Critica Sociale - XXXVI - n. 1-2 - 1-31 gennaio 1926

i CRITICA SOCIALE 11 Anna Kuliscioff fu la energia, la vita, il centro irra– diatore, la forza operante: fu tutto. Senza di Lei senza quel fascio meraviglioso di nervi che pareva sp~cie in questi ultimi anni; quasi affiorare visibilmen'te nel suo oorpo ::;carno, distrutto dal male, sarebbe mancata la virtù di accogliere le idee più varie per lavorarle col maglio della critica e renderle .lucide e monde alla loro funzione di agitatrici e di creatrici di storia. Questo formidabile lavoro non ha lasciato una trac– cia tangibile. Ma noi, che Le lavorammo accanto in ore lontane della nostra vita (le ore lontane sono le più dolci e le più care!), possiamo recare la testimo– nianza della sua grande operosa fatica. Ella ha com– piuto il suo dovere, ed ha avuto molto meno di quello che ha donato. Povera Anna! Le sue ceneri, dopo la lunga giornata biancheggiano nell'urna fredda: aspettano la luce del~ l'alba novella!. ... IvANOE BoNOMI. Un cervello. maschile, un cuore materno Ho conosciuto due sole signore, che discutessero con tale precisione di ragionamento e d'idee da dar dei punti a molti uomini, anche di valore: una vecchia gentildonna inglese,. che si occupava di problemi lo– gici, e Anna Kuliscioff. Certamente la logica apparisce assai più repugnante dalla mentalità femminile che non sia la politica, attività pratica fatta più di sentimento che di raziocinio. Ma anche in politica la passione, l'in– teresse, 'l'impulso, devono essere dominati dalla ragione perchè l'azione non sia cieca. Chi abbia qualche espe– rienza di vita politica, di assemblee di partiti, in ispecie dei più avanzati, sa che le donne, appunto perchè pii1 impulsive degli uomini, sono più proclivi a caldeggiare le tesi estreme. Ma chi abbia avvicinato Anna Kuliscioff sa, al contra– rio, con quanto costante temperanza, con quanto senno, con qual virile equanimità questa donna, questa russa, abbia partecipato in prima linea alle lotte dei socialisti italiani. E chi rammenti il suo stato d'animo dopo Ca– poretto sa eziandio di quale e quanto amore questa internazionalista amasse il nostro paese: ricorda Vir– gilio Brocchi quel giorno della fine d'ottobre 1917, quando egli lesse ad Anna Kuliscioff il nobile manifesto ai cittadini, preparato dall'amministrazione socialista di Milano? Come fu bene osservato da altri, Anna Kuliscioff · non aveva proprio nulla della stereotipa imagine della rivoluzionaria, in ispecie dell'agitatrice russa - testa arruffata, eloquio impetuoso, vestito trasandato - ma anzi, nella finezza dell'aspetto, nella compostezza del severo abbigliamento, nella semplice eleganza di tutto ciò che La circondava, nell'accoglienza egualmente cor– diale che faceva a visitatori illustri ed oscuri, rivelava una signorilità, che era il retaggio di una lunga tradi– zione familiare e la dote spontanea di un elettissimo spirito. Chi abbia frequentato il suo luminoso salotto di Piazza del Duomo, non dimenticherà mai quei suoi oc– chi celesti, che, quand'Ella si animava, illuminava~o il viso pallido ed ossuto, aureolato da una corona d1 ca– pelli di un magnifico biondo cenerino; non dimenti– cherà quella parola, dal lieve accento esotico, che Le usciva quasi sempre sommessa dalle labbra, e che non tradiva mai uno scatto femminilmente impulsivo, ma sonava come la pacata espressione di un pensiero lun– gamente maturato, di un meditato consiglio, di un am– monimento ben ponderato. Anna Kuliscioff demoliva i castelli di chiacchiere, richiamandosi al preciso signi– ficato dei termini e rifuggendo dagli equivoci di parole e di idee. Ella non amava nè i sottintesi nè le penom– bre ma voleva: vedere ben chiaro in sè ed intorno a sè. 'Gettatasi fanciulla nella lotta per un eroico idea– l_!~~o eti_w sprezzando gli agi di una vita doviziosa, Bibliew~at~fg)Qri~suo paese, quella sete di bene che L'assillava ad agire non offuscava tuttavia con romantiche utopie o fantastiche r~veries, la li~pida precisione del suo cervello virile. A ·temprar salda– mente il quale avevano certo .contribuito gli studii, ma– tematici prima, poi naturalistici, che aveva fatti in !sviz– zera ed in Italia: rammento che nell'estate soorsa men- , . tre esaminava compiaciuta certi disegni che Le mostrava il ~aggiore dei suoi nipoti, studente al Politecnico, Ella m1 rac~ontava che, avanti d'iniziare i oorsi di medicina, aveva rnoominciato a Zurigo quelli d'ingegneria. E dal– l'orientazione positiva dei suoi studii, e del mondo scientifico in cui si era formata la sua più matura edu– cazione, era venuta al suo forte intelletto ta propen– sione per le idee nette, per le soluzioni logiche, per le decisioni risolute ma non avventate. ••• Ma questa donna, di maschio cervello e di virile carattere, che non conobbe accomodamenti con la pro– pria coscienza, che aveva sfidato sorridendo numerosi processi, e sofferto, senza un lamento, le privazioni delle carceri, questa donna, che non aveva vanità, nep– pur.e quella di narrare le storiche vicende della sua vita (una sola volta, e non di sua iniziativa, mi raccontò qualche episodio dei molti periodi ch'Ella aveva pas– sati nelle prigioni italiane e straniere, il galante omag– gio di fiori che Le portava il filosofo-naturalista Camillo De Meis, l,evisite che Le faceva l'austero procuratore ge,. nerale Sighele accompagnato dalle figliuole), questa donna era rimasta squisitamente donna, e possedeva in grado sublime il più•sublime sentimento dell'anima fem– minile: la tenerezza materna. Anna Kuliscioff, che esercitava una notevole influen– za su la vita. di un grande partito politico, che contava per qualche cosa nella vita politica di una nazione, che era conosciuta ed apprezzata ben oltre i confini di questa, accanto alla sua figliuola, accanto ai suoi ni– potini, anzi accanto a tutti i bimbi ch'Ella amava e che L'amavano, era rimasta la mamma e la nonna. Poche donne oonoobero, com'Ella conobbe, l'arte di essere nonna. Questo sentimento di maternità, ch'è il fiore dello spirito femminile, questo sentimento fatto di con– sapevole altruismo e di abnegazione, pel quale la ma– dre è la creatura più sacra dell'universo, diede ad Anna Kuliscioff la rarissima qualità di rimanere soa– vemente donna nel tumulto virile delle battaglie po– litiche. Di:i;ei, anzi, qualche cosa di più: il socialismo ·di Anna Kuliscioff - che non fu, certo, un mero im– pulso sentimentale, ma anche il meditato frutto di studii e riflessioni - ebbe, tuttavia, questa impronta singolar– mente umana e delicatamente femminile, di essere, m Lei e per Lei, quasi una grande maternità. II suo socialismo non conosceva esclusioni o partico– larismj. Ma i dol9ri e le miserie, ai quali Ella si era co– raggiosamente mescolata, nella vita carceraria, nell'e– sercizio della medicina. nella indefessa attività di orga– nizzatrice, avevano reso il suo spi1ito saturo di pietà per ogni sofferenza, maternamente sollecito, nella pro– paganda e nell'azione socialista, dei più deboli fra i la– voratori e fra i reietti della societù. Ed era, ancora, un riflesso, era un altro segno della sua maternità la calda simpatia ch'Ella provaYa per i giovani, dei quali scusava le intemperanze e cercava di capire lo spirito, quand'anche propendessero per idee o per metodi che la sua lunga esperienza disapprovava. Ogni giovane intelligenza, ogni nuova energia che si consacrasse alle idealità che Le erano care, anche se a traverso svia– men ti ed errori, Le pareva un raggio di sole che ri– scaldasse la sua giornata prossima al tramonto. Ma nulla commoveva codesta donna - alla quale avevano fatto e facevano omaggio tanti uomini illustri, nella politica e nella scienza, e non solo d'Italia -. quanto il saluto degli umili. che in Lei veneravano ed amavano la materna confortatrice delle loro sventure e delle loro aspirazioni. Ho qui davanti a me alcune righe ch'Ella mi scrisse nel marzo scorso, dopo che. al ritorno da una fugace gita a Molinella, avevo do– verosamente adempiuto l'incarico affidatomi da quegli

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