Critica Sociale - anno XXXVI - n. 7 - 1-15 aprile 1926

oc1a e RIVISTA QUINDl'CINALE DEL SOCIALISMO Nel Regno: Anno L. 24 -- Semestre L. 12 - All'Estero: Anno L. It. 30 - Semestre L. 15 DIREZIONE: Milano - Portici Galleria, 23 - AMMINISTRAZIONE: Via Omenoni, 4 _ Mila.ne Anno XXXVI - N. 7 Il Numero sepa~ato L. UNA Il Milano, 1-15 Aprile 1926 SOMMARIO POLITICA E ATTUA.LITA': A utocl"itica o de1no1izione t (Ra.bano ìl'Iauro). Gio·vanni Ame11dola (f. t.). · Coltura socialista e vropa.ganda, (II1°) (Prof. Giovanni Zibordi). l Partiti socialisti e la Società delle Nazioni (Viator). STUDI ECONOMICI E SOCIOLOGICI: il conc_etto 1t~lla «libertà,. nella filosofia tU K. Mara;. VII, e VIII {Fme). (Prof. Arturo Labriola) . .élntidi11ri:ia11ismo econom-ico (llle EgoJ. Per la « terra ci chi la fa rendere,. nella Gran Bretagna. V, VI, (Alessandro Schiavi) .. FILOSOFIA, LETTERATURA, FATTI SOCIALI: Pacifismo social-ista, (1° ). (Antonio Basso). I'ubblieazioni per-venute in dono. Autocritica o -demolizione? Autocritica? ... Ah! quanta i giovani nevo- .. gliono. A tonnellate. Non solo non ci spa- - venta, ma le siamo sempre andati .incontro,· avidamente. I giovani non hanno l'obbligo di saperlo; ma tal posizi,one abbiamo assunta fin da quando si usava asserire che il pàrtito socialista non fosse che una « fabbrica di co– scienze », cioè a dire un'organizzazione per la dommatica imbottitura di cranì Tivoluzio~ nari. La « coscienza » per noi non fu mai se non rappresentazione di quello che è e in– tuito atlivo di ciò che sta per essere, una bi:.. lancia sensibilissima del reale e dell'ideale. Il nuovo assolutismo idealista e volontarista ci ha sempre lasciato freddi; senza impicciarci ex-professo di filosofia accademica, siamo ri– masti fermi ad u-µ metodo positivistico che, se non pretende di rivelarci il tutto, ci ha offerto la chiave più adatta ad aprire il mag– gior numero di serrature. Anche per ciò ci fanno intendere i giovani idealisti che sia.1110 fuori di moda. Non ce ne mortifichi:amo trop– po, perchè, così come siamo, noi intendiamo essi più che essi non intendano noi. E, fin– chè noi li intendiamo, siamo sicuri che non si r,omperà il vincolo che ci unisce nella pas– sione del socialismo. Autocritica? Critica sp1etata e spregiudi- cata del nostro movimento passato? Ma sì, ma sì, senza esitare. Con una .sola avvertenza o, come ora si dice, con una sola riseirV:a: che cotesle confessioni pubbliche non caschi– no mai nella mistica cattolica del pentimento. Il pentimento è una passione della coscienzi · individuale, che si terge e si eleva. Ma ip. po– litica il penlimento è un nonsenso, perchè le grandi esperienze collettive non si presentano mai due volte esattainente nella stessa forma, 6 'bl.e tappli~i;e le sµggestion~ della coscienza in– I 10 eca l:,lnO Bianco diyiduale persi~tente è quasi s·empre un ap– plicare una sapienza anacronisb:a .,ossia una stup_idità. ~ gran~i ~ovimenti soci~li possono lasciare di~tro _d1se coscienze personali tur– pate. e penitenti - 1:na ciò quasi sempre per· U!l,nfl~sso tutto egoistico dei risultati dei mo– v~m~nh stessi. In sè, i grandi movimenti so– ciali P?rt~no le loro ragioni ineluttabili nelle con_d1z10m che determinar,ono anche gli er- · ron_ e le colpe individuali, e, pertanto, non lasciano luogo al «_pentimento». E così, quando Carlo Rosselli in Il QuariO' Stato) eccellente Rivista socialista di coltura politica, parte nella sua disamina « autocri– tica » ~~lla considerazione di una certa pre- 1natunta del movimento socialista in Italia per essere il nostro Paese ancora adesso i:d t . ) ' gran par e agricolo e-di una vita economica non grandemente sviluppata· dove arriva a parar,e? All'errore di avere f~tto del sociali– sm·o, prima che la_ Facoltà economica ce ne · dess~ l'esplicita licenza? Non questo è il suo p_cn~iero, ma quello soltanto che il partito so- . crnhsta non seppe adeguare la sua teoria al clima storico, ponendo prima salde basi mo– rali· e politiche .... É proprio il caso di dire: · ciò che è stato è stato e indietro non si torna. Ma il Rosselli ben poteva ricordare che prt– ma del ·n1ovimento socialista era stato m; ma– gnifico movimento mazzini;no che proprio nulla altro si proponeva che porre le salde· basi _morali e politiche per un avvento pro– letar10. Come fu che il partito socialista so– pravvenuto, si trovò ancora a comin~iare senza quelle basi morali e politiche? Proba– ·bpmente perchè quelle famose «basi>> - se non sono state messe ancora oggi, dopo qua– rant'anni di elevazione· economica delle plebi - ancora meno si sarebbero ·mai potute porre con un proletariato agricolo che gua– dagnava duecentocinquanta lire all'anno, la– vorava dall'alba alla notte, ignorava l'alfal– beto e crepava di pellagra. Ah! tropp-o si di– mentica dai giovani che i principij del mo– vimento socialista in Italia si confondono con gli stessi istinti ribelli autoctoni del proleta, rialo. A quei contadini del Mantovano che si mossero nel 1884 gridando « la boje ») biso– gnava domandare se erano già poste le basi morali e politiche? -E così i pionieri del Fa– scio Operaio di Milano dovevano essere am– moniti che essi gittavano le fila di quelle « ari– stocrazie operaie del Nord )> che il Ròsselli, dopo altri scrittori socialisti del Sud, accusa ùi avere quasi sole approfittato della vittoria ùel 1900, ottenuta a buon mercato? Certo tutti i cominciamenti sono opera di « ar:isto-

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