Critica Sociale - XXXV - n. 21-22 - 1-30 novembre 1925

CRITICA SOCIALE terre alla coltura parcellare significa ricadere nella: barbarie. In Russia, recentemente, dapprima 'la rovina della grande propJ.:ietà sotto là violenza di una jacquerie, poi la rovina dei grossi contadini per l'opera dei comitati dei « pove_ri di villaggio » hanno preparato le carestie, (3) che la siccità ha accresciute ma non provocate: -da sola, e di cui le requis_izioni o, piuttosto, razzie delle armate rosse hanno contribuito ad. aggravare gli ef– fetti. ' Anche fra noi si finirebbe col provocare siffatte raz– zie di soldati e di operaLaffamati, se le piccole aziende agricole non dessero più un prodotto sufficiente alle richieste dei consumatori; e ne potrebbe anche venire una guerra civile, con pericolo per il regime. socialista,! contro cui il capitale user.ebbe le forze dei contadini. E poichè le requisizioni non fanno che toglier grano ai contadini, senza però accrescere la quantità del pro– dotto, con l'effeao anzi di farne diminu:re la colti– vazione per e,,itare nuove razzie, così la si_tuaz:ope andrebbe sempre peggiorando per g.Jioperai, facendo.ne reclute per la controrivoluzione. A queste considerazioni uh'altra deve aggiungersene. L'economia -socialista dovrà sforzarsi di diminuire, per quanto è possibile, il carico di lavoro di ciascuno; il che importerà forse a molti lavoratori più che i'au– mento dei loro agi-materiali. Invece, la picc9la azienda deve, per nia.ntenersi, sfruttare al massimo grado 1e forze di lavoro che essa impiega. Già og-giuno dei mo– tivi di aspro antagonismo fra coqtadini e operai indu– striali è che il carico di lavoro resta per· quelli immu– tato, mentre ~ostoro abbreviano la loro giornata ,di lavoro: così che da una parte i contadini, i vecc;hi soprattutto, odiano ferocemente i « fannulloni» deila città; dall'altra, molti 'contadini, specialm1;mte i gj·o– vani, si sottraggono alla_ noia e a.I sovraccarico di la– voro della vita rurale, -emigrando in città. Questo fenomeno dell'emigrazione, già notevole ae- . gli anni anteriori alla guerra e che tornerà a- pro– durs_i'in ugual misura non appena saremo tornati 111 condizioni economiche normali, è una grave minac~a per le aziende agricole, ma non meno grave per l'a– limentazione di tutta la popola?:ione; e sarebbe più grande ancora in una società socialista, se la sociaÌizzç1- zione e i vantaggi che essa può apportare agli ope~ rai si limitassero ~i soli operai-,.dell'industria, e nel- 1 'agricoltura si continuassero i vecchi e irrazionali si– stemi di lavoro. · Il frazionamento della grande proprietà fondiaria sarebbe dunque, per svariatissime ragioni, una cata– strofe per· la società socialista. È· necessario, per la vitalità di questa, che si attui la socializzazione e si estenda il più possibile la grande azienda. · A questo punto, i sodalisti che 4ifendono ·la piccota cultura e che in altre occasioni non amano affatto sentir parlare. di marxismo, lo tirano invece fuori in questo caso e rispondono: « Il bisogno di una certa forma di produzione non basta affatto a far sì che essa sorga. Occorre che ci siano le condizioni. Ora l'evolu– zione economica va, per l'appunto, diffondendo la pic– cola cultura ». A questo si può rispondere: 1) che l'afferm·azione non è esatta, perchè il rapporto tra grandi e: piccole · aziende è, da qu~_lche tempo, quasi costante; 2) che (3) Francai:nente 1 non ~i sembra_ che, nel ti·{mbusto pro– d?tlo dalla nvoluz10ne, s1 possa ritenere che della dimip.u– z10ne d~l proclotlo possa essere attribuita la responsabilità al p_assagg10 clall_agrand~ alla p~ccola azienda, specialmente se s1 _pensa quah eri~no I metodi di coltura nella grande pro- prietà russa. (Nota di c. S.). BibliotecaGino Bianco non si tratta solo di evoluzione _economica, ma anche di evoluzione tecnica, la quale attesta sempre più la superiorità deUa grande azienda ed è appunto quella .che rende la piccola coltura incompatibi1e con· l'esJ– stenza .d'una società socialista. Se anche nQn possiamo procedere immediatamente al\a socializzazione di tutta l'agricoltura, la socializza– zione della .grande impresa agricola sarà tuttavia uno dei problemi più urgenti per un regime socialista. Ma neppur questo problema si può risolvere d'emblée. L'evoluzione dell'agricoltura è più lenta e faticosa che quella delle altrè branche di produzione, e non solo per quel che riguarda il diffondersi della grande az1en– da. La forma di società per azioni, ad es., è r~uscita a stento a prender piede nel campo delle imprese agri– cole; e nelle colossali affittanze 9ell'America del Norct e dell'Argentina sono state costituite assai più a scopo di speculazione sui terreni che non per la loro colCva– zione, compiuta infatti ancora· con metodo estensivo. E nevpure la forma del sindacato (trust o cartell) è svi– luppala in agricoltura; il che dipende da1 carattere di questa e non dei capi delle aziende: tanto è vero che le stesse persone che non vogliono sia menomato in -alcun moçio la indipendenza delle loro aziende agricole sorio, viceversa, pronti a « sindàcarsi hin quelle bran– che in cui agricoltura e industria si trovano a contatto, come nella produzione dell'alcool e dello zucchero. Sta il fatto che le .condizioni richieste per la sociii– lizzazione sono, sin qui, venutè attuandosi i.n misura minore nella grande jmpresa agricola che in gran parte dell'industria e dell'estrazione dei minerali. Mentre, ad esempio, per l'industria· del carbone è. apparso più. ra– zionale socializzare tutte insieme le miniere che, suc– cessivamente, una alla volta, per l'agricoltura non si può neppur pensare a· usare un simile metodo. Biso– gnerà cominciare a socializzare qualche grossa tenuta isolata, la quale offra condizioni particolarmente fa– vorevoli, e continuar poi gradualmente s'.ullabase d.fllle esperienze che si saranno ·fatte. Un grosso ostàcolo sarà lo stato arretFato della classe operaia rurale. La città offre all'operaio tanti stimoli ·e mezzi di educarsi, che egli può, in certi l~– mi:ti, colmare l'insuffièenza dell'istruzione ricevuta a scuola. Nella campagna stimoli e mezzi mancano a , un punto 'tale c~e il )avorato~e dimentica facilmente anche quel poco che gli aveva ·insegnato la insufficen– tissima scuola del villaggio. E poi, le sue letture, le sue relazioni, e ogni sua eventuale a~ione associata a quella di altri' sono facilmente sorveg[ate; il .suo isolamento è più grande: tutte cose che hannò forte– mente ostacòlato 1'òrganizzazione sindacale nelle cam– pagne, anche dove non è'era alcun i~pedimenlo legale. In Inghilterra, ad esemp1o, tutti i movimenti sinda– cali deglr operai agricoli, p~r 'quanto fossero- pieni dì– pr-omésse agJi iqizì,. hanno finito _per ripiombare, in capo a qualche anno, in un~ pesante ·inerzia. La cooperazione nell'agricoltura. Oh! non sarà sempre così. È lecito sperare che il movimento operaio che, in molti Stati, è già comin– ciato, o dnrahte 1~ guerra o dopo la rivolÙzione., acqui– sti una. sempre maggi~r vitalità. In ognf caso, però, l'operaio agricolo è assai in ritardo, per. esperienza sindacale oome per cognizioni politiclìe e per coltura generale, rispetto alla grande maggioranza dei suoi fratelli di lavoro nell'inqustria: il che non agevola certo l'introduzione della gestione autonoma nell'agri– coltura. Una forte organizzazione sindacale degli operai agricoli, collegati a Consigli d'azienda che funzionino · bene ·e a un considerevole miglioramento delle scuoie

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