Critica Sociale - XXXVI - n. 1-2 - 1-31 gennaio 1926

26 CR~TICA SOC_I---.:A-=-L=E---------~-- Coloro che compivano ispezioni quotidiane nelle of– ficine occupate non avevano v~sto _quello che aveva saputo veder Lei dal suo « ro1:mtagg10 ». Oh I no_n ~h~ l'anima profondamente socialista d1 Anna Kuhsc1of1 non abbia avuto fremiti di passione e di speranza per quella folla di lav,oratori ~he afferm~va la sua volontà di liberazione dal dom1mo del capitale! Ma gli è che ~n Lei la~ragion<:: riusci_va _sempre a dominare il sentimento. E la rag,one Le diceva, per questa rivoluzione, espropriatr:ce degli espropriato1i (secondo la n'ota frase di Marx), due condizioni esser necessarie: che il proletariato abbia acquistata la capa– cità tecnica di gestire direttamente, socialisticamente, la produzione; e che abbia tolto alla borghesia il mo– nopolio del potere politioo. Per cui: se si riteneva che la maturità del prole– tariato oonsentisse di assumere al centro dello Stato (come consigliavano alcuni, che ritenevano a ciò ne– cessario l'allargamento della occupazione) una. parte cli potere proporzionato alla effettiva inJluenza che il Partilo e la Confederazione del Lavòro avevano nel paese. si poteva condurre a fondo la battaglia; alt~i– menti bisognava che l'agitazione, sorta da una questio– ne sindacale, fosse chiusa con un compromesso di ca• rattere prettamente sindacale; oome, infatti, avvenne. Ancora ricordo Anna Kuliscioff <forante le giornate del Consiglio Nazionale della Confederazione del La– voro; tenuto~i a Milano nella primavera del 1923 e dal quale uscì fa nota formula della « collaborazione tee– nica ». Più d'ogni altro Ella sapeva rendersi conto delle esigenze dei sindacati operai, i quali non pos– sono lasciarsi imprigionare da pregiudiziali negative; ma, al contrario, finchè son lasciati in vita, se non vo– gliono suicidarsi, devono adattarsi alla rµutevole realtà dei tempi. Ma quando qualcuno cli noi Le mostrp uno schema di ordine del giorno, in cui si affermava che la Confederazione del Lavqro non poteva avere pregiu~ diziali ·contro questo o quel governo, purchè non fos– sero manomesse le libertà sindacali, Ella ammonì: che bisognava sopprimere l'aggettivo sindacali, perchè non doveva essere nè si doveva lasciar credere che, sal,– ve in apparenza.· le libertà sindacali, organizzatori e organizzazioni fossero dtsposti a trascurare la difesa delle altre libertà. . Degli organizzatori Ella fu veramenle amica affet– tuosa, preziosa ed asooltata consigliera. E quando si. levava a p.arlare in loro difesa conlro gli arcigni del Partito, non Jiofaceva perchè mossa da un sentimento di inùulgenza; ma perchè nessuno meglio di Lei sa– peva comprendere il loro inlimo travagLo, il disagio di certe 101,0situazioni. Però gli organizz.atori operai!,, oltre alle difese, conobbero · cli Lei - spec:almente negli ultimi tempi - i fervidi incitamemli e, qualche volta,· i severi ammonimenti: incitamenti e ammoni:– menti che essi accolsero sempre. con rispetto e di cui tennero il maggiior conto, perchè sentivano tutti la no– biltà morale e intelleltuale di quella donna, in cui la prtt– denza si fondeva mirabilmente con l'a,udacia, il senso del reale oon la coscienza dell'ideale. Nessuno aveva inteso la grande importanza dell'azione spettant~ ane organizzazioni economiche nel complesso movimento cli elevazione-del proletariato, megl:o di quanto l'avesse in lesa Lei, in. cui la · chiarezza dell'apprezzamento procedeva dalla ooncezi,one veramente organica, in– tegrale del movimento socialista, che Le fu d1 guida co– ·stanle e sicura in tutta la sua lunga e valorosa milizia. p ALLANTE RUGGINENTI. Il mistero della morte Mi venne fatto di parlarne a l.,ei in un tardo pomerig• (}io autunnal,e, io accanto a Lei, nell'inliinità del sa– lotto .falla più· intima da/l'imbrunire dell'ora, solo ri– schiarala dal riflesso delle guglie del Du,om.o divi– namente rosate nel tramonto. E fu come una rivelazione. Credevo mi deridesse, · sia pure con quella sua grazia signorile che toglieva 0gni punta alla canzonatura; e invece mi spalancò gli occhi' intenti sul viso, come se mi volesse veder bene per la prima volta, e adagio, dolcemente, lasciò fluire alle labbra la dolcezza di una sua meditata, profonda e recondita teoria sulle misteriose sorg,enti e sulle ultime ed essenziali mete della vila, che parve un'ar- 8 .f!l{ìnifl di lol)i( l.ne sfflff,;.,,~J:llenlre parlava s'accendeva IDIIOieca l.,lnO Dia( ll;U ' \ il suo viso di luce e si spegnevano le guglie a poco a poco. , ~: ,,J imi ,i1~ J « Sentite, cara. Anch'io penso che la scienza dello spirito sia.il gran libro.cui altingere forza e fede ne[ progressivo divenire della Uman:tà intera. « La vita umana chiusa nel breve attimo fra nascita e morte è troppo povera ed esigua entità, perchè le si possa assegnare il còmpito di concorrere, sia pure per infinitesimi gradi, all'elevamento pr,ogressivo del- l'Umanità. · « E poiclzè questo compito esiste, esi§le, forse, per ciascuno di noi dalle più estreme lontananze del tempo e ci accompagna, forse, di là dalla morte per mille e mille altre vite. « Anche il mio Socialismo si illumina, per questi miei convincimenti, di una Idealità che, andando oltre i li– miti segnati ·azze mete cui via via il Socialismo mirò sotto l'impero delle circostanze contingenti dei vari momenti storici in cui sorse e si sviluppò, tutte le comprende e le supera; e altre e altre fasi presuppone e attende, perchè non mira solo al livellamento delle classi sociali, non soltanto all'equilibrio economico fra esse e al benessere dei singoli nel tutto; ma alla graduate, magni/ ica evoluzione di tutti gli uomini verso una dignità più alta, una fratellanza spontanea, una per/ ezione sicura. · · « Per questo aspetto la morte serenamente ... con cu– riosità». Qu::mdo tacque, ormai avviluppata d'ombre, cercò col gesto abituale di accendere la sigaretta. lo ebb,i un presentimento penosissimo e mi chinai a baciare quel– la Sua ma.no a lungo ... E fu per l'ultima volta. L. M. La politica e 1~arte Quando nel « sa1otto » di Turati fervevano i convèr– sari cbe Anna Kuliscioff dominava col suo spirito sol• tile, lalvolta Essa si traeva dal folto delle accalorate discussioni per isolarsi in_un cantucèio del divano. Era entratq qualcuno di quegli amici che portavano con sè una malattia inguaribile: l'amore per l'arte; una ma- .,,laltia che serve ad alleggerire quell'alh·a-, -ben più pe1:– niciosa: l'amore per la politica .... Anna Kuliscioff aveva· una predilezione per costoro. Entrando in quel raduno a.i animali po,Utici, essi rac– coglievano talvolla dei sorrisi i·ronici. Ma la Signora Anna li compensava ad usura con uno sguardo di sa– luto e di irHerrogazione; ed apriva loro il varco; e li onorava regalmente con la sua delicata predilezione. Tutta la ar!il10niosa ,femminilità di questa Donna vi– veva e si accendeva.' Nel cantuccio del salotto, sotto lo scr,oscio d~lle agitate dispute .politiche, Essa apriva il suo spirito, lasciava effondere tult~ la sua passione. 'Anna Kuliscioff aveva una prodigiosa cultura; 11).a soprattutto possedeva ciò che è indispensabile perchè la coltura non diventi... un attributo insopportabil,e: la sensibilità ed il gusto. Non la seHsibilità delle mille signore che vanno dal~ l'antiquario a cercare ii• controbuffeL autentico del qnatÌ:rocenLo; che foderano tutti gli angoli della casa di carta di Varese e tulhl i mob]i tingono in cioocolatta. Si parla dl ([{uella sensibilità genuina, profonda ed istintiva, che è quasi un senso geometrico, e che nelle cose ricerca eù afferra anzitutto le linee a.rchitetto'– niche, che è quanto dire la base di ogni armonia, si tratti di un grande mobile o di un sottile vetro soffiato. Anna Kuliscioff attingeva a questa divina profondità del gusto. Si poteva dire di Lei che aveva « mani che guardano ed ,occhi che toccan~ », quando i suoi acuti occhi me– tallici e le sue piccole mani malate èarezzavano, quasi

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