Critica Sociale - anno XXXVI - n. 7 - 1-15 aprile 1926

CRITICA SOCIALE 105 zione dei candidati liberali e radicali aveva temperate le proposte giudicate troppo proclivi a1 pl'incipio della nazionalizzazione della terra, quindi troppo socialiste per essere ingoiate, dovette /are altre con~essioni al– l'ala destra, e solo coll'imporre la propria autorità evitò che l'intero progetto fosse pienamente snaturato. Gli emendamenti adottati, e il compromesso al quale si è giunti, danno al progetto un carattere di gradualità invece che di Ìmmediatezza e di universalità; propri() quel carattere di gradualità ch'era nella Relazione (pa– gina 360) recisamente combattuto ed escluso. Invece di adottare ovunque il sistema dell'affitto al . coltivatore, le nuove autorità agrarie potranno, in ogn: Contea, regolarsi come credono,,secondo le condizioni locali, ed, anche senza consultare il Ministero di agri-– coltura, affittare la terra di cui disporranno o al col– tivatore diretto, o al fittavolo comune. Del pari, per le terre di cui esse non dispongono, dovranno lasciar sussistere i sistemi in vigore: affittanza, da parte òel proprietario o dei Consigli provinciali, o proprietà dei coi'tivatori stessi. In caso di affitto non dipendente dall'Autorità agraria, dovrà essere però data all'affit– tuario qualche garanzia sulla durata della sua condu– zione. Un emendamento che dava l'opzione al fittavolo in posto per l'acquisto, in caso di vendita del fondo, anzichè all'autorità agraria, fu respinto per l'oppos:– zione di Lloyd George; invece fu approvato con po– chi voti un emendamento il quale limita il potere del- .I.' Autorità di riprendere un podere che sia coltivato male. In tal modo si sono rassi1curati coloro che. teme-– vano una rivoluzione da un capo all'altro del Paese se si fosse adottato l'intero progell-0 originar:o - com– mentava il Manchester Guardian -; però - soggiungeva il grande foglio liberale - se non si darà una rap~ presentanza anche ai contadini per mezzo delle loro Unioni nelle nuove Commissioni agrarie provin<i'-iali, c'è da dubitare che sia resa loro giustizia, per quanlo da cinquant'anni. si vada legiferando a loro favore, da parte di un organo nel quale avranno tanto peso i fittavoli, i quali, non dimentichiamòl~, « hanno ben maggiori affinità col proprietario che ·non col conta– pino ». (1) Qualcuno si è domandato, - e della cosa si è an– che discusso nei rispettivi gruppi parlamentari, e sui giornali, con smentite formali, alla fine della polemica degli organi dirigenti di quei partiti - se non sarà, la riforma terriera, il terreno propiz:o per un accordo tra il Liberalismo e la parte moderata del Lavoro. (2) Se - concludeva lo Spender nell'articolo citato - i fittavoli attuali resisteranno e si alleeranno coi pro– prietari, come si potranno portare a compimento que– ste riforme senza un'alleanza tra gli operai urbani ed i :contadini? I socialisti e i laburisti naturalmente non hanno fi- (1) The Manchester Guardian del 20 febbrajo; e Manchester Guardian Weckley del 19 febbrajo. (2) Scrivendo su questo tema, l'economista Kcy1~~s nella Nation (20) febbrajo) concludeva: « Il problema pohl1co del– l'umanità è di continuare queste tre cose: Efficienza econo– mica, Giustizia sociale e Libertà individuale. , La prima, esige spirito critico, accortezza e cognizioni tec– niche· la seconda, uno spirito allruislico ed entusiastico che ama ~ valuta l'uomo medio; la terza, tolk.ranza, apertura di mente che apprezza la varietà e l'indipendenza e preferi:sce, sopralulto dare illimitata occasione di salire a chi, eccezional- ' . . mente dotalo, v1 aspira. , Il secondo ingrediente è ciò che possiede al massimo grado il grande partito del proletariato. Ma il prim0 ed il terzo esigono le. qualità di quel partito che, per le sue tra- 8 , . dizioni e...J.~sue antiche simpatie, fu sempre, per dir così, I b I I o~oa ~·~i8Pèfre(9COllOmico e della libertà sociale >. ducia alcuna in un'alkanza di questo genere atlra– verso il partito liberale, ma in utl'altra alleanza con- - fidano: ,della città colla campagna, degli operaj indu– striali coi contadini attraverso·le rispettive Unioni pro– fessionali e dentro al Partito del Lavoro ed al Partito socialista. (Gont-inua) Pacifismò \ ALESSANDRO SCHIAVI. socialista Da qualche tempo si ritorna a parlare insistente– mente di pace, di ,, locarnismo ,,, di Stati Uni.ti d'Eu– ropa più o meno prossimi. Se ne parlava prim:1 della guerra, allorchè si avvertiva l'addensarsi semp,e più minaccioso nell;aria dei nembi che ruppero dipoi nella lempesta mondialé; se ne parlò dopo la guerra, allor– chè. i popoli costernati dalle ruine sognavano una pace perpetua, fino a tanto che la reazione non riebbe, in gran parte çlel ;mondo, il sopravvento: se ne riparl::i ora che di questa reazione si veggono le conseguenze .. e si assiste allo scatenarsi rabbioso delle pass;oni, delle competizioni, degli imperialismi, dei monopolismi, fo- , rieri di cataclismi nuovi e più gravi. I pacifisti di tutU i Paesi hanno indubbiamente buon giuoco per la loro propaganda: ma è dubbio se questa propaganda sia sempre adeguata al fine cui tende. Non son pochi coloro che, avvezzi a considerar~ la guerra come un fenomeno normale, inevitabile se pur depre– cabile, perchè proprio di tutti i tempi e di_ tt~ !ti i luo– ghi, non riconoscono all'idea delJa pace alcun pratico valore: o che, vedendo come, ad onta dei progclti e degli scongiuri pacifisti{, gli armamenti vadart,o cre– scendo, gli odi fra nazioni si rinfooolu10 e lo spettro della guerra continui ad agitarsi qua e là dinanzi agli occhi dei popoli esausti ed atterr;ti ma tutt'altro che ravveduti, assumono di fronte ai. pacifismo un atteg– giameuto di scherno. Nè gli ui1i nè gI: àltri lo pr:?n– dono sul serio, ed è questo un ostacolo gravissimo all'affermarsi tra i .popoli di una coscienza pacifista, di una profonda volontà di pace. Molti considerano i pacifisti alla stregua di utopisti, che hanno la pretesa di fondare in terra il regno dei cieli. Altri vedono in essi delle persone per bene, piiene di buone intenzioni ma· altrettanto incapaci di met– terle in atto, . attratte all'idea della pace da mitezza d'animo o orrore del male o da un vago e i-rrea~e sentimento di giustizia, o soltanto da desiderio di quieto vivere, se non anche da inferiorità congenita, gcntc1 · per cui il pacifismo non sarà mai più di una platonica aspirazione. Don Abbondio potrebb'essere per questi il lipo ideale del pacifista. I più maligni negano addirittura ai pacifisti qual– siasi buona qualilà, sia pure passiva, e li paragonano a Llttelle pinzochere che hanno lo scr:ipolo della pratica religiosa più minula ma non conoscono D:o nell'i1ntimo della coscienza, e nella lor vita d'ogni giorno sono del tutlo lontane dai precetti dell'Evangelo di Cristo. Il pacifismo non sarebbe in questo caso che una ver– nice, data non di rado per semplice convenienza, e il meglio che si potrebbe dire dei paeitfisti oosì intesi è ch'essi non hanno coscienza della loro contraddi– zione. * * * Simili impress:oni risentono evidentemente delle na– turali esagerazioni di avversarii e di scettici: non si può disconoscere tuttavia ch'esse in effetli rispecchiano in qualche modo la psicologia di alcune categor:e di pacifisti: con che non si nega l'es;stenza anche di una nolevole categoria di pacifisli capaci di comprendere i veri termini del problema, ed anzi di questi si ac– cresce il merito. Della prima categoria, gli utopisti, sono i poeli so– gnatori di visioni d'avvenilre o gli autori di progetti intesi a dar pace al mondo; ideologi innamorati del-

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