Critica Sociale - anno XXXVI - n.13 - 1-15 luglio 1926

.1_9_6 _ __________ c_n_rt_I_Ct\ SOCI_A_t_E_~------'---'-'--'--_..:.;..~--'---" legalmente la loro allivil~t nella Un:onr dei SoviPti. senza rsserr rsposli al Lerr,orismo, solo allora si potrà, 0011 probabilità di successo, iniziare la di– scussione dei ,problemi relativi agli antagonismi di principio e di tattica fra le classi lavoratrici. Ma la cosa migliore per arrestare lo sciupìo di energie, provocato da tante divisioni, sta nella Internazionale Socialista e Labow·ista. Più questa si r.'.lfforz'erà, e J)iù si avvicinerà il giorno in cui gli operai del mondo saranno ancora una volla unili in una sola Inlernazionak. FEDERICO ÀDLER. IL «LORO» ANTIMARXISMO e le tesi <<catastrofiche» (Co11ti111rnziu11e: i·e<li 1111111. vrecedente) III In oote_sle tesi catnstr,ofiche, e nel loro totale o parziale, vero ,o presunto ~fallimento», il marxi– smo ci entrava sino ad un certo punto .. Queste tesi, in sostanza, Marx le coglieva nel vivo della tra– dizione clollrinale del Socialismo, come parte di una esperienza che non era affatto fallace, che si trat– tava di completare con una documentazione statistica, .la quale egli appunto fornì; lesi, ad ogni modo, che anche adesso si I.ratta di oollocarc n,ella 10110 vera luce, alle quali conviene dare il loro preciso signifi.– calo storico; ed è quesl'ullima la ragione per cui an– cora se ne può scrivere dopo tanto inchiostro che hanno fatto versare; perchè si crede forse sul serio che il pensiero spro.posili così, gratuita.mente? (10) A meno di sragionare come il Pantaleoni, il quale scriveva che basta essere socialista per non sapere ragionare più ;11), è chiaro éhe .il semplice fatto che H pensiero sociaLsla, dal giorno in cui si è destato alla riflessione abbia avuto l'idea fissa che il regime dell'appmpria– zione privala dei mezzi cli pr:oduzione precipitasse ver– so una catastrofe in terna, merita anche da solo un 'in– dagine. - Uno scrittore russo - rara avis - cli tendenze anH– marxiste, scrivendo appunto in critica del marxismo, notava: « C'è una formula, una legge erronea, 11ella quale tutti i socialisti senza clislinzi1one di scuole o di frazioni ebbero finora una fede cieca. Parlo della liegge di concéntrazione del capilal,e; formulata da Marx, ed amP1essa da tutti gli scrittori ed çralori socialisti. (10) Marx notava: « L'Economia politica non può rimanere scienza se non a condizione che la lolla delle classi ri– m_anga lalenle o si manifesti solq ,allraversq fenomeni isolali. Prendiamo ad esempio l'Inghilterra: la sua Economia poli– tica classica coincide col periodo slorico nel quale uon si è an– cora sviluppala la lolla delle classi. .. Fu nel 1830 che scoppiò la crisi decisiva in Francia ed in Ingl1illerra. La borghesia si impadronisce del potere politico. Da allora, nella teoria come nella pra~ica, La lolla delle classi si rivesle di forme sempre più decise e mina,cci,ose. Essa suona la campana funebre dell'EconoJ11ia sd®Lifica bo1~ghese. Ormai non si tratta più, cli sapere se questo o quel Leorema sia vero, qia se sia _ulile o. n9ci vo al capitale, aggradevole · o m.eno alla polizia •· (Prefazione alla 2." edizione Ledesca del Capi/al-e). Per Pareto e Pantaleoni l'Economia politica non era che una polemica conlro il socialismo e Pareto si conciliò col na– zionali,smo dichiarando che ~olo esso poteva condurre la lolla contro il socialismo. Si può da queslo giudicare l'obbicl– tiYilà ùel Pareto. (11) • A. fondamento di Lulli quanti i sislcmi sociialisti. stanno errale dottrine di artificiale edificabilità della società u~ana, ~:i?è,. sta_ ll)l disconoscimenlo· cli leggi naturali, ossia d1 cond1z10m d1 !allo e di correlazioni fra condizioni di !allo ». l\L I:a~1Lale~ni_: Bolscevismo ita[iano, 1922, pag. 71; mso~1ma:_ • Sei soc1~llsla? e. non sai ragionare più!». Ma in R_t!ssrn d_1co!10:• sei bo1·ghese I dunque non sai ràgionare _P,111~- Qm!~d1 a _qneslo moneto nessnno sa ragionare piì1... Non s;i.rebbe p1u seno a:bhandonare cosiffo.Ll.imodi-di argomenlare? BibliotecaGino Bianco Entrate in una riunione pubblica, prendete la prima publ>licazione socialista; voi sentirete o leggerete che, secondo la legge specifica ùet capitale, quest'ultimo si concentra nelle mani di un numero di capitalisti sempre più ristretto; che le grandi fortune si formano a spese delle piccole, e che il grosso capitale ·si ac– cresce per l'espropriazione dei piccoli capitali» (12). Ma la verità è ohe questa legge aveva tanto di barba quando Marx si pose a scrivere. Il Considérant., rias– sumendo i lavori del~ scuola fourierista, oosì la pre– sentava, riferendosi ad un fatto che per"' la coscienza de' suoi contemporanei era già ovvio (13): « Così, mal– grado il principio astrattamente democratico della li– bertà industriale, o piuttosto per effetto di questa li– bertà, falsa ed illusoria come ogni libertà semplice e non organizzala, i capitali, gravitando s-enza con– trappeso sui capitali, proporzionalmente alle masse, si concentrano nelle mani dei più forti detentori; e la società tende a dividersi, sempre più a dividersi! in due grandi classi: un piccolo numero, che possiede lullo o quasi tullo, padrone assoluto di lutto nel do– minio della proprietà, del commercio e dell'industria; ed il gran numero, che non possiede nulla, e vive 1in una dipendenza assoluta dai detentori del capitale e. degli istrumenli del lavoro, costretto ad affittare, con– tro un salario precario e sem,pre decrescente, le sue braccia, il suo ingegno, l,e sue forze ai Signori feudali della società moderna ... E questo fenomeno non è par– ticolare alla Francia: è un fenomeno sociale, qhe ca– t·allcrizza la civiltà moderna. Esso si svilupppa con tanta magg:ore energia in ogni Stato, a mano a mano che l'industrialismo vi raggiunge un gr~do più avan– zato. Esso segue passo .'.l passo il cammino del sistema commerc;ale manifatturiero e l'invasione delle mac– chi ne. Il nostro industrialismo a libera conoorrienz~ è un m\ccanismo colossale. di una enorme potenza, che pompa incessantemente le ricchezzze nazionali per concentrarle nei grandi serbatoi dell'aristocrazia no– vella, e che fabbrica legioni fameliche di poveri e di proletari». Ma già sui principii del XIX secolo, il Fouriier, n_ella sua Théori,e des qunlre mouvements, rilevava che lo sviluppo della ricchezza da una parte, significa ac– cumulo della tmiseria dall'altra (14). Scriveva eglj: « L'industrialismo è la più recente delle nostre chimere scientifiche; è la mania di produrre confusamente, senza alcun metodo cli reh·ibuzione proporzionale, senza nessuna garanzia per il produttore o salariato di partecipare all'accrescimento della ricchezza. Così noi vediamo che le regioni industrialistiche sono al– trellanto e più Lappezzate di mendicanti che non le conlrade indifferenti a questo genere_di•progressi... È evidente che l'eccesso della concorrenza industriale conduce il popol~ incivilito allo stesso grado di po– vertà e di asservimento delle popolazioni della Cina e dell'Indostan.;. Si è così ben riconosciuto questo crr- . colo vizioso dell'industria, che da.. ogni· part,e si oo– mlncia a sospettarlo, ed a meravigliarsi che, nel pe– r;odo della ci,vilt~},la povertà nasca dalla stessa ab– bondanza». L'Andler, nel suo Commento al Manifesto dei Comu– nisti. nola che, già prima di Marx, il Pecquem· avev.a analizzato il processo che conduce alla concentrazione dei capitali {15,. Pecqueur aveva mostrato che il mac– chinismo, con la riduzione prodigiosa delle spese di prodt1zione, deve tr:onfare fatalmente « perchè, appena (12) W. Tcherkesoff: PagPs d'histoire socialiste, Paris 1896 pag. 22. - · ' (1~) \'. ·c~nsidér anL: P rinc_ipes du socialisme, Manifeste de la_ de1_n-0cral1~au XIX.èn :ie s1ècle, Paris 1847, pag. •11), pub– bhcal1 la _pn~a volla 1 1 1. 0 agosto 1843, nell'organo della E_cole ~oc,1elf!-1re, come prog1·amma cli esso (Il Jllanifeslo dei l-0nw111st1 d1 ì\>Iarx ed Engels è dei primi gior,ni del 1848). (14) La T/zéorie des quatre mouvemenls fu pubblicata per la prima volta nel 1808. (15) Andler: lnli'oduclio11 historique et commentaire aq 11/on.f lsle du Parti Com1\11isle, trac\_uz. frane. 1901, pagg. 92-99.

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