Critica Sociale - anno XXXVI - n.13 - 1-15 luglio 1926

CR.ìì1CASùCiALE 197 il . basso prezzo .è a capo di una trasformazione del modo, di produzione, ella è certa». Ma l'attrezzamento moderno non è a basso prezzo che su di una scala in grande. Non c'è industria a vapore in minia– tura. Non' soltanto il motore a vapore per essere van– taggioso suppone che si operi su grandi quantità di materia prima; ma esso suggerisce di unire nello stesso stabilimento tutte le branche delle industrie similari, che un attrezzamento variato, ma messo in movimento da uno stesso motore e lavorante sulle materie di uno stesso genere, permetterà di sfruttare. « Ogni filatura si aggiunge con pr.ofitto una .tessitoria, una tintoria, un impianto di pettinatura». La forza agglomerante , del macchinismo è così in ragione dei movimenti mec– canici, che possono soppiantare lo sforw umano. Essa offre una prodigiosa economia, ma chi non vede che ci vogliono « dei grandi capitali»?' Necessariamente presso tutte le Nazioni che. vorranno utilizzare in casa queste forze produttive (ed esse lo debbono sotto pena di morte) « occorrerà che i capitali si riuniscano, e · così i lavoratori dei vari ordini ». E Pecqueur si po– neva la formidabile questione: « andiamo noi ad una feudalità indusfria1e? ». Egli poneva in risalto· che i proprietari di questi terribili « strumenti agglomerati» accaparravano il lavoro dei piccoli industriali, ucci~ dendoli con una concorrenza ineguale -e crudelmente spietata». Si vedrà da per tutto prodursi iH tutti i Paesi il fenomeno affliggente e ooplraddittori,o che offre l'Inghilterra: « l'estensione del p_auperismo, a fianco dell'accrescimento della proprietà del piccolo numero». Ma tutta la complessa, varia, interessante, ed acuta letteratura che accompagna in Inghilterra i grandi mo– vimenti proletari del Luddismo prima, ciel Cartìsmo pòi, risuona insistente di questo tema: la civiltà i~1du– striale il nuovo capitalismo hanno- creat·o nna situa– zione ·intollerabile che minaccia con le sue lotte la vita del Paese (16). Accumulo di ricchezza, accumulo di miseria: ecco il quadro che offre la. nuova società, Ci vuole un rimedio, o la società si sprofonda. Quale. sarà questo rimedio? 1-l libero scambio, la: diffusione ,della piccola proprietà, la riforma monetaria, oorne dicono i liberali, i riformisti, gli « eoono;misti; »; oppure la Carta del Popolo, le Cooperative socialiste, il comu– nismo vero e proprio oome dicono i cartisti, gli owe– niani ed i democratici? La questi:one non intei·essa. Il fatto è questo, che il pe1.:1sieroragionante tr'Ovava da se stesso, che il sistema capitalistico conduceva alla. propria rovina; da cui la necessità di un rimedio. Il socialismo premarxista era tutto pieno di questo senti– mento che poi è ovviamente la premt!ssa logica di ogni socialismo in ogni tempo ed in ogni luogo. A che, in– fatti un socialismo, se il sistema della proprietà pri– vata' dei mezzi di produzione non conduce la società alla ·rovina? ,Ecco 'perchè il fe11omeno oontraddittorio dell'accumulo della ricchezza e dell'accumulo della mi– seria è un motivo elementare della propaganda socia- lista ... {17). ' Ad ·ogni modo Marx trovava nella « teoria delle c~·isi)' d'el Sismondi una premessa completa della sua tesi che la società capitalistica corre incontro alla propria ro– vina. Sismondi aveva dimostrato che il commerciànte, _ che l'indu.strhde-non hanno la possibilità di conoscere la situazione reale del mercato. Difficile è oggettiva– mente conoscere questa situazione· del mercato; ma ta.Je difficoltà è aggravata dal fatto ,,~he il mercante conosce male il numero ed i mezzi degli altri mercanti suoi concorrenti che vendono in rivalità con lui~- O– gnuno produce come se egli fosse solo_sul mercato, e come se egli solo dovesse fornire tutto 11 mercat~; vale (16) Vedine l'interessante riasstinlo in Bee~·: Gescnicl~le des Sdzialismus in England, Stuttgart, 1913, Erster The1l, ca- pitolo V, VIII, X. . (17) Del resto lo stesso Aristotile constatava pt:r 11 suo tempo: • a Sparta tutli i beni si sono concentrati ~ poc)1e mani•· (Politica, Vi, 6, 7). Ciò. spie~~ i m~vi~en_t1 socia– listici del tempo. In ogni epoca s1 verificano fatti eh co!lcen: trazione del possesso economico, che poi sono generahzzal1 come legge storica universale. BibliotecaGino Bianco a dire, ciascun@ spinge il proprio margine di prodù– zione sin dove gli è possibile. In questo modo ogni scrio rapporto d'inlerdipendeza fra domanda ed offerla è rotto; e si accumulano sul mercato masse enormi di prodotti in cerca di uno smercio, che non possono trovare. Si vende a perdita. Ma questo stesso espe– diente non riesce che dentro limiti molto ristretti. I produttori marginali, rovinati, perdono i loro capitaU. Le officine si chiudono, gli operai sono .respinti dalle fabbriche. La disoccupazione imperversa, c'è penuria di tutto « mentre i prodotti finiti ingombrano i magaz– zin,i >>. Come si esce dalla crisi? Procurandosi degli sbocchi nuovi, tailvolta in Paesi coloniali, talvolta per mezzo di 1,maguerra. Ma il rimedi:o non ha e non_Jiuò avere che una efficacia illusoria. Esso dà vita all'in– dustria, al commercio, ancora per qualche tempo; po– scia il ciclo si riapre: di nuovo ingombro di merci,: di nuovo bassi prezzi, di nuovo svendita, di nuovo chiu– sura 'di fabbriche, disoccupazione e miseria della mas– sa (18). Che ci vuole per condurre questa teoria si– smondiana delle crisi sino alla previsione di una cata– strofe generale del sistema capitalistico, dalla gliale non si possa uscire se non passando ad una nuova forma di produzione, cioè al sistema comunistico? In seno alle piccole organizzazioni comunistiche te– desche, già tempo innanzi alla pubblicazione del 11,Jani– festo dei comunisti, la discussione aveva portato ad approfondire il carattere antitetico del capitale e della miseria. Nel Proscritto, l'organo della Lega dei Pro– scritti, da cu.i più tardi doveva uscire la Lega dei Giusti, che si trasformava in Lega dei Comunisti (19), lo Schu– ster, esaminando l'influenza che lo sviluppo dei lavori pubblici avrebbe esercitalo sull'accumulo della ricchez– za agli Stati Uniti, scriveva cl1-e avrebbe accresciuto la ricchezza dei ricchi e la miseria dei poveri, e· con– tinuava: « io dico accresciuta ... Un'attiva cbncorrenza si" verifica, concorrenza del capitale, concorrenza dei. pove1·i; cadono i prezzi dei prodotli, ma anche il sa– lal'io della forza produttrice. Tutto fa presagire il nau– fragio della pubblica felicità. Soltanto una. cosa pro– spera in mezzo alla comune rovina: la ricchezza dei singoli, il capitale. Suo è il frutto dell'aLtl:rui fatica; suo il godimento dell'altrui attività, e delle arti raffinate; suoi j benefici dei progressi sociali. Con la ricchezza cresce la brama del guadàgno, con la brama del gua– dagno lo spirito industrioso delle invenz~oni; sorgono .,macchine e sostituiscono le prestazioni della forza umana: una nuova fonte di disoccupazione e cli immi– serimento; ·e così accade che, nelle presenti condizioni della società, ogni progresso industriale e delle arti si– gnifica regresso del :benessere e della cultura umana». Chiunque, perciò, si affaccia a questa indagine tro– verà che le tesi riguardanti lo sviluppo contraddittorio della ricchezza e della povertà, l'accentramento del -capitale in un numero di mani sempre più limitato, ed il crescere per effetto di esso della miseria morale ed economica delle classi lavoratrici, l'intensificars!I ed il più violento prorompere delle ·crisi, da cui si deriverebbe una 'vasta catastrofe sociale - tesi che alla comune intelligenza dell'anticritica marxistica ap– paiono come l'essenza del marxismo - in realtà erano una letteratura corrente ed ovviamente ammessa in mezzo agli economisti pessimisti ed ai socialisti prima di Marx. Il contributo che Marx ha recato alla dot– lri na delle trasformazioni sociali è stato un allro; come si può vedere esaminando in che modo_ ì\Iarx ha siste– malizzato quelle vedute nella sua teoria del processo ·slorioo ed in relazione al determinato momento del proprio sviluppo raggiunto dalla società capitalistica, quando egli a questa indagine si volse. Ecco i due punti cui giova accennare. ARTURO LABRIÒLA. (continua) (18) Sismondi: No1wem1x principes d'Economie polilique, I pagg. 330, 361, 372. . '(19) Franz Mehring: Grschichle der cleulschen So=wldemo– cralie; l Vol, 1903, pag. 96 e segg.

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