Critica Sociale - XXXVI - n. 1-2 - 1-31 gennaio 1926

· CRITiCA SòCIALE 25 cumulato nel..;,periodo ·guerriero della preistoria, farsi applaudire nei oomjzì 1 mantenersi estranea ai dissidi interni, sicura che la sua popolarità non si sarebbe mai appannata; ma è ciò che non volle. Ella - sempre uguale a se stessa - preferì obbedire all'imperativo categorico della sua coscienza che Le ordinava di trarre dal sacrificio dei pionieri tutto il bene immediato rea– lizzabile a favore del proletariato, No, Anna Kulisdoff non si illuse mai che la con– quistata libertà di agire in campo aperto, in nome del socialismo e per il socialismo, segnasse la fine d'ogni ritorno offensivo della reazione, la rinunzia da parte della borghesia ad qgni idea di riconquista delle po– sizioni perdute. Si recherebbe ingiuria alla sua. memo– ria attribuendoLe un pensiero simile. Ma se la grande socialista non si cullò mai nella dolce e miope illu– sione che il movimento operaio avrebbe, quind'innanzi, avuto sempre la via libera, che al proletariato non· sarebbe rimasto altro da fare se non avanzare lenta– mente, placidamente, un passo dopo l'altro, per giun– gere alla sua meta, neppure Ella si rese deliberatamente prigioniera della formula, inibendo a se stessa l'azio– ne, quel tanto d'azione positiva che in dati momenti appariva possibile; nè credette che il partito dovesse chiud€rsi in se stesso oome il serpe che si morde la coda, svalutando così il sacrificio di coloro che pati– rono per dargli· un posto accanto alle altre forze vive _ e concretamente operanti in seno alla società:. E i risultati? Ah, ecoo ! Quando i lavoratori e i non lavoratori vorr~nno vedere quali sono i benefizi re– cati dal socialismo, quali le riforme conseguite, quali i segni chiaramente visibili impressi dal socialismo nella. società capit'alistica, essi non avranno;: per limitarci al nostro Paese, che da mettere a raffronto le condizioni di trent'anni fa delle nostre classi lavoratrici con quelle cui esso erq giunto poco tempo addietro. E anche oggi abbiamo una legislazione sociale che conta per qualche oosa, e che nessuno dei beneficiari vorrebbe soppres– sa. t una legislazione incompleta, insufficente, illo~ gica, costruita come vien viene senza un piano preor– dinato, come quelle vecchie strade in~guali e contorte, costruite al tempo in cui non vigevano i regolamenti edilizi, nè i piani regolatori moderni, e che oggi ten– dono a scomparire;,ma, pur c0sì com'è, nessuno vor– rebbe cambiarla col nulla di una volta. E questo è ·ancora il meno. Ciò che v'ha di più sinf golare è che il social-ismo e il sindacalismo ha~no siffattamente permeato il inondo che nessun regime può prescindere da essi. Tutto è crollato intorno a noi e tutto risorge o tenta risorgere fuori di noi. La vit~lità di un principio è in funzione della consirdera- ' zione in oui questo principio·è tenuto da coloro che se ne .dichiarano risoluti avversari. Il socialismo· si può anche fare col sacrifizio dei soc:alisti. Si proclama che le ideologie libera_li _edemocratiche sono morte e in linea di fatto, non s1 tiene gran conto ' ' . 1 degli interessi dei ceti medi; ma non s~-osa p~oc a.- mar-e con uguale sicurezza la morte dell ideologia s8- cialista, o di quel che essa rappre,senta per 1~ ca?-sa del proletariato. Anzi, ogni cura e posta nell assicu– rare la cl:,i.sse operaia che nulla ha da temere dalla lotta contro i socialisti. Come si può pensare che tutto guesto sia venut? da sè? t stato, dunque, il socialismo a s?lleva_re 11 proletariato dalla nessuna considerazione m cui era tenuto, a dargli un prestigio ed una forza, _a farne, insomma una classe, come non era stato mai. Certam'ente oggi urgono problemi diver~i, e, s~tto un certo aspetto, più gravi di quelli di ieri. ~e pr:ima della guerra l'organizzazion~ si_n?~cale _el_aleg1sla~10ne sociale_ erano al centro dell attiv1ta soCiahsta? oggi non è più oosì.-•E non è più così perchè ciò eh~ s~ pret~nde fosse monopolio dei socialisti, viene oggi rive~dicato! anche da correnti non socialiste, in che è ~a flprova che il socialismo ha vinto ed ha saturato d1 se la ~-o– cietà. ma non èJ?iù così perchè, sopratutto, con 1 ir- Bib I iat:'3çaeGMlfi> fflia:JU!)Olica delle classi proletarie, il vecchio equilibrio si è rotto, determinando una crisi quale non si era mai vista prima. Le nazioni vanno in cerca del n@vo equilibrio, e la crisi che oggi trava– glia il mondo può essere riassunta in due parole: dit– tatura· o libertà nell'interno delle nazioni, guerra o pace nei rapp.orti internazionali. - La grande massa dei lavoratori italiani non cono· scerà forse mai interamente quanto Anna Kuliscioff abbia fatto per essi, e quanta gratitudine Le debbano. Nel campo della legislazione Ella si interessò parli– oolarmente alle sorti dei più deboli, delle donne e dei fanciulli, e non vi è prnvvidenza tutelatrice di questi deboli che non sia stata da Lei proposta o sollecitata. E così, nel campo dell'organizzazione di classe, che Ella considerava come lo strumento più sicuro della lotta proletaria, Ella fu una precorritrice, un'asser– trice tenace del dovere d'organizzazione per il prole– tariato femminile e per quello maschile. Fanno bene i giovani a ricordare il lontano passalo della nichilista e della rivoluzionaria. Oh! guai se il fuo– co rivoluzionario si spegnesse nella g:oventù ! Ma sia pure cot1sentito ad uno che non è più giovane di r;cor– dare la socialista del tempo quieto. Crediamo di avere, un solo titolo per farlo, ma un titolo valido: quello di Jl.Ver avuto in comune con l'insigne Donna la sorlei di aver bevuto fino all'ultima stilla la coppa del do– lore umano. E valga a suggello di questo indegno epicedio la promessa, che non mentiremo, di restare come Lei, che del dolore visse, fedeli al dovere insino a che il dolore non ne uccida·. RINALDO RIGOLA. nnna Kuliuiott ! i ~ro~l!mi iin~arn La figura politica di Anna h.uliscioff non può essere scomposta: voglio dire che it b:ografo deve saper riu– nire e fondere in un quadro di armonie tutti gli aspetti della sua complessa personalità; perchè complessa, po– liedrica,. ma intimamente coerente e perfettamente ar– monica tu la sua opera di pensatrice e di agitatrice so– cialista ... Ma questo è il compito ·del biografo, non il mio. Oh, sì! Tutti noi siamo degni di ricordarla in si– lenzio; ma quanti possono degnamente scrivere di Lei, delle sue opere, del s·uo intelletto, del suo cuore? Ho scolpito nella mente e fiel cuore la prima con– versazione che ebbi con Lei. Fu nella primavera del 1919. La conoscevo già, la Signora Anna; ma non Le avevo mai parlato. Al suo cospetto mi sentii impacciato come un col– legiale e non riuscivo a infilare tre parol-e. Ella ohe aveva capito - continuava a rivolgermi delle domande, ma con un tal tono cli confidenza e di sem– plicità che fin:i. col diventare insolitamente loquace. Io ver;avo la piena del mio cruccio per c:ò che acca– deva, al}ora, nelle nostr.e file. La suggestione che eser– citava· sulle masse il mito russ-o, la propaganda de– m·agogica a base di « terra ai contad:ni • compiuta dalle stesse classi dirigenti durante gli anni della guer– rA lo stato ·di insofferenza e di sovreccitazione dell0 foÌle r,endevano la nostra propaganda gradualista ol– trern'odo impopolare. Nei comizi raccoglieYamo mol– ti fischi e segni di diffiden~a, _e nel Parti!o. eravar:10 dei tollerati. quando non c1 s1 dava addirittura 1o– stracismo. Io me ne doleva ma Lei dolcemente, ammoniva che bisognava avere il coraggio della impopolarità;_ che il socialismo era, pr:ma di tutto, ope!a _di educazwne~ e _che quest'opera era co1!1messa,_P_rlf!C1palmente, a.g_l~ organizzatori; che il velhcare glL z~tznli ~eno nob1lt delle folle era veramente oper(!- dz tradimento; che_ specialmente i giovani avevano _il _dovere -: ? Cf!Sto di_ sacri/ icare le più oneste e leg1ttu11e <:1-mb1=wn_1 - d, reagire risolutamente alle so~e:chz[fnl1 co_rrenll- _ dema– gogiche che minacciavano d1 inquinare 1l movimento_ socialista. _ _ _ Con che chiai·ezza di idee, r:solutezza d1 rntenz1ona e ampiezza e profondità di fede Ella d:ceva tutto questo! . . d. 1 · La ricordo partecipe ad una :i~n;one 1 ~e 11_ or- cranizzatori durante la fase decl'S,va della ~g1taz10oe :=iietallurgica. che prese il nome di « occupaz~one delle fabbriche ».

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