Critica Sociale - anno XXXVI - n.13 - 1-15 luglio 1926

202 CRITICA SOCT ALE pl-essi siderurgici, nei quali siano vicendevolmente integrate aziende conoorrenti alla produzione, alla distribuzione e al consumo industriale del prodotto,· dall-e miniere di carbone e di ferro fino ai trasporti terrestri e marWimi ed agli stabilimenti meccanici »·. Anche Ja siderurgia dell'acciaio « si risente in Italia di tutte le condizioni sfavorevoli alla produzione della ghisa, sua materia prima essenziale. Coll'im– piego di ghisa estera essa è ugualmente gravata, a cagione del dazio doganale e delle forti spese di tra– sport,o, che ne innalzano il prezzo». Mancanza di carbone e scarsezza del ferro nel soUosuolo nazio– nale· e dazi protettivi sui prndotti siderurgici e mec– canici, se non hanno impedito il progresso di alcuni rami di industri-e meccaniche in Italia, vi contra– stano lo sviluppo delle costruzioni navali, così come riducono la moie dei trasporti ferroviarì in conf1'0nto di quella del grandi Paesi industriali e ne accre– scono le spese di oosh'uzione e di esercizio. *** Così, seguendo i capitoli dedicali dal :Mortara ai singoli prodotti pii:1 importanti nell'economia mon– diale, si ha un, quadro generale clell,~ presenti condi– zioni d(:IJ'eoonomia mondiale e del posto che in essa occupano i diversi Paesi. M.a non meno inte– ressante è, sulla sicura guida dell'Annuario, esami– nare gli spostamenti che nella posizione relativa dei di~·ersi Paesi nel mercato mondiale si sono detenni- . nati dalla guerra ln poi. Ciò che faremo· in U11a successiva rassegna. r. P· ''Conscientia" · e ••• verità· In Conscientia del 3 luglio, il capoccia dei neo– proleslan_li cl'llalia, G. Gangale, obliquo.mente dirige a Prometeo Filodemo una frisia lellera contro Clau– dio Treves, nella quale, fra l'altro, si legge: « Il ri– formismo, lue del mondo, fu sconfitto prima d'in– gaggiar battaglio.... L'Asino è morfo, e di culturale non c'è oggi che la Critica Sociale cli Giovanni Zi– bordi ». Dev'essere una delle malsane o.biluclini cli codesto Gangale l'altaccar cli traverso, come certi gamberi camminano. Per vituperare Treves, si indirizza a Prometeo. e per dare un.a puntata alla Critica, tira in ballo me. , Ora costui sa ce1·lamente, come tutti _colol'ò che seguono la Critica, che se io, collaboratore di essa da quasi vent'anni, ne ho o.ssunfo di recente la g,erenza <, la «compilazione», la Rivista è sempre - e vorrei dire più che mai - dirèlta. e inspirata da Filippo Turali; e ad essa danno o.tlività di pensiero e cli scrilli uomini ai quali io porto la elevazione che è dovuta a maggiori e maestri. Il dire, per svalutare la antica e glorioso. Rivista del So– cialismo italiano, che essa è, .. caduta nelle mie mani è un espediente di polemica meschino.. ' Ormai alle soglie della vecchiaia, i-o serbo in– tatta, per mia e o.ltrni fortuna,. unn virtù che do– vr~bbe es!ere sopratutto dei giovani: la vigile co– scienza d1 tutto quel che non so il criterio della pr?~orzione . tra le forze e l'opera: e, verso gli uo– mm1 del. mco partito, quel « senso delle distanze>> che è co11:-_e una natural gerarchia, tanto più forte ~uanto pi~ spontanea. I giovani del gregge di cui e pastore cl Gangale, sembran del tutto mancare di questo senso. Nella loro sterminata cultura - che io, .c~sl p_overo di sapere (e non l-o dico purtroppo p:~r. 1roma nè per modestia), non riesco ad in– vcclwr,e, perchè non ·vedo in che consista llè a che possa concluder di vivo, di fecondo, di umano _ e~si man-can~ cli q~esto bel dono. Ed anche per c1ò sono dei vecchi precoci. ZIB. BibliotecaGino Bianco TRA LE RIVISTE La questione del Disarmo In occasione dell_a Conferenza preparatoria pi Gi– nevra per la riduzione degli armamenti, sono stati pub– blicati all'Estero notevoli studi e articoli su quella che l'autorevole Economisl di Londra chiama la più ur– gente questione del mondo contemporaneo: la que– stione' del Disarmo. Tra coteste pubblicazioni, ·segna– liamo qui un librn del prof. Baker (1) e un articolo del– l'eminente socialista tedesco Rodolfo Hilferding, Diret– tore della Gesellschaft. Il prof. Baker conosce a fondo la materia che tratta, ed ha speciali qualifiche per assolvere il suo còmpito, in quant~ ha preso personalmente parte a tutte le fasi traverso le quali sono passate le trattative interna– zionali sul Disarmo, dall'armistizio in poi. Il Baker afferma elle gli armamenti, come esistono oggi nel ·mòndo, sono in se stessi una causa di guerr~ e non sono soltanto - come vogliono taluni - ~intomi f]i un'altra causa di guerra: il senso della mancanza di sicurezza., Egli sostiene- che il disarmo e la sicurezza sono problemi interdipendenti, sì che i nostri sforzi de– vono tendere simullaneamente al raggiungimento del– l'una e dell'altra cosa. Il punto più scabroso della questione sta nel fatto che, in tempi relativamente recenti, gli armamenti so– no giunti ad includere potenzialmente tutte le risorse umane e naturali dei vari Paesi. A differenza degli Stati europei del secolo decimottavo, ooi loro eserciti permanenti composti di un piccolo e limitato numero di «-professionisti», le Nazioni moderne in armi ras– somigliano a una tribù primitiva, nella quale' non c'è alcuna distinzione tra combattenti e «civili». Anzi, sotto un certo aspetto, la situazione degli «inciviliti» belligeranti moderni è, moralmente e materialmente, assai peggiore di quella della tril)ù primitiva. La tribù primitiva non possiede, infatti, gli strumenti e l'orga– nizzaztone per mobilitare e spender,e le sue risorse in guerra fino all'ultimo atomo, o per infliggere al. suo nemico il più grave danno possibile. La struttura so– ciale dell'uorno primitivo è troppo amorfa, tanto .per ricevere quanto per assestare colpi mortali; in simili condizioni, la guerra non porta necessariamente al completo ,annientamento dei belligeranti. La guerra di- . venta letale alla società nella proporzione in cui la · società stessa domina più pienamente l'azione dei suoi membri e le ~isorse materiali di cui dispone. . La, « Nazione· in armi» è il prodotto funesto delle guerre della R;ivoluzione francese e delle guerre Napo~ leoniche. Da allora è, si può dire, nata la guerra in mas– sa, che ha ràggiunto il suo vertice negli anni 1914-.._18, ma che lo supererà certo nell'avv;enire, se non si ooi're pront:'lmente ai ripari. Accanto, ipfatti, al rafforzarsi dell'idea poli~ica della gue_rra in massa, che ha tra- , sformato in una tragedia totalitaria di popoli lo sport bellico di Luigi XIV e di Federico II; accanto al cre– scente no.stro dominio sulle risorse naturali e ai oon~ tioui « perfezionamenti» nella guerra aerea· e nell'uso dei gas tossici - perfezionamenti che permetteranno di distruggere in poche ore intere città anche lontanis– sime cj.al fronte di battaglia -, abbiamo la corsa mici– diale agli armamenti, l'aumento oontinuo delle forze armate terrestri, aereee e marittime. E tale aumento si -verifica proprio in Europa, nel cuore della civiltà mo– derna! Che dobbiamo fare per- allontanare il terribil.e pe– ricolo onde. siamo minacciati? Qui non possiamo nep– pure sommariamente esporre il piano di disarmo cal– deggiato dal Baker; in poche parole diremo ehe egli propope di partire da una limitazione generale -e si– multanea degli effettivi sotto le armi, e poscia di asse- (1) « Disarmament », By Prof. P. J. Baker. - Hogarth Press, London, 1926.

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