Critica Sociale - XXXVI - n. 1-2 - 1-31 gennaio 1926

ClUTlCA SOCIALE 23 ••• La donna politica, che così di frequente è un uomo che ha sbagliato ·sesso; la «rivoluzionaria» conven– zionale del romanzo o deHa cronaca - tanto peggio se Ru~sa - che la tradizione ci ha fatto conoscere, fana– tica e spettinata, tutta assorbita nella « causa » e tutta disumanata dall'ardore di una fede cieca che si fa pas– sione rabbiosa, era assolutamente il contrario di quella Donna che sommava in sè e inseriva naturalmente un nell'altro tuai_,gli amori e tutti i doveri, l'eroismo della fede e dell'opera, la forza del combattimento infatica– bile e la bontà inesausta, la signorilità semplice, la grazia femminea, gli affetti tenerissimi di compagna e di madre, le cure assidue e il gusto finissimo di signora della casa; che non ignorava nè spregiava alcun lavoro proprio del suo sesso, e poteva dire di aver conosciuto. anche le fatiche della donna operaia, in quella ado– lescenza fervida di mistica fede che portava le ribelli Russe di ceto civile a vivere la vita del popolo. Ella, che mai parlava di sè, si apriva talvolta a di– scorrere dei suoi affettJ materni, delle dolcezze che Le venivano ·dalla figlia e dai nipoti: della figlia, che aveva sposato, secondo il suo cuore, un giovine degno di lei, di Ùna famiglia e di un mondo lontanissimo da quello in cui militava la madre; e aveva trovato la fe– licità nell'affetto reciproco e nella mutua bontà e, ri– masta vedova prestbssimo, guidava çon sollecito amore i cinque figli nelle vie del dovere e di ogni retto ideale. di vita; dei nipoti, che crescévano intorno, buoni, sem– plici,. operosi, consci del còmpito che spetta ai galan– tuomini, in qualunque strato soci?le si nasca. La sorte - _secondo gli spiriti banali - aveva fatto un gioco beffardo all'agitatrice socialista. Ma la solida– rietà dei più fondamentali valori umani si incari:ca di comporre in taluni casi i contrasti. ·Anna· Knliscioff aveva saputo rnostrare, nella sua vita intima di donna, con nobiltà incomparabile, quel · che sia « tutla la lib"ertà, con tutta la responsabilità ». E il sano e retto intendimento della vita, instillato alla sua figlia nella massima autonomia della coscienza, Lé ritornava restituito in florida messe di consolazione, di venerazione e di amore. In questo terreno di femminile gentilezza dell'animo aperto ad ogni umano affetto, stavano le radjci più profonde del suo Socialismo e le r~gioni dell'incanto che Ella irrailiava nella sua opera politica. Il Socialismo inteso primieramentc come un pensiero costante e un interessamento accorato delle sorti della gente diseredata, come una charitas d'ordine super:ore? che attinge alle fonti stesse dell'egualità umana e s1 fa tutt'una col diritto; come un desider:o vivo, imma– nente immediato, del miglioramento dei prolefari - · pane,' salute, intelletto, spirito ~ e_della vittoria defi– nitiva del Lavoro, era il fondo solido e robusto della sua personalità politJca, ed era il fondo stesso della sua personalità -umana. . . Mai avveniva - nel suo umile e altero disdegno dt narrare di sè - ili udirLa evocare le alte audacie p il martirio del carcere· ma di aver vissuto fra gli operai, di essersi mescolata 'alla loro vita per conoscerli e aiu– tarli a redimersi; questo, sì, accennava_•alora, come alle. origini stesse più pure della propria fede. La preoccupazione assidua del contatto. con la ~e_nte .del lavoro prevaleva in Lei su ogni quest10ne-pohhca. Parlan~o di compagni, di giovani che si. affacciassero prometlenli alla vita, diceva: « Bravo, s1?cero, colt~_; ma avrà mai visto un muratore o un bifolco da VI– cino? ». E udendo che si ritrovavano fra loro a_ra~ Bibli\9~actGooi8,a,nè()revisiooismo, di metodi, d1 programmi, osservava: « Sta bene; ma farebbero me– glio se andassero anche fra gli operai, alle sedute, delle organizzazioni ». In questo «sentimento» primigeo:o - che, per es– sere schiettissimo e di purissima lega, era remotissimo da ogni sentimentalismo (altro problema terribile per la donna che vuol vivere nella politica, o nell'arte!) - era il segreto e la fonte inesauribile della sua virtù socialista. La base del meraviglioso ed:ficio era la uma– na virtù del suo cuore. La quale da sola non basta alla grande lotta politica; anzi, da sola, può far com– mettere errori. Non è sufficiente, ma è necessaria. Ne– ·cessaria a credere, a volere, a operare, a combattere. Perchè, a. far sul serio tutte queste cose, conviene an- zitutto «amare». GIOVANNI ZrnoRDI. ~rol~tari~to f !mminile e ~artito io[ialiU I) Per un partito di classe come il nostro, la que– stione del voto alle donne non può e:ssere posta che in questi termini: - In che senso intende il Partito socialista la rivendicazione dei diritti po- . litici alle donne? La intende esso come rivendica– zione di sesso, o non piuttosto- come rivendicazio– ne di classe? Può esso accedere alla vecchia ideo- . logia romantica, per cui la esclusione delle donne dai diritti politici, e in parte ·anche dai diritti ci– vili. che le accomuna ai minorenni, agli interdetti, agli idioti, ai delinquenti, deve crnare in esse una · solidarietà di sesso, superiore a tutte le divisioni .,di classe e di partiti? E perciò, in una eventuale concessione del volo, limitata a certe categorie -di ç,ensite e di diplomate, vedrebbe esso un'applica– zione della 1egge di gradualità, un primo colpo per la demolizione ~:lella rocca d'iniquità, eretta dall'egoismo e dalla prepotenza maschile, o non piuttosto un tradimento alla causa prolelaria, un attentato contro il voto dello stesso proletariato maschile? Ora, pur riconoscendo che tutte le donne hanno un uguale diritto _alla riven~ii<;azione d~ll'arme po– litica, il proletariato fernrnm1le, dato 11 prevalen– te antàgonisrno .degli interessi di classe, che vale per le donne come per gli uomini, non può ~chie– rarsi col femminismo delle donne borghesi, che considerano il voto politico fine a se stesso o sern - olice mezzo cli difesa nelle loro comoetizioni col– l'uomo. Pur lasciando in disparte le darne della lwute, per le quali: s~l_vo_qu~l?~e eccezione,_ la _riYen– dicazione dei d1r1tt1 pohtic1 è una specie di sp~rt o ·un ornamento da salotto; per le donne della P!C– cola e media borghesia, per lo stessfo proletaria– to intellettuale femminile, i diritti politici sareb– bero sopratutto un mezzo di difesa dt;i loro inte– ressi di fronte all'uomo, per allargare 11 loro cam– po professionale, p~~ co;11quistar~ posizioni con– trastate loro dal pnvileg10 masclule, per ottenere quelle riforme civili e giuridiche, che le tolgano alla tutela e alla dipendenza dall'uomo. Qu~sla emancipazione di sesso_ ~on scuote, e può p~ut,– tosto rafforzare i cardm1 della presente soc1et~ economica: prdprietà priYata e sfruttamento <:11 classe. E ne fu indizio eloque~te la st~ssa peti- . zione, _,per il yoto. delle « donne italiane ». discus- (l)R-ifenamo l'ultimo passo _della Relazion~ ~he, per in– carico della Direzione del Partito, Anna Kuhsc10ff redasse e· presentò al Congresso Socialis~a. di 1l_il:mo del. 191~. !:'. qui delineato, con perspicua _prec1s1~n~,. 11_modo m cm 11 problema delle rivendicaziom fe~mih s1_prese1_1tava ali~ mente e al cuore di Anna Kuhscioff. ~li stessi. concet~ sono poi svolti nel p~ezioso o_puscolo. Per il ~uffragw femrm– nile: Donne Proielane, a uo1!, eh~ -Ella scrisse, sempre per incarico della Direzione del Partito, nel 1913.

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