Critica Sociale - XXXVI - n.14-15 - 16 lug-15 ago 1926

224 ,CRITICA SOCIALE zava la conversione dei feudi, delle proprietà di fa– miglia e delle proprietà inalienabili in libere pro– prietà, a condizione che una parte della terra e del capitale venisse ceduta al Tesoro; 2.o Legge N. 537, del 4 ottobre. 1919, per la quale le terre deHe parrocchie vengono divise in piccole azi,ende; 3.o Legge del 4 · ottobre 1919, che detta J_ilOrme •per l'assunzione ed occupazione della terra ceduta dallo Slalo per suddividerla in piccole aziende. Il . quarto p110get.to di legge proponeva. cli da-re allo Stabo il cliritl-o cli espropriazi(?ne sulle grandi azi,ende agricole, sempre per creare piccoli poderi, da applicarsi a quelle parti del Paese dove non, fossero terre dei tipi contemplati dalle leggi 1.a e 2.a. Invece dei poteri domandati con questo disegno, il Governo di Sinistra, nel 1921, ottenne i)er legge Ire. milioni di coro.ne per acquistare terre. Ora, net' 1919, il Partilo soc:alista, fu, in generale, favo– reNoli.>al 2.o e al 3.o progetfo · di legg,e. ed a quello sulla espropriazione, ma non alla légge sulb con– versione dei Feudi, perchè, invece del 20 per cento del capHale o del terno della superficie della terra che spettava al Tesoro, i sociali·su sostenevano che lo Slato dovesse ave1\e un diritto cli prelazione per l'acquisto', che gli dovesse esser pagalo il 5 per -cento del capitale e che metà della terra dov~sse essergli assegnata senza compenso. Nel maggio 1921 il Comitato eseculivo del Partito s6cialista nominava una Commissione per l'esame del problema della lerra, e riel gennaio 1922 la Com– missione pubbl:cava un mernoranclum comprendente due progèlli di legge. Il più importante di questi progelli, contemplante l'acquisto cli ler/a da destinare alla formazione o all'amplìamento cli piccole aziende per aree fabbricabili, ecc., dà nllo. Stato il diritto di prelazione nell'acquisto cli terreni messi all'incanlo per· clivis'.one ereditaria, ma, sopratutto, regola l'e– spropriazione cli appezzamenti dalle grandi aziende, il cui valore lerr:el'O sia almeno di 50.000 corone- e la superfjcie non s'a inf~riore n 50 eltari a campi o a prati. Il clirilto cli espropriazione si può esrcilare anche per aziende cli minor superficie, per– sino sotto i 25 etlari, mi -soltanto per amplia1·e i piccoli poderi esis~enti,• ritenuti insufficienti. L'inclen- ' nizzo per la terra espropriata dovrebbe calcolarsi sul valore del lerreno accertato in occasione della stima generale delle terre, con un'aggiunta non - superiore al 10 per cento per la privazione del godimento. L'altro progi;llo cli legge propone alcune moclif:cn– zioni alla legge del Hl19 sulla vendila delle lerre pubbliche, ribadendo, fra l'a1t1~0, il principio della rivalutazione della terra e ciel ragguagliamento dei canoni cl'affillo, stab:Jendo 'tma revisione della legge nel 1934, ·ma restando fermo che., se allora la l.eggc non venisse prorogata o emendata, l'ultima valuta– zione sei·virebbe· senz'altro di base per il pagamento c1·egli affilli. fu questo il risultato d'un compro– messo sa-nèito nel 1919. Il Partito socialista presentò questi progetti cli legge nel febbraio, e poi nell'autunno 1922, e cli nuovo tfel 1923. Assunto al potere nel 1924,, li ripresentò come progetti governativi nell'autunno dello stesso anno e nel 1925. Durante l'tìltima sessione, 1925- 1926, riusci a farli votare dal V-olketing, (la Camera) dove il Governo ha l'appòggio del Partilo radicale, ma non nel Landsting (il Senat,o) dove i Partiti con~ servat01;i hanno la maggioranza. Però la questione ha lale importanza ed urgenza, che dovrà essere prossimamente risolta. BibliotecaGino Bianco Riassumenclo, la politica agrar~ del Partibo ·socia– lista in Danimarca fu · sempre rivolta a favorire il movimento della piccola proprietà coltivatrice, come avevano fatl:ò i precedenti Governi danesi dal 1899 in poi, ma con più decisa volontà cli dare al movi– mento un impulso più ràdicale e più attivo. CONCLUSIONI La storia della evoluzione terriera in Danim.arca ci presenta, in origine, il regime della grande pro– prietà vincolata nei fendi, nelle famiglie gentilizi-e, ' nelle parrocchie; ma dapprima la necessità di ac– crescere la produttività della terra per salvare la nazione dalla bancarotta economica, poi l'interesse della classe lavoratrice priva di mezzi cli lavoro e cli sussistenza, modificano, anzi smantellano, i'l re– gime originario a favore della propriefa libera. Dello spezzettamento e deila distribuzione della ferra approfittano in parte i grandi proprietarii della c1·esciula borghesia terriera per assicurarsi, nei col– livalori di esigui appezzamenti di terreno, la mano d'opera supplementare in certe stagiQni dell'anno; ma poi un più diffuso ~pirito democratico nel Paese rende realmente indipendenti quei. minuscoli piccoli _p.roprietarii coltivatori, portando la superficie del loro campQ alla misura occorrente per una soddisfa– cente economia famigliare. Ma, ancora crescendo ·1a ·« fame di terra», è la grande proprietà, la grande tenuta, che viene presa di mira, per stabilire, da un lato, il diritto d'espropriazione di una porzione di essa, con inden– nizzo, a fa'Vore della coHettività, e, dall'altro, per sancire il principio della pI"oprietà della terra ano Stato e çlella concessione in uso a chi la lavora. Quesl'ullimo principio è già. in atto, l'altro è tut– t'ora in contestazione di fronte all'opposizione delle classi conservatrici che temono « il precedente». Ma, ormai, anche in Danimat·ca, come nella Gran Bret– tagna, la intangibilità del diritto di proprietà privata della terra è in discuss:one, f.Òrti correnti d'opinione pubblica nella stessa borghesia lo coi;f~estano, e, sotto i colpi re:terati dei socialisti interpretanti i bisogni e le aspirazioni delle masse proletarie, è pericolante. Il pr<?blema della preminenza economica della grande o d~lla piccola azienda non ha trovato a,noora una soluzione definitiva neppure in Danimarca, data anche l'intensa industrializzazione dell'agricoltura. L'111te.riore svilupno dell'esperimen~o in corso potrà dar.la in avvenire. Certo, convien tener conto del fatlo che la cooperazione costituisce un notevole· corr-ettivo dell'indivicluaHsmo piccolo-proprietario, e che può concepirsi una grande azienda agrario-indu– striale · coopel'aliva formata dl tanti soci operanti nel loro campo, ricev11to in uso dalla oollettivitài. Frattanto, l'uomo, il' lavoratore-produttore, nella terra assegnatagli ·c1a1Jo Stato, grazie alla cui.tura generale e tecnica acquisita e a'1 vincolo solidaristico enormemente diffuso, mercè la cooperazione, ha gin raggiunto una indipendenza che lo ha messo in grado di svihtppare appieno le proprie facoltà mentali, mu– scolari e spir;tuali in 1m'atmosfera di libertà politica e di democrazia· che preparano le condizioni e i cit– tadini· per la socie·rà socialista. · Anche,· l'esperiment-0 danese dimostra come ogni Paese abbia le sue pecuilari condizioni di fatto· - geografiche, storiche, tradizionali - che sarebbe un ~rrore negligere, .obliare, o forzare; e che è neces– sario tenerne conto se si , vuol pervenire alle più profonde trasformaziòni. ALESSANDRO ScHIA VI. ' '

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