Critica Sociale - XXXVI - n. 1-2 - 1-31 gennaio 1926

22 CRITICA SOCIALE superiori quelli che si ritirano in un piccolo angolo ad imbrattare carta ed a tornire ·periodi, isolandosi dal– la umanità che li circonda. La ragione La conduceva al sentimento. Possedeva in sommo grado le qualità degli spiriti eletti: la bontà e l'indulgenza. 0.etestava l'ignoranza che imbestialisce, l'errore che opprime, l'in– t,olleranza che tiranneggia, la crudeltà che tortura, l'o– dio che uccide. Perciò spese la sua lunga giornata per liberarci dalle catene che ci inibiscono ogni mo– to generoso. Perciò fu socialista, nel senso intero della parola, per sentimento, cioè, oltre che per con– vinzione scientifica. Perciò fu incomparabile nel chi– narsi verso la miseria, verso il dolore, verso f vinti. 0nd'essa ci appare veramente· insostituibile, e tale apparirà sopratutto al fedele suo compagno di tren– tacinque anni di battaglie, al sopravvissuto che oggi è come un grande mutilato. Ma il sopravvissuto è pure un forte, e forse troverà ancora una volta - oome dieci anni or sono - ohe « la morte è buona», se, in un'ora estremamente fo– sca, gli ha rivelato la vastità degli affetti non spenti e delle solidarietà non rinnegate. E voglia egli - ecco il nostro angurio su una tomba - in ognuno di questi affetti, in ognuna di queste solidari,età trovare un in– citamento per rialzarsi in p:edi e per riprendere con rinnovata lena la dura battaglia socialista. Nella sua opera e nella sua f~tica, Anna Kuliscioff vivrà oltre la tomba. r PIETRO NENNI. Il ''suo,, feminisrno Anna Kulisèioff fu lra le prime e più ardite e teMci assertrici del diritto della donna in Italia. È di trentà– cinque anni sono una sua conferenza al Circolo Filo– logico di· Milano, che pone e dibatte la questione dei rapporti morali, sociali, giuridici fra i sessi in modo perentorio e con un realismo formidabile di sincerità e di àcume. Ma Anna Kuliscioff additò alle donne, con l'esempio di sè meglio che oon la robusta eloquenza della pa– rola, come si. risolve praticamente questo arduo pro– blema della cosidetta « eguaglianza dei sessi». A grandi tratti, le donne, rispetto_ alla vita sociale e politica, possono dividersi in tre categorie: le in– differenti o rassegnate, che si disinteressano delle que– stioni « prop1;ie degli uomini», sia che, agiate o ricche, frequentino- la società e menino vita lieta, sia che riman– gano in casa a praticar l'antico domo mansit, lanam fecit, -sia che lavorino, operaie, impiegate, insegnanti, ma senza partecipare alle attività pubbliche corrispon– denti alla loro attività professionale; - le « simpatiz– zanti», che fiancheggiano l'uomo nella sua fede, nelle sue lotte, ma restando nell'ombra e recando alla vita pubblica un contributo indiretto, talora prezioso, ma non visibile, e spesso ignorato, di adesioni spirituali,' cli incoraggiamento intimo e silenzioso, di· sentimento raccolto e segreto; - le partecipanti attive e scoperte,: che fanno della politica nei partiti o nell'organizzazione o nel giornalismo, accanto all'uomo, o che svolgono una attività specif:ca per le rivendicazioni del lord sesso, conducendo una specie di lotta di classe entro ~a lotta di classe. E allora sono non accanto all'uomo, ma contro l'uomo, e si dolgono poi che l'uomo sia: contro di loro. · Ora, diciamo la verità cruda. Al di fuori, e al di là, delle varie ragioni per cui spesso l'uomo combatte, ques~a ch'egli stima invadenza della donna nei suoi territori politici, economtc1, sociali, vi è una ragione. BibliotecaGino Bianco psicologica ,ed estetica, di tanta gravità, che la donna · non potrà mai sperare di superarla se non ne acquisti coscienza e non si persuada della sua formidabilità. . Non entriamo qui nell'immenso campo delle diffe. renze originarie e fondamentali tra i due sessi e delle divers'e funzioni e destini che la natura ha a ciascuno assegnati. L'età moderna ha in parte distrutto questi cancelli divisori, traendo la donna fuor dalla casa per collocarla nella officina e negli impieghi, conf erendo1e così, coi nuovi doveri, nuovi diritti. La donna dunque, almeno virtualmente, può partecipare, o dovrebbe po– ter partecipare, a quella vita pubblica che è la espres– sione politica e la palestra esteriore della vita e delle lotte economiche. Ma co·me deve essa parteciparvi? 0011 quale atteggia– mento, con quali forme, con che manier.a di presen– tarsi e di agire? L'uomo, per la sua costituzione e per la ·sua attività consueta, non ha· quasi bisogno di mutare « abito » (qui la parola ha il significato più complesso ·ed esten– sivo) per passar dal suo « mondo » di privato, al mon– do pubblico, alla politica. Vi è una affinità fra quelle– che sono le sue attività abituali, e la attività pubblica. Per la donna, non è così. Per partecipare all'as– semblea, al dibattito, al comizio, ella deve «cambiar d'abito», sup~rare un abisso, assumere un «ruolo,, che non le è consueto. Ebbene:_ o per selezione, o per _sforzo di travesti– mento, quasi sempre la donna partecipante alla vita pubblica non è più una donna. E allora l'uomo la trova - diciamo tutto in una parola - insopportabile. Il segreto, tremendamente arduo, è, per la donna, quello di adeguarsi all'uomo, nella consapevole vo– lontà, nella virile energia, nella forza ferma e misurata,. serbando la femminilità, sì che l'uomo la veda « don– na» nel tempo stesso che la sente e la riconosce eguale e talora superiore a sè per il senno, per il vo– lere, per la vigorìa dell'intellietto e dell'animo, e le fa luogo perchè la giudica degna di stargli a paro: el~a deve, insomma, unire in sè la forw. e la grazia. Ora chi ha conosciuto la Kuliscioff dei Congressi; delle assemblee, o chi l'ha udita, in casa sua, nella conversaziq_,ne politica e nel contraddittorio (quanto frequente!) con Filippo T,urati, o con gli altri compagni; ragionatrice logica e dura e, all'occorrenza. polemista e dialettica aspra; critica tagliente, talora chirurgica– mente spietata; donna di energia ost;nata e di volontà dominatrice e irren}ovibile in tutto. ciò che Le sem– brasse necessario a11a causa del Socialismo, non solo non avrebbe conosciuto interamente la sua figura, ma" avrebbe potuto in un certo tempo meravigliarsi dell'a– scendente, anzi dell'incanto, che Ella esercitava, dell'a– more con cui attraeva e avvinceva a sè il suo Compa– gno, prima di tutti,. e coloro che avevano occasione di avvicinarLa con qualche continu'tà. Gli è che, accanto a quella volontà e a quella ragione, stava una finezza di sentimento, una grazia di affetti che si scopriva vedendoLa nel suo luogo - da· sola o in piccola cerchia di amici - con la fjglia e coi ni– poti: amica, consigliera, confortatrice, madre, nonna, piena di tutte le sapienti tenerezze dell'amore; o con visitatori nuovi, modesti, e timidi; o con le persone di servizio. Sì, in quel salotto dove sfilavano giorna– listi e deputati e uomini politici e di Governo, indigeni e stranieri. e artisti, e donne intellettuali, non si co– nosceva a fondo Anna Kuliscioff, se non La si sentiva parlare con la cameriera, o non si badava al come la cameriera parlava oon Lei.

RkJQdWJsaXNoZXIy