Critica Sociale - anno XXXVI - n. 7 - 1-15 aprile 1926

106 CRITICA SOCJALE l'Umanità che sinceramente si studiano di alleviarne le pene U:a hanno ·il torto di fondarsi su un'improvvisa ' . b resipiscenza degli uomini culmiinante m un em ras- sons-nous universale, o su semplicistici piani per una regolamentazione deHa vita nazionale ed internazio,– nalc, senza base alcuna nella realtà vissuta, ben più complessa e più dm'a. · Delle allre categorie, coloro per i quali l'ideale pa– cifista si çstrinseca soprattutto n.eJla forma, moLto « pa– cifica » in verità, cli un quietismo pietista, di un più o meno vacro e blando umanitarismo, si trovano fra la massa cl;o·li aderenti· al movimento: gente che anche o nella pratica quotidi.'.l1Ja applica le sue convinzioni pa- cifiste, che raccomanda di star bonini bonini, che non vuol guastarsi con chicchessia, che detesta le discus– sioni penchè son motivo di divi\sione, che non peste– rebbe i piedi a nessuno neppure metaforicamente, che quando succede alcunchè di brutto chiude gli occhi per non vedere e consigli:1 cli non farlo più; gente senza dubbio sincera, onesta, convinta, che non fa– rebbe nulla di male e che fa il bene quando 16 può, ,r,"' che non saprà mai interpretare uba situazione sto– rica e combattere seriamente per la costruzione di un ordine nuovo. Tutta questa gente, pur degna di stimf! per l'ideéil~ oncl'è animala, non può giovare gran fatto alla caus:1 (iella pace, ma, sopratutto, contribuisce a creare l'equi– voco del pacifismo. Equivoco tanto pi~ giustificato in quanto, come abbiam visto, l'ideale pacifista di. t::– luni, siano 'pur pochi, si rivela coine un insanabile contrasto con le loro azioni, se non addirittura una ipocrisia più o meno cosciente. Si fa por in genere la consueta confusione fra gli dfetli e le situazioni da cui sono nuturati., e si cerc:i cli vincere i primi, come l'ammalato che pretende gua– ,·ire col solo combatter la febbre. Mi è capi.ta~ o di leggere qualche tempo fa del_l'esistenza a Parigi di una « Alliance Universelle conlri la Guerre», di cui è pre– sidente un de C:.istelnau e sono consiglieri :l conle d'Antligné, il conte di Cathelinau e via dicendo, asso– ciazione che si dirige più particolarmente « agli eLe– menti callolici, conservatori e naz:onaUsti ». Come que– ste ottime per.sone conciliino i loro sentimenti ·pacifisti con l'opera di ·Governo, putacaso, di un Poincaré, sa-· remmo curiosi di capire. Ma forse la loro opi11iione su Poincaré è analoga all',opinione di quel professore universitario il quale dedica le sue elucubrazi1oni « Au· President Poincaré, le pacificateur »; « Pacifi,catellr, spiega poi, c'est à dire « qui impose la paix ». E forse essi rion avrebbero nulla da obbiettare a Clémenceau allorchè questi def1nisce il. Trattato cli Vérsailles ;,una pace di s·olidarietà umana ». Così quei capitalisti che pagano la lor quota di soci alle associazioni per l~ .pace o, meglio ancora, per la• moralità fra le nazioni, mentre, al. tempo stesso, danno, all'interno cl,egliSfati., il loro a_ppoggio cordi; :i.le e oom– plcto a tutte le peggiori forme di reazione e si av– valgono dell,a crisi suc_ceduta ·alla guerra per consoli– dare i minacciali privilegi, commettono, coscientemen– te o no, la medesima ipocrisia di quegli altri che inco– raggiano per i loro operai istituzioni sportive ma li ' ' tanno « mettere a posto » non appena si drizzino a :·ivendicare i loro diritti di uomini. * * * Ora, il nostro punto di vista a riguardo del pacifi,– .:;mo dev'essere ben altro. Conviene aver- presente che la causa della pace, la quale è poi quella medesima ùella civiltà, è una cosa. molto seria: problema alta– mente morale, non può essere çonsiderata con legae– "·ezza e superficialità, non può quindi appagarsi. 0 di platoniche adesioni nè essere abbracciata per dilettan- tismo, com'è purtroppo di moll"i «pacifisti». . Bisogna non considerare il pacifismo come un ideale is?lalo! ma considerarlo, da un punto di vista storicil– :;t1co, m rapporto alle condizii)I1i storkhe, politiche, economiche, soci!al~, moiiali dell'Umanità; stud~are BibliotecaGino Bianco quindi profondamente queste condizioni e le possibilità di sviluppo- ch'esse offrono, per sforzarsi poi di farle evolvere, senza mai prescindere dalla realtà, verso uno stadio di progressiva eliminazione delle guerre, almeno in quanto ciò sia compAtibile con l'odierna organizza– zione della società, operando direttamente sulJ'am- . biente che le determina. Se)riterprelare è cangiare, se la crilica non può sto– ricamente pensarsi disgiunta dalla aztone, è evildenlc che solo nell,f1 lotta contro le oondizi:oni presenti del– l'ambiente internazionale, condizioni di guerra latente, nello sforzo di superarle, risiede veramente il pacifii– smo. Non quindi appassionale invocaz:oni alla pace, non commosse descriz-ioni degli orrori della guerra var– ranno a vincere il flage~lo; queste agiranno solo da uri punto di vista morale, contribuiranno a creare un'op:– nione pubblica genericamente contraria alla guçrra: ma se in pari tempo non si lavorerà a rimuovere gli ostacoli che si oppongono alla pace e si lasceranno così rafforzare le condizioni onde la guerra ha al:i– men to, ci si avvierà, ineluttabilmente, verso nuove i(Tl.b mani conflagrazioni. · · Così, agli effetti del raggiungimento di un regi~ne stabile cli pace, non hanno valore le intese che si possano concretare fra le nazioni per una riduzione de– gli armamenti (disarmo è parola impropria): esse avranno rnlo l'effetto di contenere la frenetica gara e di limitare le spese improduttive, con profi.tto del,l,a collettività, ma non scenderanno al.le origini profonde dei conflitti internazionali. La stessa stipulazione di ac– cordi per lo status quo avrà un valore di pQOOsupe– riore, qualora non sia preceduta da una nuova siste– mazio11e delle frontiere, atta a creare una situaziol\e di pace. Anche la Società delle Nazioni è utilissima alla pace, e lo sarà tanto più in avvenire se si svilupperà così com'è legittimo attendersi. Sarebbe sciagura grande per i pop>oli, e per il pro~etariato in ispecle, se venisse a, mancare; ma, almeno per ciò ehe tocca alla sua attività ordinaria, essa ha sopratutto .la funzione di governare lo stato di pace, difficilmente può crearllo quando, come all'ora presente, esso non esista. . Si dice che la beneficenza. faccia i mendiicanti. lo non mi sentirei tuttavia di condannare, rebus sic stan– tibus, la beneficenza, che pure è borghese per defini– zione: ma certo compie o_pera ben più meritoria nella lolla contro la miseria colui che si preoccupa di pe– netrare le ragioni profonde che stanno alla base del fenomeno e di operar~ su quelle. Così è 'in generale · della predicazione pacifista, e di tutti i pal'liativi esco– gitati nell'interesse della pace di fronte alla. complessa gravità del problema. · A questo proposito il ProtoÒolio di Ginevra, tenta– tivo nobilissimo, sistema razipnale, ottimo oongegno, . mi ricordava un. poco, fatte le debite proporzioni, il famoso « Decreto di aboliziome deli_a miseria » di Ro– bespierre, ancorchè ben diversamente 1:ealista e· ca– . pace di conseguire risultati pratici: .aboliva la guerra senza tenere il debito conto dell'ambiente da cui ger– moglia. * * * Lavorare ad una .situazi-0ne di pace, ecao adunque il còmpito qi ogni pacifista (1). Del che una parte dei pa- (1) Analogo concetto ho avuto il piacere di vedere recente– mente espresso nell'articolo-programma di una Rivista po– lacca, L' Esl Européen, che l'enunciava così: « P_iù che 1:1ai la politica pacifista, politica di una larga in– lesa mternaz10nale, dev'essere non una politica di belaLi e di tleb~~ezza al\P~ttanlo. co_lpevole quanto .daìmosa, nè una politica degl 111t~r~ss1unmediat1, del.le vedute ristrette e meschine, ma una, pohl1ca profondamente realista, animata dal largo soffio clell lde~le e_basata sulla conoscenza esatta e il giudizio sano della s1Luaz10ne, sulla comprensione dei processi storici in corso». Disgrazialamenle la Polonia pe1' il modo com'è costituita è. una. ~ra le ultim~ naz_ioni d'Èuropa che possano pretender~ cli ~spr111~.ere 1.111a s1h1az_10n_e di paee; onde questa diagnosi, che pm coghe _nel segno, richiama alla mente la morale di Padre :l~ppa~a. S1 ve~e q~anto sia· difficile trovare pacifisti che ab– biano 11coraggio d1 andare fino in fondo.

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