Critica Sociale - XXXV - n. 17 - 1-15 settembre 1925

CRITICA SOCIALE 211 rattere cli attivismo, di realismo e di. gradua– lismo che è il. .. non massimalismo per defini- zione. ' I I ' v·, 1 ,: : Ti Or questa, che fu l'anima del Congresso, non s'intende senza a~ere .... un po' .di que– ·sl' anima medesima dentro se stessi. Esagererei se. vantassi estinte tutte le cli:-· verse «tendenze». Sopravvivono .(,e sarebbe miracolo· se così non fosse, in cosi varia e vasta mescolanza di stirpi, cli nazioni, di uò– mini) particolarismi di nazione, eminente tra essi l'empirismo «insulare>> britanni– co, che affiorò nella questione delle ripara– zioni di guerra, ma. fu anch'esso placato e cond9tto al consenso, fra il commosso plauso . del Congresso, perchè non era vittoria degli uni sugli altri, ma vittoria della Internazio– nale dentro e sopra se stessa. Sopravviv,e, nei piccoli popoli, meno evoluti •ec9nomicamente, più soggetti a coazioni interne od esterne, la nostalgia delJlefrasi sonanti, delle aff ermazio– ni ,totalitarie, ripudiate dai .proletariati più forti. La dichiarazione dei delegati italfani'ari– che in nome dei Romeni, dei Polacchi, dei Greci, degli' Ceco~lovacchi, dei Lituani, de-, gli Austriaci, dei profughi socialisti rivo} u– zionarii di Russia, si fece interprete di co.:. testa esigenza, pfù di tono e di vibrazione che di sostanza; ma la riserva formale non im– pedì l'unanimità, senza sforzo, del voto. Scr.e– ziature - non screzii - naturali ·,ed inevita– bili, ma che nulla han da fare colle vecçhie tendenze famigerate, che sì a lÙngo ci hanno · ingombrati e paralizzati: Come più il terreno dell'azione è _concreto, quindi accidentato, tanto più difficile è la perfetta ·unità del pen– siero, t,anto maggiore è il pregio di· averla rag– giunta. In una intervista fonda{a sulle prime im– pressioni, questo dicevo a un giornalista, ri.è, a Congresso finito, ho da mutarvi parola: « Più··ancora che un Cqngresso importante, era ed è questo un Congresso -necessario. Dopo Am– burgo, che fu lo squillo di chiarnaata a raccolta, è questa la prima grande assise dei lavoratori del mondo, dopo il gran tremuoto della guerra e del dopo-guerra, mentre l'Europa ed il mondo in– tero soffrono ancora le conseguenze - starei per dire il risucchio - dell'enorme vaneggiamento che produsse la guerra e che balcanizzò l'Euro– pa; mentre le questioni degli armamenti, delle dogane, delle colonie, delle materie prime, della valuta ecc., assumono una importanza di vita o di morte; mentre si tratta di decidere se l'Eu– ropa conserverà il primato della e:iviltà o dovrà cedere il poslo alla democrazia. nord-americana da un lato e., daP',altro, alle misteriose pressioni. del mondo asiatico; ossia se un'Europa, che non sia una mera espressione geografica, esisterà an– cora nella storia futura e saprà darle l'impronta. « Se la frenesia belluina çontinua ad infuriare, se la. pa,ce è. ancora la guerra latente, se i Governi e le borghesie non sanno opporre alla minac– ciante tragedia del mondo che il tenue e ambiguo sforzo di una Società delle Nazioni monca e va– cillante, la.quale non è che un embrione e sembra Biblioteca Gino Bianco a volte l'ironia di se· stessa; è evidente eh€ non vi è che un salvatore possibile(e hon vi è che una via di salute: l'intervento attivo, unii.o, compatto, cosciente del .mondo dei lavoratori, c'he supera gli interessi antitetici e le divisioni di frontiere. « Perciò l'interesse e jl significato di questa as– semblea cosmopolita è nel fatto stesso della sua riunione, della sua vastità e dell'entusiasmo ,con– corde che la domina. Qui Ron tPovate più nè Bri– tanni, nè Francesi, nè Tedeschi, nè Slavi, nè gran– di e piccoli popoli, diffidenti e divisi, sfruttatori e· sfruttati; qui b·oyate degli uomini .. Non doman-, date di più a questo Congresso ». E più lunge soggiungevo, rispondendo a. una domanda pre'Cisa: . ! . « I nazionalismi stanno armati l'uno contro l'al– tro, risolvendosi nel più follie sperpero delle forze di tutti, e generano _le autocrazie e ne spno gene– rati, come ben· disse Hilferding nel suo poderoso discorso, Ma nazionqlisrho e fascismo, imperiali- ' smo e autocrazia, significano ogni Stato contro l'altro, e tutti gli Stali contro tutte le nazioni. E, cioè, il disastro comune. La· Internazionale è la . guerra contro questa gu·erra e contro questo di-. sastro. , « A una tale battaglia non si possono as~gnare termini precisi, senza posare a Sibille; ma la sua vittoria è un assioma. Essa risponde alla legge d<;l · minimo mezzo per il massimo risultato, al principio 'della· divisione del ,lavoro e -del mutuo aiuto fra i popoli, a tutti gli interessi più profondi delle g,e111ti umane. La civiltà, specialmente la ci– viltà europea, deve scegliere fra le corna di que– sto dilemma: o l'Internazionale del Lavoro o il prqprio mostruosò suicidio. L'esito non può essete dubbio. . . « Di fronte alla grandiosita di questo pano– rama, la meschina questione italiana, per penosa ehe _possa e0s~re a chi è costretto ~a lviverci den,– tro, ·somiglia a una piccola macchia, a una nebu– losa fuggente sul vasto azzurro del cielo ... ». * * * Faceva eco a. queste parole un giornale,. il. più diretto_ interprete del pensiero del. Vati– cano, ricordando come ammonimenti consi– mili fossero prima venuti da labbra pontifi– cali, ma os.servando che, se analoghe erano le diagnosi, ben diverse erano le cure sugge– rite: quelle sole, pel Vaticano, che· basano esclusivame11te su una forza moràle; quelle solie - se abbiamo bene inteso - che muo– vono dallo spirito cristiano di conciliazione. Senonchè lo spirito cristiano vive é regnl:! da due .millennii, e· viveva anche miUennit prima .del Cristo. Eppure è d1 .ieri la guei:ra mondiale, e. non valsero a -sventarla i suoi esorcismi; mentre i suoi sacerdoti,'-dalle op– poste frontiere, benedissero le armi che ir– rompevano all'inutile strage. Perchè è la· 1egge del mondo che, finchè regni sopraffazione iniqua di regimi o di classi, la conciliazione ·non .si ottenga senza la lotta. E il più vero spirito cristiano, quello della pace fra gli uomini sulla terra madre, non negli spazii interstellar); dove Laplace cercò invano l'orma di un Nume, oggi prese forse altra sostanza e altro nome. Il Cristianesimo più vero è nel Socialismo. FILIPPO TURATI.

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