Critica Sociale - XXXVI - n. 1-2 - 1-31 gennaio 1926

CRITICA SOCIALE 27 oon ansia, un ninnolo d'arte, una piccola maiolica, qual– che cosa che meritasse la sua carezza signorile. Quando era malata, io, che sapevo il suo amore, Le recai una picoola 'tazzina di Faenza, sottile e gentile. Povera Signora Anna! Io non L'ho vista più ..·. Ma i suoi famigliari mi hanno detto che il piccolo dono è stato acèoltò con un sorriso di dolcezza ... È stata l'ultima m.u~a ·parola di lunghe oonvtlrsazioni; delle quali ho chiusa nell'animo tutta la dolcezza ... Non tutti hanno conosciuto questo lato della sensi– bilità di Anna Kuliscioff. Taluno forse se ne sar~ ma– gari stupito, come di un bizzarro contrasto còn le fortissime qualità del suo temperamento politico. Ma chi Le è stato vicino ed ha sentito tutta la intimità del suo spirito, ben sa come le due qualità si integras– sero e oome da ciò traesse compostezza e vigore la aristocrazia spirituale di questa Donna. Il senso della bellezza, della bontà e della Giustizia si fondevano mi– rabilmente in Lej _in_ un'unica armonia. Questa cosi umana veMtà ben sentivano quegli stessi uomini politici del « salotto », i quali, pur ostentando talvolta una garbata ironia per gli argomenti che di– straevan·o la Signora Anna, ben vedevano che quel suo amore per l'arte svelava tutto il segreto della sua eletta · natura,. E lo sentiva'Filippo Turati, imbronciato talvolta con le frivolezze dell'arte come spesso ostentano gli uomini di po.Jitica, ma artista magnifioo ed inconsaputo quanto altri mai, il quale soleva spesso interrompere i suoi sarcasmi per farsi umile oome un fanciullo, e, carez– zando le piccole mani della sua Donna, ·girava gli occhi ridenti, come per dire grazie ai « prediletti » che Artna Kuliscioff raccoglieva in un angolo a parlare di cose più serene della politica ... Chi ebbe la ventura di- vivere quelle ore e di racc'O– gliere uno di quegli sguardi, porta nel cuore il tor– mento di una dolcezza e di una tristezza che solo Fi- lippo Turat_i può intendere... Nrno:MAzzoNI. La voce def bimbi alla sua memoria Chi scrive queste povere parole non è- più, natural– mente, un bimbo; ma ha avuto la somma venturq. d'aver passato la sua infanzia e la sua adolescenza v1- cino a Colei che oggi è scomparsa. . . . . Adesso nella tristissi(ll.a ora della. sua d, parllta, gll po.re non' debba mancaré in queste pagine che '{,'e~perc; ispiratrice ed anima, i-n mezzo a tutte le vocz pw di– verse che diranno di Lei, la voce dei bimbi, la parol,1 di qtlelli per cui Anna Kulisciotf fu, si può -dire, una seconda mq.dre, o meglio, una nonna Cf-ID?ros_a. Oggi vogliamo rievocarLa così, no1 b1mb1. come La vedèinmo sempre, come La ricorderemo sempre, sed[!.ta all'angolo sinistro del divano di velluto verde: nel suo luminoso studio dalle grandi finestre, da cw sembra di poter toccare con la mano i ricami in marmo del Duomo. Oggi ci piace di rievocarLa c_osì, 1:ez .rno dozce sorriso sulle labbra stanche, che zltuminav~ sub1to_ tutto il su.ò viso incorniciato dall'aureola de1 capelll ancor quasi biondi, appena ci vedeva oltrepassare la porta del salotto; ci piace di riudir.e la si:a legper~ voce velata informarsi premuro_sa. dez n_ostn stu1z, de, nostri piccoli dolori di bimbi, ~1 pza~e ncordare 1 con- sigli che ci dava, l'amore che c1 offr. va. . Tutti i bambini che. anche una sol~ volta. -a~bwno potuto vederLa, che abbiano ricevuto 1l suo bacio ma- • terno con cui, in tutte le vis~t~, ci_r~ceveva - no1~ L:f dimenticheranno. Anche fatti uom1111 ,ancJ:te.vecch1 , 1.1: carderanno, tra le nebbie delle loro rem1msc~nz~ pm lontane. questa piccola figura di donna, qu~sz d1 llfa- donna. ' I ·1 . . Essi i bimbi non possono aver compreso I szgn.1- ficato 'e lo sco'p? dell'alto Slf-Cer~ozio civile di_ Anr~a Kulisciotf: non 1mporta. I b1mb1 non hanno vzsto zn Lei che la loro cara Nonna Anna. come Essa stessa a11lilva definirsi con loro, e tale La r:_corderanno per sempre, fin'chè avranno vita. BibliotecaGino Bianco p. t. Coscienza Ero un giovanetto e parevo un fanciullo: tra le per– secuzioni del '94 e le persecuzioni del '98 il socialismo italiano, già percorso da qualche brivido d'eresia, ar– deva di fede e diffondeva il suo vangelo. Il circolo di Padova mi aveva mandato suo rappresentante al Con– gresso di· Firenze, non perchè nell'assemblea era pre– valsa la tesi che avevo osato sostenere, ma perchè io a_vevo · potuto ra_ggranellarc il danaro necessario per fare il via_ggio a mie spese. Ero andato per ardore religioso, certo; ma sopratutto per vedere Turati ed Anna Kuliscioff. Noi adoravamo Costa, Bis.solati, Prampolini. Agnini. Enrico Ferri, ahi– mè! e De Felice; ma intuivamo che il maestro era Filippo T11rati, e il suo nome ci faceva tremare il cuore di or_qoglio e di fede, perchè Sf'nlivamo forse che egli non insegnava solo una dottrina. ma con Anna Ku– liscioff rzttuava in sè la verità che egli professava. A Firenze Filippo non c'era: lo tratteneva alla Ca– mera il suo dovere di deputato; c'era la Signora Anna: l'avevo veduta passare in semplice eleganza. cosi snella che pareva quasi alta sotto una gran piuma grigia di struzzo .che dal cappello Le ricadeva riccia sulla spalla: ·e ogni luce Le metteva un barbaglio nell'oro dei capelli. 1 '.: -. I''"" La sala del tealro, ove il Congresso teneva le sue assisi, si affocava di veemenza e di passione: d'un tratto scopp(ò un applauso enorme, e la· platea e il p<ilcosce– :nico e i palchi ebbero come un gran frullo di ali, tanti erano i giornali -che si aprivano e fremevano nelle mani dei congressisti, che vi cercavano l'eco del primo grande discorso pronunciato al Parlamento da Turali. Qualcuno disse che Turati. sceso poc'anzi alla sta– zione, stava per giungere al Congresso: la folla si levò ondeggiando, fece ressa alle porte, irruppe nella piazza. Lo rivedo sotto il cappello a cencio, con quel suo 'inesprimibile sorriso, luminoso di arguzia. di bontà e d'affettuosa ironìa, allo più della gente che gli faceva ressa intorno. La signora Kuliscioff pareva sollevarsi sulla personcina per posargli la mano sulla spalla; ed egli Le parlò. Odo la sua voce che non mutò mai nè tono, nè timbro, nè dolcezza quando diceva: Anna! E la sua voce, e lo sgu~rdo di Lei, limpido come una profonda acqua solatia. mi parvero in quel punto l'e– spressione evidente della loro armonìa: e il mio cuore di giovinetto, m;steriosamente, ma con l'evidenza di una rivelazione, capì e disse a se stesso che ciascuno può infrangere la legge, ma solo per attuarne una più alta. · Allora qualcuno comprese il mio ardente desiderio, e mi presentò. Ella mi guardò con un sorriso materno: e subito il suo volto si dipinse di uno stupore che era quasi te– nerezza, e disse: - Brocchi'! Virgilio Brocchi che ha scritto un opu– scolo Per la donna? lo lo credevo ·un uomo. Qualcuno rise, ed io arrossii, ma non per la benevDla beffa che luccicava in quel riso, ma per l'orqoglio che m'abbacinava al pensiero che .•lnna Kulisciotf aveva trovato nelle prime paqine. rhe i miei compagni di fede avevano voluto pubblicare. una virile maturità. Da quel giorno. attraverso quasi trent'anni. la mia prima sensazione non s'è mutata: nè mai mi sono acco– stato alla Signora A.nna senza che una pic~ola luc~ si accendesse in me, e c!te a quella luce ntrovass1 la mia strada: . Quando meno l'angosc;a mi premerà il cuore. r potrò parlare di Lei senza piangere di pietà per noi stessi, io tenterò di dire quali bagliori mettesse nella sua anima, limpida e sfaccettata come il brillante, il riso e il pensiero dell'arte, e che cosa Ella pensasse della letteratura, e della .ma f un::.ione sociale, e della sua genesi: ·e quale fine conoscitrice fosse e giudice ~ella bellezza; e come si trasfigurasse in uno stessq mef– fabile sorriso guardando i fiori, i bimbi, un bel quadro, o rimeditando una pagina bella.

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