Critica Sociale - XXXVI - n. 1-2 - 1-31 gennaio 1926

CRITICA SOCIALE che nel giorno di una grande gioia o in quello di un gra;de dolore, sarebbe stato raggiunto spiritualmente dalla Animatrice. uno che La conobbe con la sua Andreina in braccio e che trovò i primi libri di socialismo presso Anna J{ulisciof f e presso Turati, prima che il pensiero dei due Maestri irradiasse dalla casa di vetro di piazza del Duomo, nel giorno in cui, lungi da Milano, nella lotta e nella miseria, gli mori una fine e dolcissima sorella, ricevette da Anna Kuliscioft - per la tomba _,.. due vasi per fiori a muro ... Oggi da uno di quei vasi - in una modesta casa ro– mana - sorridono sotto la immagine della Donatrice i fiori che Ella amava, come amava tutte le espressioni della bellezza nell'arte e nella natura. ANGIOLO CABRINI. Quello che più colpiva... Ho conosciuto Anna Kuliscioff appena un anno e mezzo prima della sua morle. Non so se e quali muta– menti Le avesse arrecalo il corso degli anni e delle vi– cende; so ohe, adesso, quello che più colpiva, ad avvi– cinar La e c9nversare con Lei, era un'aria cli naturale e suprema dislinzione, soffio rii spiritualità emanante da tulla la sua persona. .:\'on poteva immaginarsi - nell'ampio salollo-studio, allo e lranquillo sul fragore di Piazza del Duomo - conlraslo più impressionanle della esigua figura in avo– rio trasparente di Anna Kulisci-off, accanlo alla sagoma alta, squadrata, polentemenle popolana di Filippo Tu– rali. Ma il conlrasto si sciogl.eva visibiHnente in una su– periore armonia, appena la signora si rivolgesse a r. Fi– lippo», pr,onunciando il nome con una particolare in– flessione di strascicanle dolcezza: l'armonia naturale rwr quanti conoscevano, sollo la rude maschera, il gran cuore di tenerezza Ieminea del suo compagno. Anna Kuliscioff, come i savii dell'Eliso dantesco, parlava rado, con voce soave. Era perfellamente al cor~ rente di quanto accadeva nella vita pubblica italiana e straniera; e vi prendeva parte con una fiamma sem– prr viva di amor·e per gli oppressi, di sdegno per ogni ingiuslizia e tirannide, solto qualsiasi segno esercitate. Pure., cli fronle agli avvenimenti quolidiani, appariva all'ascoltatore - senza alcun suo proposito deliberato: non era in -Lei ombra di affellazione - come distaccata e lontana, in una sfera di superiore equanimità, di alta. tranquillità interiore. Era lo stalo d'animo di chi, avendo combatluto molto e bene, poteva guardare alle cose di questo mondo colla sicura coscienza di aver adempiuta la propria parte, e colla speranza fiduciosa cl1e l'umanità, pure allraverso arresti e deviazioni, se– gua un suo corso non privo di mèta e di valore. Questa. fede ha confortaro, certo, gli ultimi istanli di Anna Kuliscioff; conforti e rafforzi quanti, avendoLa cono– sciuta ed amata, oggi La piangono. LUIGI .SALVATORELLI FILIPPO TURATI e ANDREINA COSTA GAVAZZI, nella materiale impossibilità di rin– graziare sii1golarmente le migliaia di amici, vicini e lontani, noti ed ignoti, che, con la presenza, con telegrammi o lettere, con ogni altra forma vollero onorare la rimpianta loro compagna e madre Oott. ANNA KULISCIOFF e confortarli nell'angoscia suprema, attestano qui a tutti la loro sincera, commossa,indelebile riconoscenza. Biblioteca Gino 81dl ,CO Ricordi • • • e 1mpress1on1 In un pomeriggio del 1901 feci a Berlino la cono– scenza personale di Edoardo Bernstein, che, dopo 23 anni di esilio, era finalmente potuto ritornare libero in Germania. Bernstein è un conversatore inesauribile. Conosce una quantità infinita di cose e di uomini, che egli ç,ma ricordare. E quel gforno cominciò subilo una di quelle svariale rievocazioni, in cui suole svolgere, come in un caleidoscopio, qualche capitolo della storia del mo– vimento socialista europeo. Che ne è di Costa? Dove vive Bignami? Che cosa fa Turati? E Labriola? E Martignetti? E~dov'è la Kuliscioff? A questo nome si fermò. Egli L'aveva conosciuta - mi disse - a Lugano, nel 1877 o 1878. Una bellezza incantevole. «Nona torlo - soggiunse - Lombroso la chiamò la più bella donna d'Europa». Poi, com'è abitudine di Bernste1n, venne l'aneddoto. « Una donna di un fascino irresistibile: per la grazia del volto, come per le virtù dell'intelletto. lo mi ram– mento - è sempre Bernstein che parla - ti.n episodio caratteristico della nostra vita di esuli in quel di Lu– gano. Eravamo in parecchi. C'era anche Cafiero. La Kuliscioff era, già da qualche tempo, in Italia. E, un di, venne notizia che Andrea Cos~a aveva abban,donato le file e le idee bakuniniane, per convertirsi al parla– mentarismo. Non fu piccola in tutti noi la sorpresa. Ma Cafiero si cacciò le mani nei capelli; poi, tagliando con esse l'aria e scotenclo la lunga barba, proruppe in un'esclamazione: « 1tnna, Anna, che cosa avete fal– lo!». Proprio così. Noi tutti comprendemmo subito che la s11asiva parola di Anna Kuliscioff aveva vinto». E Bernstein continuò, davanti a me ed a Franz Meh– ring. terzo fra noi, a magni/ icar le doti della « mera- vigliosa fanciulla russa». · ' .Mlora io non conoscevo ancora la signora Kulisciof f. Solo alcuni mesi dopo ebbi, per la prima· volta, il pi~cere di parlarLe. Poi La v:di altre ·volte. Non mol– te, mai troppe ... (Uno dei più forti rammarichi della mia vita milanese resta e resterà sempre quelf.o di non .aver potuto frequentare di più la casa donde si era diffusa tanta luce di socialismo ...) Ma anche in quelle poche volte che parlai con Anna Kuliscioff, dovetti spesso ripensare alle parole di Bernstein, tanto era il fascino che si sprigionava. dalla -sua voce, dai suoi occhi, dai suoi atteggiamenti, dalla gentilezza dei suoi modi e, last not least, dalla sua vigorosa dialettica. In vita mia ho conosciuto molte donne socialiste, di ogni paese. Mi pare che Anna Kuliscioff possa essere eguagliata soltanto a Rosa Luxemburg. Per ardore di fede, per cultura socialista, per calda eloquenza, per spirito di sacrificio. Ma anche e, direi, sovratutto, per un'altra dote: per la delict;1.lezza di sentire, pel profon– do senso di poesia della vita, per quel non so che di romantico e di realistiço., che cosi singolarmente si accoppia nella donna russa, distinguendolf:l dalle donne d'ogni altro paese. Forse perciò Tolstoi e Dostojevski, che furono tanto spietati nella rappresentaziÒne della rea(là uma,-ia, trovarono espressioni cosi tenere per la donna russa. Gli è che, pur non differenziandosi, nel pensiero e nell'azione, dall'u,omo, spira sempre dalla rivoluziona– ria russa, più, forse, che da ogni altra, un profondo senso di femminilità, nel significato più alto ed eterno della parola. E così fu di Anna Kuliscioff. Perciò io, spesso, parlando .con Lei, pensavo a Rosa . Luxemburg. GUSTAVO SACERDOTE,

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