Critica Sociale - XXXVI - n. 1-2 - 1-31 gennaio 1926

i8 CRITICA SOCIALE , per parte della Signora Kul~scioff, l~ opera/e,- a premunirsi , contro i loro padrom, eccitando ~ od10 d1 clafse, prepa- • rando il terreno alla rivolta, conturnll!ndo nell opera ~or~ • fino a che la rivolta swp:piò e della quale devono qum,d1 « ritenersi in varia misura istigatori •· , Mentre tutti gli altri condannati furono inviati al re-. clusorio di Finalborgo (ricordo io di aver ajutato alla Stazione Don Davide All>ertario a 1;accogliere da terra il cappello da prete che gli era caduto e che tentò di riprendere, ma invano, perchè era ammanettalo 1 per il che, appena a Finalborgo, mi mandò un biglietto commosso di ringraziamento), la Kuliscioff fu tratte– nuta per ragioni di salute, nelle carceri di Milano, ed rbbe: poco tempo dopo, condonato il residuo di pena. Ed ora un'ultima nota di ricordi, di cui trovo traccia nei miei appunti di reporter d'allora. · Quando gli imputati dei due processi grossi vennero tradotti al carcere, fecero il percorso di Pjazza della Scala, Via S. Margherita e Via Dante. Erano a piedi, in mezzo a due ali di soldati di ca– valleria, che avevano il revolver in pugno. Ma seguivano il corteo due broughams chiusi; ed io vidi, attraverso il finestrino di uno) il profilo roseo di Don Albertario, e, attraverso il finestrino dell'altro, il profilo cereo della Kuliscioff, che, si può proprio dire, aveva un « sorriso misto di lacrime», per ripetere il noto celebre verso del Carducci. La carrozza in cui era la Kuliscioff rasentava in quel momento il portico di Piazza della Scala. Pochi giorni fa, io, sboccando in Piazza della Scala, mentre il funerale rasentava il palazzo della Banca Commerciale, ebbi flùrrù,neamente un ricordo che mi fece volgere lo sguardo a cinquanta passi di distanza, . e rividi il profilo cereo della Kuliscioff attraverso il finestrino della carrozza chiusa, v:cino al portico di Piazza della Scala. E, pel contrasto violento dei ricordi, ne rimasi viva– mente commosso. Ayv. ENRICO V .ilLDATA. Lettera dal carcere . . Questa lettera - che Anna Kuliscioff dirigeva dal carcere a Camillo Prampolini, dopo la con– .danna a due anni di carcere, che per Lei, minata nella salute, potevan significare la morte - è do– ... cumento di tal nobiltà a cui solo i grandi ideali possono elevare, e solo le grandi anime possono salire. Carceri giudiziarie di MilaIJ.o (Sezione donne). 31 agosto .1898. Grazie) carissimo Prampolini, della vostra af– fettuosa lettera. So anch'io che i nevrotici sono resistenti assai e superano tutti i disagi, pur sof– frendo più degli altri; ma, se non temo per· Filip- . po una catastrofe, temo però molto che l'ipereste– sia psichica non gli cagioni delle vere alterazioni mentali. Speriamo) speriamo elle tutta la burra– sca passerà senza portare grandi danni, senza lasciare rnvine di qualsiasi genere·. . ' · Questo mio saluto a voi) caro aqzico, è l'ultimo: ci rivedremo dunque di sicuro nel 1900 e vi impe– gno fin d'ora di venire a farci quella tanto sospi– rata visita, che non avete mai trovato il tempo dì farci. Dico a noi) perchè spero fermQ/p.ente che nel 1900 anche Frflippo rivedrà il sole ed uscire– mo ancora abbastanza forti fisicamente· e saldi moralmente, da continua.re il nostro lavoro e ri– prendere il nostro posto, ora per forza abban- donato. · . Sentite) caro Prampolini: voi sapete che non sono ipocondriaca, che non sono portata all€1. esa– gerazione dei miei malanni fisici, anzi sono fatali- Bibif6fefl~f~Wcf191'i:frte&ella mia resistenza. Ho tante volte vista vicina la morte e le ho sempre re– sistito: perchè dovrei proprio morire in questi due anni? , , I , ·1i Ma dall'altro lato) sono osservatrice. e sono me– dico: 'Vedo che i sintomi dell'idremia si aggrava– no; temo che il medico) per rassicurarmi, i:z-01! mi dica tutta la verità asserendo che non Vl szano alterazioni renali. Caso mai, dunque, che il mio stato si aggravasse, lascio a voi e a Leonida la tu~ tela della mia dignità. Vi prego a mani giunte dz opporvi a qualunque passo che si volesse fare per ottenere la mia libertà con una grazia personale, o con un indulto speciale. Impedite a chicchessia, per amor di ·chicches– sia, fosse anche la mia figlia, che mi sia fatta un'offesa morale. Se dovessi conquistare la liber– tà a questo prezzo, sarei tanto avvilita, tanto di– minuita, tanto degradata, che 'nulla mi sareb.be la libertà, ·ralfetto dei miei cari, l'affetto degli amici buoni. Questa, caro Prampolini, è l'unica pre– ghiera che rivolgo agli amici, prima che si rin– chiuda .la nostra tomba. Voi però potrete scrivermi, mi farete sempre piacere ... Bacio la bambina; salutatemi la sorella e gli amici. Vi stringo la mano con affetto. Vostra · ANNA KuLISCIOFF. Quel che Essa fu ·Nel 1907, dedicando ad Anna Ktiliscioff un mio li– bro dì critica-e di revisione soci>alista, evocavo un rk cordo della mia giovinezza, vorrei dire del mio « na– scimento » politico. Scrivevo:· e Sono trascorsi tre lustri dacchè voi mi scopriste in un paese del Mantovano. ·Era allora il periodo mistico del socia– lismo, e voi, reduce dal clamore delle rivoluzioni e dai silenzi del carcere, eroica nelle persecuzioni e tenace nell'azione, esule e cittadina di ogni terra dove sono oppressi da suscitare, mi appariste come l'incarnazione più perfetta di quell'Ideale, a cui noi, giovinetti, avevan10 offerti i primi fiori delle nostre an,ime •· f Quell'apparizione non si è più cancellata dal mio spi– rito. Anche più tardi, anche dopo le vicende della vita varia e turbinosa, l'immagin~ di Anna Kuliscioff non ha mai perduta la chia:rità soave-di- quel primo incontro. .El!a recava in sè e con sè l'istoria, il travaglio, le speranze, i dubbi, le correzioni, le audacie del socia– lismo italiano. Dal primo apparire. del socialismo iµ Italia, ·o, meglio, dal suo organizzarsi in partito; Anna Kuliscioff fu, per virtù d'intelletto e per straordinaria energia di spirito, il centro spontaneo d.i tutte le forre irraggianti della nuova idealità politica. Essa fu veramente la « critica»: non la critica dissol– vente ,e negatrice, mà: la critica che scruta, assidua e insonne, le debolezze avyersarie e le debolezze proprie, gli errori propri e gli altrui, per rettifi,care l'azione, così da renderla più dritta ed efficace. E tutti coloro che scrissero in questa Rivista, primo fra tutti Fi– lippo Turati, il suo degno compagno, sanno quanta parte di Lei (una parte ignota che non ha segni appa– riscenti) si trasfondesse negli scritti che la gioventlÙ d'allora attendeva con impazienza e commenfava con fervore. Anna Kuliscioff, che disdegnava il facile plauso dei comizi, c;he.rimaneva quasi sempre silenziosa nei Con– gressi, che non amava mescolarsi nella chiusa atmo– sfera della vita di partfto, non si escLudev-aaffatto da– gli assidui contatti con le maggiori personalità del suo tempo. Era anzi da questi contatti ch'Ella traeva quella freschezza di spirito e quella novità di atteggiamenti:; che stupivano coloro ~he La reputavano, a torto, una specie di immobile vestale eretta a custodia del fuoco sacro. L'ampio studio della Critioa 0 Sociale fu veramente - per usare una espressione che J.ia o rmai un significato storico - il salotto del socialismo italiano. Là dentro

RkJQdWJsaXNoZXIy