Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 10 - 16 maggio 1946

\ CRITICA SOCIALE 151 resse alcun rischio, anzi al rischio gli parve potesse esporlo la difesa che egli avesse voluto fare del,. buon diritto e degli interessi del paese; e si guardò bene dal fare neppure il menomo tentativo. Ma- v'è qualcosa di molto più grave. C.'è nello Statuto un articolo 26 per cui « niuno può essere arrestato se non nei casi previsti è!alla ·legge, e nelle. forme che essa prescrive». C'era proprio bisogno che intervenisse una resistenza del IParliamento, ormai addomesticato, o una rivolta del Paese·,· per 0 chè •il sovrano sentisse l'obbligo di no.n dàre il pro– prio asse1[so ad una pratica (che era it;J. aperta viola– zione di quella norma statutaria) per _cui migliaia e migliaia. di cittadipi erano arrestati per le così dette misure di pubblica -sicurezza, e cioè senza nessuuo specifico motivo? E quanè!o ~ .:Qeggio an– còra - il re tollerava (e vi apponeva anche la sua • :firma) decreti e regblamenti che, in spregio all'art. 24 dello statuto, per cui « tutti. i regni.coli sono uguali . dinanzi alla legger,_e sono ugualmente ammissi-· bili alle caràche civili e militati», stabilivano che per l'ammissione a c~rti uffici e ai relativi conèorsi fosse ·necassaria l'iscrizione· al partjto fascista, si può avere il coraggio di dire che egli non abbia decampato dalle rette norme costituzionali?, E si può negare la imperdonabile gravità dello sfregio che a · quella norma di statuto fu recato con le leggi_ raz– ziali e con le ap·plicazioni che ne furono fatte? E si può perdona"re al" re di aver apposto la sua firma alla legge che, in aperta. violazione all'art. 71 dello statuto, per cui «_non potranno essere creati tribu– nali straoÌ·din:ari 11, istituiva U così de.tto Tribunale Speciale, dando in mano al regime un 1 arma con cui potesse fare le sue vendette °(e in quale modo poi le fece!) contro tutti i suoi avversari, compresi quelli la cui avversione non si .manifestò in altro modo che 'in- un ostinato eroico att:;iecamento al loro pa– trimoaio di fede e di ideali?. Non parliamo poi degli ignobili atti d'~ssequio resi al regime e al suo. ·capo ·dal re, qal suo degno erede e da altri membri della famiglia reale, con i . pellegrinaggi a Predappio, al Covo· e.ad altri simih luoghi sacri, con una vergognosa solidarietà che in _inolte coscienze vigili suscitava indicibile disgusto, rfra per molte coscienze assopite era atto. di 'consn- . crazione, che rinsaldava il ·prestigio del regime· e accresceva così la sua 'capacità è!i male. Di tutfo -questo in quale pretesto costituzionale possono tro– vare le sçusanti gli apologisti della" monarchia? . ~ *** Il Governo ha avuto la debolezza d( non saper mantenersi fermo sul punto giu::,_tamente segnato dalla Direzione del P. S. e ottimamente ribadito dal prof. Calamandrei nel Corriere ·della Sera dell'u maggio, che cioè l'atto unilaterale del re non poteva modificare i precedenti accordi relativi alla tregua isitituzionale. Umberto doveva. rimanere I luogote– nente del regno., .non proclamarsi re. L'aver con– .sentito a emanare rin ·decreto che sanziona questo arbitrio. è stato un grave errore. Ma speriamo che il Governo sappia 0):3. 0,resistere e fare qu~nto occorre perchè il paese non sia· preso nella rete tesa dal pe– scatore di Posillipo; speriamo che la pfonta reazione della _coscienza popolare e le efficaci misure .che, contro ogni bieco tentativo, saprà adottare la .mano ferma del eompagrio -Romita., facciano cadere nel vuoto gli intrighi del)a corte e dei cortigiani, e che lo sdegno suscitato dall'insidioso, tentativo valga Btbllo eca Gino Bi neo anzi a render più clamorosa la condanna della mo– narchia che il 2 giugno pronunzierà con libero voto . la coscienza nazionale. I monarchici iri buona fede (se ne rimarranno an– cora dopo questo eloquente episodio) i quali rimasero sin qui attaccati alla monarchia perchè la conside– rarono garanzia è!i ordine, dovranno persuadèrsi che nessun ordine èli vita civile può poggiare su un disordine morale c0111equello di cui darebbe proya un popolo che non sapesse rompere il vincolo della propria solidarietà con una -istituzione e con persone che hanno dato così mirabili prove di ci.nico egoi– smo e ·,tradimento dei propri è!overi. Specie nel campo della democrazia cristiana ogni superstite •solidarietà con la monarchia deve essere oggi riso– _lutamen te spezzata. Solo per questa via essa riuscirà a creare nel paese la tranquillità ~pirituale neces~ saria a far sì che il' rmovò regime repubblicano possa esser lo strumento di un ordinato progresso, nel quai.i! maturino le forme, di più. ·prospera vita materiale e di più elevata· e feconda attività spirituale del nostro popolo. · ' · Così come tutti desideriamo. U.G.M. Il vinto ·vi_ncitore Il congresso è finito .. Ha stampato ]'Avanti! a caratteri cubitali: « A Fi– ·renze ha vinto il Socialismo » - frase, questa eh 'è ~a~ga guanto la misericordia di Dio, che, come 'si ·sa, e mfimta. · . . o ._Le cifr~ soh li, e qu-elli che ion·forti in computisterb •· vt han ncamato •su •tante belle cose, anche quella clie t meno sono i .più. I più perspicaci vi banno anche s~operto_ che la Critica Sociale - ci_oèquella 'corrente ?I _peus_1er?che a questa Rivista fa ca-pp -· è uscita 1rnmed1ab1lmente condanuata. Se.coudo il i1ostro sommesso modo di vedere se c'è uria corrente, cbe, ·...perdendo abbia vinto q~esta è quella di Critica Sqcia/.e, dal momento eh~ nessuno apertamente, ha affermato il principiò della fusione ~ della creazione del partito ùnico, ma tutti hanno céle– brato il. principio dell'autonomia. e dell'indipendenza del Partito,_ con qn:anta \Sincerità d~ parte di qualcuno non è ora 1! c aso· d1 ·rilevare. ·. · La reazio.ne della stampa comunista è stata in ma– teria, significativa, ed istruttivo quanto ha s~ritto iu un suo editoriale e, in un articolo del. compao-110 1 Tos gli~tt~, l'Unità. I commenti dei compagni cimunisti legittimano la supposizione che la nostra libertà cli -movimento doyrebbe essere sottoposta al placet ·del loro partito, il quale si arrogherebbe il diritto di tu- tela e di reprimenda. · · . · Tutto questo va 'soltanto rilevato a titolo di cousta– tazione, -cbè probabilmente trattasi cli manifestazioni ab, irato.· . Il _congresso ai Firenze - ed è questo che c'interess; dire - va interpretato al lume delle elezioni comunali di Milano e dei risultati dei congressi del partito d'a– zione e del partito della democrazia del lavoro, c11e l'hanno preceduto. Esso ripropcme, in termiui più pe– rentori, un problema, c·b_e,eluso -· con conseguenzè. ..;atastrofiche per noi e. per la democrazia in genere - nell'altro dopoguerra, oggi nari è dilazionabile: la creazione di una forte democrazia socialista, che rea– lizzi le aspirazioni e le esigenze della classe lavoratrice, intesa questa nel senso più largo e più umano e µon ·ristretta nei limiti angusti di uri operaismo, che ci porterebbe fatalmente al corporativismo. In ébe modo· e con quali mez'zi ciò sarà poss'ibile? La democrazia radicale scomparve n·el gorgo della prima guerra mondiale, avendo esaurito nou iude- . guarnente la sua funzione storica con il compimento· dell'unità della Patria e con l'immissione del proleta– riato nella vita politica del paese. Un primo tentativo di reincarnazione nella democrazia sociale del Di Ce– sarò e del _Gu.arino-Amella (aprile Ì922) non ebbe esito

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