Critica Sociale - XXXVI - n. 1-2 - 1-31 gennaio 1926

20 _____ CRITICA SOCIA_LE --- -- - - -- -------· ---------------- indomiti lavoralori e lavoratrici, di invi~re a. Lei ed a Turati il loro omaggfo affelluoso,- Ella 1:11 ?1~111festava Ja grande emozione provat~ « p~1 saluti ~ mgen:ua e spontanea bonlà di <.{Uella rnfehce e subhm~ popola– zione». Ed a_ggiungeva che, n~l _leggere la mia lett~r~, aveva peccato d'invidia, perche 10 av~vo potuto a~v1c1~ • nare quei nostri compagni « e sentire 1l contagio di quelle anime grandi». Se i ceruli occhi della signora Anna, che la morte aveva sigillali per se1~1pre,si fos_sei:opot~ti ~iaprir_e per un istante in quel triste pomeriggio dell ultimo g10rno dell'anno si sarebbero posati con particolare dolcezza, oltre che' sul compagno, su la figlia, su i nipotini che Ella lasciava nel pianto, su quelle lavoratrici di Moli– nella venute a testimoniare ancora una volta la loro inrslinguil·ile fede accanto a Cole; che quella_f~de a_v~va alimentala con tutte le energie del suo spinto v.nle, con tullo l'amore del suo, cuore materno. ALESSANDRO LEVI. *** Ciò che colpiva singolarmente l'animo di quanti eb– bero la ventura di avvicinare Anna Kulisc:off - e l'attesta l'unanime ·consonanza delle espressioni com– mosse di rjmpianto e d'omaggio reverente intorno alla sua salma - era quel mirabile contemperamento ed equilibrio di doti spirituali, che di consueto si pre– sentano solo separatamente negli individui. L'intelli– genza vigorosa e profonda, l'argomentazione serrata e forte, la cultura solida e seria si univano in Lei a un ardore di fede, a un calore di bontà, a una delicatezza di sentire veramente rara e squisita. Tutte Je virtù di gentilezza della donna, tutte quelle di fortezza dell'<t– nimo virile erano compenetrate e fuse nell'armonia d1 quello spirito.eletlo; ed ognuna manteneva in tale ar– monia il suo posto e compieva il suo ufficio, senza of– fuscare le altre, senza lasciarsene ottenebrare. L'qumanitas, nel senso più alto e pieno della parola, ri incarnava in Lei: nel.la delicatezza del sentimento, che per ogni dolore umano e per ogni affetto buono aveva una simpatia sincera e confortatrice; nella fie– rezza e nobiltà ,della coscienza, che l'avversità non piegava e il sacrìficio non s.pauriva, nè faceva deviare dalla affermazione delle sue idee e dalla linea diritta della sua dignità. Mònito. esempio, testimonianza di fede: ieri, oggi, sempre. RODOLFO MONDOLFO. ANIMA PURA Nel serto che gli amici in treccia.no alla memoria di Am:ia Kuliscioff io vorrei collocare un fiorellino ligure che, se Essa può scorgerlo dall'infinito in cui s'è confusa, non Le sarà forse discaro. Non dico dell'operosa simpatia con cui ha semprl' seguìto il movimento operaio del Genovesato, nel quale si compiaceva di scorgere l'applicazione delle: direttive che non si stancava di additare e propugnare, più ancora che nei Congressi o dalle pagine della Critica, nella famigliarità delle conversazioni e discus– sioni. Tutti sanno che essa non era lieta se non quando il verbo si faceva carne. Dico che Anna Kuliscioff toccò la perfezione, per– chè seppe essere ad un tempo indulgente e sev~ra. Indulgente per le debolezze, gli errori, i branoola- 1men;ti che accompagnano ogni opera umana, a cui concedeva venia; anzi disdegnava la censura pette– gola degli Aristarchi, leggeva chiaro nelle intenzioni L', se queste erano pure, incuorava benigna. Ma noi Genovesi abbiamo, or son molti anni, tra– versato un periodo difficile, in cui le ragioni del!'·ami- Bibliqteca Gino Bianco cizia, della gratitudine, fors'anoo della utilità mate– riale delle Organizzazioni, vennero a contrasto con le ragioni della scrupolosa correttezza. . I dirigenti del movimento operaio genovese ~on cs1~ tarano anteposero queste a quelle. Ma molti, fuori Genov~ stentavano ad intendere quella crisi lacerante. Fu ess; fu Anna Kuliscioff, che, esaminata la que- ' . . . stione sorda ad ogni voce di riguardi umam, vmse l'inco1;1prensione o, almeno, l'incertezza di no? ~ochi ari1ici e pronunciò un giudizio che fu cosa gmd1cata per tutti gli uomini di buona volontà. . . Gli eventi posteriori mostrarono quanto quel gmd1- zio fosse giusto e provvido. La prontezza della visione piena ed intera ed il senso dell'onesta raggiungevano in questa donna vette così alte, che nessuna tempesta poteva appannarli. GIUSEPPE CANEPA. Venti anni fa ... La signora Kulisciotf non fu - come si capisce bene - dalla parte nostra, quando, intorno al 1900, il Soldi, Mocch'i ed io demmo vita· a quel movimento che si restrinse attorno ad un giornale, di cui ancora qualcuno serba il ricordo: l'Avijnguardia $ocialfsta. Ma ho sempre pensato che Essa ci giudicasse con equa– nimità. Quel movimento non era genericamente intransi– gente, secondo la formula cara. al Lazzari, il quale era con noi, ma costituiva, in sostanza, la nostra op– posizione costituzionale. Noi avvertivamo nel movi– mento riformista una inclinaz·one troppo marcala ad una specie di edonismo pratico, che giudicavamo do– vesse necessariamente svezzare dalla concezione del socialismo come milizia ed opp9sizione al mondo bor– ghese ed alle sue istituzioni tradizionali, quali esi– stevano in /lalia. Ci pareva che questa educazi-One avrebbe condotto a terribili delusioni il giorno in cui il socialismo ital.'ano fosse stato chiamato a qualche grande .prova. La reazione a questa politica si presen– tava con nomi e contenuto mutevoli, ora come accen– tuazione della tattica della lotta delle classi, ora come rilievo delle trasformazioni repubblicane, ora come ad– destramento allo sciopero generale, ed ora - perchè no? - come mancanza di ... rispetto ai capi del movi– mento utf iciale. Naturalmente questo contènulo infimo del nostro movimento non era sempre chiaro, non appariva sem– pre evidente. Ora la nota dell'intransigenza nel senso del Lazzari, ora quella repubblicana nel senso mio e di altri, ora quella soreliana mia, del Mocchi e di alcuni nostri collaboratori frances:, erano ad una ad una prese come l'esponente del nostro movimento; ed eravamo combattuti non sul nostro terreno vero, ma su quello delle nostre manifestazioni acces~orie e derivate. L'essenza del nostro movimento: la reazion<' ad una pratica del socialismo come edonismo indivi– duale de.gli operai e dei loro organizzatori, non fu vista sotto la sua luce vera, e noi stessi fummo tra– volti dall'errore dei nostri avversarf. Ma se avessimo torto l'hanno dimostralo recenti, terribili esperienze, in cui ciò che si è visto mancare nel socialismo ita– liano è stata l'attitudine ad aff ronfare materialmente un pericoZ.o materiale ... Fu nel seno della Federazione Socialista Mila,nese che si combatterono le nostre prime avvisaglie. Posc:a i riformisti, caduti in minoranza, si ritirarono dall'or– ganizzazione unitaria milanese, e costituirono i Gruppi Socialisti Autonomi. A quelle pr:me assemble partecipa- •

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