Critica Sociale - XXXVI - n. 1-2 - 1-31 gennaio 1926

s CRITICA SOCIALE 3 ••• Perchè l'Ann~ venne da noi? Che cosa l'attirò verso la nostra terra? Il divino della natura e della bell~z~a, o l'orrore dei volghi tenuti selvatici dalla coal~z1one ~ei p,riyilegiati eredi di tutti gli oppressori passati? Luno e l'altro certamente. II contr~sto La feriva e L'attirava ad un tempo. Que– sto m1~tero di gioia e di sofferenza: - un'umanità su.per10ree decaduta e vogliosa di rilevarsi - La clua;111avacon una voce irresistibile. II dualismo tragico veniva contemporaneamente verso e con– tr:o tulta ~a sua sensibilità, con l'idealismo mistico d1 una riscossa umana a cui faceva ostacolo un senso troppo sereno, classicamente materialista della vita, ma che era purc una testimonianzd deJl;a insopprimibile civiltà. Quanti furono i rivo– luz10nari attralti dall'enimma di questo contra– s_to? Da_Michele Bakounine a Jule.s Guesde, quan– ti ribelh vennero in Italia per reeitare su questo suolo, tra il monte ed il mare la poesia di Shell– ley? Cosi l'Anna, per la qu~le l'Italia fu vera patria e che, nella com unione profonda con tutte le cose più inlimamenle italiche, trovò la via della espansione di tutto il suo cuofle, e fu vera sorella nostra.--:- sorella di questi ptoletar1, di queste la– ~·oratric1, _soprat?tto, _rozzeed aristocratich~, sgua– iate e raffmate, 1deahste di spirito e materialiste di costume, con un tocco incosciente e incancella– bile di vera arte, sempre, anche tra i cenci e sotto le stimmate. di un'ignoranza unica. Tra di esse, nell'affettuoso confondersi delle anime al con- ' tatto dei loro bisogni, l'Anna trovò la pienezza ùel suo equilibrio pratico, ob nimiam charitatem suam, la precisazione continua, versatile, speri– mentale del suo pensiero, ardente e-non c;logma– tico, flessuoso e sicuro della meta. ••• L'assolutisD?,o della negazione nichilista si spezza aJl'oggettiva realtà della vita, che vuol essere vis– suta per superarsi. La-vecchia terra d'Italia, che dava o rassegnati o anarchici, superstiziosi tutli di una stessa superstizione, guardasse in avanti o guardasse all'indietro, cresceva allora una plebe agricola che si... inurbava troppo rapidamente, addensandosi in poche grandi città, precoci di industrie, e dalle città precoci di industrie spi– rava· sui campi abbandonati i soffii di un'attesa, che era già una denunzia, una protesta, una ribel– lione. Il grande dramma italiano, che andava pro– filandosi sullo schermo della storia, non aveYa che una interpretazione possibile: il marxismo. L'Anna l'intese. L'Anna non esitò. Le cause della ribellione conlcnevano in sè le cause di un adatta– menlo superiore. Il proletariato non faceva la ri– voluzione per un giuoco estelico, per fornire un accordo alle celre dei poeti d_isoccupati, ma per viver~ La rivoluzione era riformistica ed anche legislativa, necessariamente. La donna, miracolo di orgoglio rivoluzionario, la sorella di anima dei dinamitardi che facevano saltare il Palazzo 'd'In– verno, comprese tutto il socialismo che rampol– lava dalle necessità elniche, storiche, demogra– fiche del proletariato ilaliano, e pose innanzi alla classe l'obbiettivo che si chiamava legge e lo stru– mento che si chiamava democrazia, convinta della necessità dell'individuarsi nazionale, che è il suo proprio modq di realizzarsi, del socialismo uni– versale. . .I grandi çomE!lgni della sua giovinezza, .che 81t:lii~ BnEàtf'H0.1~ sua esperienza e s1 te- ~evano immoti all'idealismo assoluto della ribel– lione - secondo gli schemi di un dogma che an– dava frangendosi dappertutto, - tant'era mani– fest_a la fede semplice, sicura e scevra di ogni egoismo! - Le manlennero sempre lo stesso af– fetlo, la stessa fiducia. Quando l'indomita Clara Zelkin ·passò per Milano, sfuggendo alle ricercnc della polizia, per recare una parola, che era una saclla, a sostegno degli eslremisli in un Con– gresso, violò, con grande suo rischio le caulele che gli amici a vevano organizzate co~tro l'inse– guimenlo, per salir,e dall'Anna, in quei giorni am– malata, e consegnarle una lellera in cui diceva che se, per i dissensi di scuola, essa, la Zelkin, avesse pur dovuto essere scacciala dall'Anna, non poteva non cercare di veclerLa e di abbracciarLa e di porlar Le l'augurio suo e di tutti i ri voiuzio– narii. * •• O forse questo tratlo di Clara Zetkin fu un impulso balzato, oltrechè dall'antica fraternilà ri– voluzionaria, da un più sottile recondito sentimen– to del suo animo di donna, non ignara vittima di pregiudizii e bassi livori maschili che si anni– dano nel fondo oscuro della animalità e contro i quali si eresse sempre in sfida aperta l'anima ~lata,. purissima di Anna Kuliscioff? Singolare è, mfath, che verso Anna Kuliscioff lo spirito fem– minile, sempre così aspro verso le donne, così governato, secondo lo sceltico Schopenhauer, dalla animosità istintiva della concorrenza nell'unico campo finora lasciato aperto alle donne l'amore . ' ' fece un'eccezione. Tutte le donne, che accostarono Anna Kulisc;off, La predilessero in una solida– rietà costante, religiosa, entusiastica. Perchè? Cerlo perchè Essa fu la creatura che incarnò più compiutamente, più nobilmente la causa della -èmancipazione della donna. Nessun'altra fu più profondamente commossa dal problema essen:. ziale e vitale delle relazioni fra i sessi. C8me si immerse nell'onda fresca castalia del marxismo, la sua coscienza socialisla si rivelò subito tutta il– luminata dalla idea di un'unica ribellione per la redenzione del lavoro e dell'amore, della classe e del sesso. Voi lo sapete,· compagne, quello che fu il suo apostolato di educazione e di elevazione, il suo diuturno ins~gnamento di fierezza, di pu– rezza di dignità! Voi lo sapete come ugualmente offendessero la sua ideale visione di bellezza e di giustizìa il monopolio del capitalista e quello che essa aveYa chiamato il monopolio dell'uomo! Ah! nella società guasla, corrotta dalle viscere, non grida e non accusa soltanto lo sfruttamento del lavoratore; un altro ce n'è, più sottile e pro– fondo, che 'inquina tutta Ja vita, che si radica pro– prio nei recessi alaY:ici;alle scaturigini stesse della Yita, nell'aberrazione sessuale. lo sfruttamento della donna. E l'uno e l'altro vanno di conserva. E l'uomo-proletario non è spesso migliore del– l'uomo-capitalista. E l'uomo. Ed è geloso del suo predominio. È esso pure, in una sua zona, il pa– drone, e. in tale zona. cerca come la sua riYalsa: sfruttato-sfruttatore; oppresso-oppressore. E la Yitl:ima lo è due Yolte. Ecco lo spellacolo che La umiliaYa; che faceva sanguinare il suo cuore: lo scettico adattarsi di molti proletarì. di molti socialisti, alla Yergogna di tale fortuna; accettare con riso gaudente l'in– giustizia come una proY,ida legge di natura; con-

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