Critica Sociale - anno XXXVI - n. 7 - 1-15 aprile 1926

'CRlTìèA SòCIALE mandamenti l'infinita e varia realtà, e lilOD vogli.lano cristallizzare in formule e giaculato1<e stecchi.te una verilà così molteplice e dinamica come è I,a mater;a so- cialista:. . . Essi devono esser vangelo, e non calechismo: di– vu!O'are verilà acquisite e sopraltulto formare uno spi– rito::, raO'i-onevolmenlf' ;ritico ed agii<:>,e ·moralmente rinnovtto ed umano; non mellerc i1a velrina, inf;lzalo neo'li spilli alcune farfalle ir:desccnli di un semplici'-/ b l . smo che impigrisce ccl inganna. e I partiti la Società . GIOVANNI ZlBORDI. socialisti delle Nazioni L'ulli1i1a Assemb!e-a drlla Società delle Nazioni, messa di fronte a difl'icoltà per il momento insu– perabili, ha rinilo col rinviar-e, i suoi lavori al sd– tcmbre pro-;simo ,_ e i Ministri degli Esteri dei vari Pae..;i hanno cerlamente cominciato il lavoro di prcparaz:one· dcll' Ass,emblea prossima. Intanto nei Pariamcnli e nei giornali procede insistente, i e non pro[onda, Ja ricerca delle cause _per cui l'AsTernblea fallì il suo scopo. ì::' appena necessario dire che qucsla ricerca è quanlo di più confuso, per non dir peggio, si possa pensare. C'è chi si ferma alla cronaca superfi– ciale degìi avvenimenti e si indigna perchè il Bra– si1e s'è osli:oato a mante:nere il suo veto all'ien– trala della Germania nella Sodelà delle Nazioni se esso non olleneva un posto permanente nel Consiglio. E chi vuol mostrarsi meglio inform,ato cr-ede di sapere che, dietr-o il Brasile, c'era la longa manus di questo o di quel Governo, magari anche del Papa. Allri allarga, ma non di troppo, il campo delle sue osservazioni, lament~ndo che la Polonia e la Spagna, dopo Locarno, abbiano com– plicala la situazione domandando un posto per– manente nel Consiglio della Sociietà delle Nazioni nel momenlo in cui doveva trattarsi solo dell'en– trala della Germania - e vuol vedere in ciò una manovra della .Francia e, dell'Inghilterra per neu– tra:lizzare subilo l'aumentata influenza della Ger– mani.a. Dall'altro lato si strill,a perchè la Germania, alterando il significato del patto di Locarno, pre– tende di aver,e un posto priviliegiato disconoscen– do i diritti della Pol,onia, della Spagna e del Bra– sile. Dove sia la ragtone e dove sia il torto in que– sto. complicato e appassionato processo_, noi pro– prio non sappiamo dire. Che sappiamo noi dei piccoli intrighi di corridoio, a cui così la vec– chia come la nuova diplomazia ricorrono volen– tieri per far prevalere inter,essi. particolari là dove bisognerebbe mettere al primo po,sto la sistema– zione di interessi generali? Nè cr,ediamo metta conto di stare ad ascoltare dietro gli usci o di far parlar•Cì·qualche grande o piccolo personaggio per sapere com,;~\ cramente si sono svolte Le cose. La colpa per qua.alo è avvenuto non va assegnata nè al Brasi:e, nè alla Pol,onia, .:aè alla Spagna, nè alla Francia, nè all'InghiHerra, _nèall'Italia. La colpa è di nessuno ... p01,•chèè di tulli. Legg,elc i gio:i,·– nali nazionalisti di tulli i Paesi più Legati alla So– cietà delle N aziioni, e troverete la· dimostrazione più lampante di cruie-stoche veniamo dicendo. I varii nazionalismi - dietro i quali si p~·o;fi1ano BibliotecaGino Bianco con sufficiente evidenza interessi e ambizioni che non si mostrano mai apertamente sulla scena po– litica - non hanno nascosto la loro grande sod– disfazione per il « fiasco » di Ginevra e si sono messi a dar lezione di pr.aticità agli spiriti delusi e preoccupati. « Lasciate ogni sp,eranza _, pre– dicano-: la Società delle Nazi-oni è un bel sogno; ma è un sogno. Quancio vi svegliale, vi trovate da– vanli la dura verità. E la verità è, che ogni Na.– zio:n.e pensa solo ai casi suoi, in armonia, se le con viene, con le altre Nazioni; ma anche, se oc– corre, contro di esse. Non parlale di politica di pace: è politica che ci addormenta intanto che gli altri vegliano·e sperano, e può prepararci de– lusioni amare'. Chi ha detto che l'adagio si vis pacem para bellum ha perduto del suo va1orc·? No; esso è ancora la formula più pratica. Me-na ana guerra? E sia: la colpa non sarà nostra; ma sarù cli chi non vorrà ric(rnoscere le nostre neoes– silà ». * * * Poichè tulti i nazionalismi parlano nello stesso modo, consideri ognuno, che abbia solo ,un po– co ài ~enno, che cosa ci prepara l'avve:1ire, se chi deve non organizza la necessaria rcazionC'. Tania più che non mancano in Europa le· occa– ~ioni favorevoli allo scatenarsi di _nuovi c·::rnfliUi. Le ha creale il Trattato·cli Versames, opera parli- · colare di Lloyd Gc-:)rgc e di Clémenccau_, mcssisi d'accordo per assicurare·, l'uno la supremazia i:1- conlraslata dell'Inghill-erra sul mare e :t1clmondo co'.oniale, l'allro Ja più assurda supremazia della Francia di front-e alla 'Germania vinta ma r.empre· Lemuta: \Vilwn era stato ridallo ad accon– tentarsi. di formul,e,, e i rappresentanti degli altri Stati contraenti Le:nevano bordone per avere qual– che briciola del bottino, sacrificando - a loro danno -- il princi pi10,tanto conclamalo durante la guerra, della solidarietà fra tutte le Nazioni del . n11ondo . .I nazi,o:nalismi - la cui politica a, 1 eva portato alla guerra - ricominciavano l'opera loro, rinnegando tutte le promesse fatle dai Governi ai popoli slraziati. Ai quali, dovendosi pur concedere qualche cosa, fu data la Società delle Nazioni col suo Ufficio Internazionale del Lavoro: due istituti che,· nella menbe degli ideatori, dovevano esse1'e . l'uno uno strumento dei grandi Stati vincitori con– tro gli Stati vinti e contro gli Stati piccoli; l'altro una accademia a cui, adagio, adagio, le classi capi– talistiche dovevano togliere ogni ve11eità di arri– vare ad una legjslazione internazionale del la– voro. Se, malgrado tùtto, i due istituli sono riu– scit-i in qualche modo ad affermarsi e a fare anche qualche fruttuos'.o tentativo per ricondurre la po– litica dei diversi Governi verso la primitiva con– cezione wilsoniana, non ringraziamone la diplo– mazia e le classi capitalistiche fatalmente nazio- . nalisbe; il merito è della forza degli avvenimenti che lavorano a demolire rapidamente la portata del Trat11aLodi Versailles. Tutti i popoli - vin– citori, vinti ,e neutrali - si sono trovati in eguali condizioni di disagio, davanti all'immane còmpito della ricoslruzione senza che ne avessero i mezzi e senza le energi,e occorrenti per procurarseli. Tulti i popoli erano vinti. È, questa - o dovrebbe ess,ere - là consitU– zi,one inoppugnabile .che la guerra m,oderna, lm1.gidall'eliminare· gli squilibrii; li accentua e ne moltiplica le cons-e ,guei:ize.Verità a cui non man-

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