Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 10 - 16 maggio 1946

150 CRITICA SOCIALE " che ha stretto il patto d'acciaio e ha pugnalato alh schiena la Francia già stremata di .forze, e che molti mesi di cobelligeranza, durante i quali erano morti molte e moÌ!e migliaia di nostri soldati e pa~tigìani e la· flotta italiana aveva reso così_ utili servigi, facevano vèramet?-te meritare all'Italia un henévolo trattamento. · * * * Se.,i:l,i" fronte a q~ést~ situazione cas,i Savoia non sente lo scrupolo di gettare il paese in uno stato di pericolos.a irrequiétezza, che certo indebolirebbe la possibilità di. resistenza no~tra alle pretese delle grandi Potenze; se essa non si· preoccupa affatto del pensiero che, per quanto l'atteggi;imento della Russia sia assai più in funzione. antiinglese eh., .an– tHtaliano, esso potrebbe tuttavia irrigidirsi in forma · più dura di fronte alla prospettiva di uri.a restau– razione monarchie.i e delle conséguènti direttive italiane di· politica estera; se essa infine, con per– fetta indiffer~nza, offre al risentimento francese .l'occasione di inasp~·irsi con la salita. al trono di colui che vilmente si prestò .à vibrare nella schiena della Francia il colpo maramaldesco; noi dohbiamù tener contegno ·ben diverso e assumere sulla demo• . crazia e sul proletariato italiano il compito di d1- fel)dere l'onore e gli interessi del paese. Confidia– mo che .anche i comunisti sentano l'obbligo di con– tinuare a sentirs·i sciolti, alm_eno su· questo punto, da ogni vincolo con la ·Russia e coi loro compagni di altdpaesi; e quanio ai socialisti, sapJ?iamo bene .che essi noµ .sì accontenteranno .di quell'atteggia– mento di accoratà ·rasstlgnazione cui si· ispirava un recente articolo del compagno_Borgoni nell'Avanti! di Roma, ma sentiranno l'obbligo di difendere in· piedi e a voce alta il dìritto deWitalia e le ragioni di giustizia in cui ~sso s_i inquadra. Questo è l'at– teggiamento -che il nostro Partito ha assunto sjn dal primo momento e al quale rhnàrrà fedele~ · LA CRITICA SOCIALE Il fosco tra~oµto della monarchia L'atto di abdicazione di Vittorio Emanuele III, .compiuto a, ventiquattro giorni di distanza dalla data fissata per il referendum e per la elezione •dei membri della CosHtuente, dà l'argomento pei- una definitiva condanna della monarchia sabauda da • parte di tutti gli Italiani ·che hanno senso d'oi;iore · .e amore del pròprio paese. Non sappiamo ancora, nel momento in cui· scriviamo, .quale preciso corso .sperasse di dare agli eventi quel « v~cchio ciriico n, èome lo definì un giorno Bonomi:, cui l'Italia deve la conclusione trionfale della, marcia su .Roma e tutta la serie di ve..gogne e' di mali che ne sono d.erivati. Ma è certo che aver tentato, per la· spe– ranza di, salvare la monarchia, di· disorientare, in un momef!tO delicatissimo, la coscienza del paese· e pro– vocare possibilità di pericolose àgitazioni è. segno di tale disprezzo degli interessi nazionali ehe suscita veramente sdegno e nausea. Confidiamo che le spe– rate· consegiienze al:>biano a ma11care qei tutto e eh~ l'atto valga solo a battere più saldi i chiodi sulla cassa che chiudei-à fra poco il çadavere delle impu– tridite istituzioni monarchiche, L'atto recente invità. a riandai-e- con la ment~ tutta la serie di colpe che Vittorio Emanuele. III hia ac- BiQlrOteèa Gino Bianco cm~ulato in questi ultimi venti_quàttr'amii. Gli apo– logisti della monarchia hanno cercato di scaricare sul popolo italiano la responsabilità di tutto· quello che è ·successo; e l'ha t'éntato recentemente anche uno storico di. valore, in un volume qi ciltre due-. ceJ1to pagine, che non esitiamo a definire una cat– tiva aziòi1e. Noi non vogliamo in nessun modo sca– gionare una parte hotevo·lè del paese- dalle respon– sabilità che inc!:ombono su di essa, per avei: non s_olo tollerato il fascismo senza opporgli .. ~1essunia. resistenza ·ué'ppure morale, -ma per. essersi inGhinata ad esso, partecipando a forme di indecorosa e·impu– dica esaltazione., per avergli '.fatt~ da puntello con. l'intentq cli trarne tutti i vantaggi che la' sua tolle– ranza di ogni più sfacciata disonestà .poteva consen– tire. Ma ciò non dimin,uisce'•in nulla. la colpa del r~, che, se avesse av~to· una vigile coscienza dei suoi doveri e del suo onore, avrebbe sentito il biso– gno di irrig{dire la sua resistenza alle malefatte del fascismo per ridestare in ·qualche modo le ·assopite capacità di. difesa del paese e impedirne la rovina . RicJ;tiamarsì agli obblighi costituzionali del re,. che .non poteva assumere iniziiùive senza che gliene offrissero la· possibilità· il Parlamento e il Paese, è_ semplicemente r1dicolo; e il Silva e gli altri a~lo– gisti hanno dovuto scrivere, per tentarlo, una espo-. sizione dei· fatti pienà di ben calcolate lacune. Di fronte a u~1'organizzazione armata, che gi~ aveva dato· prova della sua· capacità a delinquere l'! che· ~i, preparava .a conquistare 'ìl poter-e coi1 là violenza, fu proprio lo scrupr;,16 costituzionale che indusse il re a respi11gere la proposta di ~ta:to' di assedio che il Governo-gli aveva presentata qopo che i capi mi 0 • litari responsabili avevano dichiarato 'di poter cop sicurezza respingere il' tentativo senza grave· spar- . gimento di sangue? Speriamo si possa far· luce un giorno suHa voce cli'e allora corse, secondo la quale il re stesso avrebbe sollecitato lo stato d'assedio quando ebbe. sospetto éhe il fascisg10, il q4ale aveva già abbandonato la sua pregiudiziale repubblicana,. intendessè sostìtuirgli sul trono il duca d'Aosta, e· si sarebbe invece opposto alla dichiarazione di stato d'assedio, quando una visita di Cesare Maria De Vecchi lo ebbe rassicurato che nessun pericolo cor-· reva là stia sovranità, se egli lasciava che il fascismo entrasse ·vittorioso a Roma e lo chiamava al go~ · vérno. < ' . . . • Ma ·11011 ·c'è bisogno davvero di questo particolare per din.,ostr.are di che genere fossero e dia quali im– pulsi movessero gli scrupoli costituzionali di Vittorio Emanuele III. Qùei preparativi e maneggi che la · Corte fece alla vigilia del 25 luglio, per cercare cli evitare che l'aggravarsi della catastrofè militare tra– scinasse anche la dinastia nella rovi~ le sarebbero stati costitÙziònal~ente e· ogg~tÙvamente possibili ànçhe in altri momenti·, per es. quando l'evidenza della complicità diretta di Mussolfoi nell'assassinio di Matteot=t-ilsollevò t.anta ondata' di indignazione nella coscienza pubblica; o anche quando, contro ogni princiwio di diritto, Mussolini fece d1chiarar de.caduti i .deputati a"ntifascist:i che ~{ erano· ritirati sull'Av:entino; o quiarù;lo,'in aperta violazione con le norme statutarie, introdusse il ·ç.ran Consiglio, cioè un organo di partito, nell'ordinamento ·costituzio– nale dello Stato·; o qu~ndo fece votare ed emanò quelle leggi elettorali per cui la scelta. dei rappre– se,ntanti del popolo s,_itraduceva in un'investitura data dal potere esecutivo. Ma in tutti questi casi il re niOn ebbe là sensazione: ch'e il suo potere cor-

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