siamo grati all'U.R.S.S. Mia in un momento in cui il senso più cocenti'! dell'offesa al diritto e alla di– gnità dell'Italia si assomma nel nonie di T,rieste, e proprio da uila bocca copiunista si è levato a Monteci– torio il primo grido di « Viva Trieste!», non è possibile. nascondersi che appunto per la resistenza della Russia incombe su noi la minaccia di perder Trieste e l'Isti;ia e di veder depresso con un'ingiustizia il giubilo uostro per la riconquista della libe'l'tà, per la riaffermazione della dignità, per la dimostrazione della maturità a più regolato ordinamento -interno, a più onorevole uf– ficio nei rapporti internazionali. U. G. M. Pacificazione Ci riserviamo di tornare altra volta a parlare dei re– centi decreti di .amnistia, quando sia apparso più chiaro quali siano i limit.i del provvedimento e quali catego– rie di imputati o condannati ne avranno beneficio. Per ora ci restringiamo a poche considerazioni. · Certo era opl?ortuno che la nascita della Repubblica fosse consacrata da un atto che dimostrasse il desiderio di dimenticare e perdonare le manifestazioni di violenza o di viltà, i segni di malvagità e di bass:ezza morale che hai:Ìno insozzato e travagliato ben ventitrè anni della nostra storia nazionale. È stato più volte osser– vato che l'opera di epurazione, necessariamente affi– data ad una burocrazia mal disposta e attaccata al vec– chio regime, aveva:finito per colpire gli ingenui e i pavidi, certamente i colpevoli minori,.mentre i maggio– ri responsabili erano riusciti a dileguarsi e, in molti casi, ad ottenere una trionfale assoluzione àai giudici che erano delegati a purgare dalla loro presenza male– fica la vita della nazione. Anche per questo un provve- dimento di amnistia. si imponeva. · Ma doveva appunto essere una riparazione di qu.esta ingiustizia, doveva essere una concessione di perdo.no a chi di perdono era degno, di oblio a favore di chi dava garanzia di voler e saper obliare e abbandonare costumi perversi di vita; doveva ricondurre nella vita della Na– zione chi può tornarvi senza recare ad essa pericoli cli nuovi turbamenti. Ma il decreto emesso ci sembra ve– ramente che vada fuori di ogni limite di prudenza, che rimetta in circolo, nel sistema vascolare italiano, tutti { veleni dai quali esso cercava di liberarsi, e questo i11 un momento in cui il nuovo organismo non ha cedo

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