Critica Sociale - anno XXXVI - n.13 - 1-15 luglio 1926

2ÒÙ. CRITICASOCIALE più largamente impiegato oome combustibile, per la diffusione dell'automobilismo, la surrogazione' del combustibile liquido al combuslihile solido per la propulsione delle . navi e per la traz:onc ferroviaria e numerose altre applicazioni; dalla fine del secolo scorso. e ancor più nel primo quarto del secolo pre– sente si manifesta un movimento, vigoroso e laì·– game~1te diffuso n_el mondo, per lo sfruttamen·lo delle forze idrauliche all'intento della produzione cli 1 energia idroelettrica. La potenza disponibile nel mon-1 do ascenderebbe a 330 milioni di /Wowatt, dei quali . 34 milioni in Europa, 59 in Asia, 143 in Africa, 87 in America e 7 ,in Oceania. Ai primi del 1926, se-' condo l'autore, si può stimare a 26 milioni di kilo-. watl · la potenza installata nel mondo, dei quali 8 milioni di kilowall negli Stati Uniti, 3 milioni nel Canadà, 2 milioni in Italia, 2 milioni in Francia, eccetera. L'energia prodotta annualmente dagli im– pianti idroelettrici esistenti nel mondo, che deve su– perare i 100 m·liardi di kilotµalt-ora, equivale, all'in– circa, a un decimo dell'energia otte.nibile dalla quan– tità di carb9n fossile che viene estratta, in un anno, nel mondo, così cot11<::oggi la produzione mondiale del petrolio corrisponde al 12 per 100 · in peso e al 15~18 per 100 in rendimento calori-, fico di i:1uella del carbone (3). Ma se in costante sviluppo sono le r;sorse su 'cui si basa il gigantesco edificio dell'economia capi-, talista contemporanea, molto diversa è la parte che. nel possesso . e nella- utilizzazione delle med0sime hanno i singoli continenti e i vari Paesi. ,. I CER~ALI ·E LE FIBRE TESSILl Nel commercio mondiale dei cereali, l'America _. Stali Uniti, Canaélà, Argentina - e l'Oceania appa– riscono quali Paesi esportatori, mentre l'Europa compare prevalentemente come importatrice, tanto che la. regione occidentale e centrale, dove è più intensa l'attività delle industl'ie trasformatrici, ri– ceve da sola i 3/4 della complessiva esportazione mondiale. Tra questi Paesi dell'Europa, l'Italia tiene il 2. 0 posto nella importaz:one netta del frumrnto, · chè l'a~nnento della popolazione e il m:glioramento del tenor di vita in mez7JO secolo hanno concoi·so ad accrescere il cm1sumo · in misura da rendere es– senz.iale e necessario il sussidio di una larga impor– tazione. E per quanto in molte· parti d'Italia vi sia qualfche rµargine per vantaggiose esteL1s:,Òni e, i1~ tulte, la possibilità tecnica ed eoonornica di accre– scere il rendimento unitario, grandi difricoltà natn- . rali avversano l'aumento della prodnzione in alcune regioni, e considerazioni di opporlunilù tecnico-eco– nomica soonsigl.ano trna grande estensione della gr,J– nicollura. L'Italia, invece, occupa il secondo posto ~osì nella. produzione mondiale ciel v:no, come in m quella dell'olio d'oliva, e ha preso grande impor– tanza nell'esportazione .delle frùtta e degli ortagg:, che potrebbe essere maggi,or.e senza la difett-osn. Qr– ganizzazione del nostro me~·cato. Nel gruppo industrialmente. importante delle fibre tessili, la pos:zione relativç1, dei singoli continenti e Paesi .v_aria a ~econda delle diverse fibre. che per l:J qnantila mondiale prodotta si distribuiscono in qur– sl'?rcline:. cotone (50-55 milioni di quintali), lan;t t._b-16), .iuta (12-15), canapa e fibre affinl (8-9), hno· (5-6), seta naturale (0,9), seta artif;ciale ·-(0,8). Per _valore della produzione, che raggiunae com- • pless1vamente i 28,6 miliar.cl, i di li1'e-oro per' tutt0. ~e fibre tessili indicate, la seta naturale o'ccupa però 1~ secondo p~sto insiem~ alla lana (6 miliardi di lire-oro per ciascuna) dopo il co~one (12 miliardi), (3) Si veda il V?I. 118 N. 207 (Mm·zo 1925) degli 1n.nals of ~he Af!1er1can. Academy o/ politica/ and socia/ u•_1en?e (Ph(L~clelfta), dedicato al probiema dei grandi im– p1ant1 eletlr1c1 e .allo sviluppo su larga scala d<:>Jl'elertriieiLà come fattore sociale. BibliotecaGino Bianco mentre il 3.o posto è occupato dal lino (1,5 miliardi), segnìlo dalla .jnta (1,2 miliardi). dalla canapa e fibre al'l'ini (1 miliardo), dalla seta artifioiale (0,9 mi– liardi). Nella produz:one della seta naturale ha un posto preponderanle l'Asia - Cina e Giappone -, ma l'Italia viene al terzo posto così nella produzione come· nei mercati esportatori, mentre Stati Uniti e Francia sono i principali mercati importatori. L'Eu– ropa ha invece il pr:mato nella produzione della seta artificiale, ultima venuta tra le fibre tessili ma che, con inaudita celerità di sviluppo, ha conqui– stato in breve tempo tutti i mercati del mondo. Più dei 2/3 della produzione .mondiale è data dal– l'Europa, un po 'meno di 2/3 dagli Stati Uniti. L'I– talia viene al 3.o posto dopo gli Stati Uniti e la Gran Brettagna nella produzione, e al l.o posto forse tra i Pa,esi esportatori di filati (4). Per il cotone, il primato nella produz:one mondiale spetta agli Stali Uniti (5/10 della produzione totale) (5), se– guiti dall'India, dalla Cina, dall'Egitto (circa 4/10 complessivamente), il resto ess,endo prodotto dal Brasile, dalla Russia· ,dal Messico, dal Perù. In Italia solo poco più dcll'l per 100 del const1mo delle sue manifatture è alimenta~o da msiter;a prima na– zional,e o -coloniale, di cui è improbabile un forte au– mento a breve scadenza. L'Italia ha invece il Lo po– sto nella esportazione mondiale e il 2.o posto nella produzione della canapa dopo la Russia, la quale ha il primato nella produz:one del lino, mentre all'India spetta la quasi totalità nella produz:one della juta e all'Oceania e all'America - Stati Uniti e Argentina - il primato nella produz;one mondiale della lana (54 per 100), alla quale partecipano pure larga– mente (24 per 100} l'Mrica e l'Asia, H resto (22 per 100) essendo dato dall'Europa. L'Italia non ne produce che scarsa quantità e ne importa quasi il doppio dì. quanto produce. · Però, se per le fibre tessili, salvo alcune, la to– talità o la enorme prevalenza nella produzione spetta ai Paesi extraeurope:, nella utilizzazione industriale di queste fibre, salvo l.'.l. juta, l'Europa ha ancora un posto preminente, anche· se va perdendo quel mo– nopolio incontrastato che aveva prima. Nel con– sumo industuiale della seta naturale tengono, è vero, un post-o preponderante Cina e Stati Uniti ma nel- . ' l'esportazione dei manufatti il primato spetta alla Francia. L'Italia, per la cui econoni.ia -l'industria della seta ha un posto di primar:a importanza, viene al 5. 0 posto nell'esportazione mondiale dei manufatti, ma per il' suo mercato passa drca 1/5 della seta ifll– piegata dall'industr:a tess 'i.lè europea e americana . Per la seta arlific:ale si è già accennato al primato dell'Europa e al posto di prhn'ordine dell'Italia. Circa l'industria coton:~ra, l'Europa ha la preminenza, ol– trechè nella qu~lità dei prodotti, nel numero dei fusi di filatura e nei telai meccanici impiegati, e consuma 17 miHoni di quintali di colone; contrn 15 milioni consumati per ciascuraa dall'Asia e dal– l'America. La Gran Brettagna ha ancora il primato .nel mondo per fasi di filatura e per i telai mecca– nici impi<egati e per il valore della esportazione così come ha ancora l'incontrasta,to' primato pe; qualità e quantità nei manufatti di lana. Per q·uanto Stati Uniti, Giappone, India, Cina, si siano ormai conquistato un posto importante nella indHstria co– toniera mondiale, Ge11mania, Francia, Russia ' Ita,li::l hanno, insieme all'Inghilterra, una posizione· c~Spicua, così come Gran Brettiagna, Francia, Germania sono ancora i principali Paesi esportatori di manufatti di lana. L'industria· cotoniera, insieme a quella della . (4) .. Si veda sull'!nclustria mondiale della seta arlifi– c~ale 11 numero _speciale ciel Manchester G11ardian Commer– C'1al~ de~. 15 aprii~ 1926: Artificial silk, _(G) S1 veda l 1mportante monografia sul 'cotone pub– blicata nel Agricultural Yearbook, 1921, pubblicato clal U.. s.. DC'part~ment of Agricullure (Wa,i;hington Governement pnnlmg Office, .1922). '

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