Critica Sociale - XXXVI - n. 1-2 - 1-31 gennaio 1926

28 CRITICA SOCIALE Ora non so che piangere senza lagrime, come se di– nanzi al nostro altare, nel tempio devastato, la luce più alla si f asse spenta. E il cuore mi si smarrisce, mentre la mia fantasia La cerca e La vede, posata sul divano verde tra vetrata e vetrata nello studio austero, cos1 lieve che le molle non piegano· sotto il piccolo corpo fatto etereo, e solo la bella fronte pesa sotto i bei capelli in cui ·ancora brillano riflessi d'oro. il cuore mi si frange: Ella mi guarda, sorride: le sue povere mani si posano senza tremito sulla mia spalla: e la sua voce amorosa e grave, con il timbro d'allora, ma con ben altro ammonimento, dice: Vi credevo un uomo! VIRG'.lLIO BROCCHI L' annunziatrice Al contrario di quanto avviene 'l)er troppi, i quali acquistano una precisa coscienza dei fatti dopo che essi si sono determinati, Anna Kuliscioff .elaborò sempre in modo autonomo il p1:oprio pensiero politieo. Non mai ebbero infatti esclusiva o eccessiva influenza su Lei i fatti vicini e presenti, che bene spesso non erano se non la realizzazione concreta di posizioni politiiche che Ella aveva antivedule. Così Ella appariva sempre preparata, sia davanti alle dolorose catastrofi, sia da– vanti alle situazioni che parevano dovessero condurre all'appagamento dei desidèri più cari al sùo animo. Una certa sua apparente freddezza non era che il ri– sultato della sua effettiva preparazione spirituale a qualsiasi evento: era fatta di serenità e di dominio. La sua concezione della storia, poggiata assai saldamente sulla ideologia del progresso, delle categorie di valori che, una volta acquisite alla coscienza umana, vi si sal– dano e imperiture vi rimangono, al di là delle parentesi e d·ei ritorni ,,storici, Le procacciava una sola forma di insoddisfazione: quella della brevità della vita indi– viduale, che non .oonsentiva cli partecipare, se non in misura troppo modesta, alla elaborazione dei valori nuovi. L'altra sofferenza, di cui dovette provare più volte il disagio, venne appunto da quella origin~lità di vi-. sione e di concezione, che fece di Lei la più ardita e. sistematica annunziatr:ce, in seno al Socialismo ita– liano, di metodi .politici nuovi. Come tutti i pionieri, Ella provò l'amarezza del sentirsi, più di una. volta, fuori tempo relativamente al ritmo che qiolti suoi com– pagni di pensiero imprimevano al loro cammino. Trop– pe volte la precisione e la decisione con la quale Ella lradusse in formule nuove ed aµdaci la sua perenne lormentosa indagine parve eretico,! capovolgimento delle . tradizioni, da non d:scutersi. Troppe volte .Ella pre– vide ciò che i più v:dero solo troppo tardi, quaµdo , le occasioni propizle a tradurre in fatto il pensiero erano ormai passate. Il suo socialismo ascese, arditamente, ai chiarimenti più coraggiosi e -=- in .certo senso - più mora.li , pe'r– chè Ella non esitò a battere in breccia luoghi comuni e formule, anche quando er~no ammantati dalla mae– stà della tradizione più ortodossa. In questo .senso il suo insegnamento rimane ad am– monire e ad indicare alle future generazioni un crite– rio di giustizla, intorno agli avven1menti umani, che rivolga omaggio costante ai principii, atUnga da essi purezza morale, ma che nel contempo inshrn_ri il co– stume di un agile e fattivo senso della contempora- neità e della azione. Drno BoNARDI Oltre il confine Fra i canti orfici, eco lontana di oscure credenze con/ use col mito, è una ~reve lirica la quale ammo– nisce i viventi di ogni tempo, e ad ogni tempo affida il pio tesoro di una verità eterna: « Oltre il faticato t~·avaglio della via; oltre il confine della vita,· qualcosa runane, che non si perde e non si annulla. Non indu– giare tra le case d'Averno. Va innanzi e cerca. E tro-' . verai la divina eredità della più nobil~ vita nella grande BibliotecaGino Bianco isola. Perchè ti conforti e ti aiuti e ti dia viatico nel fatale andare». Così il leggendario cantore consacrava nel verso la mirabile continuità fra la vita e la morte. La più nobile vita: quella che si abbandonò e si esaurl nell'obllo di se stessa e si tormentò nell'assiduo, quotidiano, travaglio di dar contenuto e valore a tutte le vite, ed, ansiosa, indagò, negli ignorati recessi della più pov_era umanità, le lagrime. nascoste ed il dolore rassegnato, ad animare i dubbiosi, a raccogliere i di– spersi, a confortare i vinti. E fu tàle la vita di Anna Kuliscioff, la sua p.zione e /a sua passione: dar voce alle speranze degli umili; suscitare audacie generose; correggere o riparare l'of– fesa, di cui si vanta, per ogni tempo, la stolta e pro– terva baldanza del più forte. La Donna ebbe, per tutto il bene of /erto e prodi- · gato qol grande cuore che solo sa donare, tutto il male armato e scàgliato dagli egoismi di casta e dalla rabbia degli odii sociali. L'agguato, il bando, il car– cere. E cadde: e, per ogni volta, si levò più grande, più forte, più invitta; dominatrice dei suoi nemici, che Essa mortificava e vinceva coll'acceso fervore della fede e coll'irresistibile fasc.·no del magna[Jimo esempio, Ora, s'è spenta quella indomita, fèrrea energia, tante volte ribelle anche alle vicende ed alle necessità della natura: e la cortese figura, in cui il lampo frequente degli occhi attestava la perenne giovinezza dello spi– rito· e pareva sfidare l'ingiuria ed il danno del tempo, s'è allontanata per sempre: quasi furtivamente, come per sfuggire non avvertila, non vista; come se timo– rosa di turbare, sia pure per un istante, l'intenso ritmo dell'opera, che fu la sua vita e la sua morte. Nell'ora più sorda; nell(). notte più insidiosa e pi'ù nera. Quando llztto, intorno, è silenzio e sgomento, e pur dappresso ai ricordi, <1vanz9 unico di un recente passato, si addensa, reduce dai più bassi tempi, una torbida folla di ombre, che par minacci di disperderne sin anche l'eco. Sl che, a chi s'arresti alle mutevoli forme ed all'impervia fatalità della vita, par di r·:wvi– sare, nella dipartita della Donna, nell'ora e nel tempo, la suprema, vigorosa protesta della pagana del mito, fuggita lungi, nell'ultimo abbandono, dalla V?cchia casa sconsacrata, nella quale aveva custod:le la santità della vita e la nobiltà delle opere, dopo aver affidate alla pietra dei Lari, incoZ.ore e con spa~m6 di sangue, la scritta dello sdegno e della pietà. Ma chi a"/Jverta e creda fortemente e virilmente creda, nei valori immanenti ed eterni della vi.la, e non si lasci turbare dai piccoli tumulti dell'ora, sente e. sa che Anna Kuliscioff è presente:. ispiratr:ce, confor– tatrice, ammonitrice. Più viva, n'.!llamorf,,, e più grande. Lo sa Filippo, rimasto solo a c·ont"nuare l'eroica sto– ria, per trent'anni, in armonia d'opera e di pensiero, con Lei intessuta e vissuta. Glielo [1anno detto, in que– sti giorni, le mille voci e mille, salite dai borghi e dalle città; venute dall'officina e dalla cattedra; mandate da.gli oscuri e dai sommi. Glie lo ha ripetuto il popolo di Milano, dietro lui, in rito semplice e solenne, ad onorare e riaffermare la fede viva sempre e presente ed irrqmpente, di cui _un povero corpo distrutto era fatto stmbolo e rappresentanza. 01,eum ardet, fovet ignem: la f iammà, che è desi– derio ed è anelito; ed è volontà, che, conculcata, re– siste e, nell'asprezza dell'attrito, ingigant:sce e trasvola immortale per l'ampia serenità dei cieli. Sì che, se· un di venga di umanità intera e di civiltà non mentita, in quel gtorno, tanto invocato e tanto d:– verso dal nostro, Voi, o Signora, precederete ancora. Così, come nel travaglio della vita mortale: come nel– l'ora della lotta ed in quella, più forte, della sconfitta. Questa la certezze., che va oltre la soglia del VosiPo sepolcro. E questo il saluto. M. N. BENAZZI. Rigamonti Giu8eppe - Direttore responaabile OH. Tip. fllRICO LAZZARI - MILAftO (24)Via larbavara, Z- Te!. 30-124 .

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