Critica Sociale - anno XXXVIII - n. 5 - 1 marzo 1946

78 CRITICA SOCIALE mcnti per una duplice soluzione, ohe organizzi il lavoro in nwdo in'dividuale o in modo collettivo,, a seconda del bi– sogno e della maggiore efficacia agli effetti della produzione: · ed eventualmente, in ·modo individuale in alouni setto•ri e momenti della produzione, in modo, collettivo in altri, par- 1tendo dal presupposto che in quahmque caso sarà evitata la possibilità d'elio sfruttamento dell'uomo sull'uomo. . Il problema stesso, per tanto t,emp?, agitato, deHa p-i•cco-la o d-ella g,rande impresa verrà ricon«rouo alle sue vere pro– porzion.; e ad un'urui:ca s,oluzione, oomé vedremo appresso. II .. La riforma a.groria nelle piccole i-mprese e nelle grandi. Una riforma radicale dell'agricoltura, che fasciasse nello stato attuale la picoola proprietà o le picc<iJe imprese in ge– nere, non avrebbe alcun senso- in Italia, dove la gira,nde pro– prietà e i ·latifondi· sono ,generalm·ente costituiti di terre scadenti o di montagna e noin hanno una grande impo•rtanza nell'economia agraria della naz.ione. La lor,o -sistemazione è un prohJ.ema c:l'i cap.i,ta1ie ,dri,lavoro da impiegarsi pr~d'igal– me.rite; e quando questi: fatiifondii si-ano costituiti da terre utilizzabi,lf, s-eguiranno, dopo .Ja croro•bonifica, la. sorte che hanno sempr<;i segiiita,. qu'ella ,d'i. essere frazionati ;!Il poderi ·adatti alla. 4'llpacità di lavoro di una ·normale fam}.glia colo– nica, pas·sand,o nel 111ovoco-delle pi,ccole imprese famHiari. Abbiamo anche, in misura nòte-vole, grandi e medie pro– prietà, già appoderate, costituite di più i,oderi di un so,fo pro•prietari,o, condoitti a mezzadria o a piccoio affitto- - ·Ja renuta romagnola, emiliana o umbra, la fattoria toscana, la . corte milanes~, ecc. -, le quali asso,ciano anche oggi i· van· taggi p•·opri della grande j.mpiesa (direzione ·tecnica, cantine. <e-htterie sociali, ·essiccatoi, acquisti -e voodfae collettive, ecc.), ooi vantaggi proprii della piccola impiresa; per le quali i•l senato're Faina, in un'inchiesta ministedale sulla piccola pro-. pri-età, prospettava 111el 1920 la seguente soluziorìe: « Quando le mas-se rur,ali avranno, raggiunto, coll'isk-uzi,one un a1to . g-rado di civiltà, le molteplici cooperative di acquisto, di vendita, di direzione tecni·ca, latterie, cantin·e, oleifici sociali e via discorrendo, potranno supplire alle mansioni oggi eser– citate dalla grande rpiroprietà, senza .che l'·ec,onomia nàzi-onale ne abbia a soffrire o>. L'organizzazi<one di que,ste grandi proprietà appoderate sarà fatta &ulla base di piccole imprese familiari, I-e quali avranno la soluzione che ,si profila in tutti i -paesi: la cost.i– tuzion"e fra di- esse (cellule in g•·ande alveare) di una' grande cooperativa, eh-e tuteli l'i,nteresse dei. piccoli co.Jtivat-ori, d.i– sqiplinpndone il lavoro -sotto una direzione tecnica, e.he assi– curi. foro tutti i vantagg,i• che erano, un tempo il privil egio delle grandi aziende agrari•e. Come queste ultime, esse di– sporranno di mezzi meccanici, di magazzeni ce~trali-, di in– dm,t-rie trasfo-rmatrici dei ,pr-o,dòtti ·del .suolo, e vo-rteranno una organir,zazione 111uovae un -nu,ovo elemento nell'inte=o dell'impresa, con l'opera· dei te~nici -che consiglieranno i lavoratoiri nel loro lavoro, ·con la introduzione delle· piante più ,convenienti e più redditizie, con le r,otaz.ioni più razio·– nali, col miglioramento delle razze animali, ecc.: insegna- . menllt che i coloni seguiranno, volentieri•, -perchè vi trove– ranno ancM il loro tornaconito personale. Giunte a questo .stadio della loro organiz~zione, · queste piccole in~prese, o•rganizzate in una grande cooperai-iva, se– guendo il processo eoonolJ\Ì'cO·che _si manifosta da cinqua,n– t'anni :a questa pa,rte nelle zone a economia agraria più pro– gredita, saranno (nessuno vorrà negario) assai meglio e più co,nvenienremente socializzabili che non le g-randi imprese a salariati. · .Esse lascianò al oontadino il •possesso- del· suo campo (che è però proptrietà della comunità agraria) e della sua casa, dov:e alleverà i suoi figlioli e alleverà anche i suoi animpli; gli la.sciano anche· H conforto, di• sentirsi. padrone in casa pro– pria, usufruendo al tempo .stesso ,del ·vantaggio .che, al· mo– mento opportuno, la ;cooperativa da cui dipende gli forni.-à materie prime e animali. da allevamento, maochine è ablTezzi, gH prenderà i prodotti. del ,suo lavoro da esser·e venduti o, lavorati in comune, nell'intocesse del singolo e della collet– tività .d·ei soci; <la essere disitribuiti direttamente ai oon~u– matori o alle coc0perative dv çonsumo colle quali la coope·– rativa agric ola man terrà rappo-rti intimi e cordiali di soli– darietà'; per evita.re ,l'an,ta•gonismo fra produutori e consuma– tori. Come è stato m olte volte' e d-a·più- pa,rti osservato, il processo di wcializzazione dell'agri.coltura non tanto im– pli,ca un processo di. concentrazione delle imprese agrarie, ou.anto invece un pi,ocess,o di ooncentrazione della p,rodu– z~ione, perchè sfa meglio, utilizzata e distr.,ibuita ai fini sociali, BÌbÌ1oteèa t3tnol33f~nicd che hanno fino, a, ieri dominato• e oontinuano in molte zone arretrate a domi– nare le er,onomie ,contadà,ne. Cò-n questo pll"ocesso di .socializz.azione otterremo il mas– simo di produzione, cioè it mas-simo di eoon,omia nel mas– simo di libertà, creando una -democrazia di piccoJi ool_livatori, il cui interesse andrà ad id'entificarsi ooll'interesse dei C-Olll~ sumatori. Lo" Stato dovrà intervenire soltanto col suo oom-. pito sp-eclfi,co dj, pireparare una fogj,slazione più àdatta. all~, creazione 4"blle Comunità agrarie provinciali, fornoodol\l di _po,teri adeguati. *** Abbiamo inoltre in Italia grandi, e medie imprese in gran parte industrializzate, non suscettibili di· frazi<inanrento, per le quali il processo di organizzazione in senso socialista ap– para dtveirso e lJer le quali ocoorre richiamarci, per la loiro somiglii-anza, all'esperienza fatta in questo campo ·.iahle nostre distrutte affittanze ool!ettive,a conduzione unita. Era questo il tipo ,di imprese preferito dai cooperatori s,o.cialisti. · Avendo davanti la seduzi-0ne d-ell\l grandi unità. agirar.ie a tÌ'p,o •,;aipitalistwco, con le loiro granelli.macchine, ooil loro vas ti màgazzeni, CO/'l le lÒro grandi ,stalle ~ttiferè, 0011 le loro fabbri·che industriali, quei' cooperatori era1110pocvasi di or– goglio e di entusiasmo per. queste imprese, che av~ebber-o tradouo ·in realtà vivente i, loro sogni. ·Ma la reait 1à· veira li condusse ad- una valutazi,one. meno empirica sul _valore economico e :sociale attuale delle loro, impr-es'!l cooperative, nelle quali, i lavorttori avrebbero dovuto co,rrere ,al lavoro alle tre del mattino oome si oou'!l ad una festa, imitando i lavoratori solta~o · ideali che il Fourier aveva ,so-gna~o per i suoi. 'falansteri.:' , . L'errore no-11era dei lavoratori, che nelle oooperative ira– ~en111atie a,llt;o,v'eavevano, tfatto, miracoli di sacrifici, con la decurtazione· dei loro· salari e con le· giornaite gratuite di lavoro per Je loro imp ..ese che· si trovayano in difficoltà finanziarj,e e, più che finanziarie, economfohe. Fu anche il '.SOgno della Russia cJmunistà, quando, si ·propose il salario unico ed eguale per tutti, che rettificò verso il 1930 coll'or– ganizzaz.ione d-ei Kolckhoz a <!<cono.mia individuale e oollet– tiva; e al lavoro a giornata sostituì il co,ttimo-, per dare ad o•gnuno secondo_ il proprio, lavoro• e non secondo i piroprìi bisogni, e quella norma codificò cori la Costituzione Sovie– tica del 1936, ritornando ,sui suoi passi. Anche •i lavoratori k,olchoziani, come tutti' gli ,altri, lavoratori, oonferi.6oono piò.· vo.Je.n~i·eri il loro· lavoro nel mezzo ettàro, individuale• clic non nelle squadre collettin-della più vasta impresa; ma dalla · geniale organizzazion~ del Kolckhoz, che nella sua &osr:1nza· · era quella -praticata ·dalle cooperative •ravennati del com– pianto· Baldini, p,ossiamo tr~rre i più fitili insegnamOlllti. Una riforma ag,raria d·elle grandi- e medie imprese indu– stri·alizzate deve anoh'essa 1renér conto che si trova di fronte al eompito rp~evalente di o-rganizzare il lavoro- in modo che il lavoratore trovi in es o il suo, toirnaconto ·individuale, che deve coincidere coll'inreresse delle coo-perath.,e, agli effetti del massimo di produzione, trasformando il salariato in li– bero prodUJttore ooint~es-sato• alle vicende della ,sua impresa. 1 Abbiamo in Italia molte forme di oompart-ecip,azione al pro– d,òuò -fC="\terzerfo,mezzadrie famili•ari, mezzadtrie ooUet'live -, che· po-tranno a.pplicarasi alla oirganizzaiione _da noi tracciata, ,nella quale pertanto• il lavoratore v'èrrà a 1tr9vars.i,in so-cietà con la cooperativa di cui egli stesso. è _socio. Que!l,le forme dovranno essere lairgamente utilizzate, creando economie se– paràte e d.i•stinte (·amministrativamente, non di fatto,), per dare ad ognuno, o a pi,ccoli- gruppi, la responsabilità dei risultati– del loro lavoro: Qu'èsto provvedimooto pÒ,trà essere compie- · ·tato con la partedpazione dei lavo-rat,ori agli utili finali del– l'impresa, per dare ai, soci la ,sensazione di essere i compo. _ nenti della grande famiglia .cooperat_iva. è p~ crearé in essi uno stimòlo a ,curare il vanta-ggio collettivo: In tal .caso la soluzi,one .del problema della socializzazione di, queste imprese non ,s,i- pr,osrpetta, più come soluzione di, ·versa da quell!llaado,ttata per l'organizzazione dei' p,icooli col– tivatori; . è un 'unicà soluzione, in cui le economie indi,vi– duali andranno a fondersi e a riassu~ersi nell'econo~ia oolletti·va della grande- impresa, dalla qual'è i lavora tor.i-rice– veranno il_ compenso del foro lavoro in proporzione del prodotto che ne _avra:pno ricavato; e nell'un caso- oonie 111e1;,· • l'a-ltiro anche l'inter-ésse dei -soci andrà egualmenfe· a fondersi oon l'interesse della cooperativa, spingendo,H così a cercar _di con5egu.i·re il massimo p'Ì'.,odotto. Questa, in sintesi, la linea che si può oggi prospetlare per un'organizzazione dell'agriooltura in sepso socialiSota, in lta- _ lia. La sua àrpplicaz.ione dovrà essere graduata n!Jl lempo e nello spazio, ma pèr ottenere i risultati che· deve proporsi ·una tale riforma 1110nvedo, una. linea diversa ~ ·quella trac-

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