Critica Sociale - anno XXXVI - n. 7 - 1-15 aprile 1926

100 CRITICA SOCIALE i socia-listi, per primi, contro.battere n~l Paese e nel Parlamento quest'opera, a oosto d1 accettar~ temporanee alleanze che ripug~an? o~r~~mente a~ loro principii. Ma è per que,sl1 prmc1p11 .c.he essi non devono. ritrarsi di fronte, a responsab1htà, an~ che· se, pesanti. Essi lottano per il loro domam prossimo. Quando la Germania,. con. l' ~iu~o d~ll_a Sociietà delle Nazioni, avrà fatto 1 prnm p~ù. d1ffl~ ciii passi nella soluzione della ,grav:e ?r1,s1m cu1 essa si dibatte? sarà la volta dei socialisti per sa– lire al potere e condurre il Paese a nuo~a gran– dezza. Non sciupino i compagni tedeschi questa loro possibilità. . · In Ino-hillerra la discussione, testè avvenuta alla Camera 0 dei Comuni _:_ discussione da cui Cham– berlain uscì piulloslo male - ha rivelato che, in quel Paese, co'.~ffoi qt.iali aspirano a un ritorno a una politica di imperiale isolamento rappresen– tano una minoranza infima, senza valore. La grandissima rnaggioranz~ è per la Società delle Nazioni. Ma è cerlo che, 11 Governo conservatore ha della politica internazionale un concetto limi– tato che ha dalo tristi frutti col mancato rioo– nos~irne!1Lodel « pr,otooollo » approvato nell' As– ~emblea 1924 della Sociietà delle Nazioni: il oo– dioe messo in mano a questo istituto per dirimere i conflilti inlernazionali evitando i pericoli cli guerre. Fn1 chi vuole l'isolamento della Inghil– terra e chi, come i labouristi, la vuole alla testa di una inlesa fra tutli gli Stati, il Gov,erno sta in mezzo. Ha scartato il « protocollo » e ha poi fa– vorito il patbo di Locarno, più limitalo, se anche s'è dovuto considerarlo un passo considerevole. Yerso la gar~nzia della pace. I labouristi non hanno rinunciato nè rinunciano alla loro batta- ' glia. I nostri voti sono per la loro villoria. Socialisti francesi, socialisti tedeschi, sociali– sti inglesi, ecco qua il 1:'lattodi Locarno - inizio serio di ·una collaborazione, fra Stati ieri nemici - ed eccò, in uno stato di crisi, la Società delle Na– ziqni, che di quel patto deve curare l'applica– zione. Sappiano mettere l'uno e l'altra- in questo momento - al di sopra· di ognf altra loro preoc– cupazione; sappiano agire sapientemente, perchè la carta di Locarno acquisti un valore e la Società delle Nazioni superi la sua crisi acquistando nuo– va potenza; e avranno fatto fare un gran passo al socialismo, alla « civiltà », di cui il socialismo è ad un tempo il propulsore ed il frutto, il creatore e la creatura. Le forze e le correnti di cui il socialismo è l'in– terprete, sono quelle che possono assicura~e la pace oggi, non (oome par ripet,ere il massimalismo con le sue giaculatori~ generiche) dopo l'avvento del sistema socialista. ' Ma, a sua volta, il Socialismo, per vivere e fi()(– 'rire niei suoi graduali sviluppi, ha bisogno della pace. Chi· prometteva che dalla guerra sarebbe venuta la rivoluzione, ha pr-ovveduto lùi ad aprire gli occl}i e a dissipare i miraggi. Se i partiti socialisti mancheranno a questo do– vere e a quest'opera, la formula avrà, uccisa l'idea. VIATOR. Oli abbonati, gli « amici » di questa no– stra Rivista, si ricordino di compiere solle– citamente il loro dovere. BibliotecaGino Bianco ILCONCETTO DELLA "LIBERTÀ" NELLAFILOSOFI~DI K. MARX VII. Tullavia quesla doltrina non può scambiarsi con una specie di assoluzione prevenliva data ad ogni forma cli reazione, politica, che si verifichi nel periodo del capitalismo. Già la stessa biografia di Marx è una protesta contro questa tesi; e così lo vediamo profugo dalla Ge,rmania ben due volte, nel 1843 e nel 1849, e la seconda definitivamente, · per non subire le condizioni di oppressione poli– Lica che imperversavano nel su:o Paese, denunzia– tore critico e pure appassioriabo del colpo di Stalo del 2 dicembre, ed avversari-O risoluto di Napoleo– ne III; aspro censore di Bismarck, del J(ultur– kwnpf e delle leggi contro i so:::ialisti; persecu– tore implacabile ed accanito dello Zarismo. Il marxismo incita alla comprensio.ne , non mai alla giustificazione, die.Jlcreazioni politiche (21). Il dissidio che esso avverte fra liberalismo e capitalismo è da esso limitalo alle questioni c11c siano immediafet.mente di classe; ma si· capisce che, dove le queslioni di classe non appaiono im– medialamenle, il marxismo è ben lungi dal rilc– nere come inevitabili (perciò « neoess~rie ») ],e J.-eazioni· politiche che la vanità, l'egoismo, l'avi– dità o la paura sùggeriscano a uomini, fazi,oniJ gruppi o partiti politici. N ale queste ultime, da impulsi secondarì ed in- ' ' f'eriori, esse mm trovano nel marxismo una pre- Yentiva giustificazione; nè il marxismo è un osla– colo· inle!Lettuale, una ragion teorica che contrasti al combatterli specificamente, fuori dello stesso orizzonte di classe, nell'interes&e della civiltà e della cultura, che son cose le quali, a prescindere dalla loro origine storica, interessano tutti gli uo– mini, e che i pro1etarì no;n debbono tollerare che siano sacrificate per la bella ragione che, tanto e Lanto la· «sorte» dei pro!etarì, in regime capitali- ' I . stico, è di ess,ere « sempre » oppressi. l marxi- smo, che è essp stesso un fienomeno culturale, non può certo ignorare che, cultura significa toUeran– za e libertà e che il proletariato dalla diffusione ) . della cultura e della civiltà attende la propria liberazione. Esso. accetta implicitamente tutte le tesi dell'Humboldt e di John Stuart Mill sulla libertà coni.e strumento di elevazione umana, e dal fatto che la borghesia: non sappia elevarla .a Pe– gola della propria vita ricava soltantò un nuovo argomento contro il sistema borghese della so– cielà. Tuttavia, quando esso s'incontra in un Pae– se e in una dasse (ad es€{mpio: l'In{ghilterra). che alla causa dclla libertà serbi quel tanto di os– sequio che, le oondizioni del capitali~mo r~ndono possibili, il marxismo non esita ·ad attribuir loro . un ufficio direttivo nell'evoluzfo:ne sociale. E l'e– sempio dell'Inghilterra Marx oppose' costante– mente a tulle le n~zi0ni europee. (2f) Alcuni atteggiulhenti dell'Unità nei 'riguardi del fa– scismo (da esso considerato come la forma storica italiana della dittatura" capitali-stica) potrebbero apparire come una giustificazione, ciò .che sarebbe un rinnegamento ap~rto del marxismo, il quale, autentiea dottrina di combattimento, alle reazioni mai nulla voUe. concedere, nemmeno di crederle fe– nomeni neoe,ssart. In questo caso la sola « giustificazione » del contegno dell'Unità si -potrebbe trovarla nelle conve- 11ienzedella <politica es,teta•11\lss!J., cosi benevola per il fasèis~10.

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